Il diplomatico

Il diplomatico Il diplomatico Roma, 24. notte: Ti barone Marschall yg>n Bibersteim è mòrto An un momento nel quale la sua stella brillava molto meno del eolito, quando la sua fortuna politica era improvvisamente entrata nella parabola discendente, tanto che si potrebbe perfino supporre che la fine della sua vita sia stata affrettata daì.sjuo infortunio diplomatico. Per lunghissimi anni egli fu «pars magna» della diplomazia tedésca, nella quale era entrato dà dominatore quando non era più giovane. Segretario Ji Stato per gli esteri dell'Impero germanico, aveva dovuto emigrare all'ambasciata a Costantinopoli a cagione di certe polemiche molto vivaci. Ambascia toro presso il Sultano conservava a Berlino altissime relazioni che gli permettevano di fare a modo suo, indipendentemente dall'indirizzo e dal la 'volontà dei cancellieri che si succèdevano al palazzo della W-imelmstrasse, i quali per giunta dovevano temere di essere da un momento all'altro sostituiti dal Marschall. Alla Cancelleria dell'Impero, ove 'ci sono sempre state congiure contro i cancellieri « prò tem pore», fu per lungo tempo in auge il partito Marschall, che si credeva, ed era forte per il fatto che il barone Marschall corrispondeva direttamente con l'Imperatore, al quale faceva rapporti molto più interessanti di quelli ai cancellieri. Deve ancora ricordarsene il principe Biilow, al quale i'ambasciatore a Costantinopoli creò più vòlte Imbarazzi non lievi. Tutto ciò poteva e può ancora avvenire facilmente in Germania, perchè in quell'Impero costituzionale e non parlamentare, il sovrano regna e governa fino al pupto da esercitare un quotidiano controllo sugli atti singoli dello stesso cancelliere. Con le spalle completamente al sicuro, il barone Marschall faceva spesso a modo suo nelle relazióni della Germania, con la Turchia, ed esercitava una influenza indiretta, ma efficace, anche suirindirizzo generale della politica germanica. A differenza dell'Italia che seconda troppo i desideri dei suoi diplomatici in fatto di residenze, e li trasloca con grande facilità dal'Oriente all'Occidente, dall'America nella penisola balcanica, la Germania ha creato uno speciale vivaio di diplomatici e di consoli per l'Oriente, mandando in Oriente co loro che per i.loro studi, per le loro atti tudini sono i più adatti aÙe residenze orieii tali, e lasciandoli costantemente n Oriente. Da ciò la superiorità degli agenf tedescbin Oriente, sui nostri che sono mandati a Costantinopoli, a Sofia, a Belgrado, a Cettigne, a Atene, come sono mandati a Washin gton, a Buenos Aires, a Stoccolma, a Ma drid, cioè senza alcun riguardo ai loro studi ed alle loro speciali attitudini. I nostri gio vani diplomatici vanno nella penisola, balcanica come gli impiegati di altrfle amministrazioni vanno in Sardegna unicamente per fair carriera, ma col fermo proposito di restarci il più breve tempo possibile, perchè a Belgrado, a Sofìa, a Cetti gne manca del tutto la vita brillante, alla quale essi si consacrano più che alla diplomazia.. Il barone Marschall von Bibereteln ha passato la sua lunga vita diplomatica quasi tutta a Ccètantinopali, ove per ben due volte, con <ìue oppòsti regimi, divenne e si mantenne àrbitro della politica turca: Grazie a tùii il Sultano Abdùl Hamid sd sottrasse atì'-mfluenza della Russia, della Francia e dell'Inghilterra e si abbandonò completamente fra le braccia dell'Imperatore tedesco. Grazie a lui la Germania diplomatica, ila Germania industriale e la Germania economica, conquistarono ta breve tempo e mantennero lungamente il monopolio di quel grande mercato Intemazionale che viene volgarmente chiamato Impero ottomano. Tutti gli sforzi fatti dalle altre Potenze per abbattere quel monopolio, riuscirono vani fino a che Abdul Hamid, che era orgoglioso dell'amicizia personale di Guglielmo II, restò signore e donno assoluto della Turchia. Scoppiata la rivoluzione del giovani-turchi, che probabilmente furono efficacemente aiutati dalla Francia e dall'Inghilterra, l'astro di Marschall parve eclissarsi a Costantinopoli, nelle cui vie, fra gli evviva alla Costituzione, ™h* ^ .,. ed'alla Francia, e qualche volta anche -~ n—- — ------—»--—°—, .. :. .' apparentemente anche la Francia, si ribel- i^rono a quella violazione del trattato di nHrii-,0 Tj, Serbia ed il Montenegro manda- l*™«a « ^ Turchia, dapprima stor- dita, ordinò ii boicottaggio deUé merci au- strlache. La Germania, facendo di necessHà striache. La Germania, facendo di necessita 1™/ forze flnoal nunto dì dichiarare W*Je«W W^g™^»™^^ aUa Russia che rAuetna-Ungherla ed essa aUa Russia cne l'Auetna-ungneria ea essa »jf Sierra se le Potenze della a-pebbero fatto ia guerra-se