Nessun "veto,, austro-germanico

Nessun "veto,, austro-germanico Nessun "veto,, austro-germanico Un'altra storiella dei Giovani turchi La guerra e i detentori della rendita ottomana Roma, 6, notte. L*«Echo de Paris», il quale, benché passi per l'organo di Poincaré, coglie tutte le occasioni per dimostrare le sue tonaci simpatìa., negative per l'Italia, approfitta delle note osservazioni della «Gazzetta della Germania del Nord » per mettere in circolazione un'altra delle fante notizie tendenziose, che da otto mesi diffondono i turchi di occidente allo scopo di creare fastidi e imbarazzi all'Italia. Con una sicurezza astutamente fuori di posto l'«Echo de Paris» dice che ormai non è più un. segreto '?per alcuno che Germania, ed Austria hanmo pfatto osservazioni all'Italia circa le opera , zioni navali nell'Egeo, che le due Potenzehanno avvertito la loro alleata che si ea-lrebbero opposte all'occupazione di Chio e diiMitflene. Por dar credito al «veto» aggiun- ge che a Roma si è molto irritati di questo tatervento, il quale non può che incorag- giare la Turchia alla resistenza. Infatti il partito della guerra ha ritrovato i suoi spi- 1riti. Siamo perciò lontani da un armistizio che qualche giorno fa era considerato da alcuni come una possibile eventualità. Io eono .il iprimo a riconoscere che l'« Edio !de Paria» è in grado di avere notizie di-jploraatiche autentiche negli affari trattati ;dal Ministero degli esteri, del quale ò tito-j| lare il sanatole Poincaré. Ricordo che, durante le trattative fra l'ambasciatore francese Barrerà ed il ministro Di San Giuliano per il malaugurato incidente dei 29 turchi, l'«Echo'de Paris» pubblicava ogni mattina Io istruzioni che nelle ultime ventiquattro ore Poincaré aveva mandato a Barrerò. Ma questa volta, non trattandosi di affari passati pernii Ministero degli esteri di Francia, r«SEchò^ie .Paris-» è stato vittima di una grande mistificazione organizzata certamente nell'Ambasciata turca di Parigi, lo sono infatti in grado di potervi assicurarci nel modo più assoluto che la sua notizia non ha ombra di fondamento, perchè non è punto vero che la Germania e l'Austria ab- biàno fatto osservazioni all'Italia circa lo operazioni navali nell'Egeo. Non è quindi'verò che le due Potenze abbiano avvertito:Jà loro alleata che si sarebbero opposte all'occupazione di Chio e di antilene. VEcho de Paris, se non fosse molto corrivo nelle manifestazioni di simpatia negativa per l'Italia, avrebbe riflettuto che si trattava in fondo della slessa notizia tendenziosa, che, sotto altra veste, era apparsa nel famigerato Tania, ed era stata smentita categoricamente dal Governo italiano ; della notizia cioè del veto da parte dell'Inghilterra. Fallito il tentativo del veto inglese, la diplomazia giovane turca, che non può avere scrupoli, ha fatto il tentativo dèi veto austro-germanico ; ma l'uno vale l'altro, perchè sono entrambi assolutamente fantastici. Mentre, corno ebbe a dire il riostro Governo, il feto inglese sarebbe statò contrario ai doveri della neutralità e dell'antica cordiale amicizia fra l'Inghilterra e l'Italia, il veto austro-germanico sarebbe stato contrario ai doveri non soltanto della neutralità, ma anche dell'alleanza ed alla costante cordiale amicizia fra l'Italia e gli alleati. Smentita nel modo più reciso la notizia tendente a seminare zizzania nel campo della triplice alleanza, non ho bisogno di smentire anche che a Roma si sia molto irritati dell'incidente austro-germanico non èssendovi stato il tentativo, non vi può essère l'irritazione, che sarebbe stata conseguenza di quello. In un solo punto VEcho ;: de Paris si è apposto al vero: nella after-! màzione che siamo lontani dall'armistizio1 ., . _ i . / ■ i . . . v - i»t?„i.« j„ ti--,*- 1- Iàì quale (è bene che VEcho de Paris lo sappia) non slamo mai stati né saremo mai vicini. La mia ormai antica informazione che l'Italia non accorderà mai armistizio di sorta, nemmeno di un giorno, è sempre fresca e resterà tale lino alla cessazione delle ostilità. Coloro i quali, qualche giorno fa, consideravano vicino l'armistizio cràno molto male informati. Se io potessi permettermi di dare un consiglio amichevole ai colleghi delVEcho de Paris, direi loro, quando si tratta della guerra italoturca, di stare in guardia contro le false notizie tendenziose dell'Ambasciata turca e idi accogliere con beneficio di inventario anche le voci che corrono nei circoli finanziari di Parigi. Che il mio consiglio sia giusto ed opportuno, risulta dalle recenti notizie parigine di una conferenza internazionale e di un armistizio. Adesso anche YÉcho de Paris ha dovuto riconoscere che non avremo conferenza c nemmeno armistizio. Mi permetto finalmente di ricordare ai colleghi dell'Edio de Paris che tutte le volte che su per i giornali di Europa corse la notizia di un ceto delle Potenze all'azione navale dell'Italia nell'Egeo, la notizia è stata smentita, nonché dai comunicati dell.Agenzia Stefani, dai cannoni della flotta italiana. Informino le cannonate all'imbocr catura dei Dardanelli o la successiva occupazione di dodici isole: le une e l'altra '?