Gli uomini di Stato ottomani

Gli uomini di Stato ottomani Gli uomini di Stato ottomani considerano con maggiore chiaroveggenza il vero interesse dell'Impero (Per telefono alla Stampa). (tonta, 30, notte. TI Governo turco l'altro ieri ha tatto pubblicare dall'Agenzia Ottomana .il ■comunicato riguardante • le trattative segrete con l'Italia documentando cosi in modo irrefragabile che era stata la Turchia e non l'Italia ' a chiedere la pace. Oggi consente che i disgraziati membri della missione scientifica Sanfìlippo-Sforza siano rilasciati in cambio di alcuni prigionieri turchi che rila'scierà l'Italia. Queste due notizie, buone in :>e stesse, acquistano una speciale importanza non tanto perchè sono venute l'una immediatamente dopo l'altra, quanto Perchè coincidono con le segrete trattative di pace. Sono buòne ihj se stesse perchè dimostrano che ora l'Impero ottomano è governato da uomini ragionevoli. Quando erano al Governo gli ' ex:fattorini postali e gli ex-piccoli impiegati delle intendenze la ragione aveva dovuto eclissarsi. Allora il Governo turco trasformava in vittorie strepitose le sconfitte dell'esercito turco-arabo in Tripolitania ed in Cirenaica e si ostinava nella sciocchissima pretesa che l'Italia dovesse rinunziare a qualsiasi dominio, anzi a qualsiasi aspirazione di dominio e contentarsi di quei vantaggi economici che la "generosità di quei giovani turchi, che avevano fatto il giro dell'Italia a spese del Governo e dei Municipi italiani, avrebbero credutb conveniente largirle. Ora che al Governo dell'Impero ottomano sono generali vittoriosi come Muktar e statisti egregi come Kiamil-pascià, ora che la politica estcra e là politica militare sono condotte da uomini colti e competenti, la ragione fa nuovamente, capolino nei Consigli dei mi nistri tenuti nella stessa sala dove i mi nislri precedenti-risolvevano le più grosse jfjBSSt^lycon reciproci schiaffi e scapaccioni Riapparsa la ragione,, il' Govèrric turco ha smesso il giuoco delle metamorfosi belliche, ha riconosciuto l'urgente neces sita- di 'concludere la pace1 con l'Italia ed ha •compreso che la prigionìa della rais siòne scientifica San Filippo-Sforza, clu nulla aveva da vedere con la guerra anche per il semplice fatto che essa era nell'interno della Tripolitania quando la guerra fu dichiarala, costituiva uno dei tanti documenti della incompatibilità fra l'Impero, ottomano e la civiltà europea. Dal riconoscimento dell'errore alla riparazione di esso iì passo è stato breve appunto perchè Muktar,: il vittorioso, conosce i principi elementari della guerra, perchè Kiamil-pascià, cresciuto in Egitto ed educato in Inghilterra, c Noradunghian, allievo> di Kiamil e, per giunta, cristiano, non possono pensare ed agire come pensavano ed agivano quei piccoli • impiegatucci di provincia che la rivoluzione aveva improvvisamente innalzato alle più alte cariche politiche dello Stato. Ritornata la ragióne .nel'Consiglio dei ministri, il Governo turco si è subito convinto della necessità di affrettare la cessazióne della guerra con l'Italia e non ha esitato a fare il primo passo sulla via delle trattative segrete che devono condurre alle trattative ufficiali e, grazie a queste,, alla puce. Come è avvenuto questo processo meritate? Come i ministri colti, ragionevoli sono venuti nella determinazione di mettere da parto la stùpida spavalderia dei loro predecessori e di chiedere all'Italia la pace? Ci sono arrivati spinti dalla situazione generale della Turchia e da due avvenimenti diplomatici. Il Comitato Unione e Progresso, uscito dal Governo, aveva lasciato l'Impero nelle seguenti condizioni: il vilayet africano de Unitivamente perduto perchè l'Italia aveva vinto tutte le battaglie in Tripolitania, ed in Cirenaica e perchè nessun uomo, ragionevole poteva pensare che le vittorie potessero avere l'effetto di sconfitte e che l'Italia potesse essere costretta a rinunciare ai frutti della sua fortunata impresa e clu il Re ed il Parlaménto italiano potessero essere costretti a revocare o modificare la legge di piena assoluta sovranità approvata, all'unanimità con il favore entusiastico di tutta la nazione sanza distinzione di