Gli Dei hanno sete

Gli Dei hanno sete Gli Dei hanno sete Sete di sangue, naturalmente: quando gli Dei sono assetati, non c'è da sbagliare. Pirendendo ta tema del suo muovo romanzo gli ultimi giorni del Terrore, Anatole Franco ha gettato, fin dal titolo, sugli Dei la responsabilità di quell'orribile flusso di sangue, di quella spaventosa follìa criminale. La tesi non è nuova nell'opera del Firance: è anzi il cardine della sua filosofia pratica, quale emerge da ogni sua evocazione storica, e quale è formulata dal personaggio che 6otto «varie spoglie, si chiami Nioia, Jé•róme Codgmaird o Professor Bergeret, è il compiacente e piacevole interprete delle idee dell'a-utofte. Gli uomini sono infelici assai meno per l'eccesso dei loro vizi, che non per quello deWe loro virtù : 'le stragi più cruente da cui fu macchiata l'umanità, i maggiori delitti conferò i diritti della vita umana sono stati commessi a fin di bene: sono gli eooessì dell'idealismo ohe hanno trascinato l'umanità ai maggiori errori, che hanno turbai» il sereno equilibrio della natura. L'uomo ohe impersona in questo nuovo romanzo questa visione ironicamente critica e indulgentemente scettica, non è una figura che abbia l'originalità e il risalto di un tipo artistioamente indimenticabile per intensità e persuasione di vita. Il cittadino Maurizio Brotteaux, ex-nobile, antico esattore, squisito gaudente, a cui la rivoluzione ha tolto uffici, ricchezze, nome, amanti ed agi ; costretto a vivere in una soffitta e a dipingere ritratti per pochi soldi e a fabbricare burattini, ma serena anima di epicureo che isi conforta nella lettura del suo Lucrezio, che porta immancabilmente seco nella tasca aperta del suo abito color pulce, ò una figura alquanto di maniera, che ricorda troppo nelle sue caratteristiche mentali ora l'abate Coignard, ed ora il professor Bergeret, 'senza averne la felice vitalità, (J'evidenza artistica, l'unità del carattere fisico e intellettuale. E' un po' un manichino letterario, ma vestito col gusto e con l'abilità di un burattinaio squisito, e i suoi discorsi, se più che dall'intimo della sua anima, escono dalle labbra esperte del magico suggeritore, sono così fioriti di arguzia e di sapienza, che poco minore è il diletto. Diceva dunque il savio epicureo ed ateo sereno ohe la religione era necessaria, ma doloroso il fatto che * i giacobini volessero eosti/buinla con una religione più giovane e più pericolosa, con la religione della liber t-à, dell'eguaglianza, della repubblica, della patria d. Aveva osservato i che nel vigore della loro giovinezza le religioni sono più furibonde e crudeli, e si addolciscono poi in veoohiando. Perciò si augurava che fosse conservato il cattolicismo, che aveva divorato tante vittime ai tempi della sua forza giovine, e che ora, appesantito dal peso degli anni, con un appetito oramai mediocre, si contentava di quattro o cinque arrosti di eretici ogni secolo ». Immaginando Evaristo Gamelin, il protagonista del suo romanzo, incarnando in lui, amico e seguace di Robespierre, -1'aiikna sanguinaria degli ultimi giacobini, Anatole Franca ne ha fatto logicamente un'anima austera e pura, un cuore buono e generoso, una creatura timida nell'amore, tenera negli affetti familiari, pronta a qualunque sacrificio per il pubblico bene. L'ironia comica e .tragica del Franco si è compiaciuta di costrurre con logica inflessibile la via per cui questo modello di virtù familiari e civiche giunge alla cecità mostruosa di mandare alla ghigliottina, con puro cuore e incrollabile persuasione di compiere con romana inflessibilità il proprio dovere verso la patria e fl'umanità, uin gregge di innocenti, gli amici, i benefattori. E' probabile che in quel colossale episodio di delinquenza che fu il Terrore, altre