L'eroica ricognizione nei Dardanelli

L'eroica ricognizione nei Dardanelli L'eroica ricognizione nei Dardanelli ^Particolari rm ROMA, 21, (ufficiale).;' Il vice-ammiraglio Viale radiotelegrafa, dalla regia nave '«Regina Elena », in data di ieri : •{ «A mezzanotte, tra II 18 e II 19, la squadriglia di siluranti, composta delle torpedlnlera « Spica », «Centauro», «Astore», «Olimene» e «Perseo», riusciva a entrare di sorpresa nell'imboccatura dei Dardanelli. « La torpediniera « Astore », ultima della formazione, veniva poco dopo scoperta, e subito le batterie di entrambe lo rive aprirono Il fuoco sopra di essa. Le stazioni di vedetta, disseminate a breve distanza, lungo la costa, si trasmettevano dall'una all'altra Il segnale d'allarme, sicché la squadriglia delle nostre torpediniere rimaneva sempre, e successivamente illuminata da circa dodici proiettori, ma proseguiva arditamente la sua rotta, In formazione ser rata, alla velocità di ventun nodo, tenendosi vicinissima alla costa europea. «Giunta presso Kilid Bar, mentre ir fuoco si faceva più intenso, la torpediniera « Spicsh, che toneva la tasta della formazione, urtava contro un cavo di acciaio. Liberatasi da questo, proseguiva ancora; ma testo si impigliava In un altro cavo, dal quale, mettendo le macchina a tutta forza, riusciva, ancora a liberarsi. «A! di là di Kilid Bar Chanaft, lo specchio d'acqua era completamente ed intensamente illuminato dai proiettori dalla costa! e delle navi, e bàttuto dal tiro nutrithwrrfe delle artiglierie di terra e della squadra « Il mobile incrociarsi dei numerosi faaci proiettati, rendeva impossibile identificare le navi, #meno ancora il loro orientamento approssimativo. «Il comandante Millo, pertanto, ritenne vano tentare in queste condizioni un attacco, che avrebbe prodotto, alla maggior parte della nostre siluranti, sicure perdite. « D'altronde, giundìcando pienamente riuscita la ricognizione, dispose per il ritorno della squadriglia, che fu eseguito con lo stesso ordine, la stessa calma e la stessa abiìità, che hanno caratterizzato tutta questa azione. u Sebbene il tiro della batterie turche, che le ha accompagnate sino a Capo Heiies, fcìse divenuto ancora più intenso, le nostre torpediniere non hanno riportata che avarie insignificanti. » Il contegno del comandante, degli ufficiali e degli equipaggi, per abilità, valore e disciplina, fu superiore ad ogni elogio». Amm. VIALE I compiacimento del Re Telegrammi di esultanza Roma, 21, sera. II Re ha fatto esprimere al Ministro della Marina il proprio compiacimento <)er le provo di eroismo e di disciplina date dal personale delle cinque torpediniere, che compirono il «raid» nei Dardanelli. L'ammiraglio Leonardi-Cattolica ha radiotelegrafato all'ammiraglio Viale il compiacimento del Sovrano, per la meravigliosa ricognizione compiuta. L'on. Mirabelli, sottosegretario alla Guerra, ha inviato al Ministro della Manin il seguente telegramma: « S. E. il Ministro Spingardi, momentaneamente assente da Ito ina, m'incarica di esprimere a V. E. la grande ammirazione dell'Esercito per il sublime ardimento della Marina italiana e la prega di darne comupicazione al comando delle forze navali nell'Egeo ». Il ministro della Marina Leonardi Catto* lica ha ricevuto poi il seguente telegramma dalTon. Luzzatti: a Misuro la sua gioia austera dalla mia commozione patriottica ». L'on. Leonardi Cattolica ha risposto ringraziando vivamente l'on. Luzzatti. Gli ufficiali e i marinai dell'eroica squadriglia avevano fatto testamento Roma, 21, mattino. Si apprende ora un particolare pietoso che viene a dare nuovo risalto all'impresa audace dei nostri intrepidi navigatori. E* giunta notizia, infatti, che tutti gli ufficiali e marinai, prima di muovere verso i Dardanelli, avevano fatto testamento. Il comandante Millo lo aveva depositato nelle mani di un amico a lui assai caro, così pure gli altri ufficiali e marinai, e sicuramente e serenamente essi erano corsi . incontro alla morte. I!'