Dopo l'occupazione dell'oasi di Zanzur

Dopo l'occupazione dell'oasi di Zanzur Dopo l'occupazione dell'oasi di Zanzur (Per ttltgr. da uno dei nostri inviati speciali) TRÌPOLI, 11 ore 21. Al ritorno dalla loro audace ■esplorazione cavalleggcri e lancieri potevano dichiarare che all'ombra fresca delle palme di Zanzur non esistono più nemici. Di essi non 'ti ha che il ricordo nelle munizioni, nelle armi, nelle cibarie sparse qua e là in qualche accampamento abbandonato e nei cadaveri che numerosi si ammassano sopratutto nelle trincee. Cadaveri a mucchi In una sola linea trincerata, sopra una collinetta fronteggiantc l'oasi, ven nero trovati 72 morti, e altri a fasci ne vennero trovati altrove. Quasi tutti sono ridotti in orribile stato, mutilati, squarciati dagli scoppi dei nostri shrapnels, che dovettero compiere una strage tremenda. A questa contribuì anche la speciale conformazione delle trincee ' turche che, scavate sotterra, proteggono gli uòmini magnificamente, ma ne rendono difficilissima la fuga. 'E' stato adunque un vento di distruzione, che è passato su quelle trincee colle cannonate italiane di cui l'eco si ripercosse in tutti i m.eandri dell'oasi facendoli sgombrare immediatamente. Nel complesso la ricognizione compiuta stamane dalla brigata cavalleria, sotto la personale direzione del generale Carpendo, è stata, oltreché un notevole atto di audacia, la vera occupazione di quell'oasi famosa, che per i nemici rappresentava sino a ieri un'altra fortezza inespugnabile e una specie di spauracchio opposto alle nostre posizioni avanzate di Gargaresch. La leggenda dell'oasi zanzurina, aspra verso il mare, insidiosa nell'interno e minacciosa verso il deserto, è così tramontata. Fra le vecchie palme i lancieri d'Italia hanno portalo, passando con lo sventolio delle loro bandierine, un soffio di gioventù, e d'ora innanzi, quando il Comando lo permetterà, quell'antico nido delle goffaggini turche diverrà la meta di gite piacevoli per la popolazione tripolitana, II seppelimento dei cadati Un mesto corteo si avviava oggi dall'osfedalctto di Gargaresch verso il cimitero cristiano del fortino C scortalo da due plotoni dell'Si.o fanteria. Lo componevano dicci, carri ricoperti di drappi funerei e tirati da due muletti ciascuno. I morti della battaglia di Zanzur! Ti erano i bianchi ed i negri; gli eroi delle truppe italiane e quelli del battaglione eritreo che furono vicini in vita nell'ora sublime e febbrile della battaglia e che giustamente rimasero vicini dopo morte, nell'ora del riposo che non finirà. I compagni dei singoli reggimenti avevano inviato saluti modesti simboleggiati, con palme e con qualche fiore. Al cimitero erano schierate le tre compagnie del glorioso battaglione ascari che vedevano in quelle salme i loro valorosi. Due altri morti, mussulmani, erano stati seppelliti altrove. Quando le casse furono tolte dai carri e deposte nelle fosse, il magg'iore Demarchi, comandante il battaglione eritreo, pronunciò poche commosse parole che fecero piangere gli ascari presenti e toccarono il cuore dei soldati bianchi. Poi le compagnie presentarono le arrtti e sulle trenta fosse cominciò lautamente a scivolare la terra: terra gialla di deserto, ma terra italiana. I feriti migliorano / feriti, salvo pochissimi gravi rimasti a Gargaresch, sono ricoverati a Tripoli nell'ex-ospedale turco e si trovano tutti in via di miglioramento. Percorrendo le corsie ove essi giacciono vigilati amorevolmente dai medici militari, non par d'essere in un ospedale, ma in un lieto rifugio. Si sentono dovunque voci allegre rievocare episodi, scambiarsi impressioni, parlare ancora e sempre della bella e grande giornata. Davvero l'ebbrezza della tiittoria fa miracoli ed è un balsamo più salutare di molti medicamenti; invece dei lamenti pietosi e monotoni che si sentono dovunque negli ospedali, un nome caro vola di bocca in bocca, riempie gli eci delle camerate : il nome della Patria, Italia. GIOVANNI CORVETTO.

Persone citate: Giovanni Corvetto

Luoghi citati: Gargaresch, Italia, Tripoli, Zanzur