A cena coi maggiori ministri turchi nel giorno del bombardamento dei Dardanelli

A cena coi maggiori ministri turchi nel giorno del bombardamento dei Dardanelli A cena coi maggiori ministri turchi nel giorno del bombardamento dei Dardanelli Impressioni d'un socialista francese reduce da Costantinopoli (Per telefono alla Stampa) Roma, 4, notte. Aubert Lagardelle, direttore del Mouve-. ment Socialiste di Parigi, reduce'- da Costantinopoli, è stato .intervistato a Roma. . dove si trova di passagio, da un redatto- re della Tribuna. Il Lagardelle ha compiu-! to un lungo viaggio nei Balcani, è rimasto oltre un mese a Costantinopoli ed è appe-.ila ora ritornato di ià. Le sue impressioni ; danno quindi la situazione dell'ultima ora, e trattandosi di un francese, sono, rispetto;alla guerra italo-turca, tanto più degne di nota Come se la guerra non ci fosse — La gran massa del popolo turco finge di non pensare affatto alla guerra con l'Italia e di disinteressarsene. Pare anzi a Costantinopoli che la guerra non esista, ,non se ne vuole parlare; e quando se ne|!parla sono discorsi vaghi come riguardanti-guna cosa lontana, molto lontana. La parte, per modo di dire-, scelta della società gio- vane turca, quella con cui si può discute- re e che costituisce un'opinione pubblica, i uomini politici e giornalisti, vorrebbe pen- jisa re piuttosto agli affari interni. Oggi il Governo ottomano, strumento cieco ed assoluto della volontà dominante in seno al Comitato « Unione e Progresso », mostra di preoccuparsene solo per sapere in che misura gli elementi contrari all'instaurarsi del nuovo regime siano stati assorbiti ed annientati dall'azione del Comitato stesso, che tuttora è un Comitato essenzialmente rivoluzionario. Infatti, la libertà di cui gode attualmente il popolo turco e una specie di libertà imposta con la violenza. Quanto alla guerra, si ostenta il silenzio. Arrivando a Costantinopoli, ciò mi ha sorpreso non poco, giacchè io credevo di trovare un popolo in fermento, almeno iu uno stato di tensione nervosa, naturalissimo in gente che è cosi aspramente impegnata con una grande nazione. Le questioni Interne sino più gravi — A che si deve attribuire questa falsa indifferenza ? ■ — Io stesso ebbi a chiederne ragione ad uno degli uomini più rappresentativi del nuovo regime, Djavid-bey, direttore del Tànin, il quale mi rispose testualmente così: « Noi non ci interessiamo troppo per due motivi. Primo, perchè le questioni di politica interna sono davvero per noi più gravi ; il nuovo regime è tutto inteso ad organizzare l'amministrazione e la giustizia, occorre dunque che lo maggioranza del paese sia dalla sua parto. In breve, il consolidamento e la stabilità della base su cui il nostro partito sta per fare sorgere l'edificio giovane turco, è un problema, la cui soluzione figura nel programma del Comitato prima e più che la guerra. L'altro motivo va ricercato nel fatto che in Turchia non si risentono le conseguenze immediate della guerra. La guerra di Tripoli è molto ,lontana da noi. Non siamo noi a'far lai guerra, sono gli arabi ì quali del resto, ci:si sono appassionati più dei turchi, tantoUche coi tremila uomini nostri combattenti'r „ . itr"*4*. * ^uiuaucuu in Tripolitania e Cirenaica ci è possibile |sostenere la guerra senza che il nostro bilancio militare annuale ne risenta alcun danuo. La guerra a noi non costa nulla... — E le isole dell'Egeo ? — chiesi io. — Che prendano pure quante isole vogliono! — soggiunse Djavid-bey al Lagardelle — dovranno poi restituirle, e presto... La fiducia li Talaat-bey — Avrete avuto in quei giorni — domandò al Lagardelle il giornalista, alludendo allo scorso aprile quando la flotta italiana bombardò i Dardanelli — occasione-di parlare con qualche ministro della giovane Turchia? Il Lagardelle rispose: —- Infatti, la sera stessa dell'azione navale degli italiani ai