partiti, di classi sociali e di sesso. Alla definitiva perdita dell'unico vilayet africano bisognava aggiungere la perdita del gioiello dei possedimenti in Arabia con la prospettiva di perdere anche il califfato e la perdita di 12 isole dell'Egeo. Di più, l'Albania insorta e quasi perduta, il Montenegro e la Bulgaria minacciose, gli ufficiali dell'esercito ammutinati, la guerra civile in prospettiva, una terribile situazione finanziària. Quésta disastrosa eredità dei giovani, turchi era più che sufficiente per spingere i ■ loro successori ad iniziare subito le trattative di pace con l'Italia, e poiché tutto quanto il corpo della Turchia era ammalato, occorreva che si provvedesse subito all'amputazione dell'arto invaso dalla cancrena. 11 vecchio Kiamil, che all'indomani ilei trattato di Berlino aveva consentito che pisola di Cipro fosse occupata daUTnghib terra per ottenere che. questa garantisse l'integrità dell'Impero ottomano nell'Asia Minore, che all'indomani dell'annessione della Bosnia-Erzegovina da parto dell'Austria e la protlamazione, dell'indipendenza bulgara, non aveva esitato a rinunziare alla sovranità della Turchia su quei tre paesi, che erano stati parte integrante dell'Impero ottomano, il vecchio Kiamil, che aveva avuto il coràggio di rinunziare all'isola di Cipro, alla Bosnia-Erzegovina, alla Bulgaria per prolungare la vita del grande malato, non poteva indugiare a riconoscere la necessità urgente di por fine alla guerra con l'Italia per impedire che il prolungamento della guerra facesse perdere alla Turchia anche l'Albania e la Macedonia. La situazione già imponeva la pace quando la Turchia fu improvvisamente, colpita da me gravissimi disinganni diplomatici. Dall'inizio della guerra fino alla caduta dei giovani turchi la Turchia era stata la beniamina delle • Potenze. All'inizio della guerra tutte le Potenze si erario affrettate a dichiarare solennemente la loro neutralità, ma, durante dieci mesi . (la sola Russia eccettuata), tutte le grandi Potenze avevano fatto a gara nel violare più o,menp apertamente il dovere imposto loro dalla, loro dichiarazione di neutralità. Le Potenze alleato dell'Italia e te Potenze amiche dell'Italia, i due Imperi della- triplice aleanza .0 le due Potenze dell'entente cordiate, divise in tutti i problemi internazionali, si erano trovate a braccetto dinanzi alla guerra tialo-turca, unite nel forte, tenace proposito di aiutare-, per quanto fosse possibile, la Turchia,.a. spese del prestigio, iella dignità e magari dei vitalissimi interessi dell'Italia,. cara amica e carissima alleata. Questa situazione era stata proclamata ai quattro venti con legittimo orgoglio dal ministro jK^^aateri a ,-dal Gran Visir nei loro discórst'*à1tà^àmera dei deputati; questa situazione aveva^esS possibile ciò che per i tu reni eia follia sperare, cioè la resistenza per ben dieci mesi alla conquista dell'Italia. Dal giorno in cui Poincaré, debuttando .quale, ministro degli '.steri alla Camera dei deputati, aveva parteggiato apertamente .per (primi fino al ;juntodi distruggere • in meno di un'ora il Lavoro di riavvicinamento franco-italiano durato oltre tredici anni, al giorno in cui 10 stesso. Poincaré, parlando alla stessa Camera, aveva proclamato la Francia grande Potenza mussulmana, la Turchia si era sempre più convinta che, pur essendo le quattro Potenze tutte animate da grande nuore per essa, la Francia fosse la più innamorata di tutte. Questa convinzione era divenuta incrollabile,- perchè la Francia avoya dato alte.-Turchìa te più grandi prove 11 amore quando aveva apertamente contrastato per ben tre volte l'iniziativa della Russia, sua alleata, riuscendo la prima e la seconda volta a farla scartare, la terza volta a renderla innocua alla Turchia con il famoso emendamento di dover trattare la Turchia alla stessa stregua dell'Italia e viceversa, quando, l'ambasciatore francese a Pietroburgo aveva-lavorato apertamente contro l'iniziativa-russa. Ario al punto da spingere la Russia a; chiederne il richiamo, quando gli organi ufficiosi di Poincaré avevano perfino deriso la Russia chiamandola « il cavaliere solitario.deH'Oriente », quando la diplomazia