■|i.ii'|!!:■!!l|.I ! Nuovi episodi e pilievi teeaiei Roma, 21, notte. L'attenzione non dell'Italia soltanto, ma del mondo intero è rivolta al magnifico « raid » compiuto nei Dardanelli dalle torpediniere italiane. L'ammirazione manifestata dalla stampa straniera testimonia del valore militare e «politico dell'impresa. Circa il valore politico è da ricordare una sola circostanza: dall'anno in cui fu sottoscritto il trattato di Parigi nessuna marina da guerra aveva violato il principio di non oltrepassare i Dardanelli. Ora cinque nostre torpediniere l'hanno fatto. E' vero che altre due torpediniere lo avevano tentato nell'aprile scorso, ma non avevano condotto a termine l'impresa.- U Ministero della marina è venuto a.conoscenza di alcuni particolari inediti che meglio lumeggiano l'impresa. Eccovi la narrazione completa del anodo come fu compiuto il « raid ». Scoperte all'entrata Il comunicalo di ieri del Governo non lasciava intendere che le siluranti fossero state scoperte fin dall'inizio dell'azione. e invece faceva supporre che la prima fase della brillante azione fosse passata inosservata. Al contrario, le cinque piccole navi sono state subito scoperte perchè è stata segnalata l'«Astore», l'ultima della formazione, comandata dal tenente di vascello Di Somana. Le siluranti erano state adattate per la circostanza. Sul ponte di ogni silurante non c'era che il solo comandante chiuso nella torretta di comando, e lungo i fianchi delle navi erano state disposte le brande onde attutire il fuoco di fucileria del nemico. Le siluranti procedevano in formazione serrata, prua contro poppa; i valorosi equipaggi erano • tutti ' sotto copèrta- La più pericolose posizioni per la responsabilità della manovra erano tenute dalla « Spica », che procedeva in testa come capo fila e sulla quale era imbarcalo il comandante Millo insieme còl tenente di vascello Bucci, comandante della torpediniera, e dall'« Astore », che era l'ultima della formazione. Cosi procedevano le cinque siluranti italiane, una dietro l'altra, senza destare sospetti, senza farsi scorgere, ed erano così quasi giunte all'imboccatura dello Sti'etto. Pare però che dal fumaiolo dell'ccAstore» si sprigionassero delle scintille: era questo un inconveniente inevitabile, nonostante che il fumaiolo avesse il copri-fumaiolo, giacché la velocità di 21 miglia produce di conseguenza questo scintillio. Così la flottiglia venne segnalata e i forti dettero l'allarme. Se l'« Astore » non fosse stata scoperta, probabilmente le nostre totrpediniere avrebbero potuto proseguire fino a Nagara e magari anche oltre. I primi ad accorgersi del passaggio della flottiglia furono i forti di Sebdul Bar, cioè le torpediniere furono scorte fin dall'ineress'i nei Dardanelli. Subito rut'i i forti di Sebdul Bar hanno gettato fasci di luce sulla flottiglia, facendo contemporaneamente rapide e convulse segualazioni agli altri forti, mettendo in azione tutti i mez/.i di segnalazione di cui disponevano. Cosi III flottiglia venne scoperta. Ogni altro comandante, che non fosse stato un marinaio italiano, si sarebbe perso di coraggio, avrebbe titubato, avrebbe pensato di tornare Indietro, tanto più che subito dopo l'opera dei riflettori, che dovevano servire allo scopo di creare la mira ai cannoni, si ù scatenata contro la flottiglia l'ira delle arI tiglierie di tutte le batterie dello Stretto. Nel lago fortificato - Il viraggio ! "Tutte