Dalle diebiarazioni di Berehtold ai negoziati di Ouchy

Dalle diebiarazioni di Berehtold ai negoziati di Ouchy Dalle diebiarazioni di Berehtold ai negoziati di Ouchy Il discorso di Berehtold commentato dal "Temps,, (Ser ri Ho rmcialt dtUa Kfcjimpaì. . ...parigi, o3i jKytte, Il Temps commenta quest'oggi diffusamente l'esposizione l'atta ieri dal conte Berchtold dinanzi' alia Commissione degli affari esteri austro-ungarica: « Il ministro degli affari esteri austro-ungarico non ci dà — scrive il Temps — sull'iniziativa che Ira preso, suggerendo alle Potenze uno scambio di vedute sulla situazione balcanica, nuovo delucidazioni nè maggiori particolari. Egli si limita infatti a definire il suo progetto- in termine assai generale. Il ministro ha cercato nuovamente di stabilire, come ha già fatto alle Delegazioni la scorsa primavera, che la politica della Monarchia 6 conservatrice ad ogni costo nei Balcani. L'Austria, nella sua qualità di grande Potenza vicina immediata della Turchia, si considera come responsabile, in una certa misura, della pace in 0liente. Se traccia, agli uomini di Stato ottomani un programma per conciliare le esigenze legittime dei varii popoli, che abitano la Rumelia poliglotta senza dimenticare l'Albania, non dimentica nemmeno di dar consigli ai Governi degli Stati balcanici, che sono stati messi in una situazione difficile in seguito ai contraccolpi da essi provati per lo stato di cose poco soddisfacente nelle Provincie della Turchia europea. Il conte Berchtold riconosce i lodevoli sforzi di questi Govèrni e spera che lo personalità dirigenti, ispirate da prudenza politica e dalla coscienza di una grande responsabilità, si asterranno dall'obbediro agli impulsi degli elementi irresponsabili. « Allo stesso titolo di potente vicina, l'Austria-IJngheria sembra sopratutto desiderare la fine della guerra italo-turca. Il conte Berchtold menziona a. questo proposito, con soddisfazione, particolare le trattative private tra i negoziatori italiani e turchi in Svizzera. Questo desiderio di finire la guerra italo-turca è generale in Europa. Se il conte Berchtold aspira al ristabilimento della pace tra una Potenza alleata ed una Potenza amica, tutte le altre Potenze non hanno meno buone ragioni per augurare la fine di queste complicazioni esterne e pericolose per la crisi orientale. «Per quanto riguarda le relazioni dell'Austria-Ungheria con le altre Potenze, che il discorso del trono dichiarava sempre e dovunque amichevoli, il conte Berchtold ha rinviato i suoi uditori al discorso, che egli fece alle Delegazioni il 30 del maggio scorso. Dopo il mantenimento della fedeltà dell'Austria-Ungheria alle sue due alleate, il conte Berchtold insisteva sulla necessità di coltivare i buoni rapporti con la Russia, e caratterizzava i rapporti con la Francia come eccezionalmente buoni. Non possiamo che congratularci che il conte Berchtold abbia dichiarato che nulla è modificato in queste disposizioni, tanto riguardo agli alleati che riguardo agli amici, e che queste parole, cordiali conservano tutto il loro valore. « Il discorso del conte Berchtold, in cui le inquietudini a proposito della situazione balcanica vengono temperate su certi punti da affermazioni più rassicuranti, termina con una considerazione : la calma non rinascerà che grazie ad un aumento degli armamenti In terra ed in mare. Alcuni giornali credono perfino che il pessimismo di certe parti dell'esposizione era sopratutto destinato a giustificare questa conclusione ». Secondo questo giornale, ciò che risulta di più chiaro dal discorso del ministro degli affari esteri è la probabilità di nuove domande al Parlamento austriaco ed ungherese per rinforzare la potenza militare e navale della Monarchia, onde far fronte ad ogni eventualità. Eccessi bellicosi verso gli Stati balcanici ■c.fc . -. - iS-j. Roma, 25,:.noti"* La;-«Tribuna» ha da'. Costantinopoli: «I Consigli dei ministri si susseguono di continuo, e siccome a ciascuno di essi manca uno speciale órdine del giowio che lo giustifichi, così è da ritenere che si occupino di questioni straordinarie. I comunicati deila stampa ufficiosa lasciano intendere che tutta l'attività ministeriale ottomana si limita a discutere in questo momento delia situazione balcanica, poiché, aggiungono i giornali ufficiosi, le trattative delia pace con l'Italia continuano tranquillamente. Qualche giornale, anzi, dice addirittura che i « pourparlers » in Svizzera non hanno subito alcuna interruzione e — sono parole testuali — continuano normalmente. « Forse per dare una maggiore parvenza di attendibilità a queste notizie, che si riferiscono ai rapporti con l'Italia, la Turchia da qualche gfcrho si abbandona ad una specie di bellicosità perfino eccessiva verso gli Stati balcanici, continuando nei suoi preparativi militari verso la frontiera del Montenegro, della Serbia e della Bulgaria. Il tono generale degli ambienti responsabili turchi, sostenuto anche con i diplomatici europei quando si tratta della questione balcanica, è improntato ad una curiosa testimonianza di energia bellicosa. La diplomazia esorta energicamente la Turchia a non fni'strare con un simile contegno i risultati faticosamente .ottenuti a Sofia, a Belgrado. <ìfl Atene ed a Ceitigne, donde cominciano già a giungere notizie che gli elementi na- onàristi, informati dei preparativi della Turchia, vanno riprendendo con rinnovata energia la campagna in favore della guerra. Negli ambienti bene informati' sulle cose ottomane si afferma che la Turchia tenta l'estrema risorsa sentendosi ormai costretta dall'Italia ad accettare la pace dal punto di vista italiano. Il fatto è che, a causa dell'estrema penuria di denaro e della progressiva disgregazione, la Turchia desidera la pace, ma la vorrebbe molto soddisfacente per lei; se non altro desidererebbe trarne qualche vantaggio dalle varie Potenze, come ad esempio l'attenuazione, se non addirittura l'abolizione, delle capitolazioni. Quindi, assumendo una attitudine severa verso ali Stati balcanici, la Turchia spera che le Potenze comprino la sua remissività sollecitando da*l'Italia, a suo favore, ulteriori conce? sioni o pagandole a.Jmeno di loro tasca qualche compenso. Inutile dire che la diplomazia è annoiatissima di tale mossa, che senza dubbio è destinata al completo fallimento, poiché nè l'Italia ne le altre Potenze sono disposte a cadere in un intrigo che potrebbe avere un enorme contraccolpo nei Balcani». AtliVQ ili Ai ÉPIÌ tra Ouchy e Roma Roma, 85, sera. Il Corriere d'Italia ha da Ouchy, 21 : «ln] seguito a lunghi colloqui di ieri tra i fiduciari, i cui risultati furono comunicati a Roma, sono giunti oggi ad Ouchy lunghi telegrammi cifrati del Governo italiano. Una riunione si ebbe ieri sera tardi e un'altra questa mattina. Altre se ne avranno ancora, non si può dire fino a quando. Gli umori non mutano, come non mutano le impressioni di chi assiste a questo quarto d'ora storico per la nostra Italia. I pronostici rimangono desolatamente incerti. I delegati sono sempre a discutere intorno al complesso di istituti civili e religiosi da crearsi in Libia dopo il ritiro delle truppe turche dal teatro della guerra, istituti civili e I religiosi della Turchia, i quali naturalmeu-, te non si possono formare clic nel pieno rispètto della sovranità italiana decretata) dal Parlamento ».