La grande guerra di un piccolo popolo Gli eserciti di Re Nicola non si arresteranno a Scutari

La grande guerra di un piccolo popolo Gli eserciti di Re Nicola non si arresteranno a Scutari La grande guerra di un piccolo popolo Gli eserciti di Re Nicola non si arresteranno a Scutari (Del nostro inviato speciale) PODQORITZA, Ottobre. E' oramai più di una settimana che mi trovo 4 Podgoritza. sede del quartier generale montenegrino. Il Montenegro è il piti piccolo del Regni d'Europa, ma percorrerlo, specialmente ora, è un problema. • Tranne la piccola ed ardita ferrovia, che da 'Anttvarl mi ha portato a Vlr Baiar, non u'è air ,tro mezzo di locomozione che la carrozza, la quale con la sua lentezza moltiplica le distanze. Ha avere una carrozza è ora quasi Impossibile.-perchè tutti i veicoli sono stati reclutavi per i bisogni delle truppe. Per averne \una, bisógna farla venire dal di là della frontiera austro-montenegrina, da Catlaro, mediante un numero più o meno grande di corone, a seconda dell'umore del cocchiere, il quale non manca di approfittare delle circostanze per decuplare t suoi prezzi. Podgoritza ha, dal punto 'di vista giornalistico, il vantaggio di accentrare le notizie co- me sede del quartier generale: notizie poi che ci sono distribuite, a stille, con saggia parsimonia. Il bureau do la presse, incaricato di .fornirci le informazioni, è formalo da un gruppo di bravissime persone, caduné delle quali conscia dell'importanza del suo ufficio, temendo sempre di rivelarci qualche segreto militare, si crede in dovere di togliere qualche cosa, qualche particolare che potrebbe essere..... pericoloso. Ne viene, quindi, che. quando l'avvenimento ci è solennemente co-' munìcato, è ridotto ad un portento di laconismo. Nei primi giorni, i giornalisti internazionali — una ventina — che si trovano qui, protestarono; ma poi, come avviene in simili tasi, ognuno si adattò, pensando ad organizzarsi il suo piccolo servizio di. informazioni particolari. La Nazione armata * Chi giunge ora al Montenegro ha di primo acchito un'impressione di solitudine: i villaggi della montagna sono deserti; da quando tulli gli uomini validi hanno prese le armi, non vi restano più che l vecchi, le donne, l bambini. Quei pochissimi che per ragioni di ufficio, hanno ricevuto l'ordine perentorio di Testure, si aggirano per le vie tristi, quasi vergognosi, con la sensazione di essere diminuiti, dimenticali. Vi è in ogni villaggio, e ne ho attraversati parecchi sulla lunga strada montana che conduce da Celtigne a Podgoritza, un non so che di raccolto, direi quasi di religioso. La gente cammina lenta, vi rivolge la parola a mezza voce, come se fosse in luogo sacro; a momenti si direbbe che vi siano del morti, oppure-un malato, un bambino che un rumore brusco potrebbe svegliare.... Non vi è una famiglia che non abbia, quasi metà dei suol componenti alla guerra. Il villaggio di Ilielca. per esempio, una borgata sul lajo di Scutarl. conta poco più di S000 abitanti; ebbene, esso ha tornito alla divisione del generale Martinovich un battaglione di 820 uomini. E' cosi che II minuscolo Regno ha messo sotto le armi un esercito di 50.000 uomini perfettamente agguerriti. Quelli che pei limiti di età o per altre ragioni non potevano far parte dell'esercito attivo, hanno supplicato, con le lagrime agli occhi, di poter in qualche modo essere utili alla causa comune, e la maggior parte di essi è stata adibita ai vari uffici ed al servizi logistici. Ma parlare di servizi logistici a proposito di questa guerra monlenegrina, può sembrare alquanto azzardalo. Qui il servizio logistico è ridotto alla minima espressione: le lunghe colonne di carriaggi, che senza tregua circolano sulle retrovie degli eserciti, non esistono. In una guerra come questa, fatta dalla Nazione intieramente armata, è ogni individuo del Paese clic porta-il suo contributo all'esercito nazionale. Il servizio logistico, tranne pochi c'emións-automoMU che già esistevano, è stalo completamente improvvisato. Ognuno ha dato quello clic possedeva: dal carro agricolo alla carretta, dal biroccino alla sgangherata vettura, che per molti e molti anni aveva condotto i viaggiatori per le ripide e tortuose vie della