le batterie tiravano, ma la piccola ' flottiglia procedeva intrepida sotto il fuoco ■ vivissimo, furibondo. Le piccole torpedi| niere, condotte dall'anima eroica di Enrico Milìlo, continuarono per miglia e miglia, i Quando giunsero fra Kilid Bar e Cianak . le torpediniere furono investite con la riiasi «ima violenza dai fasci di luce dei rifletitori e dai colpi, fortunatamente .sbagliati, ' degli artiglieri turchi. Qualche cannonata | è giunta a colpire per errore unti nostra ! torpediniera, ma senza produrle danni no! tevoli, una seconda torpedinieiu ebbe dann; : visibili al fumaiolo, una terza ò stala coì- ■ pita a poppa senza conseguenza Presso ! Kilid Bar la « Spica » urtavo, contro un ! cavo di acciaio teso a fior d'acqua per prol teggere la flotta turca stazionante fin da I | principio della guerra nella baia di Na.gara. E' questo una specie di lago fortifi jeato da opere difensive intorno al quale | sono disposte le più potenti artiglierie de! nemico. Fu in questo momento che la « Spica » urtò due volte contro i cavi d: acciaio, ma riuscì a liberarsene andando I avanti a tutta forza. La « Spiea » si era ' liberata quando cominciarono i tiri delle i artiglierie dei forti circostanti e allora il ! comandante Milla dovette retrocedere. ! Mentre si eseguiva il viraggio delle navi ! per retrocedere, il mare era solcato da ! frequentissimi fasci di luce, sicché i nostri j marinai ebbero agio di scorgere la flotta I nemica senza peraltro poter scorgere l'ej satta ubicazione delle singole unità. Il mo- njento più difficile fa. appunto il viraggio per tornare indietro : non solo dai forti, ma anche dalle navi turche si continuava a spatare. ' Nel ritorno lì' comandante Icilio, méntre tuttavia i forti continuavano a sparare, ha con opportuna decisione voluto che la flottiglia si tenesse più vicina alla costa dell'Asia Minore, Fu nel ritorno che il comandante Sensi; della « almeno », fece lanciare a maTO come biglietto da visita ai turchi il salvagente più tardi rinvenuto dal nemico e interpretato come segno di affondamento. ■ Rasentando la costa europea Dopo avervi segnalato gli episodi inediti dell'eroica impresa, eccovi ora il giudizio che dal punto di vista tecnico ha dato un altissim" ufficiale di marina intervistato dalla Tribuna. — Il comandande Millo — ha detto — appena entrato nei Dardanelli, si è tenuto rasente alla sponda europea per tre ragioni, prima delle quali la velocità. Nello stretto dei Dardanelli vi sono due-correnti in senso inverso: una corrente scorre dal mare Egeo al Mar di Mannara, ed è la corrente della sponta sinistra; l'altra corrente si muove dal Mar di Mannara verso l'Egeo, ed è la corrente centrale che passa proprio in mezzo'allo stretto. Ora, il Millo aveva bisogno della massima velocità per passare il più presto possibile sotto il tiro dei forti nemici : quindi accostando molto a sinistra, usufruiva della corrente. La seconda ragione è da ricercarsi nella profondità. Infatti il canale cndoI pnspunsperclclipeanihtVè profondissimo sotto la #ta europea « le»* .-sSF: - i-i hacque sono profonde an'chè a pochi metri dalb.i costa, e questo era un vantaggio non indifferente per l'ardita' squadriglia, che doveva tenersi alla costa anche per la maggior sicurezza — e questa è la terza ragione. — Bisogna sapere che la sponda sinistra, nel primo tratto dei DaEdaneUi, cade quasi a picco sul .mare, ' mentre la sponda destra, quella asiatica, ha un dolce declivio verso il canale. Ora si comprende che quanto più uni nave sottile striscia rasente a una parete scoscesa di costa, tanto minore probabilità ha di essere scoperta ;o, su scoperta, danneggiata. Le cinque .giuranti hanno dunque filato silenziosameritei