Il plebiscito della stampa italiana

Il plebiscito della stampa italiana Il plebiscito della stampa italiana a favore della pace conclusa (Per telefono alla «STAMPA,,) Roma, 16, notte. I giornali di lìonia salutano con vivo com piacimento la pace Italo-turca- C'è un-'ecce zione sola: il Giornale d'Italia; ma. 6 noto che questo foglio fa dell'opposizione mini-; sterialc.- E trai giornali della penisola, queir li.clié- tk^'ereauo>^-a-'pace:rc6bie. TàwteJ&aKT Giornale d'Italia, sono piuttosto pochini. La Tribuna li enumera: Il Mattino di Napoli e la Gazzella del Popolo ed il Momento di Torino... Parlano, invece, a favore della pace : II Messaggero, La: Vita, TI Popolo Romano, La Tribuna (a Roma); Il Corriere della Sera. Il Secolo. Tm Lombardia e, con crualchc riserva spiegala dall'atteggiamento politico del giornale, VAvanti! (a Milano); La Stampa (a Torino); Il Secolo XIX, Il Lavoro, Il Casaro (a Genova); La Gazzetta di Vcner.ia — con riserva — e L'Adriatico (a Venezia); Il Resto del Carlino, II. Giornale del Mattino (a Bologna);//. Nuovo Giornale, La Nazione — con riserve — (a Firenze); ti Giorno, il Roma, il Don Marzio (a Napoli); L'Ora e il Corriere di Sicilia (a Palermo), li giornali clericale, di Milano, italia e il Corriere d'Italia, di Roma, pure facendo qualche riserva, si mostrano in complesso soddisfatti della pace e dei risultati ottenuti. Questo è il bilancio dei giudizi del giornalismo italiano, secondo la Tribuna; e si può affermare che la stampa italiana è quasi unanime nel considerare favorevolmente la pace l'innata ad Ouchy. E questa quasi unanimità giornalistica è più che naturale: il popolo italiano, quello che lavora e che considera le sorti del Paese all'infuori di ogni settarismo od interesse partictilarista, si compiace della pace come del resultato vittorioso della nostra guerra decretata con entusiasmo dalla volontà della Nazione. Ecco ora i singoli commenti, tra i più importanti: La " Tribuna „ Commentando l'accòrdo preliminare per la pace italo-turca, la «Tribuna», dopo avere notato clfe la notizia della conclusione della pace è stata accolta per tutto il' Paese con un senso di sincera soddisfazione, scrive che, per quanto già si conosce delle condizioni del trattato, si può dire che esse ci metteranno in grado di affermare per conto nostro e di ottenere dalle Potenze il riconoscimento della nostra sovranità sulla Libia; che alla Turchia non sono fatto altre concessioni, tranne quelle che è onore pel vincitore fare al nemico vinto, e quelle inerenti allo speciale stato di fatto del paese conquistato, che è paese mussulmano. L'Italia ha del resto ben meritato il suo successo con la sua fermezza, cui l'azione dr«l Governo ha corrisposto fino all'ultimo e sopratutto con la energia dimostrata nell'estremo e più difficile periodo delle trattative. A coloro che affermano che la Turchia è. stata spinta " alla pace dalle pressioni dell'opinione pubblica internazionale e da quella delle Potenze, la «Tribuna» osserva che noi di ciò non dovremmo che rallegrarci, poiché non si tratta di un grazioso aiuto ai'nostri bisogni, ma di un inchino ai nostri successi. L'Europa, quando ha consigliato alla Turchia di cedere, non ha fatto che prevedere quello che sarebbe stato in ogni caso il risultato ultimo della guerra. Il " Corriere d'Italia „ II clericale Corriere d'Italia, che pure sembrava avversasse la pace, scrive: • « La pace è conclusa con tiu'ultinia vittoria dell'Italia, una vittoria della quale è giusto riconoscere 'il merito al Governo italiano, che lia stipulo eou un atto di energia, cui ha fatto plausu tutta l'Europa, troncare, in un sol-colpo le incredibili lerslversuislòui delia Porta. Il Pu.es'0 uuii può' non apprèiwnre il valor.- delia pace decorosàg^jnte otienila, soprutulto in yuesto momento in cui la ripresa della guerra avrebbe contribuito a rendere piùigrave il pericolo che la diplomazia europea vede, disegnarsi sull'orizzonte: pericolo ili una ben più rrav'e tempesta." L'Italia, invece, esce oggi dal •onflitio coli là Turchia spriza avere potuto in tdeun. modo meritare il rimprovero di avere .