montagna. Chi aveva del cavalli. Il ha ceduti alla requisizione governativa: chi, più povero, non possedeva elee un mulo o qualche più modesto asinelio, lo ha portato, forse dispiacente di non poter dare di più. Questo popolo slavo, silenzioso, incapace di entusiasmo fragoroso, sa trovare nella sua anima pensosa una stupefacente forza di abnegazione. SI è tonnato cosi il più straordinario e commovente servizio logistico. Tutto dò che manca dal punto di vista tecnico, si cerca di rimpiazzarlo con un sovrappiù di buona volontà. At servizi di rifornimento 'del Governo si aggiungono quelli dei cittadini Portatrici di pane e di conforto E ogni donna montenegrino, che in questo momento teme e spera, porta ..In questa bufera di lotta e di sangue, un soffio di amorosa previdenza. Quotidianamente, lungo le ripide strade montane incontro piccole file di donne silenziose che procedono lente, curve, sotto il peso del fardello. Ve ne sono di tutte auesd'gqpdTehvcpple età, giovani e vecchie: chi porla una cesta.:'.. chi una cassettata ricolma, chi, più modestaancora,. ha riempito un grosso fazzoletto odun tovagliolo. Sono le donne che vanno a trovare i figlioli, U marito, il padre: qualche volta è anche l'avo al campo. Vengono da lontano, da qualche abituro, da qualche gruppetto di case sperduto sulla montagna; fanno ore ed ore di marcia per sentieri da capre; le portatrici cercano le scorciatoie, che sono naturalmente più faticose, ma hanno il vantaggio di avvicinare la mèta. Ogni cesta è piena di viveri — pane, frutta, un po' di cipolle, del formaggio — v'è pure qualche oggetto di ■vestiario, qualcuna delle mille piccole cose che la donna che ama sa trovare. La vita è dura nella montagna ove si combalte, le notti sono gelide, ed ecco che le donne montenegrine si privano di tulio perchè il loro caro soldato abbia qualche sollievo. Il viaggio faticoso si ripète, a seconda delle distanze, due o tre volte alla settimana. Queste donne sono di uno stoicismo meraviglioso: qualcuna, avanzandosi sotto il fuoco delle batterie turche, è stata uccisa, mentre andava a salutare uno del suol cari combattente agli avamposti. L'assedio di Tarabosc è ricco di questi umili eroismi. L'altra sera, tornando a cavallo da Vir Bazar, ho incontrato quattro vecchiette, le qtiali, deposti i loro fardelli, sedute sul ciglio della strada, si riposavano. Una di esse, la meno vecchia all'aspetto, malgrado avesse passata la sessantina, mi ha chimalo e mi ha domandato se non sapessi nulla di nuovo. . — Nulla — ho risposto; e di rimando ho chiesto donde venissero e dove andassero. Mi dissero il nome dì un piccolo villaggio lontano più di quattro ore... — Andiamo a Murizzan...., al quartiere ge-'.iterate di Martinovich; arriveremo domattinaall'albu: la strada è lunga e le nostre gambenon sono più quelle di un giovane, .indiamo uportare qualche cosa al nostri piccini... La mia interlocutrice, ha detto quulvlie parola In serbo alle sue compagne'e le ire vecchie si sono inchinate, mentre gli occhi stanchi si ravvivavano di quello sguardo ditenerezza della donna che, sente la doppiamaternità nei. figli del suoi, figli. Povere, pie- cole nonne, a cai l'amore del nipoti fa di-monticare li peso degli anni. ilo assistilo l'altro giorno a. Ridia ad un arrivo di feriti colpiti intorno a Tarabosc. algruppo di fortezze turche che eosUthisèono l'ultima disperata dilesa di Scoimi. ' Lo spaventoso duello di artiglierie, che prosegue quasi Ininterrotto di giorno e di nòtte, fa ogni giorno le sue vitthné. Fuori diRieUu un gruppo compatto di donne aspettava, gli occhi fissi nel tulliano donde doveva giungere l'aspettato convoglio. Quando il convoglio di carrette, procedenti lente, con il loro carico di carne martoriala e dolorante, raggiunse le prime case, fu un. affollarsi di donne, silenziose, senza che una voce mettesse la sua nota discorde nella tragicità dello spettacolo, ed il corteo, senza rallentare, continuò fino alla porta dell'ospedale improvvisato. Ad uno ad uno, i feriti furono so.lte.vqll e. le donne.. Ilportarono deli cala in ente dentro aliambalun-za, con un ordine, cou'uiia cura, che avrebbe fallo credere ad una perfetta organizzazione. Tra i feriti viù di una cinquanta