La risposta dei soldati d'Italia alla spavalderia dei turchi di Homs

La risposta dei soldati d'Italia alla spavalderia dei turchi di Homs La risposta dei soldati d'Italia alla spavalderia dei turchi di Homs (Per telegrafo da uno dei nostri inviati speciali) i HOMS, 19 (Telegrafato da Tripodi, 20, ore 1,46). Vi sono documenti che meritano di essere conosciuti nella loro integrità. Così è di quel proclama turco diretto al comandante delle truppe italiane e agli arabi sottomessi, di cui vi feci cenno nel mio ultimo telegramma. Contiene un tale cumulo di falsità e per certe frasi un così chiaro specchio dell'anima del nostro nemico, che merita di essere letto e commentato. Il comando della piazza ha messo a disposizione della stampa la traduzione letterale, ed io ve la trasmetto nella sua forma integra. Rileverete da esso meglio che da qualsiasi mia nota come meritasse la risposta che gli si diede, il bombardamento cioè delle trincee costrutte quasi in atto di sfida sul monte Hammangi proprio di fronte- al nostro forte Vittorio Emanuele; bombardamento diretto dal comandante dell'artiglieria, maggiore Mori, e riuscito efficacissimo. "Vegliamo lo strazio dei rostri nomini,, Comincia con una maledizione, e in una sola imprecazione si comprendono il comando delle nostre forze e tutti gli arabi che vengono accusati per aver trasgredito le divine leggi mussulmane, e prosegue « Abbiamo trovato il vostro scritto e lo abbiamo, portato ai nostri capi e comandan ti ; abbiamo Ietto e abbiamo compreso il suo contenuto, ma i capi ci dissero che le vostre affermazioni non possono essere vere, perchè tutti i cittadini di Tripolitania sono concordi in un'idea, obbedienti ai capì comandanti nostri. Nè fra di noi esistono questioni disaccordi nè alcuno di noi potrà mai accettare di sottomettersi agli infedeli. Non abbellite troppo le vostre pa role, o infedeli ; credete forse che noi siamo così vigliacchi da.aver paura di voi? Credete forse che siamo ragazzi facili a lasciarsi trarre in inganno ? Oggi noi siamo uniti fidenti nell'aiuto di Dio. Non abbiamo bisogno del vostro credito, dei vostri strumenti di lavoro, dei vostri animali, dei vostri terreni, delle vostre case: sentiamo solo la necessità e vogliamo la distruzione delle vostre truppe, la rovina delle vostre case, lo strazio dei vostri uomini. Noi tutti mussulmani non abbiamo bisogno di voi in nulla. I) nostro Signore il Sultano (che Dio lo conservi e renda potente !) ci ha mandato così abbondantemente viveri che non si possono nè contare nè misurare: i nostri uomini mangiano semolino ed hanno carne e olio in abbondanza ; ognuno prende lire due alla settimana e lire 12 al mese. I nostri animali si nutrono con orzo. Noi tutti mussulmani combattiamo per la nostra religione e per salvare la nostra patria ; non abbiamo quindi una causa migliore di questa. Anche se voi avete occupato un po' di terreno nostro, non potete rimanervi a lungo: attendiamo ancora un poco, e poi, se Dio vuole, ci verranno da ogni parte uomini e verranno con essi i cannoni ; allora vi attaccheremo a destra e sinistra, finché vi distruggeremo compie tamente. I vostri discorsi, i vostri proverbi sono come detti dai muli e asini, nè vi è gloria nello ammazzarvi. Noi, mussulmani, siamo forti, coraggiosi ; nè voi potete danneggiarci in nulla ; guardate, o voi che siete privi di cervello, guardate la differenza tra i vostri e gli altri uomini: i vostri dormono nelle loro trincee: il nostro piombo fischia su di loro da ogni parte; i nostri invece, armati di buoni fucili, cercano voialtri da ogni parte e li attaccano giorno e notte ». Firmato è l'ufficiale Haemet Effendi. Firmato è lufficiale Hemet Effend. Tribù che si rifiata di combattere * Un proclama cosi spavaldo e brutale meritava, come vi dissi, la risposta che gli si diede. E fu una risposta con carattere di provocazione ; ma i turco-arabi, facili al blaterare, non ebbero ugual prontezza nell'agire e non venne fuori lo ispirato battibecco a colpi di fucile. Fu un peccato. La a i o o l e a i i o e e i i e a a e n a i a i è giornata era veramente propizia per un dialogo epico : le nostre truppe erano animate dalle migliori intenzioni e il colonnello De Albertis non attendeva altro che di veder comparire un gruppo nemico per lanciare i suoi uomini all'attacco. Dietro ogni trincea i soldati vegliavano ansiosi colle baionette inastale: ogni ridotta era una selva di baionette e se il nemico avesse osato di sbucare dal monte Hammangi'avrebbe trovata, tale disfatta da far impallidire quella catastrofica del 12 giugno. Jl nemico invece non azzardò nemmeno affacciarsi sulla cresta del monte ; lasciò chi i nostri, cannoni demolissero la trincea e le ridotte di protezione, che loro erano costate mesi di fatica ; lasciò che le poche sentinelle scaglionate qua e là sul monte rimanessero vittime dei nuovi tiri senza nemmeno loro concedere la possibilità materiale di morire, come ogni soldato desidera, lanciando un ultimo proiettile contro il nemico. I nostri informatori assicurano che Kalilbey e il suo stato maggiore si trovavano, in quel momento, distratti da cure più gravi e deve essere vero. L'improvviso cannoneggiamento ha portato la confusione nel campo nemico: più che pensare che con quel tiro mattutino il nostro Comando intendesse festeggiare il Ramadan e rispondere ai suoi barbareschi proclami, Eali-bey pensò che quei tiri pre annunziassero la nostra avanzata vittoriosa sullo Hammangi, e mentre i nostri proiettili cadevano sul fortino, seminando rovina e morte, egli chiamò a raccolta lo stato maggiore per vedere di fronteggiare la situazione. Le tribù di Mesellata, particolarmente note per loro odio contro di noi; risposero all'appello, e cosi gli Orfella e qualche altra tribù dell'interno o raccogliticcia delle Sirti, che già da tempo trovasi intorno ad Homs; ma con stupore di Kalil- all'arme non si presentarono i trecento, soldati del Sachei. L'assenza di qualsiasi ! altro gruppo non avrebbe preoccupato il generalissimo ; ma questo, sì, e pel fatto che sulla gente del Sachei egli conta per contrastare l'avanzata nostra su Slilen quando si crederà bene di pensarci. Stupito, ma non persuaso della defezione, inviò i suoi fidati a Chiedere spiegazioni autorizzandoli, e'.dall'autorizzazione poteva anche esimersi, a ricorrere alle minaccie. 1 suoi però non ottennero altra risposta da parte della gente del Sachei se non un invito a troncare'le ostilità contro gli italiani e a concludere la pace. Invito che Kalil-bey non è la prima volta che sente, e non da una sola parte, ma al quale non sa dare una rispostar.sqddisfacente. La risposta, per motìo di dire, la dà e sarebbe questa: che egli è animato dalle migliori intenzioni ma non può far nulla se prima il comandante delle forze arabò4urche a Tripoli vpn decide lui. La pace ,(oourebbe detto alla gente di SUten cheìspno tra le tribù più a-noi favorevoli e che auro non desiderano se non di sottomettersi) ibctospprnsmlplcI .-■ . - i,- - > non dipende da me-, io attendo ojainz\tìn Cnttantinovoli. Per mio cónto ne .sarei ■ felicissimo Deiasione e discordia tra i nemici Queste ^dichiarazioni sono molto differenti dal contenuto dèi proclama, i vero, maiper molte considerazioni e per informazioni venute da più parti si ha ragione di ritenere che queste più di quelle rispondano al reale stato di cose. Nei quattro settori che formano ib campo turco-arabo dello Kasr Homs , . • ™„ ™,a „,„«. sa ;» w-i-, 'l'entusiasmo non vi può essere, cè la deVu- pone amara. I combattenti sono stanchi délla vigilanza inerte; le tribù non possono < più reggere alle privazioni cui sono co- strette. La discordia è tra capo e capo, tra tribù e tribù e i pochi gruppi che si mantengono compatti, questa compattezza de- wono più che alla forza e allo ascendente | turco alla paura superstiziosa che hanno ancora di noi. A Mesellata infatti (per. non citare che un caso) si crede, ancora & ancora è convinzione ferma che gli italiani siafio. violatori di case e di donne; e per questa voce maligna, che i turchi abilmente diffondono colorendola con'parvenza di verità, Cesellata è contro di noi e le sue tribù si mantengono in armi. Che cota non si crede a Mesellata? La maggioranza della popolazione di quella oasi è tra le più ricche: è formala dallo incrocio di arabi della costa con donne del Fezzan e del Sudan ed è di una ingenuità spaventosa; presta fede a tutte le voci. Ne ricordo una tra mille diffusasi in questi giorni. Corse voce colà che recentemente sia stato concluso un trattato tra la Turchia e l'Inghilterra, trattato per cui dietro chi sa quale compenso, i turchi avrebbero ceduto agli inglesi un quarto dei loro possedimenti Dove volete trovare una notizia più buffar Eppure, essa è creduta e commentata e vi è già chi dice: « Buoni inglesi} Buoni inglesi' » E lo dice forse colla stessa convinzione con cui quelli della costa, quando sentono la nostra voce alterarsi, borbottano: « Bono taliano! bonol » • Per Infanto non;, sarà fuori luogo notare che, mentre dove ci siamo noi, gli indigeni, se lavorano e pur troppo anche se non lavorano, guadagnano e mangiano; ove i tur* chi ancora comandano, aùche se sj attendono gliiliglesi, manca acqua e'pofhe.Maometto V ha mandato ai turco-arabi armi, nuca e semolino; ma con tutto efò nel loro camPO si muore di sete e dì Tàmil' ?*v . fjJfìT MttfinrìY Ahwiir ': -vV - ■ MAKjèWLjU i. il • ' ( ' -'

Persone citate: De Albertis, Ietto, Sultano

Luoghi citati: Homs, Inghilterra, Italia, Sudan, Tripoli, Tripolitania, Turchia