Il sindaco di Zuara Hag Abdullà-ben-Sciaba amico d'Italia descrive le tristi condizioni del campo turco di Regdalin

Il sindaco di Zuara Hag Abdullà-ben-Sciaba amico d'Italia descrive le tristi condizioni del campo turco di Regdalin Il sindaco di Zuara Hag Abdullà-ben-Sciaba amico d'Italia descrive le tristi condizioni del campo turco di Regdalin (Per ttleg. da uno dei nostri inviati speciali) TRIPOLI, 8, era 21.6. E' arrivato stamane a Tripoli da Zuara, accompagnalo da un aiutante, il noto capo arabo Hag Abdulla ben Sciàban, di cui tanto lungamente si parlò come uno tra i più influenti indigeni che su sempre fedele alla causa nostra. Già sapete come egli nel mese scorso, avvenuta l'occupazione del 5 agosto, abbia abbandonato il campo nemico e te ne sia rientrato a Zuara con tutta la famiglia seguito da tutta la servitù, una cinquantina di persone complessivamente. Il personaggio era troppo interessante perchè non dovessi occuparmi del suo arrivo e riuscii infatti a vederlo in un caffè del •entro accompagnato da parecchi arabi tripolini, che non si stancavano di festeggiarlo, assediandolo di domande. Non mi fu possibile rivolgergli parola, ma ciò nonostante potei apprendere da un terzo le sue impressioni, '. Un arabo fntellettnale e progressista Hag Abdulla è un bell'uomo, è alto, snello 'dal volto bronzino incorniciato dalla barba nera brizzolata. Si nota subito in luì l'arabo progredito, che ha. viaggiato, che conosce gli usi europei ed è riuscito o formarsi una: discreta cultura. Ad un amico che. da me incaricato lo ha interrogato ha narrato brevemente gli avvenimenti che precedettero il suo passaggio sotto la nostra bandiera. Ricco proprietàrio di parecchie case a Tripoli e di un terzo delle abitazioni e del territorio di Zuara, egli imparò a conoscere che cosa fossero i turchi e quali fossero le loro intenzioni circa Vavvenire della Tripolitania durante il viaggio'che egli fece a Costantinopoli e dà informazioni avute dai suoi due figli, Sultan ed Ali, dopo loro ripetuti viaggi in Turchia e in altre parti d'Europa. Hag Abdulla •aveva pertanto compreso come il regime 'turco fosse la rovina del suo paese ed aveva 'accolto con entusiasmo le prime avvisaglie della venata degli italiani. Rimasto a Tripoli sin quasi alla vigilia dell'occupazione, «i imbarcò per Zuara con tutta la famiglia Quando seppe che anche quella regione sarebbe stata bombardata. Nella sua qualità Idi sindaca ossia capo della Telladia di Zuara, ' non poteva in quel frangente abbandonare la sua città. Alle prime granate italiane che nell'ottobre scorso visitarono l'oasi e le case zuarine facendone crollare in gran quantità, la popolazione fuggì ritirandosi nei villag"i e nelle casupole sparse per le oasi vicine tra Zelten e Regdaline. 'Hag Abdulla sì recò in una sua proprietà nell'oasi di Regdaline, e con tutta la famiglia: e la servitù vi rimase sino al giorno incili potè Compiere il tuo-antico desiderio e farò atto di sottomissione all'Italia. Egli testò per lunghi mesi a contatto, col ne mica, che era intorno alla sua dimora. In una delle sue case vi era il quartiere gene rate, ed assistette così a tutte le peripezie tubile dall'esercito turco dal giorno in cui il generale Garioni con la sua bella divitione sbarcò a Macabez Racconta ciò che egli vide nella vita al campo avversario durante questo periodo, •25* un racconto di miserie, di sconfitte e di Sr$e^T*l^^ Urne, naturalménte, arabe', che contarono ai .i+mìri Jo m,ì, inrLe rfoii» »n,l ,.;»!„,,■„,.