bei alcuni avevano ferite orrende : eppure ■ non uno di essi si lamentava. Solo i visi pallidi, esangui, contratti, dicevano l'atroce sofferenza. A questi uomini di ferro esprimere il dolore sembra quasi una debolezza. Anche il dolore delle donne .si manteneva silenzioso, cupo: 'gli occhi arrossati di molte dicevano più di qualsiasi parola la storia dolorosa di qualche Aciacane mbatcomcasdi piccola ' tomba scavata di fresco fra l sassi j fredella montagna. | suatendaA Rieka - di ■ 800 uomini parlili, attorno a'torTarabosc.ne sono morti nel vari assalti trecento ^tamed altrettanti sono feriti: i duecento rimasti\ tutDi padre in figlio hanno chiesto ed ottenuto l'onore ' di conservare il loro posto in prima linea. Un onore conquistato con il sangue! Svilo stoicismo del soldato montenegrino posso darvi un esempio al quale il caso pil. permise di assistere lo stesso gìóriìóa'Rieicà: :'..; Óltre .che nell'ospedale, parte dèi feriti .fu- chedelmaplinercidQ ajrono ricoverati nelle proprie case. Nella ped nombra di un piccolo caffè, dalla po.rla scmia- a e a po e aga , i e è i o io io e nro r, a i perla ho scorto slesa per t'erra una burella in cui giaceva immobile, un vecchio dal petto avvolto di bende. In piedi, vicino, una serie di colosso dall'uniforme lacerata sporca di sangue e di polvere, stava, rimilejiUpl. con un straccio il suo lucile' Anch'egli era ferito: aveva, una gamba avvolta fino al ginocchio da una fasciatura sanguinolenta. Eppure, proseguiva nel suo lavoro di ripulitura dell'arma con cura minuziosa. Davanti, fra due donne, un giovane, dall'uniforme nuova, la vita già cinta dalla cartucciera, sembrava aspettasse. La mia guida ' mi disse la. storiu breve. I due feriti erano il padre ed il nonno di quel giovane, giunto la sera prima da Vienna dove stava a lavorare, il che. gli aveva impedito di rispondere prima all'appello della mobilitazione e della guerra. Vita vecchia consuetudine montcnegrina vuole che il padre \ ceda al figlio l'arma che 6 incapace di por-\tare, ed era appunto quel fucile sacro alla vendetta che il giovane aspettava. Un suicida Con simili uomini si comprende come II piccolo Regno, partilo primo degli Stati balcanici nella nuova, crociata, abbia potuto compiere miracoli. Più di una volta ha dimostrato che per esso tutto è possibile, anshe l'impossibile. V abbiamo visto alla baionetta scalare l'altura di Decich sotto la mitraglia,, seminare dì morti ia china, ma vincerai la bandiera cadde dieci volte con l'uomo che la portava e dieci volte fu risollevata e giunse sugli spalli con la prima compagnia. A Tarabosc- vedemmo un battaglione lanciarsi allo scoperto, sotto il fuoco di quaranta cannoni turchi, alla conquista di una posizione e mantenerla fino a notte a malgrado che il battaglione fosse ridotto all'effcllivo di una compagnia. Grandioso eroismo, ma in ouel caso superfluo.. Che dire poi del comandante di quello stesso battaglione, che, incapace di frenare l'Impelo dei suoi uomini, conscio deità sua responsabilità, si racchiude nella suatenda e minutamente stende il rapporto il/fidale della giornata, scrive ulta vera requisìtorta cernirò se stesso per scagionare compietamente il suo battaglione cui lascia peraltro tutta la gloria, e conclude: «, Ogni superiore,che non riesce «d avere il completo impero delle sue truppe, è, a mio parere, passibile del massimo della pena »? E consegnato il suo plico all'ordinanza, che deve portarlo al generale Kussovatz, prende la rivoltella e si uccide: • Questi soldati sono tutti uomini che han potuto ' portare le loro grosse artiglierie, pesantissimi obici da 149 e 210, a mille metri di altezza sulle cime dominanti Tarabosc. Le strade mancavano, ed essi Eanno creato le strade, e poi, attaccati ai pezzi, li hanno trainati nello sforzo di cento braccia riunite.. Magnifico soldato, dunque il montenegrino e ' per qualità fisica e per entusiasmo. Facciamo ora un confronto, cerchiamo di renderci conto, nei limiti del possibile, del valore degli avversari contro cui il montenegrino coin balte e vince; Il turco sarà iiidubbtanielile un buon, soldato, ina qui si e dimostralo spesso il contrario. La pietosa condizione dei turchi Basterà che ricordiamo la resa delle piazze dl Turi e disipcluivilc il 14 ottobre (le Agenzie ufficiose da Cettìgue le hanno annunziale con yhii. curioso spirilo di prescienza 48.