"Il Giovedì delle Maschere,, Commedia fantastica-verista di Archita Valente

"Il Giovedì delle Maschere,, Commedia fantastica-verista di Archita Valente "Il Giovedì delle Maschere,, Commedia fantastica-verista di Archita Valente (reatro Alfieri — J7 Giugno 1912). Storno in un periodo dl nova tenerezza per le vecchie maschere teatrali? Saremmo tentanti ad affermarlo, se dovessimo, arguire da certo rifiorire odierno dl tentativi, che ci rl"!presentano sulla scena t gloriosi rappresen-\tanti della commedia italica passata Ma il movimento non è che eflimero e fittizio nonLè che 11 solito fenomeno di imitazione che appare di tratto ta tratto nella produzione ! fn1?^ Art ^J£»&& "SSTw'teSffi' untlf? &t^?£*>ZJ?°£\, ASSiJrtS" pasnua deTJo -Maschere non a è circoscritta al suo tenrtaUvo: ma da parecchio tempo al- cunt autori italiani si sono messi a ridar vo- ce e vita sulla scena ai vecchi tipi di una commedia nostra, a far vibrare Ja loro an-,luca anima a contatto dell'anima moderna. ; Henato Simoni ha scritto un prologo squisito k di, poesia e di venezianità, Mario Faccio ci ha1 esposto, or non è molto, il suo Avventuralo- Florindo, lo Zaimbaltìi ha fatto, neJ campo stesso Da sua prova, Archita Valente ci dà ora, i richiamarci! dinanzi degnamente e con qualche ragione d'essere^ questi tipici personaggi di. un'arte e di una giocondità passata, o farli intervenire, con efficace risalto, o comunione, o contrasto, nei vari aspetti dei:ia vita nostra, u- guale e dijversa per tante apparenze, da quel#.la di secoli addietro, occorre qualche felicev'iNvenzione, o fantasia di soggetto e dii in-1 trecci», una dovizia ed eleganze di forme, ■ che sono virtù comuni e faolH [ L'idea ali Archita Valente, nel Giovedì delle'Maschere, sebbene non nuova, aveva in se un | motivo piacevole e grazioso: ma le è màm-;cato uno svolgimento preciso, nuovo ed equi- Sfibrato, I Una sera di Carnevale, le teste di legno di Mastro Andrea, allineate nella sua baracca di burattinaio, approfittano dell'assenza del loro duce e padrone, si staccamo dai propri Ali, diventano vive e reali, persone, ed hanno vaghezza di mescersi nella vita degli uomini, ohe ferve nella città popolosa e festante. Esse vogliono conoscere da vicino le altre masche- re- della vita moderna, e per la finestra del i loro teatrino escono, e si avventurano nel j mondo. Cosi Colombina, birichina, e Rosaura, ' stanca del sospiri di Florindo, e Ftorindo, de-.sideroso di amare altre donne, fuori di Ro- saura, cosi tìjrlecchlno e Brighella, di Dottor Balanzone e Pantalone e il terribile Capitano Spavento, fanno il loro ingresso in una le- i sta moderna di «uomini., nella quale, ca-! va'iierì e dame ai sono riuniti per uno dei soliti spettacoli di beneficenza, a favore del prossimo, più o meno sofferente e bisognoso, Questa volta lo scopo della fiera mondana e la protezione delle giovani, che non sono an-; cera cadute. Lo stuo'.o dci:e maschere jjsmMtra nelle ricche saJo della moderna adunala-'za, ma in mezzo alle nuove maschera della moderna sooietà, — donne corrotte, moglie |traditrici, mariti compiacenti, uomini politici pagliacci., aristocratici trufliatoriii, giovanotti eleganti ea oziosi, giornalisti e parlamentari venduti — ognuna delle gioconde ed inge- mie maschere antiche si sente a disagio, si ribella, e finisce per ritornare nella.sua ba- racca di legno, a riprendere, nauseata deJ-la commedia moderna e del suoi reali rappre-.sentantl, 11 vecchio filo, che li fa muovere, pensare e vivere con la gioconda poesia e sentimentalità antica. |La traccia di questa composizione scenica non è, come si può giudicare, peregrina ed originale, ma ha un fondo di grazia e di os- servazioni da sviluppare, ancora, con rie- ertezza e novità di risuitati, purché trovi una fantasia agile e robusta, profonda e feconda nel.a invenzione degli episodi e dell'azione. Quella che ha bomposto il Giovedì delle Maschere non riesce a t°ssero una tela di parti¬ colare valore e significato. Il Valente si ap piglia, nella sua elaborazione, a ormai vec- chi disegni- e contrasii; la sua filosofia si valedi osservazioni ormai troppo comuni e con- (.liete, perchè superficiali e stereotipate. TaJ- volta .fa. sua satira della vita-reale ha ■ qual-che voce felice., ma. nel camole*» vi aem, u quadro aeiiailira artificiosa e' di maniera. tentale delia verità non ha equilibrio: non-ha qundi vera efficacia: non ha rapidità e varietà di procèdimene e dl azione, e vi dàquindi, anche la sensazione di un motivo fo-veivjhiamente ripetuto e però debole di interesse. Dei tre atti, il primo è una specie di prologo, che promette: il secondo è l'azione principale, che si allenta e svigorisce, il terzo è un brevissimo epilogo, In cui si assottiglia ta sostanza sino ai minimi termini. La commedia vide cosi, ieri sera, nella 6iia prova dinanzi al pubblico, diminuire il fa- vere che 1 attese al primo, l'accolse con vari applausi al suo autore dopo il secondo. Pre- favole, dunque, l'idea del Valente, ma non comp.'eta, uà efflcaco la sua attuazione, dac- che essa, per rivelarsi con particolari e -no^ tevo.i effetti, non deve comportare modesti termini, nè ristrette misura di osservazione. Archita Valente ebbe, nei numerosi interpreti della sua commedia, eaecutort non: sompne validi per tono, convenienza e virtù di azione. L'arte di recitare una slmile fantasia scenica non 6 facile: e non è da tutti, specialmente per le giovani forze di òiii pcomposta questa Compagnia del ' Teatro sta- bile Romano. Vi hanno dato tuttavia il con-tributo del jwo impegno, ilNi-nchi' (Batanto- ne) la Rossi rirrI f in, e,Jr~~t iCapUano^fuavento) ri.w^1 eSX Si' tUtìfflffiSSUSfr^Ù Lrt \ Si ,1 nS» »l Elisa si'nm™. J % C™la^!I^ a^Jn" *n^r« LLÌ!f^mppr-seni Mastro Mri-Tifi i r,Ur Pnn+10,',(ÌR' EIC00to el)lsc>dloin *L£H£ c?«ìputo non ha, in comples-so, per Torma e per espedienti di Invenzio-no, particolari pregi di novità. di.

Persone citate: Alfieri, Henato Simoni, Mario Faccio, Mastro Andrea