Il Re del quieto vivere

Il Re del quieto vivere Il Re del quieto vivere (Nostra corrispondLondra, giugno. I leasapJMQ e i baciapile della. Corbe inglese non «anno perdonare allo scrittore Sidney Lee una bell'opera virile e civile. Égli è colpevole d'aver rintracciato e tracciato nudo e crudo il profilo storico di re Edoardo nel suo Dictionary of National Bio~ graphy, un lavoro serio, da bene, e destinato a durare. I leccapiatti e i baciapile ne sono esterrefatti. Ma esistono anche degli uomini, in Inghilterra; e questi anurovano e apprezzano la franca esegesi del .Lee. Re Giorgio, per «empio, ò un uomo: e non ha temuto la verità sul conto di suo padre. La monarchia inglese non ha mai temuto la verità. E' la più amata che ci sia, ma anche quella che il popolo ha -viziata meno. Oli inglesi le dissero sempre chiaro e tondo quel che pensavano di lei; e, se ne pensavano male,.-le fecero eempre balenare l'eventualità di • esser mandata via. Questa fierezza, però, si annacquò parecchio sotto il regno della regina Vittoria. La gran vecchia era assai nobile ed accorta. Aveva una volontà di roccia, una pazienza infinita, una saggezza costante nel dire e nell'agire. Poi non moriva.mài; sembrava immortale. Così, di giubileo in giubileo, attorno al trono britannico dilagò il giulebbe. Il popolo, idolatrando la Regina, se la teneva nella bambagia ; e, in questa, potè annidarsi mollemente una turba di eunuchi. I quali sopravvissero alla Sovrana, e presero a lambire i piedi di Eduardo VII. TI Re lasciò correre tutta questa brodaglia di adulazióni e di leccamenti -parassitari. Amava le cerimonie, e non si stizziva dei cerimonieri, ridevolmente più monarchici di lui. Adesso, invece, molte realtà autoctone tornano a galla-. Re Giorgio, semplice e austero, sprezza i sicofanti. I cortigiani non funzionano più che- da comparse. Il Re nuovo preferisce degli uomini. Ora, se c'e un uomo, è colui che amia sopratutto la verità; o almeno ciò che la sua coscienza, la sua volontà di bene e la severità delle sue indagini lo persuadono essere la verità. In queste condizioni, nessun limite egli può ammettere al suo diritto di dirla. Non c'è Re che tenga.. Nessun monarca intelligente può sognarsi oggi di porre il bavaglio a un brav'uoano che parli seiiza. malizia.. Viviamo in tempi di siarùpa. In ai'.tre età, quando la stretta, parentela dei Principi col Padre Interno appariva certa come quella della farina e dell'acqua nel pane, i faggi pensavano che Dio solo potesse giudicare i monarchi. Più tardi, questo privilegio venne strappato al Signore e affidato ai posteri. Ma oggi tutte le rag-ioni per le quali esso non dovrebbe.passare addirittura ai contemporanei, si frangono di fronte all'acuto senso critico della modernità. L'èra dei poeti laureati' è sepolta. Il presente arvoartiene ài ■prosatori inesorabili.' Gli storici freddi di oggi, quelli che sanuo isolarsi nei laboratorio della loro mente, spassionarsi, e studiare con . sagacia i documenti freschi d'inchiostro, possono giudicare gli uomini e le cose circostanti asinai meglio dei famosi posteri, i quali, per giunta, avranno tante altre ga.tte da pelare. Ed è bene che li giudichino subite, perchè la storia si faccia ammonitrice al più presto possibile. Comunque, adesso, sotto la macina di questi critici paesa tutto quanto ; e quei cortigiani ohe vorrebbero esentarne i Re, sono i più pericolosi amici dei troni. Le monarchie possono ormai, durare soltanto appoggiandosi alle larghe spalle degli uomini ohe dicono le cose come sono; le puntellature della Hcofanteria non scricchiolarono mai come oggi. Quando un uomo possiede \ut paio d'occhi .buoni come quelli di Sidney I/ee, e un sereno animo di studioso come il suo, non c'è- niente di male se egli, a due soli anni dai funen-ali, solleva dal sarcofago di Windsor la salma di re Edoardo, per consegnarla aliai storia in. base a una conoscenza documentaria, equilibrata e severa. I cicisbei di Corte, spalleggiati da un unico giornale fra tutti gl'inglesi, un pettegolone di giornale, hanno trattate il Lee da violatore di tombe. Ma soltanto le tombe degli anonimi sono inviolabili ; quelle dei Re non si chiudono mai. Poi l'hauuo accusate di un'ignobile concessione alla morbosa curiosità'del pubblico. Ma la curiosità del pubblico d'oggi è anche sete di conoscenza, necessità di formarsi un giudizio. Questo può rispondere lo storico. E non ci resta ohe d'ammirarlo. Di più, bisogna esser lieti che una così audace affermazione di diritti intellettuali ci venga dalla fedelissima Inghilterra, come un esempio. #* Certo, molti raggi dell'aureola che oingeva la fronte del Re morto non scintillano più nel profilo netto e schietto di Edoardo VII come fu. In questo senso, l'opera del Lee è demolitrice. Essa abbatte luoghi comuni, sfata leggende. Ma re Edoardo non vien rovesciato di pianta. Sotto il punto di vista umano, resta in piedi e piace ancora. 