-baio lo. atalu quo balcanico. Essa, flrmantó la race con la- Porta,-.rendo. mi'incsUmabfle servigio alla pace europea e la mette In grado ili ' fare valere lo sue parole nella prossima discussione della diplomazia internazionale. Il trattato di Ouchy segnerà l'inizio di una nuova grandezza della Patria nostra». [.' "Osservatore Romano,, L'Osservatore Romano si mostra favorevole alla conclusione della pace e scrive : « Coloro che censurano lo modalità della paci prima ancora-di conoscerle esattamente dorrebbero tenere presenti due considerazioni. Essi dovrebbero considerare anzitutto che l'Italia, all'inizio e nello svolgimento della impresa libica, di errori ne aveva commessi parecchi e non lievi, e che in un modo o nell'altro bisognava pure ripararli o corrsg-gerli. Dovrebbero inoltre tenere presente che l'Italia, avendo di fronte un avversario- che non avrebbe mai potuto colpire in modo decisivo, si era posta in una posiziono militarmente e diplomaticamente assai disagiata dalla qua'.e non ria facile trovare l'uscita e non l'avrebbe infatti trovata peT lungo tempo, senza il sopraggiungere delle compiioazioni balcaniche, che sole hanno, avuto la forza di indurre il Governo di Costantinopoli a più miti consigli e l'hanno determinato ad una pace collTtalla, che mentre segna per essa il conseguimento del fino propostosi, cioè il possesso delia Libia, pone fermine, se non ai suoi sacrifici militari, certo alla sua posizione difficile ed imbarazzante in faccia all'Europa, che rendeva !a pace necessaria ed urgente non meno per l'Italia che per la Turchia. » Il " Messaggere „ li Messaggèro cosi commenta questa mattina la conclusione della pace: «Esprimiamo il nostro sincero soddlsfaciruento per la stipulazione della pace, ciieconchiuilo un linaio di guerra vittoriosa. E' vero che il popolo italiano ha rivelato virtù magnifiche di slancio, di concordia e di patriottismo, e che avrebbe volentieri sofferto,per l'onore della Patria nuovi sacrifici; è vero che 1(; nostre truppe chiamate ad altri cimenti avrebbero 'scritto altro pagine gloriose nel libro (lolla nuova storia d'Italia, ma è anche vero che la pace, la quale ha per suo fondamento la sovranità piena ed intera dell'Italia sulla Libia, non soltanto solleverà l'economia nazionale dai grave peso clie essa aveva finora sostenuto- con magnifica resistenza, ma in questi torbidi momenti europei si metterà in uria posizione di eguaglianza con le altre Nazioni di fiorite al minaccioso problema orientale. Continuando la guerra, noi ci saremmo trovati neU'oventua.lit;i di una Conferenza europea, nella situazione di giudicabili come gli Stati balcanici'. Domani, invece, ci troveremo nella posiziono di giudici e faremo pesare sulla sorto idi quell'ora l'accresciuto nostro prestigio di gra-nrle Potenza mediterranea. La "Vita,, La l'<7« cosi commenta la firma dell'accordo luvlhnimu'o per la paco: « Un anno fa dichiarammo la guerra alla Turchìa per conquistare la -Libia; la Turchia ci chiede ora la pace, cioè riconosco la nostra conquista. In ciò è l'avvenimento conclusivo, innegabile, indimlnulbile. Questo paese nostro, così umilmente considerato sino a poco tempo fa, lia condotto a termine nei limiti precisi- da lui assegnati-, una delle più vasta imprese nazionali, assicurandosi una vasta colonia ed un posto di difesa eminente nel Mediterraneo. Ed a tale effetto, cho fu il sogno costante ed il desiderio immutato di generazioni, è giunto attraverso una serio di vittorie militari Lsnsacsslcvvaccorgimenti -politici che gli hanno procurato la stima del mondo civile ed hanno m esso rinnovato tutte le energie operanti. II " Popolo romano „ 11 Popolo Romano scrive: « 11 Paese accoglie con la più viva .--oddistizione l'annuncio della pace che suggellale-: licemente. e nella forma più dignitosa, la viatoria, e con la vittoria il compimento di un'ardua impresa.-Il fatto stesso che per indiun^la Turchia a piegarsi alle condizioni poste.'ljal. mthntnrds('ìij l'immenso peso di uù»,. guerra sanguinosa- net] riti, è la suo delle un ha ratucluntò della Libia; .suo scopo, che. era il bGoverno dell'on. UiolìlM non valse neinmèpc-ipproprio lerritoriij. è la prova più evitteut&Io onoriti: diillcoliii clic .-i frappom-viuio.atftUHCi.lco componimento .lei conimi,'. Libili»!B

Persone citate: Adriatico, Casaro, Giorno