w rnmuo oaua Triplice, intesa -non «1 fossero affrettate «i r^onoscère l'annessione "all'Austria-Ungheria della Bosma-Erzegovina. La minaccia ebbe il suo effetto immediato. InghlJitarra, Russia e Francia si affrettarono a riconoscere rahhessipne. La Serbia tornò indietro umiliata; il Montenegro profittò dell'amiche-, vote mediazione dell'Italia per ritirarsi in buon ordine. La giovane Turchia accortasi che la forza era dalla parte dei due Impari centrali, si affrettò anch'essa a riconoscere subito in apposito trattato la sovranità austriaca sulla .Bosnia-Erzegovina e l'indipendenza bulgara, e voltate le spalle all'Inghilterra ed alla Francia che l'avevano aiutata a nascere, riprese i2 posto della vecchia Turchia fra le braccia della Germania. L'ostro del barone Ma rachaiJJ. riapparve più fulgido di prima. ,Noto, fra parentesi, che allora essendo Gran Visir Kiamll pascià, adesso presidente del Consiglio di Stato e membro del Gabinetto, e negoziatore il cristiano Noradunghian, adesso ministro degli esteri, la Turchia rinunciò esplicitamente alla sovranità sulla Bosnia-Erzegovina, sulla Rumelia e sulla Bulgaria, ed ebbe in compenso alcuni milioni che incassò senza rossore, mentre ora fa la pudica fino al punto di non voler rinunziare alla sovranità sulla Tripolitania e la Cirenaica, nemmeno tacitamente. La dichiarazione di guerra fatta dall'Italia alla Turchia turbò la digestione di Marschall che divenne molto i irrequieto quando seppe che l'Imperatore Guglielmo aveva detto « fra l'amica e l'alleata dobbiamo preferire l'alleata». Egli era dl ben altra ' opin ione, ed egli non era uomo da lasciar prevalere un altro indirizzo sul suo, fosse pure quello ordinato dall'Imperatore. Che cosa abbia allora telegrafato e scritto a Berlino per indurre la Cancelleria a l'Imperatore a seguire ila linea dl condotta che fu poi adottata, non sappiamo; ma sappiamo., che appena sbarcato l'esercito italiano a Tobruk, a Tripoli, a Bengasi e Derna, .egli si fece avanti con un trattato di pace bello e pronto. La sovranità della Tripolitania a della Cirenaica conservata alila Turchia, aK l'Italia una semplice occupazione come quella inglese in Egitto, ai giovani-turchi.- molti1milioni largiti dal tesoro italiano. Lo schema di trattato di pace non faceva cenno delle grandi Potenze, ma era impili cito che alla Germania, all'Inghilterra, alla Francia e aH'Austria-Unjfneria era. riservato lo sfruttamento economico della Trip oli tarda e Cirenaica. ■ Questo frutto prelibato del genio di Marschail entusiasmò la Germania, la Francia, l'Inghilterra e l'Austria, te quali come un solo Marschall, premettero sull'Italia per Indurla a dire subito di si. L'Italia lusingata dii vedersi attorno, tenendosi per mano, le Potenze che passavano per rivali inconciliabili, ringraziò commossa di tanta italofilia, ma disse di no. Marschall non credendo ai propri occhi nel leggere la- risposta negativa, .volle che l'ambasciatore italiano a Berlino venisse a Roma per indurre l'Italia a migliori consigli. L'ambasciatore Pansa venne, vide, ma tornò indietro con un no più tondo del'o di Giotto. Subito, dopo si aprirono le cateratte del cielo, e per lunghi mesi l'Italia fu inondata di minacele, ingiurie, vituperi, calunnie, dilla-, mozioni, in tutte le Lingue del mondo, ma;' specialmente in tedesco, in inglese, In francese, in arabo e in turco. Indizio eloquente:] il corrispondente da Costantinopoli, della « Gazzetta di Francoforte », il quale era ed è; ancora alla testa dei giornali italofobl. era intimo di Marschall, tanto intimo che lo ha seguito da per tutto. La tenacia dell'Italia nel no più tondo dell'o di Giotto e le vicende diplomatiche militari e finanziarie della guerra italo-turca, provocarono il fallimento della politica di Marschall. Egli dovette essere allontanato da Costantinopoli. I suoi amici giovani-turchi furono cacciati via dal Governo. L'influenza anglo-francese riprese il sopravvento nell'Impero ottomano ed al suo commilitone in turcofllia Feld-marescialle von dar Goltz fu imposto il silenzio dall'alito. Partito da Costantinopoli senza rimpianto, fu accolto in Inghilterra molto ostilmente, anche perchè aveva condotto seco, quasi come una minaccia, quel giornalista che da Costantinopoli aveva alimentato Italofobia della « Gazzetta di FrancaforEgli ohe doveva strappare l'InghilterFrancia, ha assistito in breve temforto ravvivamento del legami angloaJla concentrazione dalla fiotta in- „t^., , r j„, „™i .iu Mmhuiima'iiii] gtese nel mare del nord, alla conclusione del- la Triplice alleanza navate anglo-franeo- russo. Ecco perchè si può supporre che la t 0

Persone citate: Abdul Hamid, Cetti, Guglielmo Ii, Noto, Pansa