*a,,° " 1 precedute dalla notizia che questa o quella potenza aveva opposto, un velo. Che succede ora nell'isola di Chip? Perchè il Governo turco vi' ha proclamato lo stato d'assedio? Mentre tutti gli italiani fanno a gara nell'accogliere con grandi manifestazioni di entusiasmo e nel soccorrere generosamente i connazionali depredati, espulsi barba-, ramente dalla Turchia, mentre l'Italia assiste senza soverchio rincrescimento alla azione dell'impero ottomano per la deficienza di mezzi di.esistenza e di sussi- ,stenza> CÈ ànche W Italia, e principalmenl1? a Roma- una c&rta categoria di persone che 51 Preoccupano seriamente di questo Py°cesf° di decomposizione. Alla esistenza dl <™el «rande mercato internazionale, che Riamiamo volgarmente impero ottomano, ?ono interessati anche degli italiani. Sono 1 veco0hl detentori di rendita turca. Ricor date " Quando, molti anni sono, il partito clericale era molto nero, tanto nero da non avTer fcde nel consolidamento del Regno !d Italla> agitatori'«"esso fecero una jgrande propagand^/^.Jgvore della rendita ;turca ed a danno della rendita italiana, jMolte anime pie, suggestionate, vendettero i titoli italiani per comprare rendita turca, raccomandata validamente dal grosso interesse e dalla propaganda di preti e frati. Più che nelle altre città la" propaganda ebbe successo.a Roma, e più che nelle altre città le vittime furono numerose a della dei negozianti faIIitI.""Qu«SI "giorno, nefasto per. tonto e tante famiglie romano, il parti | to clericale ebbe in Roma la sua Scdan. Si deve per l'appunto al grande numero cinTfaprtaEssrcetnni di detentori della Rendita turca se la Ca mora di commercio di Roma è rappresen tata nella Commissione intemazionale per il debito pubblico, ottoni ano. In seguito alla guerra, il rappresentante di' questa. Camera 'di commercio dovette .far lo valigie e. la:sciare Costantinopoli,. nò potrà tornarvi.An¬ s PnI,f ... Hdeche durino le ostilità. Ma non è di lui che voglio occuparmi; voglio invece dirvi che i sopra accennati detentori di Rendita turca, che a Roma devono essere ancora molto numerosi, sono travagliati da gravi preoccupazioni per la progressiva liquidazione a vista d'occhio dell'impero ottomano a cagione della nostra efficacissima aziono navale nell'Egeo. Finché duri la guerra non j hanno speranza di riscuotere gli interessi, nè hanno la minima sicurezza di poterli riscuotere a guerra finita. Il ricordo del primo fallimento li ammonisco sulla solvibilità negativa, dell'impero ottomano. So l'impero non sopravvive alla guerra, i giovani turchi del Comitato « Unione e Progresso» sono capacissimi di imitare l'esempio di Sansone - Come vedete, anche • In Italia c'è della gente interessata alla conservazione dell'impero ottomano, della gente che risente nella pi-opria borsa gli effetti delle sconfitte turche in genere e della nostra azione navale nel Mare Egeo in ispecie, perchè si deve molto più a questo azione navale che all'azione In Libia il progressivo fallimento della Turchia, a questa azione navale che in poche settimane ha ridotto il Governo! turco tale stato da n'òh poter ' nemmeno pagare il soldo dei soldati e dei marinai pafSficSuumcTdonsqE' urna cosa veramente dolorosa per tante be tanto famiglie italiane; ina che farci? I u! detentori della Rendita turca fanno capo v1 alla Carniera di commercio di Roma, ma che -I •. r tlj +.«,(t.^ Ai nrin rli rfliAÌ e e e e può fare questa? Si tratta di uno di quei 'vcasi di forza maggiore ai quali non c'è ri- nniedio: non si può mica pretendere che il dGoverno italiano -.rallenti l'azione navale snell'Egeo o corra in aiuto della Turchia ar- crestandola nella via del fallimento per in- nfondere un filo di speranza ai detentori ndella Rendita turca in. Italia. Si può sol-! tanto deplorare che ci siano stati cittadini, italiani di poca fede nello Stato italiano, di tanto poca fede da conservare i titoli di Rendita turca preferendoli; ai titoli d. Ren- »dita italiana anche dopo .1 famigerato sa- lasso del quale ho fatto parola. A questi cittadini italiani, che. hanno aspettato la g„erra ^f^^^^H^^^loro errore fondamentale, dobbiamo addi- tare il meraviglio^ esempio di quei conna- ^zionali, che, espulsi, depredati imprlgio- £nati,, battuti, magarI =seerata da Uà- gverno turco, si sono stretti, fortemente al- Wl'Italia anche non esse J P'ù >»| P J non essendo mai stati in grado d. parlale, la lingua italiana. u

Persone citate: Di San Giuliano, Poincaré, Sansone