ORGOGLIO

ORGOGLIO ORGOGLIO La risposta definitiva venne a darla nelle prime ore del pomeriggio ia baronessa Danieli, zia del fidanzato, loquace e Tispettabile dama, la quale fin dal principio s'era vivamente interessata a quell'unione e aveva fatto di tutto per guidarla nel buon porto del matrimonio. Quando la cameriera s'affacciò a dire d'arerla introdotta in sala, le signore intente a ricamare nella grande stanza da pranzo trasalirono leggermente guardando Maria che, sola, non alzò il capo dal ricamo c corrugò appena le sopracciglia. Senza saper come, le altre ebbero tutte in quel momento il ricordo vivo e preciso del giorno lontano — più di un anno di già!... — in cui, nella etessa ora, la cameriera aveva annunciato la stessa signora... Como adesso, il sole faceva brillare i cristalli e le argenterie della grande vetrina e traeva mille riflessi luminosi dalla testa bionda di Maria, immobile e china sul telaietto ; e come adesso, tutte avevano trasalito. Ma quello era stato un giorno lieto per Maria: la baronessa era venuta a chiederla in sposa per suo nipote: lo sposo era bello, ricco, nobile, innamorato, il parentado magnifico, le tradizioni della casafnrt„„, antiche e splendide: era la.fortuna che ve-niva a lei quel giorno, tutte»le gioie dellavita in una volta, amore, ricchezza, nobil ti, tutte le gioie mondane e le gioie spirituali di cui la sua bellezza fresca e fiera pareva veramente degna. Come era lontano, ormai, quel giorno!... La signora Elena si alzò, piegò il lavoro con calma forzata e disse a Maria, senza guardarla.: — Se mai, ti chiamerò. Le figliuole rimasero sole. Dorotea, la maggioro, una sensitiva, tutta spirito, quella ch9 avrebbe voluto farsi suora di carità e non l'aveva fatto per rispetto e obbedienza alla volontà dei genitori, ma che aveva preso tuttavia un aspetto monacale, pallida e sottile come un'ostia, cogli occhi dolci e soavi e le mani sempre fredde, smise di lavorare e senza mutar atteggiamento trasse dalla borsetta una coroncina del Rosario, di madreperla, mettendosi a pregare pian piano per non farsi sentire. Barbara, la minore, una magrolina vivace di quindici anni, dagli occhi irrequieti, dal viso mobilissimo, con un'espressione furba e curio setta, sempre contenuta, arrossì e poi impal-Udì, agitandosi sulla seggiola, fissando laso-rena ad. occhi sbarrati, ?olla crudele mdiscre-zione della fanciullezza. Maria soltantocontinuò a lavorare più alacremente di pri-ma, maneggiando le forbicine con mano ap-pena tremante, tenendo il capo abbassato stringendo fortemente le labbra, trattener! pena tremante, tenendo il capo abbassato>" i.bbra trattenen-di spasimo come di uno cho attende, Taggomitolato, ad occhi chiusi, una mazzatado il" respiro, per dominarsi, senz'accorger-si che il suo viso si torceva in una smorfiasul capo e smania di angoscia e supplicache venga presto per non soffrire l'insop portabile male dell'attesa e del dubbio... Ella la sentiva venire... la sentiva venire... Sua madre la chiamò, improvvisamente. — Maria!... Sobbalzò: tutto era finito. A quell'accento soltanto ella aveva compreso: tutto era finito. Ebbe nel cervello, negli orecchi uu fragore di rovina, davanti agli occhiun bagliore di porpora, ebbe l'istinto di gridare e di aggrapparsi convulsamente a qualche cosa per .non cadere nell'abisso. Un attimo. Poi le sue fattezze si ricomposero istantaneamente, tutto il suo volto contratto si distese coprendosi di un pallore mortale, due cerchi bluastri le si affondarono sotto gli occhi. TI colpo era stato ricevuto e sopportato: tutto era finito. Lentamente, senza rivolgere una parola alle sorelle che la guardavano, uscì dalla stanza, entrò nel salotto. Fin dalla soglia ella vide