uno sguardo al campo di battaglia di Zanzur dalla cima di Sidi Bilai

uno sguardo al campo di battaglia di Zanzur dalla cima di Sidi Bilai uno sguardo al campo di battaglia di Zanzur dalla cima di Sidi Bilai Evocazioni, commemorazioni e ri cor (Per telegrafo da uno dei nostri inviati speciali) ) <V . TRIPOLI JJ, ore 12,15: •! lina bella e gloriosa torpediniera, l'Alba -1 tros, quella che nella notte del ^-settembre dell'anno scorso riuscì a tagliare, insieme all'Airone, il cavo telegrafico all'inizio delle ostilità, Ita portato stamattina la nostra vivace schiera giornalistica da Tripoli a Sidi Bilai, il luogo, della nuova conquista, la collina dove da tre giorni soltanto è stata piantata la bandiera italiana. Ci era di grada l'rt^tapitano Caracciolo, capo -ufii-cip -della slampa, che aveva condotto seco qualche ufficiale del Comando ed il capitano Hercolani ed il tenente Bianchini, altrettanto lerribili'nel gabinetto di censura quanto miti e cortesi, fuori di quel luogo di pena. Corrispondenti di guerra e censori, affratellati una volta tanto in mi'ora di pace, misero la loro preziosa esistenza nelle mani del lenente di ■i-useello Mario Volantini e si lasciarono condurre sulla torpediniera! che sotto i suoi comandi attraversò il mare tranquillo, lungo la dolce spiaggia di Gorgaresch e lungo la nuda costa di Zanzur, dietro la quale l'oasi mette la sua macchia cupa, sino a Sidi Bilai. Vi arrivammo dopo sessanta minuti di viaggio stupendo. Sidi Bilai, la caratteristica altura a schiena di cammello, che drizza sul mare le due gobbe rocciose, ci sorrise al nostro apparire con un lieto sventolare della gran bandiera avuta in dono dati'Etna il giorno della vittoria ed i nostri tre colori spiccanti lassù contro il cielo grigio di nuvole appena ferito ogni tanto da improvvisi dardi, di sole, ci indussero l'animo alla commozione. E così con commozione crescente siamo approdati sulla breve spiaggia sabbiosa appena data all'Italia. Abbiamo veduto ai piedi del sentiero che sì arrampica tra le roccie digradanti il primo accampamento dell'8i.o fanteria, colle cucine all'aria aperta, le botti d'acqua, il gruppo dei muli, il ripostiglio dei viveri e in un angolo solitario l'elegante tenda del generale Salazar. Tutta la vita gioconda e vibrante del campo pulsa in quel pittoresco tratto di spiaggia, tra collina e mare, mettendovi un bel movimento festoso, che-certo ì due cocuzzoli bizzarri prima di oggi non videro mai. Meraviglioso panorama Arrivando lassù sulla punta orientale delle due alture elevantesi per poco piti di un centinaio di metri, lo stesso generale Salazar, che condusse la sua colonna nella marcia vittoriosa del 20 settembre, e il colonnello Rizza, il valoroso comandante del celebre reggimento, ci accolsero con squisita gentilezza offrendoci durante la visita il loro aiuto prezioso. Il panorama che si ammira da quella collina battuta dai venti e. piantata con saldezza .non africana tra il cielo, il mare, l'oasi ed il deserto e che pare balzata a bella posta dalle viscere della terra per offrire all'Italia la sua posizione dominatrice, è il più grandioso in queste interminabili pianure, dove le catene di montagne sono rappresentate da catene di dune. Si è a cento metri lassù e s,i direbbe di essere a mille. L'oasi di Zanzur vasta c tenebrosa, quasi nera, si adagia ai nostri piedi, come un gran mostro sottomesso. A seicento metri a sud dell'altura si stacca appena, da Zanzur, interponendosi come una barriera tra essa ed El Maja, un'oasctta piccola ma graziosa, pettinata come un giardino italiano, e che si chiama Sahaiad. Ad occidente le dune di'El Maja e di El Eascian sì distendono Intercalate da brevi oasi verso Zavia, frastagliata alla còsta dai capricci, del mare. Non si può dimenticare, osservando quella regione col binoccolo, che poco lungi dal nostro posto di osservazione è caduto Moiza. A sud, oltre la linea bruna delle palme, si vedono le dune mobili, le sabbie ardenti, le zone desertiche di Fonduc el •! -1 e e i a a faie i i e o i i e n ù o i ì i a i o e a l e , i n a e. l e . , o a a a ì o i, o l 'Èokar c ad oriente lungo la carovaniera della costa il. marabutto di Sidi Juleima prima, e poi di Sidi Abdul. Gelil e in fondo, perduta nella lontananza sabbiosa, la ridotta di Gargaresch. 