Dardanelli un mio amico armeno mi aveva invitato a casa, promettendomi anche di invitare i due ministri turchi che ria#su- mono, si può dire in sè soli lattività delVintero Gabinetto: Talaat-beye Djavid-bey. fcvo convintissimo che porla gravità ftala] situazione estera, questi illustri signori a-f vrebbero avuto còse di maggior momento ai! pensare che alla nostra cena. Invece essi vennero puntualmente e ci intrattenemmo .'fino all'una del mattino, senza che essi pel ; un solo minuto si mostrassero preoccupati, E poiché mi stupii di questa calma tutt'al;tro che naturale, Talaafc-bey, con un lar- go gesto di fiducia rispose : « Siamo sicuri del nostro buon diritto. La forza militare della Turchia è stragrande, pari alla no- fondo e combatteremo ad oltranza ! Literrogato sul suo pensiero circa la guerra, Djavid-bey mi disse francamente: — La nostra situazione interna ci prcoc- |«Mina di niù che crucila e«tpra Bisosrna -g?sì à^ìtA^f^e^m ecònS camente. Le ferrovie e le strade che di giorno in giorno si creano devono colti piiaro che si compia un poderoso sforzo i agricolo c industriale, di cui la Turchia jstra certezza di vincere. Andremo fino int ir _» . i il 1 .ii i t ha bisogno per rinnovarsi. — E gli altri ministri ? — Gli altri ministri sono quasi tutti persone di poco conto. Degno di ricordo é Chef-, ket-pascià, l'elegante arabo assolutamente ì soldato, molto energico nella direzione delle forze militari turche. La divisione dei lavoro tra le Potenze '—A proposito di forze militari turche che pensate voi della armata Jurca? — Parlo delle truppe di Costantinopoli, nulla avendo visto dei corpi di armatadi Salonicco e Adrianopoli. L'impressioneche se ne ha, assistendo a una rivista di 40 mila uomini sfilanti per ben quattro ore con perfetta simmetria di movimenti, è di sorpresa. Gli abiti sono nuovi fiammanti, l'equipaggiamento di ciascun soldato ò al completo. Anche in ciò si nota l'influenza della scuola alla quale quelle truppe sono state recentemente educate: Z^-^\ol!^f%^^carne dalla Germania vennero gli ufficiali per le truppe di terra, cosi - dall'Inghilterra vennero gli ufficiali di mare. In conclusione, la Germania fal'esercito e le ferrovie; l'Inghilterra fa la marina;... la Francia fa l'usuraia e l'Italia fa la guerra! — esclamò il Lagardelle •f Ma l'azioue della Germania — domandò ancora il giornalista al Lagardelle — si- può dire limitata all"esercito e alle ferrovie? — No, di certo. Bisogna pensare all'o¬ pera di ilarschall di cui non posso darvinemmeno una idea approssimativa. A Co-stantinopoli, corno in tutto l'Oriente, il commercio tedesco trionfa con le sue pac- cottiglie a buon mercato e i suoi prodotti iuferiori, ma trionfa perche sostenutoi dal ,suo ambasciatore e dai suoi coni.-oli. Mar-i sciali comprese che l'influenza 'tedesca in:0l.i8nt0 non poteva basarsi che sulla rcal- U& economica Egli aveva fatto dell'Amba- ' sciata tedesca il centro de* commercio sciata teaesca n cenno ae* commercio | tedesco. Dall'alto del suo palazzo, Mar-a a i a scha!l dominava tutta Costantinopoli, con- trollando tubo ciò che i suoi connazionali tentavano nella capitale turca, largo pertutti " ...... si capisce sia facilmente distruttibile e perciò l'ani- basciatore tedesco ha potuto lasciare Co-stantinopoli con animo tranquillo, perchè di lui resta l'immensa organizzazione ivano nena, capiuaii; iuiu, laigu peidi consigli e di soccorsi. In tal modo, ipisce come l'opera di Marschall non fiif.ilmr.ntfl distruttibile e nei-ciò l'ani- coinmerciale e bancaria, che ha saputo creare per gli interessi 0 il prestigio della potenza germanica in Oriente. —»4S>»—Sw Marschall Ita lasciato Costantinopoli Costantinopoli! i, sera. Il barone Marschall ha lasciato Costantinopoli, salutato alia stazione dai membri del Corpo diplomatico e della colonia tedesia. (A(renna Metani).

Persone citate: Aubert, Jurca