a lumi spenti, fino a che non sono giunte alla striscia del cariale dominata dai forti di Kidil-Bahr, a sinistra, e dai forti di Cianai e di Kalè Sultanie. a destra. Qui cominciava il passo difficilissimo, e il Millo ha dovuto portarsi in mezzo al canale per prendere di infilata il passaggio. — E non vi era il pericolo di imbattersi in una mina subacquea? — Le mine sono poste a una discreta profondità. Le torpediniere hanno poco pescaggio e quindi possono anche passare sopra le mine senza urtarle. Chissà su quante mine hanno navigato! La... prudenza del nemico imbelle — Come si spiega il fatto che i cacciatorpediniere nemici non hanno dato la caccia alla nostra squadriglia mentre usciva dallo stretto? — Non si spiega se non col panico e il disorientamento che deve avere invaso il nemico. Nella notte esso ha visto le siluranti entrare nello stretto, le ha scoperte, le ha illuminate, e quelle, invece di indietreggiare e'di fuggire, avanzavano; le ha cannoneggiate con le potentissime batterie, e quelle avanzavano; nel punto di passare l'angusta strettura ha rovesciato su di esse un uragano di piombo, e quelle sono passate. Anche le corazzate ancorate a Nagara hanno gettato nell'oscurità i loro fasci elettrici potentissimi, e hanno rovesciato sull'audace naviglio i loro proiettili di grosso e medio calibro, e quelle avanzavano, avanzavano sempre finché non hanno avuto sbarrato il passo dai cavi metallici. Tutto ciò sgomentò il nemico : da una parte e dall'altra dello stretto si tirava all'impazzata. Quanto alle cacciatorpediniere turche, basta riflettere che esse sono molto grosse (600 tonnellate), che hanno un cannono da 120 re diversi pezzi da 76 che posseggono una velocità di sei nodi in più di quella delle nostre torpediniere, per stupirsi delia loro immobilità e della loro viltà. Questo fatto rappresenta uno scacco morale di più per la marina ottomana. L'altra notte, nei Dardanelli, erano cento volte superiori a noi e non hanno osato attaccarci. Hanno tradito il loro stesso compito perche il dovere dei cacciatorpedinieri è di dare la caccia alle torpediniere. E badi che avevauo tutte le macelline sotto pressione! Bastava che rincorressero le nostre siluranti, stanche per Fimmane sforzo, all'uscita dei Dardanelli per raggiungerle e distruggerle facilmente. Appena uscite dallo stretto, le nostre navi hanno certamente dovuto rallentare la velocità per riparare le piccole a- , varie e riordinarsi alla meglio: se i caccia¬ ldsfzsfmtafclccrchptmdclccMuCitesmsMldbgmbi torpediniere ottomani le avessero colte in'1 quel momento, non una delle nostre fragili j siluranti si sarebbe potuta salvare. La mari- na turca - terminò l'alto ufficiale — è stata ; imbelle, ha dato prova della sua debolezza,: 'della sua disorganizzazione, della sua man-1j canza di dignità militare e di coraggio' [ Il boTerno premier* gli eroici officiali e marinai La Tribuna pubblica anche un colloquio col ministro della marina intorno al raid nei Dardanelli. — Sono rimasto — ha détto l'on. Leonardi Cattolica — lietissimo e commosso. Sono' orgoglioso. Giudizi, impressioni personali t: I fatti parlano da se stessi, con la loro sem-' plice, nuda, magnifica eloquenza E' una nuova prova di resistenza, di coraggio, di' • sangue freddo dei nostri marinai ; è una; prova del valore e del coraggio dei nostriufficiali, e, insisto nel rilevarlo, anche dei1 nostri equipaggi, che si sono comportati con serenità, spirito di sacrifìcio e disciplina su-' periori ad ogni elogio. Dica pure che questo' elogio io lo invio, come già l'ho inviato per: radiotdegro,mma, con pieno convincimento. ;e con grande riconoscenza al comandante della squadriglia Enrico Millo, a