di Poincaré aveva lavorato febbrilmente a Lóndra\ a Berlino, a Pietroburgo, a Vienna e perfino a Roma per cacciare l'Italia nella gabbia della conferenza internazionale, la convinzione che la Francia fosse la più grande amante della Turchia aveva incoraggiato il Governo turco a resistere alla Russia nella kpiena fiducia, come andavano dicendo gli .stessi ministri turchi, che Poincaré", appena arrivato a Pietroburgo, avrebbe messo Sazonoff, Ko-kozoff e lo stesso Csar sulla via dell'amore con la Turchia. Perchè la-sola Russia do-veva disdegnare le grafie ddla Turchia?Ma, purtroppo, in amore ì disinganni sonograndissimi: Poinoarè, preceduto dalla piùstrepitosa grancassa che sia stata mai fab- bricata in quei paesi, dei quali, come di- ceva il Giusti, la grande vitalità proviene dalla stampa, si imbarcò alla volta deUa.. , , -r,- iv v , Neva, sbarco a Pietroburgo, ove fu accoltocome un sovrano, andò a Petheroff c aTsarkoie-Selo, ove lo Csar lò trattò comeun sovrano, ed ebbe parecchi colloqui conte Csar, con Kokozoff e con Sazonoff: ma daquei colloqui non .usci, nulla soddisfare la Turchia.' Tutf ■ .vi. - un,comunicato secco, preoccupante, il qualediceva che la Russia e la Erancia si eranomesse completamente d'accordo (e che atate accordo partecipavàTTngliilterra) nellaquestione della guerra italo-turca e nellaquestione dei Balcani. Si trattava di duevitalissime questioni.per la. Turchia. Nes-suna notizia proveniva alla,Porta. La Turchia, che non ha mai peccato dieccessiva ingenuità, disse a sé stessa : «Quìgatta ci,cova. Se la Francia fosse riuscitati persuadere la Russia ad amarmi comemi amano le altre Potenze, Poincaré si sa-rebbe affrettato a darmi la lieta notizia. L'o- 1etinato silenzio degli ambasciatori di Francia e di Inghilterra mi fa temere che siano stati invece lo Csar, Kokozoff e Sazonoff a persuaderò Poincaré che è arrivato il memento di cambiare tattica». TI mistero intorno ai colloqui di Pietroburgo, fece nascere in Turchia, e non soltanto in Turchia,, il sospetto che la Triplice «entente» volesse! raccogliere i frutti" della cessazione della guerra italo-turca, che la Triplice « enteritej?| voless-e diventare arbitra della soluzionedei problema orientale.. Questo sospetto da una parte mise in grandissima apprensione la Tuirchia, che si vedeva, impròvvisaméh;te abbandonata da un grande amante utilissimo, anzi necessario, nonché alla sua prosperità, alla sua esistenza, e dall'altra,-■spinse il conte Rerchtold a prendere improvvisamente l'iniziativa,'che ne! mondo diplomatico fece l'impressione di un fulmine a ciel sereno. L'Austria mirava evidentemente a prendere il passo sulla Triplice entente nella soluzione del problema orientale. Il mistero sull'esito dei colloqui di Poincaré non preoccupava la sola Turchia; ma la Turchia cadde dalla padella nella bragp. Il mistero di Pietroburgo la' preoccupava fortemente; l'iniziativa di: Berchtold ,1'ailarmava perchè Berchtold preannunziava apertaménte mi programma diplomatico tale dà precipitare la liquidazione dell'Impero ottomano. Mentre,, durante i dieci mesi di guerra, le due Potenze dell'entente cordiale e i due imperi della Triplice alleanza avevano gareggiato in amore con la Turchia, ora improw-isaimente, la Triplice intesa e la Triplice alleanza gareggiavano nel cercare i mezzi atti alla liquidazione dell'Impero ottomano. Di fronte .a questa nuovissima situazione diplomatica, il Governo turco, che adesso è composto di uomini, nonché ragic-: nevoli, esperti degli affari diplomatici, 'subito comprese che era venuto il momento di avvicinarsi al Governo italiano rapidamente':' Fra. tutti i.mali in vista-, il minore è sènza dubbio la pronta amputazione del vilayet, elio è già definitivamente perduto, del vilayet africano che la. Turchia non aveva mai ayut^ caro. 6. che aveva sempre trascura (o perchè le procurava troppe noie o scarsissimi vantaggi. Perciò il Governo turco "si .è. avvicinato, prontamente agl'Italia; chiedendole la paco direttamente,"sicuro' plie in questo modo non soltanto risparmierà le spese della mediazione, ma arriverà più sicuramente alla meta che si * prefissa 0. ^lLm

Persone citate: Neva, Poincaré