Andremo anche nell'Alto Egeo...

Andremo anche nell'Alto Egeo... Andremo anche nell'Alto Egeo... Roma, *, notte. Oggi meritano la nostra speciale attenzione alcune osservazioni apparse in un giornale berlinese, che fin dai tempi bismarkiani è stato sempre ritenuto come il primo organo ufficioso della Cancelleria imperiale, la grave « Gazzetta della Germania del Nord », e il comunicato ufficiale della Stefani, con cui il Governo italiano afferma la propria assoluta libertà di azione nell'Egeo. Cominciamo dal confutare brevemente lo Osservazioni del magno foglio germanico. La Gazzetta della Germania del Nord 'dice: «I turchi si adattano alia nuova situazione, senza grande inquietudine, e se gli Italiani volessero proseguire le operazioni, ti giungerebbe facilmente a nuove complicazioni- Si è parlato dell'occupazione dell'isola di Mitilene da parte degli Italiani ». Rispondiamo subito che non possiamo convenire nella premessa non essendo nsatto che i turchi si adattino senza grande inquietudine alla nuova situazione creata dalla nostra azione navale nell'Egeo. Invece è vero l'opposto. E' invece vero che l'occupazione de^le isole e la mirabile nostra vittoria di Psithos hanno provocato un. grande allarme e un vero panico anche nei circoli dirigenti della Turchia. Il prestigio dell'esercito turco è stato distrutto dalla resa di tutta la guarnigione .di Rodi. Il prestigio dell'armata turca si è trasformato nel viceversa fino al punto che è scoppiata l'anarchia. Le torpediniere minaccianò di silurare le corazzate, le quali minacciano alla loro volta di bombardare Costantinopoli. Le une e le altre si guardano bene dall'uscire dai Dardanelli. A quale etato siano ridotti i ministri e lo stesso Sultano lo dicono ogni giorno i telegrammi. Adesso" ai dà per probabile' perfino "la deposizione del Sultano. 11 grido di « Viva Abdul Ilamid!» uscito da bocche di militari turchi riassume la situazione creata in Turchia dalla nostra azione navale nel mare Egeo. :Non è dunque vero che i turchi si adattino alla nuova situazione senza grande inquietudine. Procediamo oltre. La « Gazzetta della Germania del nord », accennando all'eventuale occupazione dell'isolai di Mitilene, dice: «E' chiaro che la Turchia risponderebbe con il chiudere nuovamente i Dardanelli». Perchè è chiaro? La chiusura dei Dardanelli non sarebbe punto una conseguenza dell'occupazione dell'isola di Mitilene. Tutti sappiamo che i Dardanelli non possono essere forzati in un giorno e che invece possono essere chiusi in meno :li un'ora. La Turchia non ha alcuna ragione di chiudere i Dardanelli prima che la fiotta italiana si accinga a forzarli. Se li chiude per dispetto o rappresaglia, subirà le conseguenze della sua azione. L'Italia non ha il dovere di prevenire le pazzie turche. Se la Turchia viola il diritto internazionale anche a danno delle Potenze neutre, non è l'Italia che deve risponderne- Poiché la «Gazzetta della Germania del pord» accenna inoltre a ciò che l'Italia ha detto finora, ci permettiamo ricordarle che l'Italia ha minacciato l'azione navale nell'Egeo fin dal giorno in cui proclamò la eua sovranità sulla Tripolitania e la Cirenaica, cioè fin dal 5 novembre. Che cosa federo le Potenze, che cosa fece la Germania nei mesi di novembre, gennaio, febbraio, marzo, aprile, per persuadere la Turchia del gravissimo pericolo al quale essa sarebbe andata incontro il giorno in cui l'Italia avesse dato ordine alla sua flotta di agire nel mare Egeo? L'Italia ha inoltre detto e ripetuto in lutti i toni che la sua libertà di azione era completa e che di essa 6i sarebbe servita senza alcuna riserva, se la Turchia non avesse messo giudizio. Quando mai l'Italia ha detto che non occuperà là tale o tal'altra isola e che non farà nulla che possa provocare la chiusura dei Dardanelli? Una simile dichiarazione sarebbe etata assurda perchè la Turchia avrebbe minacciato la chiusura dei Dardanelli nel caso di qualsiasi passo dell'Italia. La Germania, che