'Non fu un gigante, ma fu un buon uomo. Disgraziatamente, fu un buon uomo ohe doveva esser» Re; e Re della nazione più potente sulla terra. Non potè quindi essere che il Re del quieto vivere. Fu questo, e nient'altro. Fece^utto quel ohe sapeva fare con tatto e con grazia, da gran signore; ma, fuor dalla cerchia della signorilità, seppe far poco, perchè era un mediocre. Pos sedeva tutte le qualità mediocri degl'inglesi: garbo di maniere, passione per le apparenze, carattere sportivo, eloquenza postprandiale, rispetto alle convenzioni, tolle' ranza e umanità. Ma era invece spoglio di tutte le qualità massime di questa gente: )& solidità volitiva, la costumatezza naturale, ili 6enso agonistico, l'intuito politico, l'imimaginazione vasta, l'amore d'impero, l'i stinto dei valóri umani, la ooeeione fauniiliare ad onta d'ogni «parpEgliamento per il'arbe. Ora, le %u»}f& ■■diccri-degringleei denza particolare). e ò e e bastano a renderli amabili ; ma son te altre che han scritto tanta storia. Perciò re Edoardo fu il più amabile dei sovrani, ma non scrisse un paragrafo di storia. Gliene mancava la cultura necessaria. La sua era limitatissima. Non ebbe mai voglia di studiare, non lesse mai un libro. Gl'indulgenti ne incolpano l'istruzione pedantesca e la meticolosa censura a cui fu sottoposto in gioventù dal padre e dalla madre. Ma la verità è ch'egli mancava di fiamma. Quando la fiamma c'è, niente può spegnerla. Tutta la fiamma che ardeva in Edoardo fu appena bastevole a fargli imparar bene il francese e il tedesco. Egli apprese invece mirabilmente l'arte del vestito e del contegno; e divenne Yarbiter elegantiarum della mondanità inglese e d'altri siti. I suoi 6oli successi autentici furono quelli d'un sovrano di gusto. Che razza di abbaglio prese il mondo, quando pensava invece che i successi di Edoardo VII fossero quelli d'un sovrano di genio! Lo battezzarono Re diplomatico, Roi pacificateur, M-aoohiavelli incoronato, Zio dell'Europa. Durante le sue gite all'estero, lo immaginarono come una gran volpe grigia che andasse intorno a prodare i pollai delle .cancellerie di Francia, d'Italia e d'altrove a maleficio della Germania. Era un'illusione. In realtà il buon uomo non aveva la minima idea di quei raggWtamenti dell'equilibrio europeo che vennero attribuiti a lui, mentre li ideò e li provocò solo il Foreign Office. Nella Germania egli non riusciva a travedere una rivale in agguato: una rivale formidabile, da battere alla svelta per non esserne battuti poi. Vi scorgeva soltanto Guglielmo, un nipote che gli dava ai nervi per certi dissapori personali e di famiglia. Ma quando il Kaiser veniva a trovarlo, re Edoardo scordava lietamente i dissapori, e la Germania non esisteva più. Se fosso esistita, per lui, egli avrebbe potuto e dovuto schiacciarla durante la orisi del 1908. Ci fu una notte in oùi il Governo di Asquith, — pur essendo ancora pacifista per dover militarizzarsi più tardi, — aveva quasi deciso di sguainare la spada. Bastava che il Re dicesse: i Avanti, finiamola! », e il vaso traboccava. La Germania sarebbe stata spazzata via dal mare per mezzo secolo, l'egemonia inglese vi sarebbe rimasta inattaccabile, e la corsa agli armamenti si sarebbe sospesa. Invece il Re non disse nulla. Preferiva viver quieto. Così la spada restò nel fodero, ed egli potè continuare le sue gite sul Continente. Se ne faceva così sposso e volentieri, era sopratutto perchè aveva la passione dei viaggi regali. Gli piacevano le accoglienze splendido o le fastose ospitalità, godendo nel riceverle e nel ricambiarle. Egli si limitò dunque ad applicare, per vocazione, il gran cerimoniale alla politica- estera; che molto.costituzionalmente, ma amiche assai comodamente, lasciava nolle mani dei suoi ministri. Al di là delle cjrimonie, i suoi intenti non si spingevano. Di coglierne dei frutti diplomatici, egli non aveva nè la capacità nè l'iuclinazione. In lui, di diplomatico, non c'era che l'esteriorità. Gliene mancava persino la virtù più elementare, quella del riserbo. Era incapace di serbare un segreto. Di varie cose parlava troppo, esprimendo certo opinioni personali così bizzarre, che ogni cancelleria finì per non darvi più alcun peso. La regina Vittoria attese ch'egli avesse cinquantanni per metterlo al corrente dei segreti di Stato. Neppur Gladstone potè indurvela prima. Ella non voleva, — parole sue, — che i segreti nazionali fossero discussi a fin