„ «emfcHe vane tappe della nostra vittoriosaavanzata e sopratutto delle sanguinose bat-«agite di Sidi Said è di gran lunga supe-riore a quello da noi calcolato. Dopo ognicombattimento si può dire che accanto alla'sede 'deliesercito turco sorgesse un nuovo cimitero. Era l'effetto dell'artiglieria italiana. Addirittura tragiche — assicura Ben Sciaban — debbono essere state le conseguenze della presa del marabutto di Sidi 'Abdel Samad, che impedisce assolutameli-te qualsiasi ulteriore passaggio di carova-rte. La, situazióne del campo turco, già co-si-minata, dev'essere senza dubbio ancorapeggiorata dopo l'ultima sconfitta, e nontarderemo ad udire notizie di defezioni diimportanti tribù. L'esercito che è di frontealla Divisione Garioni è quasi completa-mente costituito di arabi, I turchi non virappresentano che la minima parte. Sa-ranno al massimo centocinquanta tra uf-fidali e soldati. In compenso ogni soldatoha sulla massa araba poteri di comandanete, e si fa ubbidire a colpi di scudiscio. E'ra..rissinio il caso che qualcuno di questi tur-ehi partecipi in prima linea ai combatti-menti. Il comodo guerreggiare delle milizie turche Gli arabi armati, che illusi daUe menzo-'K , •..„., *'„ iiu.-j... ..Essi si tengono pacificamente in dispar-te, fuori del tiro. Infatti, secondo quantorisulta ad Ilam Abdulla, salvo pochissimeeccezioni, nessun regolare turco riportòntai neoti ultimi fatti d'armi nella Tripoli-tanta Occidentale nemmeno una minimatcalfittura. E' comodo guerreggiare allamaniera turca. gne, fanatizzali dalle prediche religiose, siespongono al nemico per la causa dellamezzaluna, ricevono in compenso del lorotacrificio un meschino soldo giornalieroVa i vecchi, le donne, i bambini, gli ina-bili sono spesso lasciati morire di fame.L'unica cura del Comando turco è di man-tenere i suoi soggetti nella più perfetta i-gnoranza di quanto acca'ie al difuori. Cosi,le notizie delle nostre vittorie, della lentaegonia dell'esercito turco giungono alle o-iecchie dei combattenti trasformale comete si trattasse di stupendi successi loro. Agiudicare dal numero dei morti italiani'contenuto nei comunicati turchi, noi a-vremmo perduto dal principio della guerra ad oggi già un milione di uomini. Tale■condizione di cose lo stesso Ben Scialibanriconosce che non può durare, e prevedeprossimo il vero sfacelo del nemico. Venendo a parlare del suo passaggio al camponostro. egli ha detto che anche prima della presa di Zuara riceveva da un interprete italiano, suo amico, messaggi, che lo assicuravano che la sua venuta sarebbe , o i i e l 5 o a l è e l i oe o a o a e e i a stala bene accetta al Comando. Dopo la.conquista della città, i messaggi gli chie- sero esplicitamente se intendeva venire. Egli mandò allora innanzi il figlio Ali, che fattosi riconoscere alle nostre trincee, siipresentò al generale Garioni, annunciando che suo padre era disposto^rie^fe;? Zuara. Il generale si mos^lfeto_dt^decisione, e permise che il flgUo inviasse un suo fedéle servo negro ad avvertire BenScialiben di mettersi subito in moto. Ventiquattro ore dopo il capo arabo amico d'Italia rientrava, con tutto il seguito di gerite bianca e di gente mora nella città, dove aveva dominato come sindaco e come pa- drone. La sua gioia di trovarsi tra noi agrande. La impressione che gli fecero lenostre truppe è profonda, indescrivibile, Passando a Capo Feggisc, l'altro giorno,per imbarcarsi, al vedere tutto quel movi-mento di uomini, automobili, carri e ca-valcature, e quella grande estensione dibaraccamenti e posti fortificati, rimase cosi stupito, che non riconosceva più i luoghi,e crede che non gli-si cancellerà mai più dalla sua m.ente l'impressione che gli produsse Tripoli italiana. La trovò cosi ■ trasformata, abbellita, arricchita, che tutte le case, sono sue parole, sembrarongli a prima vista alte il doppio di quando era par¬ tilo, e la stessa, impressioni di maggior grandezza gli fecero quelle ■ di cui è proproprietario. Per tutto il giorno egli non si slancò di esprimere questa ammirazione con quanti lo attorniavano, ripetendo che Tripoli turca era assolutamente un'altra città. GIOVANNI OORVETTO.

Persone citate: Abdel Samad, Giovanni Oorvetto