spinte abbiano agito all'infuori della pura follìa ideologica. Il Franoe è stato naturalmente attratto da essa, e più che un quadro storico, ha inteso darci in forma artistica quella che si potrebbe dire la critica scettica di un errore metafisico: egli ha integrato neUa sua purezza teorica, in una figura rappresentativa, la corrente ideale che coprì con la sua bandiera fermenti farae meno puri e più bassamente umani. Comunque, la figura del protagonista Eyaristo Gamelin possiede un'unità psicologica ed un carattere storico che rispondono alla logica dell'ambiente prescelto, assai più che non quelli del savio filosofo epicureo. Il pittore Evaristo Gamelin jpossiede una di quelle coerenze assolute e intransigenti, che poste a servizio di una gran mente possono condurre alla grandezza artistica e civile, ma che governate da un'intelligenza mediocre conducono inevitabilmente agli errori più ciechi. L'ironia di Anatolo Franco lo 6egue, passo passo, col 6Uo .umorismo pungente, reso più caustico da un'affettuosa simpatia e dalla finta bonarietà verbale. Allievo di David, Gamelin, rinnega con orrore la deliziosa arte di "Wiatteau e di Fragonard, din cui riconosce naturalmente « la depravazione monarchica e il vergognoso riflesso della corruzione delle corti ». Cittadino di 'un popolo libero, dipinge con vigoroso disegno Libertà, Diritti dell'uomo, Costituzioni, Virtù repubblicane ed Ercoli popolari, che schiacciano l'idra della tirannide; e (poicbè i tempi sono tristi per l'arte, immagina, per far denaro, un gioco di carte patriottico, in cui ai re ed alle regine sono sostituiti Libertà, Eguaglianze, Frater nità, ed al ■ fante di cuori > il c cittadino di cuore ». Ma Jean Blaise, il negoziante di stampe, di cui Gamelin ama la figlia E lodi a, lo disillude: il pubblico è stanco di iconografia rivoluzionaria: domanda immagini più allegre: c 'l'ardore degli uomini nel rigenerarsi intiepidisce col tempo, ma gli uomini ameranno sempre le donne ». Gamelin abbandona irato il mecenate, ma acquista un'amante. Elodia, compreso che quell'uomo timido ed austero uon oserà cdersFspn«mlsssmftmttevECdmcssilvloadldgscncsgdlntsun a mai fare i primi passi, li compie essa stessa: e quando gli 6Ì è data, comprendendo di aver a fare con un ingenuo, gli rivela discretamente di aver avuto un amante. E Gamelin immediatamente vede in lei' una vittima, immagina che ella è stata sedotta, e natonalmente da qualche vile aristocratico, ora emigrato; e ne la stima ed ama maggiormente. E quando, per l'intromissione della cittadina Rocheinaure, donna galante e losca annodatrice di intrighi politici, è nominato giùdice al Tribunalle rivoluzionario, Gamelin arde dal desiderio di trovarsi dinanzi, fra i tanti emigrati e reazionari che sfilano sulle terribili panche, l'ignoto seduttore; si strugge di vendicare con la patria, la presunta sedotta e la sua propria gelosia: e accecato dal suo furore che gli fa confondere ed identificare con gli interessi della patria e dell'umanità il proprio 'risentimento, manda alla ghigliottina un innocente. E' la prima vittima della sua follia; ma egli non dubita: come tutto le persone a cui l'eccesso delle virtù morali toglie il senso della «emplice umanità, «gii trae dalla coscienza della sua onestà, del suo disinteresse, della su» devozione alla patria, l'idea della sua infallibilità e l'imperativo della sua missione rigeneratrice : Robespierre gli ha insegnato con la sua dolce eloquenza il modo di riconoscere, nell'apparenza confusa e contraddittoria delle cose umane, l'assoluto del bene e del male; e come tutti icoloro che tengono in mano l'assòluto, Gamelin diviene cicco, inflessibile e innocentemente 'mostruoso. In quest'analisi di una lucida follia progressiva, Anatole Franco