di pranzo, tra un sigaro e l'altro, per le ville alla moda Certuni la pensarono gelosa del figlio. Ma la Regina dimostrò sempre di conoscere benissimo tutti i suoi polli ; è quindi più probabile che conoscesse bene anche suo figlio. * I suoi polli, re Edoardo non li conobbe mai profondamente. I suoi favoriti erano degli sportsmen, dei bon.temponi eleganti e dei grandi quattrinai. I veri valori umani del suo regno non li sospettò neanche. Lloyd George, in cui palpita un po' del genio di Rousseau, egli lo detestava ; Winsten Churchill, che tra- i ministri mostrava già la zampa del leone, egli lo considerava un ragazzetto. D'altra parte, però, non si pre occupava di quel che facessero. QuelFin fluenza che anche un Sovrano inglese, ad onta dei limiti costituzionali, può esercitare sulla politica estera e sull'interna del regno, re Edoardo non seppe esercitarla mai. La politica interna, specialmente, non riusciva ad interessarlo. Egli non cercò mai di se¬ guirla attentamente. Preferiva che le cose restassero com'erano, per la quiete generale. Ma le ceso, ahimè, non volevano star ferme. A un punto, dopo la paco boera, egli si trovò di sorpresa in mezzo a uh ocèano di subbugli: movimenti sociali, razzie radicali, budget di Lloyd George, castrazione dei Lordi. Tutte le fronde d'Inghilterra cominciarono a stormire intorno all'innocente. Egli se ne allarmò. Il quieto vivere era in pericolo. Per ristabilirlo, perdette la bussola. Invece d'imitare la regina Vittoria, inducendo via via a compromessi risolutivi i due grandi partiti alle prese, re Edoardo si provò a far piegare quello che gli parve più flessibile. Egli trovò durissimo a sinistra; quindi si volse a destra, agli unionisti più ligi al trono, invitandoli ad arrendersi subito, prò bono pacis, tanto sulla questione del budget che su quella dei Lordi. Gli unionisti, naturalmente, s'impuntarono. La mischia continuò. E re Edoardo morì udendone gli echi che inferocivano. * # Tutto ciò, con un grano di sale, si può desumere dalla pacata e obbiettiva biografia del Lee. Ora, lo strano è questo: come potè conquistarsi una popolarità così immensa un Re così mediocre e amante solo del quiete vivere? Se l'acquistò appunto per la sua innocua mediocrità di buon uomo e per la sua devozione al quieto vivere, il tutto servito con magnificenza, da gran signore, a sudditi e a stranieri, sopra un bel piatte d'argento. Ma intanto il ferro delle realtà' circostanti restava ferro. Anzi, veniva facendosi sempre più duro ed aspro. Maitre re Edoardo sorrideva al mondo, e il mondo sembrava obliarsi in una dolce pausa di quieto vivere europeo sotto la giovialità mitigatrice del suo maggior potentato, l'Inghilterra, la grande Inghilterra ancora così' sana e forte nelle sue fibre più vitali, perdeva terreno ogni giorno sul Continente. Tutti la spaeeiavaii per malata; pullulava¬ ' no libri ad annunciarne la decadenza; ii suo tramonto sembrava prossimo e fatale. E quassù l'idea imperiale si arenava; le lotte di parte, poiché la Corona non applicava più il calmiere del compromesso, si accanivano e si intorbidivano; i movimenti sociali si arruffavano; le ombre dei pacifisti diventavano gigantesche; e il popolo non pensava alla guerra se non col proposito di scongiurarla ad ogni costo, per non battersi più. Nel frattempo, la Germania, non impastoiata nel momento propizio, si accresceva ipertroficamente ; e anche le nazioni minori mettevano artigli più rapaci. Ma Re Edoardo, banditore di tranquillità elegante, sorrideva per il mondo. Poi, quando venne a morte, il trono consegnatogli dalla madre con la Francia umiliata a Fashoda e con la nuova Germania facilmente soggiogatole, égli lo lasciò al figlio con la Germania torreggiante minacciosa sul Mare del,Nord e con la Francia amicata ma ringhiaste a destra e a sinistra, come un botolo spalleggiato da -'un mastino. E ben di peggio ereditò Ré Giorgio all'interno. Ereditò un popolo turbato di un'idea fissa, quella della Germania; 'l'imp069Ìbilità di sopprimere questo spauracchio con un sicuro colpo di mano, perchè il rischio è cresciuto assai e la Germania forse non offrirà, più. il pretesto per un attacco se non quando sarà pronta a un contrattacco terribile; la necessità di aumentare all'infinito le spese degli armamenti, benché le nuove provvidenze sociali assorbaho già tanti milioni; e tutta una marcita di roseo pacifismo da bonificare con delle incanalature di rinnovata virilità. Ecco i lasciti del quieto vivere di Edoardo VH e della sua popolarità : preoccupanti liste da pagare, senza beneficio di inventario. Per fortuna Re Giorgio è un uomo, e l'Inghilterra non è ancora una donna. MARCELLO PRATI.