Il travaso dell'idea dall'alcoolismo al riposo festivo e viceversa

Il travaso dell'idea dall'alcoolismo al riposo festivo e viceversa Il travaso dell'idea dall'alcoolismo al riposo festivo e viceversa i Vtt travaso, trattandosi di vino e di vinoecadente da osteria, è indicatisstmo e ci è euggerito,da una bella iniziativa; la eostitu-•zione In Torino di una « Unione anti-a.lcoo-Ile*,, per opera di un Comitato provvisorio di egregi cittadini », desiderosi di porre mano — dico il programma — alja lotta anti-alcoo-Jica. Porre mano, s'intende, in senso flgu- rato, perchè ad allungare davvero la manosul bicchiere di un alc-o-olista c'è da buscarsiuna bottiglia sulla testa. Fanno parte dot Comitato provvisorio illu--etri scieneiati. come Antonio Marro e Valen-tino Oliva, ed 1 nostri più noti uomini pub-blicl, fatta eccezione, di quelli che per ra-gione di professione o d'industria si troverei)-bero a disagio con un programma anti-al-icoolico. ,,..,„ j -Noi, non dubitiamo dei buoni risultati della'propaganda. Ma i risultati saranno migliori ancori se si avrà cura di includere fra >. membri del Comitato definitivo il maggior numero possibile .di alcoolisti disposti a dU-• fondere fra i .loro..colleglli nelle osterie la parola della redenzióne; duella parola che jvien detta ora dagli egregi signori del Comi- jtatro attuale nella fiala Vincenzo Troia — il iiluogo delle radunanze — e ohi.* pur troppo lìion giungo alle orecchie dei bevitori, non ' abituati a frequentare quella sala. Già altra volta si è iniziata a Torino una simile propaganda, ed il miglior frutto dì essa fu un bel volume • Il Vino », al quale collaiborarono nomi ' cari alla scienza ed 11 farte, fra cui Edmondo De Amicis. Egli, con la sua- solita arguzia dichiarava agli amii':i iene intendeva di fare le sue riserve per il ! barolo dell'Opera Pia omonima Gli aJtri risultati di quella propaganda filarono magateci. Nè poteva avvenire diversa! mente in un paese come il nostro, ove si ilegge poco e si beve molto; in un paese che ;haun totale di 123.253 esercizi per vino e liquori, con la inedia di un esercizio ogni 153 ■abitanti; media questa superata gloriosamen|te da Torino — degna sede di Comitali antiialcoolici — la quale vanta un esercizio per ogni l'Oó abitanti: E,, sia lode al merito, le i autorità tutorie del Comune hanno cura clic 'questa gloria ci sia conservata, raocomandan. ;do alla Questura (cosi affermano le male llniguc bene informatéi) di noni star troppo sul irirato nel concederò licenze, per l'apertura di nuovi esercizi. Ragioni elettorali lo rlchie'dono. Il Governo, alla sua volta, nulla ha trascurato per il conseguimento di tali buoni -risultati. . 'La crisi dell'abbondanza del vino incalzava e più che la crisi, incalzavano i deputati agrari, imponendo a Giolitti ed al Govèrno di bere o far bere a qualcuno, ai soldati ed ai dipendenti dal Governo i 50.000.000 di ettolitri di vino prodotti nel 1907. O bere o affogare! Chiesero ed ottennero abbuoni sulla tassa di distillazione ed altre facilitazioni d'tado.' le... alcoolica e così la produzione dello spirito ed il consumo locale che nell'esercizio ^888-89 erano di .«5.285,30 otlolitr^ed il consujmo di-41.000 ettolitri, ascesero Vent'anni dopo, nell'esercizio- 1908-09,- la produzione ad 800.537,18 ed il consumo locale a 520.000 ettolitri! Che bazza per gli alcoolisti! > Passata la crisi enologica, ecco giungere lon la vettura di Negri la Croce Rossa degli antialcoolisti per raccogliere i morti ed i feriti d'alcoolismo. < [Quale ecatombe! Nel 1908 si ebberp'in Italia o97 morti per alcoolismo cronico, il numero dei ricoverati nei manicomi era cresciuto a dismisura e nel 1909 era di 21,037 alienati, del quaJli ben 3099 per psicosi alcoolica. Nello 'scoreo anno su 530 ricoverati nel nostro manicomio 130 erano uft'eui da {renosi alcoolica. <Hon per nulla Torino vìnce il record del magjgior numero delle osterie in rapporto al nujmero degX