L'Asinella

L'Asinella L'Asinella .Noi bolognesi siamo di nuovo in subbngldo. , Non è ancora calmata la- lunga contesa fra coloro che vogliono ornare di merli il palazzo del Podestà e gli altri ohe trovano storico, logico, estetico conservare quell'edificio come è attualmente, e già s'inizia un'altra non meno calorosa polemica che interessa tutta la città: si deve o no liberare la base della torre Asinelli dalla costruzione ohe attualmente la deturpa, come diceva nel patrio consiglio Enrico Panzacehi? Il Municipio, dopo avere finalmente acquistato e soppresse le botteghe da battirame che erano nella rocchetto costruita attorno allo zoccolo delta torre della repubblica bolognese nella seconda metà del millequattrocento, ora ha atterrato pezzi di muro tanto per vedere come sistemare la nostra antichissima e celebre torre; ed ecco che sulle gazzette, nei caffè, nelle case, in mezzo alle strade, ognuno si è messo a manifestare la propria opinione accalorandosi al punto — e lo vedremo fra qualche giorno — che ai formeranno certo due partiti : il partito dei conservatori dello statu quo e l'altro dei rivoluzionari demolitori della merlata costruzione appoggiata alla base della torre. -Questo interessamento dopo tutto è più che giustificato. Ogni bolognese crede di essere un po' proprietario della vecchia torre: alla fine del duecento un Asinelli non vendette forse l'ottawa parte della sua torre a diversi cittadini! E l'affetto che nutrono i bolognesi per tutto ciò che è bolognese, l'ardore che essi mettono a discutere ogni questione ohe è di decoro della loro città — lo confesso — desta in me, petroniano puro, un seneo vivo d'orgoglio. Perdinci, abbiamo fatto a pugni quando cercavamo il posto ove mettere il menu mento a Garibaldi; pareva che dovessimo fare la rivoluzione quando si trattò di levar ivia dalla piazzetta attigua alla torre una statua di S. Petronio, e si può facilmente immaginare che non dobjbiamo rimanere indifferenti quando si tratta del più celebrato monumento della città nostra, che ogni forastiero ammira con il naso in aria e che rappresenta addirittura Bologna in tutte le stampe, in tutte le vignette grandi e piccole. Senza dell'Asinella non si riconoscerebbe più Rologna: essa è il simbolo della nostra città. Dopo tutto quella torre ha una bella storia. Si cominciò a costruirla nel 1109 ner comando di un magnifico oavaliero, Gerardo degli Asinelli, che oltre un luogo sieuro di offesa e di difesa nelle continue lotte intestine, volle, avere anche il .vanto di possedere la torre più alta della città. Non si scherza; misura quasi 98 metri. La famiglia degli Asinelli non ebbe certo la modestia che può apparire dal nome; ru per secoli una delle più'potenti'e-'do¬ viziose ed il suo nome passò ai posteri unito'a quello del re Enzo. Infatti il leggiadro ;biondo monarca vinto alla battaglia di Fos salta — badato che parlo di cose successe nientemeno che alla metà del mille e due — e messo prigioniero nel palazzo, che prese poi il suo nome, indusse un Asinelli a farlo fuggire dentro una brenta di vino, ma gurrd7te"umairche"pu"ò""fare la~lìng~ua di una donna! - una giovanetto che stava a una finestra a prendere aria vide la dorate chioma del Principe dall'orlo della brenta - _.:„» „ ' i„„ e si mi&e a urlare: j Al a I Al / — scappa scappa ^ JE cosi re Jkmzo fu ripreso, 1 Asinelli fuggi , ,. ... , ,? e la donna divenne la progenitrice delia :nobile famiglia degli Scappi. Radate che se non volete credere a questa storia, padronissimi; non me ne avrò cor- temente a male. j *** j Certo è che la nostra terre fa parte, si' può dire, di tutta la istoria bolognese. E' vero che un tempo ha servito, certo a ma- lincuore, di berlina ai condannati esposti al pubblico entro una gabbia all'altezza di venti metri ; è vero che fu scelta a stru- mento di morte da insensati che si gettarono a capofitto dall'alto della sua oima, ma non è anen vero che, dopo avere sfidato non so quanti incendi, dopo avere resistito a forti terremoti, dopo avere sopportato l'offesa di. ripetuti fulmini, scelta a fortilizio e a'Corpo di guardia accolse sulla sua cima / campane che fino dal -principio del tre-j cento fecero udire ai colli e alle pianure ! attorno lo squillo della loro voce « quando ì era il fuoco in qualche parte » o a batter \l'ora del coprifuoco o * per ogni entrata di gonfaloniere et anziano et per tutte le alle- Jgrezze ohe faceva la città ». Ha servite ad'illustri scienziati del nostro Istituto per)varii esperimenti Bulla deviazione dei gravi dopo le scoperte del Newton ; come segnali guerreschi e come manifestazioni festose ha innalzato dall'alto potenti fasci di luce; si è prestate perfino quale palestra ginnastica ad ardimentosi acrobati per salirvi e discendervi dalla parto esterna ; illustrate dagli storici, ricordate da celebrati scrittori forestieri nei loro ricordi di viaggio, cantata da' poeti, incisa su monete, ha dato argomento a satire e a canzoni popolari... che si vuole di più? Non ho avuto la fortuna di assistere — eravamo al 17 gennaio 1806 — all'entusiasmo del popolo bolognese quando, per festeggiare un vittorioso fatto d'arme, gli