tutto con una sola occhiata : sua madre agitata, pallida, con uno sguardo supplichevole e smarrito di vittima presa ad uin laccio, la baronessa colla veletta sollevata intorno alla 6ua faccia grassa e bianca, con una luce di pianto negli occhi glauchi e semnre immoti, simili ad acque morte, e sul tavolo di me'zzo, un piccolo pacco ben legato.... Le sue lettere: ella lo indovinò subito e la sua fierezza spasimò col suo cuore. La baronessa gemette, mirando la snella persona vestita di bianco, il bel viso irrigidito e la testa bionda di Maria. — E' un grande, un grande dolore questo per (me!... — disse stringendo la fredda •mano della fanciulla fra le sue calde e molliccie. —■ Che tristo commedia è .la vitamia povera Maria!... Maria sedette in silenzio, ad occhi bassire-spingendo ogni parola di compassione coll'atteggiamento della sua. persona e l'espressione' del suo volto, glaciali entrambeQuantunque sembrasse attentissima, era ancora stordita, i colpi secchi e forti decuo cuore le impedivano di ascoltare il lungo e confuso discorso della signora. Soltanto era scossa dalle parole che diceva sua madre, febbrilmente, di tanto in tanto, interrompendo la baronessa. — Benissimo... Per un capriccio... per una miserabile questione d'interesse il signor marchese non ne vuol più sapere... Eil marchesino lo obbedisce... è un ottimo tìglio ! Si è sottomesso tranquillamente alla volontà di suo padre... Ma mia figlia, ma la sua felicità non devono proprio contare per niente?.... — Mamma!... Maria piantò il suo sguardo freddo e lucido negli occhi di sua madre: ella vedova che la signora Elena non sapeva dominarsi e che pareva prossima a scoppiare in piante; aveva» già gli occhi rossi, il viso p.oceso, la voce tremante piena di lacrime rattenute. Sua figlia non cessò più di guardarla, severamente. — Mamma, perchè tutte queste parole inutili?... Non c'è niente d'irreparabile. Imarchesino ridemanda la sua libertà: glie la diamo; vuol sciogliersi da ogni impegnoebbene, è sciolte... Il motivo non conta. — Ah tu!... — esclamò .la madre amaramente — tu sei tutta orgoglio... E non ti ribelli che il marchesino abbia rinunciato a te per accontentare suo padre?... Ha rinunziato a te, capisci?.... Maria non rispose, il suo viso brillava d'ira e di sdegno, il suo sguardo scintillante e duro fece abbassare gli occhi a sua madrche tacque, vinta, sespirando. La baronessa riprese a gemere: — E dire che si andava così bene... E quel -overo Giulio tanto innamorato... Chl'avrebbe detto che butto dovesse così repentinamente mutare!... Maria prese in mano il piccolo pacco ben lc-ate. Sono le mie lettore, è veroT... Sì... Ci dev'essere anche il partabigliotfci che gli hai regalato. In quanto a resto, sarebbe vivissimo desiderio di Giulio che nulla gli fosse restituito, all'infuor dell'anello di fidanzamento, che è un ricordo della sua povera mamma... La signora Siena scattò: — Noi non vogliamo nulla!... Maria rispose, tranquillamente : — Grazie, ma so qual'ò il mio dovere. Nessuno parlò. Era gente orgogliosa che sdegnava di lagnarti e di gemere sui torti che le venivan fatti: già ricchissima, di buona razza e poi quasi impoverita per rovesci di fortuna, aveva serbato del fasto antico e dello splendore d'un tempo, un'alterezza indomabile, un dominio geloso dei propri sentimenti, il disdegno profondo dolio espansioni indiscreto e rumoroso, un pudore delicatissimo dell'animo, e quell'orrore proprio agli aristocratici, di suscitare la pietà. Nessuno però era cosi iiiterarneitito orgoglioso come Maria. Non soltanto por la bellezza della persona o per la grazia dello spirito ella emergeva fra lo sorelle e dominava i genitori, ma sopratutto per quella forza intatta d'orgoglio, per