abitanti. | Là pazzia eia delinquenza avevano proceduto in Italia di pari passo cos'aumento della [produzione e del- consumo delle bevande alcòliche, facilitato dalle disposizioni della (leggo sul riposo festivo, che nelle domeniche Ichiude ogni altro varco e ci spinge tutti, come Ipesci alla nassa, ad ubbriacarci alle osterie. ! Bisognava provvedere e d'urgenza, ed il |Governo, assecondando gli antialcoolisti corno aveva assecondato gli agrari, dettò un progetto di legge, diremo cosi, di conciliazione Ira agrari ed antialcoolisti, fra igiene ed osteria, pieno di sottigliezze, misurate a basi d'alcool, - di- cui eccovi le lineo generali: l:o Impedire che negli esercizi muniti di licenza si possano vendere bevande alcooliche *enza una speciale autorizzazione da concedersi da Una speciale commissione da istituirsi nel capoluogo della provincia sotto la presidenza del prefetto; 2.o Stabilire un limite di alcoolicità del IBI O'O al vino, al disopra del quale limite le Ibevande assumeranno cai-attere di alcooliche il cui consumo, presumendosi nocivo, sarà soggetto alia stretta vigilanza della legge. ,La Commissione avrà la direzione della lotta contro l'alcoolismo ed eserciterà, hell'applicazione della legge l'autorità, attualmente affidata alla pubblica sicurezza: concedere licenze per la vendita dei liquori agli esercizi già esistenti; concedere licenze per l'apertura, di nuovi esercizi; fissare gii orari di apertura e di chiusura dei medesimi, ecc., ecc. Una particolare disposizione vieta di som-Iministrare liquori ai minori dei sedici anni ed un'altra priva dei diritti elettorali chi per due volte fu condannato per ubriachezza. Nol consentire l'apertura di nuovi esercizi la Commissione dovrà baciare a limitarne gra dualmente il numero sino a che non ne rijinanga cho uno ogni S00 abitanti, j Non una sola limitazione è fatta dal pro- jretto al privilegi di cui, in grazie alia legge sul riposo festivo, godono attualmente le osterie e gli esercizi tutti di rivendita di vino e liquori, di fronte agli altri psereizt, anche di generi alimentari, non escluso il pane, per quanto più necessario del vino, j Pure è bastata in minaccia della, riduzione del numero delle osterie, perche il progetto già approvato dal' Senato, nel febbraio dello scorso anno, si sia arenato nelle acque di Mon tecitorio, e non abbia ancora potuto toccare ,la riva, .;}*# Constatiamo il fritto, non dolendocene, sicuri come siamo che ]a n|10va lefff^ pm. approva. ,ai iafcler(,bbe il tempo che trova, o non ci darebbe un ubbriaco di meno del elevante nu mt.ro attuale. Nessuna legge può avere seria e pratica ap plieszione, ne potrà riuscire efficace se non è posta ln armonia con tutte le altre disposìziom- c}le ad essa si connetlono. e se tutte nssiemie non sono applicate con la necessaria e uergj'a. Il che da noi non avviene. La legge attuale di pubblica sicurezza contiene pa recclìie disposizioni contro l'alcoolismo (cho è causato non solo dall'abuso dei liquori, ma anche dall'abuso del vino) : ve ne ha, fra le altre, una òhe vieta, agli «cercanti di somministrare vino agli ubbriachi ed agli ìndi- vidui già alterati dal vino. Ebbene, non v'è caso che si applichi una contravvenzione ad un osto per slmile infrazione, mentre le contravvenzioni dovrebbero essere tante, quante le ubbriacatur» che non sono poche. Che dire della particolare protezione concessa dalla legge sul riposo festivo agli esercizi di vini e liquori, e dello stridente contrasto fra questa legge ed ogni altra disposizione legislativa tendente ad infrenare l'alcoolismo? •Pare una canzonatura rivolta contro gli astemi! ed i mangiatori dì pane è formaggio! *% Così pensava con sano criterio il cavaliere Spuntini, impiegato alle Hegle finanze, durante una sua passeggiata domenicale .fuori porta, fatta, con la moglie ed i tre piccoli Spuntini, nel vedere le osterie affollate di operai, con le rispettive famìglie, mentre egli, pubblico