è maestra nell'arte della guerra e che non ha mai avuto riguardi di sorta/ tutte le volte che ha dovuto sfoderare la sciabola, comprende più di ogni altra Potenza che l'Italia ha il dovere di procedere con la massima energia contro il nemico. L'Italia, pur troppe, ha ecceduto nei riguardi aite Potenze grandi o piccole. Le Potenze non hanno punto bisogno dell'Italia per costringere la Turchia a tenere aperti gli stretti e a non chiuderli per capriccio. L'Italia deve pensare soltanto a se stessa, deve perciò persistere nella sua azione navale, fino al giorno in cui avrà raggiunto la meta che si è prefissa quando intimò là guenra alla Turchia. La «Gazzetta della Germania del nord» conclude dicendo che IV momento non è opportuno per una mediazione, perchè bastiamo da soli a raggiungere la meta. Ci dispensiamo dal discutere questo argomento ma non possiamo non sorridere leggendo nel detto giornale che non vi sono fin qui avvenimenti paritari che possano persuadere una delle due parti belligeranti a considerare tròppo pretenziose le proprie domande. In verità questo giudizio dell'orga-o massimo della ' Cancelleria, imperiale appare ferocemente ironico per la Turchia. L'Impero ottomano si scioglie come neve al sole e la «Gazzetta della Germania del nord» finge di considerarla alla stessa stregua del regno d'Italia! #*# Ed ora veniamo alla, smentita opposta dal nostro Governo al'Tanin e a tutti i giornali di occidente, che trovano di buon gusto ispirarsi alle fonti giovani turche. Dal giorno in cui ebbe principio lo svolgimento della nostra azione navale nel Mare Egeo non è mai cessata la campagna tendente ad eccitare l'Inghilterra contro l'Italia. Tutti quei giornali stranieri, i quali sostengono con grandissimo zelo la causa turca si sono ostinali nell'auuunziare che gli alti circoli politici inglesi sono molto preoccupati dell'azione navale italiana e che non si sarebbe fatto aspettare il veto dell'Inghilterra. Poiché, a lungo andare, questa campagna avrebbe potuto riuscire pericolosa, perchè avrebbe avuto l'inevitabile effetto di - provocare in Italia una corrente di pubblica opinione ostile all'Inghilterra, il nostro Governo ha molto opportunamente colto ..la^j^la al balzo per dichiarare nel modc&pW^reeiso che l'Inghilterra non ha mai/fatto alcun passo tendente a trattenere l'Italia dall'occupazione delle isole di Mitilene e Lemmo, e che tale passo sarebbe incompatibile coi doveri della neutralità. Questo linguaggio energico inerita lode, perchè da un lato mette line al nuovo can can giornalistico, e dall'altro lato rende un vero servizio ai Governi delle Potenze alleate ed amiche troppo spesso messi ingiustamente In cattiva'luce dai loro giornali" eccessivamente tùrcòfiìi. Il popolo italiano, che ha finalmente acquistato la piena coscienza dei suoi diritti internazionali, è divenuto molto sensibile al trattamento che gli fanno i popoli alleati ed i popoli amici in questo momento molto delicato della sua vita. E' per esempio, bastata la rivelazione del nostro corrispondente di Vienna sul modo con cui l'agenzia telegrafica viennese « Correspondenz bureau » informa le agenzie telegrafiche balcaniche degli episodi della guerra italoturca per spingere parecchi nostri lettori di diverse regioni italiane a. mandarmi let- tero non molto laudative della condotta deinostri alleati, come era bastato il mio ultimo articolo sul prestito fatto alla Turchia dalla Francia per procurarmi molte lettere contenenti informazioni precise provenienti da assidui lettori della «Stampa» che risiedono in Francia, in Svizzera ed in altri paesi. La guerra ha ravvivato il patriottismo in lutti gli italiani di qua e di là dalle Alpi, di qua e di là dal mare. Grazie alla guerra, gli italiani, che prima erano tutti anglofili e si dividevano in francofili e gerananofiM, in triplicisti ed anti triplicisti, ora sentono di essere italiani e della loro italianità sono fieri ed orgogliosi, e per tenere alta la loro italianità