1 JZ' facile immughìàre che in simile meraviglioso panorama, aperto innanzi a. noi come una grande carta geografica in rilievo, tè compreso tutto il teatro della battaglia \delVallro giorno, osservato dal lato opposto, '-.cioè da. quello dqc.c sìlroevfiMiljienùco. Gli esploratori delia compagnia C'andana Da li, con un'occhiata si abbraccia tutto l'ampio territorio conquistato, mentre rivivo/m dinanzi alla fantasia, come se ancora tuonasse il cannone, i momenti più belli e gli episodi p-iù appassionati della memorabile giornata. Accanto a me qualche ufficiale racconta in, tulli i suoi particolari la avanzata dell'Sì.o, che fu superba, nell'ultimo tratto da Sidi Zuleiman a Sidi Bilai, quando due battaglioni del reggimento, il 2.o e il 3.o, e due batterìe da montagna dovettero conquistare il terreno palmo a palmo, combattendo senza posa. Senza ripetere i particolari già espostivi con precisione, dirò brevemente dei più fulgidi episodi che fioriscono con frase spontanea, dalla bocca degli ufficiali, che sono con noi. Precedeva le compagnie avanzanti una pattuglia di esploratori, distaccata dalla compagnia comandala dal tenente torinese Paolo Catalana, in avanguardia. Dodici esploratori, comandati dal. sergente Liviero, si spinsero innanzi, verso l'altura così precipitosamente che si trovarono ad un tratto sopra una pìccola trincea, donde fino a poco prima, era partito un fuoco fittissimo. Al loro apparire, come la prede, che volesse sfuggire al cacciatore, due arabi disperatamente fuggirono. Gli esploratori, sorpresi essi stessi del cattivo incontro, non perdettero tempo, e li uccisero a fucilate. Un'ardita mossa del cap. Ginocchio Mentre gli esploratori spazzavano la strada alle compagnie susseguenti, mentre le batterie Battaglia e Bascggio (quest'ultima comandata dal tenente Riveri) percorrevano l'oasi di Sahaiad e, oltre Sidi Bilaj, l'incerto terreno di El Maja; mentre, protetta anche dal fuoco della dodicesima, composta in massima parte di milanesi, la quinta compagnia col capitano Ciani si avvicinava, preceduta dal colonnello, al primo colle, il capitano Ginocchio, bella, energica fì,gura di u#iciale, che fu in Eritrea molti anni, vedendo il fianco della colonna continuamente tormentato da file di arabi appiattati sull'orlo dell'oasi di Sahaiad, detta anche piccola oasi di Zanzur, ebbe un ardito progetto, e senz'altro lo esegui. Partì col. la sua compagnia, la sesta, e colla settima, comandata dal lenente Barreca, e si'diresse sicuramente contro la prima fila di palme. La fucileria avversaria in quel momento crebbe di intensità. Le pallottole fioccavano sulle audaci compagnie, ma esse non si arrestarono Jiella loro rapida marcia. Il tiro era così feroce e così allungalo che un proiettile passò da parte a parie la testa del cavallo del capitano Battaglia, il quale trovavasi assai più in dietro colla sua batteria. Gli arabi ed i regolari turchi erano trincerati in modo da ritenere impremlibili le loro posizioni. Gli appostamenti fuori dell'oasi erano mascherati da piante di fichi d'india e congiunti con passaggi coperti aU l'interno. Appena oltrepassata la prima linea di palme si incontravano case e pozzi prr ripararsi ed altre trincee colleganti ili/est» abitazioni. Cosi