tutti i singoli' comandanti delle cinque torpediniere ed ai loro uomini. — Vostra Eccellenza, senza dubbio, ha già in animo di ricompensare in modo esemplare questa gente degna di costituire un esempio... — Sì, il ministro della marina prèmierà'. adeguatamente i valorosi. Il ritorno ordinato e perfetto di tutte e cinque le siluranti incolumi ha veramente del miracoloso. Chi. ha diretto questa impresa è un vero soldato, un vero uomo di mare. « Legga ciò che mi telegrafa l'ammiraglio Vale: « Contrariamente a quanto si crede- »1- opprima, i forti esterni dei- Dardanelli h inno srihito snarato contro la nostra soua- li mno subito sparato contro la nostra squadriglia, che imboccava proprio allora lo stretto ed hanno dato l'allarme agli altri forti ». Questo mette ancora più in evidenza l'ardimento del comandante Millo, e dei suoi uomini, perchè vuol dire che hanno fatto volontariamente quarantadue chilometri di percorso sotto l'intenso gr&ndiusra ' del fuoco nemico. La sostituzione dell'elica — Ma il comunicato ufficiale parla di urto di eliche, che la Spica, capo-squadriglia, avrebbe fatto contro i cavi metallici che difendevano da sorprese la squadra turca ancorata a Nagara. Questa avarìa è grave? — Niente affatto: in una torpediniera l'elica rotta si può togliere con grande fa.cilità e sostituire con altrettanta facilità con le eliche di ricambio che tutte le siluranti hanno sempre a bordo: anche mancando dei mezzi che in una base sempre si hanno, basta slivellare alquanto, con opportuni passaggi di pesi, il piano orizzontale della torpediniera, in modo da far cmergere alquanto la poppa e poi svitare dal suo asse l'elica avariata e sostituirla con quella di ricambio. In quanto, poi, all'attacco con siluro delle navi nemiche, che corno fatto conclusivo della audacissima ricognizione si era prefìsso il comandante Millo, esso è mancato, non per difetto di uomini, ma per imprevedibili forze di cose. Certo che giungere con una squadriglia intatta presso le navi nemiche, dopo aver traversato per circa tre quarti d'ora una, estesa zona pericolosissima, e doversi arrestare avanti ad un ostacolo imprevisto, umanamente insormontabile, deve essere stato un grande dolore per il comandante Millo ma di tale disdetta ci si può consolare pensando che l'eventuale distruzione di una o due navi turche non ci avrebbe ■ certo pagati della perdita, più che probabile, quasi inevitabile, di una squadriglia così ardita e di comandanti e di equipaggi di tempra cosi eccezionale. Pei- l'effetto morale dell'audace ricognizione, per l'insegnamento che ne potremo trarre, per la bella fine di questo raid da cui tutte le no-' stro unità sono uscito incolumi, la marina ed il Paese debbono essere più che soddisfatti. il ièwé pestalo dai Mi fy gettato dal comandante della " Climene „ come carta da visita... Roma, si, sera. Ecco uij^caratteristico episodio, che ha chiuso il meraviglioso «raid» ai Dardanelli : Il tenente di vascello Cario Fenzi, cho comandava il « Climene », o che è degno nipoto del defunto Ministro della Marina, Morin, lia voluto suggellare la nostra vittoria con un gesto, che lia del sarcastico e del cavalleresco. Prima di volgere indietro la prua della sua « Climene », ha fatto staccare un salvagente, sul quale era scritto il nome della tor^pedinieTa, e lo gettò in mare. « Cosi lasceremo ai Turch^ — ha detto — la nostra carta da visita!». Questo episodio dimostra con quale sere- 'nità d^nìmQ u tavitti nogW marinai han. „ . . , . . . ' 110 uemP™to * Sesta. che "maITa blle nella stolia contemporanea, e apiega : anche come nel dispaccio di ieri, di fonte 1turca, sia detto che fu rinvenuto in mare [il salvagente di una toiaiedtìuera italiana.