quella spon-|ta»«a alterezza sdegnosa, che la faceva pa-j rere u fredda e dura ed era i 1 ' jsuo fascino più sicuro, per quella fierezza so-litaria che pareva vietarle anche la più in nocento debolezza. Nessuno parlò. Ella stessa andò a cercare nel solaio una cassa che le pareva facesse al caso suo, la fece portare nella sua cameretta di cui lasciò la porta aperta. Sulla casa piombò un silenzio funebre. Il padre, rientrato, si chiuso ermeticameute nello studio ; la anadre, dopo es-sersi aggirata come un'anima in pena, dissealle altro figliuole —1 Andate ad aiutare vostra sorella Poi tentò di riprenderò il lavoro, ina lelacrime le cadevano bagnandolo le mani, ilsuo cuore sanguinava: l'offesa fatta allacasa, quella grande fortuna perduta per lafigliuola prediletta, quella rovina improv-visa di gioie e di speranze stringevano d'undolore tanto più insopportabile, quantomeno le era concesso di espanderlo. Ellanon osava piangere forte ne lagnarsi: an-che più dei rimproveri di suo marito, temeva lo sdegno muto e terribile della figlia. — Ella è tutto orgoglio... tutta orgoglio. Orgoglio che lo disseccava le lacrime negli ^S°S"° «ne io uisseccava re lacrime negi i0001"' orgoglio che le soffocava i sospiri nel ìCUOTVr?glJ° chet le suggellava la bocca, \™Z°Sh° <*? £ sosteneva ni quel giorno in Presenza di tutti, sprezzante e tranquillaicome fosse ^ìo un Sio™° q":al«nq™ clella>ua vita e n<ya la fi'le dj »n bel sogno chei Per P000 11011 era diventato realta, uu or-1 S°?'lio °J» Paj?va distaccarla fin da se stessa e »?P«lwle di pensare al passato e ali «vvenire. Ma la madre ci pensava e la co-cente umiliazione di un magnifico inatri-! monto fallito era per lei tomentosa quantoTn-lunque indegno pretendente, oppure zitella in casa, sterile e silenziosa come Dorotea, lei, Maria, che sarebbe stata bene sul trono dii una regina!... Di tanto in tanto, la signora Elena si alzava, passando in punta di piedi davanti alla camera della figliuola, dove lo tre sorelle riempivano la cassa in un silenzio lugubre, lente e serie : anche lo fantesche, so pacavano lì davanti, tacevano o non osavano guardare. Pareva la camera dove si vesto un morto. Di tutto e tiro, Dorotea pareva la più mesta: da un pezzo nel suo cuore soave ella nutriva la dolce speranza di qualche bri-ciola'di felicità da prendere alla ricca mensa di sua sorella: qualche nipotino da acca- rezzare, una cara maternità d'amore... Ad-dio anche a questo sogno !... Aveva fatto tante rinunzie nella sua vita e questa era una dello più dolorile. Barbara agitata c costernata, stringeva ogni oggetto come qualcosa di vivo di cui il distacco le pareva inumano. In principio ella aveva domandato ingenuamente a sua. sorella : — Ma vuoi proprio restituire tutto? E non ricevendo risposta si era rassegnata a malincuore. Ma di ogni libro riccamente rilegato, di ogni immagine preziosamente incorniciala e sopratutto di ogni gioiello ella ricordava la storia, il tempo in cui era stato donato o la <jioia di Maria nel riceverlo Apriva gli astucci, gli scriguetti, traeva fuori 1'oWto, lo l'oggetto, lo contemplava con tei nerezza... Quella collana di perle era statoil primo dono; come la portava nobilmente Maria!... Quell'anello azzurro pareva carissimo ai due fidanzati, ella non ne sapeva il perchè: forse suggellava un grazioso patto, una pace segreta... E la giovinetta sospirava malinconicamente. Mai niù Maria avrebbe avuto un fidanzato così bello, così nobile, così innamorato ; nò mai, certo, l'a ' vrebbe avuto lei, che non era neppure bella.