gli arabicd'i regolari turchi potevano battere senza tregua e. senza timore il fwned di tutto il reggimento e <"o,s-i (irr<'f>bcro continuata senza Ut coraguiosa avanzala del reparto comandolo dal capitano Ginocchio. Le Hue compagnie, dòpo aver percorso sotto Vimperversare dei . proiettili novecento metri di terreno copiplctamente scoperto, giunsero a duecento metri dal margine, dove tra il fumo delle fucilate si vedevano ora chiaramente biancheggiare i barracani e si'tidivano grida incitatrici precedere le scariche tremende. A quel punto preciso, con un magnifico colpo d'audacia, il prode capitano decide di' ' andare alla baiop'élta. 1 soldati dell'Slo, già avvezzi a questavoce entusiasmante, ogni qualvolta la odono sono come trascinati da . un impeto irresistibile. L'attacco succèdenti . comando così pronto, cosi irruente che gli altri, soldati del reggimento, rimasti in colonna, gridano: — Bravi! Il nemico, asserragliato, non cede e, imperturbabile, perseguita col suo fuoco gli eroici assalitori; ma questi ormai sono a quattro passi dalle trincee ed il grido di Savoia! investe l'oasi come un uragano. Nessuno potrebbe più trattenere '$vcì ragazzi in simile frangente e uessmf(o pensa di farlo. Il capitano Ginocchio è'innanzi a tutti, con la rivoltella in pugno, e tutto il riparto piomba, sulle trincee dove gli arabi rimangono appiccicati come ostriche ai loro scogli. Ma non lianno quasi tempo di difendersi tanta è la rapidità dell'assalto. Le punte delle baionette li uccidono, li feriscono, ne fanno strage. JET una grandiosa scena di furore illuminata da lampi metallici e 'da riflessi sanguigni. Gli arabi ormai non resistono più e indietreggiano invocando : « Allah! Allah! ». Ma le baionette italiane non. sono soddisfatte e, cacciatili tutti dalle trincee, li persegtiitano neU'oasì, nei fonduchì, nelle case. E' una caccia all'uomo, un susseguirsi di lotte corpo a corpo, nelle quali i fucili sono maneggiati come clave e le baionette come pugnali. Soldati ed ufficiali valorosi Gli atti di eroismo da parte nostra non si contano più. Il soldato Barisio copre col suo corpo il sottotenente Gaggianelli, vedendo che un arabo, balzato all'improvviso da un nascondiglio, sta per pugnalarlo. Allora l'arabo inferocito alza il pugnale sul soldato, ma non ha tempo. Undici colpi di • 6aio?ietfa lo fanno stramazzare morto al suolo. Il caporal maggiore La Caprara, siciliano, con un manipolo di uomini, che' sono leoni, si accorge che un gruppetto di arabi grandi e grossi si avanza minacciosamente, tentando un aggiramento, che sarebbe probabilmente riuscito. Allora egli slancia il suo nucleo contro questi arabi, assalendoli di fronte. I nemici, impressionati, come sempre, dalle baionette, indietreggiano e si appoggiano ad una casa e cercano di prendere dì mira ì nostri per far fuoco. Ma il capatale maggiore ed'i suoi diavolisono già su di essi e li baionettano con foga furibonda. Degli arabi soltanto pochi riescono a mettersi in salvo, gli altri giaciono al suolo morti e feriti. Il capitano Ginocchio, contuso ad un piede da una specie -di capo arabo,"che gli ha sparato a tradimento, gli si getta addosso e lo fredda cori una rivoltellata. a bruciapelo. Il tenente Barreca, che ha fatto parer- / chie vittime colla sua rivoltella, è contuso al tallone da'un proiettile, fortunatamente lungo. Tuttavia i nemici son niolti e la mischia si accende sempre più. Gli arabi sbucano da tutte le parti, scivolano tra le palme. Addentrarsi ancor più nell'oasi non conviene, poiché l'obbiettivo di lasciar salire indisturbato il reggimento sull'altura è ormai raggiunto. Jl capitano, Hopo ai'cr ancora fatto assediare e sgombrare Un fonduro, ordina V ripiegamento a sbalzi. Cosi in pochi minuti le compagnie che. son sta-- *