anziani ordinarono una grande illuminazione sulla torre e Beccaro di Gozzo di Beccari « con due pezzi di stanga di colombara in colombara vi salì sopra e vi accese il fuoco suonando a martello tutta la notte », ma in compenso ho aentito le grida di ammirazione e gli evviva entusiastici rivolti al lanternaio Luciano Monari nell'aprile del 1878, quando egli salito sull'Asineli» si abbrancò al ferro del parafulmine che scorre all'esterno lungo la torre e, strisciando con la schiena contro il muro, si lasciò scivolare fino in fondo dopo avere fatto di quando in quando esercizi ginnastici. Raccontò egli stesso l'avventura all'avvocato Raimondo Ambrosini, un appassionato raccoglitore di cose patrie che mi ha fornito le notizie che mi potevano interessare riguardo la storia dell'Asihella, sulla quale ha scritto un prezioso libro. Giunto il Monari sulla terrazza ai piedi della torre, — la terrazza che adesso si presta al dibattito cittadino, — le guardie lo volevano trarre in arresto, ma le moltissime persone sulla piazzetta radunate protestarono così minacciosamente che varii cittadini, fra i quali il banchiere Felice Cavazza, il conte Poppino Massei, lo fecero salire su di una vettura pubblica. Il popolo delirante staccò i cavalli e portò in Palazzo di nuovo trionfatore fra grida d'entusiasmo! Per alcuni iriorni, meglio per alouni mesi, non si parlò d'altro e l'impresa temeraria del giovane operaio aveva talmente eccitato gli animi della gioventù bolognese che lo scendere esteriormente dalle torri, il salire sui muri delle chiese e delle case era di ventata una mania furiosa. Tutti volevano imitare, emulare il Monari, e un certo Galloni poco dopo non solo discese dall'Asi nella, ma vi salì anche dall'esterno; Francesco Grassi fece lo stesso dopo avere lanciato dall'alto dei foglietti nei quali era detto che egli * era quel tale che aveva montato sulla testa del duomo di Firenze », e due giovani, di sesso diverso, non so con quali intenzioni, salirono sulla torre essi pure... per le scale interne- però, e, per causa dello sbadato custode, vi stettero rin chiusi per tutta una notte con molta paura (tanto più ohe durante la loro prigionìa ^er colmo di disdetta avvenne una forte scossa i di terremoto) e con molte maliziose risatepar parte del popolino. » » Come si risolverà l'attuale questione? Intanto seguiteremo per un pezzo a parlare e a discutere, e chi sa che la rocchetto della torre non divenga magari una piattaforma per le nuove elezioni amministra tive e — perchè no? — politiche.- « Elettori! Volete la torre così come 6Ì trova? Votate per il tale dei tali, animo sereno, mite, veramente amante del suo paese, che vuole le nobili tradizioni degli avi religiosamente conservato Oppure: € Elettori! Volete che la vostra torre ritorni alla primitiva snellezza abbattendo la grottesca merlatura ohe s'in n alza-alla sua base? Votate per il tale altro che di sentimenti modernamente liberali vuole abolito tutto ciò che è segnacolo di servitù! 1 Nói petroniani, che-, abbiamo fama di'gente T,a«ifica' calma> serena- « TieofMianio ;lnvece. ^ 6 stiamo ^ necessitadi dividerci in partiti, innocui sì, ma tenaci. Vogliamo manifestare la nostra opinione altamente, francamente e di qui le diversità di propositi, di vedute, di idee, anche per cause non certo di gravità eccezionali. Non siamo più per fortuna al tempo dei GaUuzzi e dei Carbonesi, dei Lamber tazzl e dei Geremei degb. Asinelli e degli Sciabecchi. Quegli odi sono morti e se P°ltl/ 1 .nofn nomu al J»IUL 80,10 divisi... m fazioni per le cantanti Gazza- j . _ . r. . ■ niga. * ^rezzo"nl • no1 — diciamolo a nostra Jlode — ci dividiamo ora nuovamente per , -, . . , la nostra torre. Cominciano infatti ì refe- :rgnrf fe polemiche, gli avvertimenti ai e dobbiamo a8pMtaóL £ire qualche paTOia grossa> qualche litigio... Ma poi? poi abbandoneremo la torre al suo j appena salterà fuori qualche nuovo j interesse cittadino. ' E non è bello forse tutto ciò? Non è de gna di lode questa prova del nostro attac camento verso la città nostra, ora speoial mento che con la smania di allargamenti, di sventramenti, di innovazioni, di moder nità, tutte belle cose volute — dicono — dall'accresciuta popolazione e dagli impel lenti bisogni commerciali e industriali, si vanno togliendo via a poco a poco le carat terietiche più spiccate di Rologna? . Bisogna che io dica pure il mio parere 'anche a costo di passare per codino... Benso sempre con molta preoccupazione al tempo j in cui i nostri più vetusti monumenti, le ! nostre due torri, il. palazzo della Mercanzia, ì quello del Te Enzo, l'altro del Podestà sa \ ranno isolati in mezzo a grandi piazze, a capo di larghe vie e sepolti da palazzoni a J sette o otto piani di tutti gli stili e di e'normi dimensioni. Che cosa rimarrà allora )della nostra vecchia, della nostra vera Bo-i logna? Io temo che per farla ad ogni costo bella si finirà per cambiarle addirittura... i connotati ! Ma a ciò non pensiamo. Gi penseranno i nostri figli o i nostri nepoti. A desso discutiamo e accaloriamoci per l'Asi nella... Alfredo Testoni.

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