funzionario, corto di quattrini, si contentava dì mangiare la polvere sollevata damile automobili. Cosi pensava, quando, un'ora dopo, la proie, die è molto panivora. come ogni figlio di regio impiegato, prese a chiedergli insistentemente: «Panel pane!!.. Egli, dopo consultato il portamonete e preso parere dalla signora Giulia, sua rispettabile consorte, si mosse verso una vicina panetteria. La porta era semi-chiusa, ed un avviso avvertiva: • Chiuso per riposo festivo e per la. morie della suocera. Entrare dada porticina di dietro ». , Cosa questa che pareva dovesse far molto piacere alla suocera. Egli passò Infatti dal cortile ed "entrò dalla indicata porticina. Trovò il panettiere non molto addolorato. Alla richiesta se volesse vendergli del pane, quell'esercente lo squadrò da capo a piedi. Un recente reclamo contro le violazioni della legge sul riposo festivo l'aveva reso guardingo contro le "male sorprese, ed il cav. Spuntini, sospettato quale agente di Questura, fu messo malamente alla porta. Il cavaliere ebbe allora un lampo di genio. Si recò in un'osteria e chiese pane: tre pagnotte per il necessario manducamento della, prole. L'ambiente era affollato dì semi ubbriachi, che mangiavano e bevevano. L'oste, scambiandolo n neh egli con uno della Questura, lp squadrò da capo a piedi. — Lei non conosce la legge? — gli disse. — Non sa, lei, che non possiamo vendere pane? — Pure... — protestò umilmente il cavaliere, accennando ai bevitori seduti davanti alle tavole ingombre di bottiglie, di pane e companatico — a quei signori ne ha venduto. — E' una cosa ben diversa, — ribatte l'oste, collana di un avvocato che risolva una <juestione di diritto, — essi mangiano bevendo... — Ma io non ho voglia di bere, ed il pane mi serve per i miei ragazzi. — Ed io non posso vendergliene — concluse, risoluto, l'oste. — E... se bevessi? — Allora si. — Ebbene,., mi dia mezzo litro di vino e tre pagnotte. E l'oste, posto sul binario della legge, lo servi. Spuntini prese le tre pagnotte, le distribuì alla prole famelica, rivendette a metà prezzo all'oste il mezzo litro, ed usci sbuffando e protestando, contro la birbonata di una legge che non vi conseme di mangiare pane nelle domeniche nei pubblici esercizi so non a condì zione cho lo inzuppiate nel vino. E por la prima volta quel regio impiegato, così ligio al suo Governo, sentì la voluttà di dirne corna. Indi, riassumendo il suo pensiero, come era il suo costume, ai tre piccoli Spuntini, che spagnotlavano faniejicamente, cosi disse, rivolto mentalmente a Giolitti ed ai membri dell' k Unione antialcooiica. » — Se si vuole combattere sul serio l'alcoolismo, occorre che si corregga prima ed avanti 1 ogni cosa la legge sul riposo festivo, impo > nendolo, prima che ad ogni altro esercizio, | alle osterìe. Si applichi seriamente la legge | sulla Pubblica Sicurezza, si tolga all'isola Sar, da (il cavaliere Spuntini è «ardo e, come tale, cntpltrzldsGnn caccia la sua isola anche nella minestra) il triste privilegio della libertà della distillazione, dal momento che altra legge fiscale toglie la possibilità di venderne il prodotto fuori dell'isola. Si applichino le leggi sanitarie contro gli adulteratori del vino genuino, e l'uso o, meglio, l'abuso dell'alcool diminuirà lentamente, anche senza bisogno di nuove leggi e di nuove Commissioni. Questo, questo dovrebbe dire il Comitato antialcoolico al signor Giolitti. E pronunziando queste due parole signor Giolitti, al cospetto dei suoi tre piccoli Spuntini, che, consumate le pagnotte, lo ascoltavano a bocca spalancata., il cavaliere Spuntini pareva volesse dire: « O perchè non mi trovo io al suo posto? ». Indi, dato il braccio alla signora Giulia,.che si sentiva felice di essere consorte di un tanto uomo, prosegui la sua passeggiata d'astemio. Toga Rasa.

Persone citate: Antonio Marro, Comi, Edmondo De Amicis, Giolitti, Negri, Valen-tino Oliva, Vincenzo Troia

Luoghi citati: Italia, Torino