sfidano lo persecuzioni, la rapina, la prigionia, le battiture e la morte anche colorò che sono cresciuti in Turchia e non sanno parlare la lingua del si. Ben dunque il Governo ha fatto a tagliar corto con le false notizie propalate tenacemente dai turchi di occidente e ,dai turchi di oriente allo scopo di spingere da un lato il Governo inglese a venir meno ai suoi doveri di neutralità e ad eccitare dall'altro lato la pubblica opinione italiana contro l'Inghilterra. Smentendo nel modo più energico la perfida notizia, il Governo ha colto la palla al balzo per riaffermare ancora una volta la sua piena libertà di aziona in faccia al mondo. La Turchia minaccia di chiudere i Dardanelli se l'Italia occuperà' Mitilene e l'ufficiosa « Gazzetta della Germania del nord » annunzia che in seguito a tale minaccia l'Italia non occuperà Mitilene. Il «Tànin» annunzia che l'Italia, in seguito ai passi dell'Inghilterra, ha rinunciato ad occupare Mitilene e Lenino e ì'«Agenzia Stefani» dichiara subito falsa la notizia e la mette in aperta antitesi con i doveri della, neutralità. Ce n'è abbastanza per far comprendere ad amici ed alleati che l'Italia, continuerà nella sua azione navale nell'Egeo senza punto preoccuparsi di tutio ciò che è estraneo al conseguimento della sua meta; forte del suo diritto incontestabile, passerà dal basso all'alto Egeo gradatamente ma tenacemente come ha proceduto finora. La barbara condotta, della Turchia contro i sudditi italiani può aver contribuito alla presente sosta nelle operazioni contro l'Italia ma non potrà minimamente contribuire ad arrestare lo svolgimento della sua azione navale. Tutt'altro. Appena arrivato il momento opportuno, che ormai non può essere lontano, spunterà l'alba anche per le popolazioni di Olio e Mitilene. E questa opera di redenzione dal servaggio e dalla più crudele ed esosa barbarie sarà continuata ed il nome d'Italia continuerà ad essere benedetto da un'isola all'altra. La manifestazione del Cornila tu degli tes¬ lani. dell'Egeo è arrivata . in tempo'•fpìsFsmontare un'altra grande insidia control^talia. Da una parto si diceva e si ripeteyàche l'Italia, dopo aver con la conquustadeif^Libia suscitato il fanatismo dei mussulmanadi tutto il mondo, suscitasse l'ellenismo nell'Egeo insinuando anzi che Je nuove di Ricolta dell'Inghilterra nell'isola di Cipro fossero una conseguenza del proclama del' l'ammiraglio Presbitero agli abitanti deisola di Calimno. Dall'altro si annunziava addirittura che l'Italia avrebbe regalato alla Grecia tutte le isole die andava conquistando. In questo modo si eccitava contro l'Italia non soltanto l'Inghilterra ma anche tutti gli Stati balcanici, i quali sono tutt'altro che disposti a lasciar ingrandire la Grecia senza un adeguato compenso a loroEcco una nuova grande e perfida insidia destinata, come tutte le altre, a creare imbarazzi all'Italia in tutte le parti dpi mondo; ma di essa ha fatto giustizia non il Governo italiano bensì il Comitato degli isolani dell'Egeo, il quale, nel suo bell'indirizzo telegrafico a Vittorio Emanuele, a. Giolitti, ai presidenti delle due Camere legislative, ha espresso la. speranza che l'Italia liberatrice, completando l'opera incominciata, vorrà assicurare alle isole una autonomia eguale a quella di Samos o riunirle in un principato con Sainos. Dopo questa manifestazione, che ha grandissimo significato, non sarà più possibile ai turchi di' cccidènUe di/eccitare contro l'Italia aniche le popolazioni balcaniche.' Gli abitanti ^délle isole liberate dall'Italia non chiedono punto come Camita l'annessione alla. Cre¬eia; invocano invece dall'Italia liberatrice l'autonomia. Ma, per amor di Dio! non cu ìj^e'quella di Samos! La Turchia non deve entrarci per nulla, nemanco per la nomina del governatore. Altrimenti, si ripeterà il caso disgraziato di Samos ove i cittadini, per tutelare la loro autonomia, assassinarono il governatore nominato dalla Turchia.

Persone citate: Giolitti, Presbitero