[Ma la bellezza a che serviva, del resto?. I E l'amore conio poteva essere così brusca-; mente soffocato per puntigli ch'ella non ! conosceva neppure?... Non si dice che trkm' fa di tutto l'amore? Ed ecco che tutto trion-fava dell'amore, l'ambizione di un padre, la 1 debolezza di uu figlio, l'orgoglio di una fan ciulla... Maria vigilò attentaineuto a che Ila cassa fosse riempita con ordine, poi la j contemplò con occhi aridi, la chiuse e la fece portar via. Le sorelle scapparono apiangere; la, madre, a veder passare quella bara con tante speranze dentro, non ebbe la forza di alzarsi in piedi; Maria fece toeletta e si mutò d'abito per l'ora del pranzo.A tavola parlò con suo padre, quegli che maggiormente la comprendeva e l'apprezzava; tranquillamente, parlò con sua|madre di certe compere da sospendere, senza che nessuno alludesse alla cosa avvenuta; poi, quando tutti, alzati! da mensa, si rac- j colsero secondo il solito interno al..tavolo da lavoro, ella scomparve. Fu un sollievo generale. F lilialmente si poteva parlare!... jl! padre stesso così rigido, così orgoglioso, [poteva^ sentire senza ribeUarsi i gemiti e le1 lamentele della moglie e delle fighe. Era l'ora in cui il fidanzato veniva a fare lasua «orto, e tutti pensavano a lui con strazio, con rimpianto, con rancore, la madre specialmente, che a contemplare la bella coppia si sentiva seniore il cuore gonfio di gioia trionfante. Come si poteva ora ta- cere,, o parlare d'altra' cosa7... E inquieta a signora^ Elena s'interrompeva con sgor mento e diceva a Barbara, la minore : — Va uu po' a vedere che cosa fa. Ho empre naura che mi senta. Barbara andava, furtivamente, e tornava dicendo: — Si aggiusta i capelli davanti allo specchio... E' seduta, cassetto... Tutti stupivano, finchò la madre, sdeguata, disse: — Ma come può essere insen- ibi'lo fino a questo punto?... Ma ha un sasso al posto del cuore?... Ma non sente niente?... E hi quel momento stesso Maria comparve sulla soglia e domandò alle sorelle con voce Jiruga in un !tremante, — Voi, che mi avete aiutata, non avete veduto un piccolo involto che era sul caetto della mia scrivania i... Tutti tacquero, poi Barbara si ricordò e diventò pallida. — Io l'ho veduto Maria e l'ho messo nella cassa insieme colle altre cose. — Tu'.!... A quel grido la madre si alzò con una mano su! cuore. — Che c'è?... Ohe hai fatto Barbara?... Figlio mie... La giovinetta piangeva, spaventata. — Nuu credevo di far niente di malo... Credevo che Maria l'avesse dimenticato, non sapevo, io... j— Maria!... Che roba era?... — domandò il padre, severo. — Niente... — rispose la fanciulla con voce soffocata — erano le lettere che mi ha scritto... il primo ritratto che mi ha dato... ciò che valevo tenere... Ma non importa... Si volse, rigida, e se ne andò. Sua madre e le sorelle la seguirono. La stanza era in disordine, i cassetti iwesciati, ella aveva dovuto cercare affannosamente. — Maria... — supplicò sua madre, pran« dendole una mano — che hai?... Maria apri là bocca per rispondere, ma non potè, pareva che tutto il suo essere si sciogliesse in dolore. Si lasciò prendere, spogliare, mettere in letto come una cosa morta, accarezzare, scaldare, supplicare...Ella non aveva che lacrime e gemiti, ellasoffriva con una tale violenza che ad ognimomento sua madre la sollevava come setemesse di vederle scoppiare il cuore nelpetto... quel cuore orgoglioso chiuso e in-durito come marmo davanti alla rovina e al distacco delle ricchezze e che l'amore ora spezzava come vetro... Una fotografia, qualche lettera d'amore, un piccolo tesoro nascosto: tutta una sorgente di dolcezza e diconforto, non l'aveva più! Ed ecco che il mondo 'e pareva vuoto e la vita insopportabile. Non più orgoglio, ella era dolore. E per tutta la notte risuenarono nellacasa i smghiozzi e i gemiti di quell'anima in agonia. CAROLA PROSPERI.

Luoghi citati: Como, Siena