óre prima deila sua effettuazione). A Tuzi e a SipciauiH :uk Corpo di MOLI turchi, contundalo da UZ uffi viali, si è arreso alte urini moulenegriue senza quasi, combattere. Comprendo che oramai que.•ìto Carpo si. trovava accerchialo dai montenegrini possedenti tatti i punti dominanti, ma le posizioni iurche non erano tuli Ua rinunciare a qualsiasi combattimento, non fosse altro per Vonore. della bandiera: bastò un attacco di un paio di. migliaia di lualissorl, solamente uruuiti di fucile, perchè prima che l'esercito montenegrino sì muovesse, il Comando turco limaizusse bandiera bianca. Vi è, per citi segue gli avvenimenti da lontano, qualche cosa di Incomprensibile in lutto ciò. Ilo avuto occasione in questi giorni di parlare con più di un ufficiale .turco prigioniero ed in tulli ho trovato il più profondo scorainento. morale.-Essi hanno subito per mesi e mesi l'azione deleteria dell'isolamento. « Va cinque mesi" — mi diceva lino di essi — non si riceveva più notizie dirette da Costantinopoli. La dichiarazione di guerra fra la Turchia ed il Montenegro ci ha preso di sorpresa: i primi colpi di cannoni tirati dal montenegrini ne sono slato un avviso. Sono, del resto, mesi e mesi che nei posti al presidio dei forti della montagna e della frontiera sosteniamo una guerriglia continua con la popolazione albanese in continua rivolta. 1 nostri soldati sono stanchi, sfiduciati. Vi è'poi fra essi l'elemento cristiano, il quale non manca di aiutare ad aumentare la sfiducia ». L'agonia di Sculari e di Tarabosc L'esercito che difende Scutarl, agli ordini di Hassan Riza-bey,' benché in condizioni'd'animo migliori, subisce anch'esso l'infiuenza generale. La dichiarazione di guerra della Serbia, della Bulgaria e della Grecia e remlta " 'voliere le ultime speranze, il potere centrale è troppo occupalo a parure alle necessità della necessaria difesa di Adrlanopoli, grande baluardo della capitale stessa, per poter occuparsi di Scutari. Scutari deve contare ormai sopra le uniche sue forze, serrala nella tenaglia dei doppi eserciti di Martinovich e di Lazovich. In totale una forza di 40,000 uomini a cui sì aggiungono una novantina dì pezzi di artiglierìa di cui un buon terzo di grosso calibro. Riza-bey dispone di circa 27,000 uomini con una quarantina di cannoni, di cui parte di tipo antiquato. A questo effettivo pifò aggiungere qualche migliaio di basci-bouzuk, reclutati nell'elemento mussulmano c fra ii'i albanesi maomettani. Questo Corpo volontario non controbilancia però i 17 o 20,000 albanesi cattolici, della montagna, che si sono alleati con i montenegrini e che guardnr>o tutti i passi per cui potrebbero giungere rifornimenti alla città che sta per cadere in potere del montenegrini. E l'eroica difesa di Tarabosc contro le forze di Marltnovlch, a cui ha fatto subire non poche perdite, non è che un prolungamento di agonia.L'esercito montenegrino tende a DnrazzoPresa Scutarl, dove si fermeranno le truppe vittoriose di re Nicola? La conquista di Scutarl non è la fine delle ambizioni montenegrine. Caduta la capitale albanese, gli eserciti di Lazovich e di Martinovich, ormai riuniti, continueranno la marcia in avanti sopra l'Aessio, a cui è legato il possesso del porlo di S. Giovanni di Medua e poi sopra Croia e Durazzo. Questo è un programma clic i monenegrini non nascondono ormai, a nessuno. L'avanzata, conquistata Scutari, non sarà molto difficile: sconfitto l'esercito di Hassan Riza-bey, non esiste fra la capitale albanese e Durazzo nessun centro militare sufficiente per arrestare l'esercito montenegrino. Le fortificazioni turche sono poche, quasi di nessxtna seria efficienza difensiva, e l'arrivo di un esercito di soccorso è cosa più che problematica. E' sopra il litorale adriatico che il Montenegro vuole rivendicare i suoi diritti di possesso storico; e sopra questa zona clic esso concentra, con tutta la sua ambizione, i quattro quarti dei suoi sforzi guerrieri. ' SAVORGNAN DI BRAZZA'. fa' VUa angolo feage* %«tftitj»vr/

Persone citate: Carpo, Hassan Riza-bey, Martinovich, Re Nicola, Tuzi