coglie deliziose ironie. Gamelin manda alla ghigliottina con egual entusiasmo nobili e .plebei perche <r riserbata ai soli aristocratici, la ghigliottina gli sarebbe sembrata un iniquo privilegio»:... pensava « che la pena è un obbligo verso i delinquenti, e che sarebbe far loro un'offesa privandoneli ». Manda al (palco infame con egual serenità donne giovini e belle perchè non avendo mai conosciuto il desiderio se non nell'amore profondo, è insensibile al fascino della bellezza e della sensualità: « artista freddo e coscienzioso, uon riconosceva bellezza che alla ferma antica, e la bellezza gli ispirava più rispetto che turbamento ». E i suoi compagni cono simili a lui: « atroci di virtù o di paura non formavano che un eolo essere, luna sóla testa, sorda ed irritata, una sola, anima, unta bestia mistica ohe nell'esercizio naturale delle sue funzioni produceva abbondantemente la morte ». Erano anime semplici, e quando le forme di condanna furono semplificate si trovarono a loro agio: « La giustizia sommaria .li soddisfaceva. S'informavano soltanto delle opinioni degli accusati, non potendo immaginare che si potesse senza malvagità pensare in modo diverso del loro ». E .Gamelin spazzato come il maestro te i Compagni dalla-rivoluzione del nove termi doro va alla ghigliottina, convinto di aver meritato una giusta pena, 'per aver mancato di zelo, per non aver sparso sufficiente sangue, per esser stato troppo dolce e mansueto... E la Francia, liberata dalla follia sanguinaria, respira, e gli scampati per caso al lugubre coltello triangolare espandono in una rapida sete di godimento l'animalità compressa nei terribili giorni in cui la vita era zimbello del caso. E Elodia Biase, l'amante di Gamelin, colei che avendone orrore lo amava con maggior violenza quanto più gli appariva terribile, crudele, atroce, si dà, al ritorno da una scampagnata, ad un amico di lui, e nell'aocompaguarlo di notte tacitamente alla porta, gli dà, con le stesse parole, gli stessi avvertimenti che dava al suo predecessore... Con questa chiusa ironica, che sta come a simboleggiare la vanità dei grandi rivolgimenti ideali dinanzi alla fissità eterna e stereotipa delle piccole passioni umane, nonché l'infinita versatilità ied adattabilità della natura femminile, Anatele Franco ha concluso il suo romanzo. Il quale non c fra i suoi migliori, ma è pur sempre opera egregia. Quale sottile interprete egli fosse dell'anima e delle forme dell'età della rivoluzione il Franco aveva già mostrato nelle novelle dell'E tui de nacrc. Assimilatore sottilissimo dei caràtteri letterari dello età trascorse, colto in ogni campo dell'attività di un'età, impeccabile nell'informazione tecnica, umorista inimitabile nonostante le imi¬ tazioni, egli è pur sempre, anche in questo libro che, massime negli ultimi capitoli, mostra qualche languidezza e stanchezza, qualche 'Sanile mancanza di nerbo e di rilievo, il principe della prosa francese contemporanea, un delizioso raccontatore, uno psicologo profondo, che ha saputo fondere due virtù spesso ripugnanti : l'osservazione diretta ed acuta della realtà umana e l'eleganza della visione letteraria, armoniosamente classica. Nella sua critica scottica le o , e e più nobili idealità umane sono rese garbatamente ridicole ed inflessibilmente schiacciate dalla ferrea vitalità trionfante della natura, brutalle, incoerente, contraddittoria, ima questa rovina ideale e divenuta, per la sovrana eleganza dello spirito e per la lucidità verbale, un'opera di squisita armonia ENRICO THOVEZ. .Anatole Frange: Leu dieux ont spi/, man. iParis. Calman Levy. RO-

Persone citate: Anatole Franca, Anatole Franco, Evaristo Gamelin, Frater, Jean Blaise, Libertà, Professor Bergeret

Luoghi citati: Calman Levy, Francia