Il nemico sbaragliato con forti perdite a 10 km. da Bu Kamek in una impetuosa puntata offensiva

Il nemico sbaragliato con forti perdite a 10 km. da Bu Kamek in una impetuosa puntata offensiva Il nemico sbaragliato con forti perdite a 10 km. da Bu Kamek in una impetuosa puntata offensiva Le trincee sulla seconda carovaniera espugnate e occupate dai nostri (Per telegrafo e per telefono alla STAMPA) " BUKAMIK, ZI, flTOctoJa). t Avendo l'altro tori II cenerate Oartonl avolo sentore al un possibile tentativo di p uè aggio 41 una carovana namlea da Benaardane lunga la ateonda carovaniera, dodi •orpaandarla a sgominarla, ieri, n «nmrato Oartonl ordinava «Ito truppa di Buttami* di ateiulre una recisa piantata affamhra ■■ In direzione sud-ovest por disperderai la carovana a sbaragliare Il corpo di truppa nemiche stabilito a trincerato' sulla carovaniera per proteggere II passaggio. L'operazione fu sseguita brillantemente nel pomeriggio di Ieri. La testa della nostra, colonna era formata di un battaglione di fanteria, un battaglione di bersaglieri, una batterla da montagna. Indietro, In seconda linea, venivano a rincalzo un altro battaglione di bersaglieri e oinque compagnia di ascari, un reparto di cammellieri, una sezione di artiglieria a tiro rapido. | 1 battaglioni Italiani di prima linea, passata speditamente e senza Incidenti la Scebka, si avanzarono fino ad una decina di chilometri da Bukamek, piombarono arditamente o. di sorpresa sullo trincee preparato dal nemico presso la seconda carovaniera o se ne Impadronirono, malgrado la tenace resistenza Incontrata da parta della truppa odo la occupava. Allora II nemico aparso a numerosi grappi sulle dune retrostanti, accorse alla riscossa; ma le nostre truppe lo ricevettero con grande fermezza e orni fuoco vigoroso a ben diretto; e, dopo un vivacissimo combattimento, lo respinsero e lo volsero in fuga, mentre la batterla da montagna e la sezione da campagna sopraggiunta con le truppe della seconda linea, aggiustavano il tiro sulla carovana ed oltra di essa, dove si vedevano passare gruppi di armati disperdendoli. ! Al cadere della sera, mentre le nostre truppe stavano per rientrare ai loro aiiog- i ■ giamentl, si videro arrivare a briglia sciolta da Zeltene e da Sidl Said numerosissimi gruppi di nemici attratti dal rumore del oombattlmento, seguiti da nuclei ancor più forti di fanteria. J Queste forze sfilavano lungo II margine meridionale della Scebka. Contro di essi il i generale Qarionl fece aprire un efficacissimo fuoco di fianco dall'artiglieria da mon¬ tagna e da campagna, che inflissero al nemico visibilmente enormi perdite, e lo costringevano a ritirarsi In fretta ed In disordine, sospinto anche da un battaglione di riserva che ne disperse gli ultimi gruppi. I. Stamane erano in vista a grande distanza pattuglie di nemlol erranti alla rloeroa ed al',seppellimento del morti. ! Lo- nostra perdite sono: nelle truppe bianche, di un morto e 11 feriti, tra 1 quali non gravemente due ufflolali; tra gli ascari, 1 setto feriti. L'operazione di ■ Ieri è molto Importante sia per I risultati' ottenuti, ala per la grande affermazione tri valore-delle-truppe ohe sostennero un'azione offensiva a grande distanza dal trinceramenti, contro un nemico superiora ed asserragliato In trincai. I turco-arabi (Nostro telegramma particolare) Tunisi, 22, notte. Una persona, proveniente da Macabez, mi riferisce che lunedì, nel pomeriggio, è avvenuto un serio scontro a ,'Bukameck. La lotta è stata accanita, ed è 'durata, cinque ore. Il nemico venne messo, in fuga ed ha lasciato 400 uomini sul campo, oltre a numerosi feriti. Da Macabez si potevano vedere gli arabi trasportare i feriti e seppellire i morti. Si trovano, qui parecchi ufficiali turchi, diretti in Tripòlitania, BONUBA. L'impressione a Tripoli TRIPOLI, 21, ere 28,40. E' giunta stasera a Tripoli la notizia di una nuova vittoria italiana a Bu-Kamek dopo un combattimento brillantemente guidato dal generale Garioni. Manca ass.olutamcnte qualsiasi particolare oltre quelli che già vi saranno noti per il comaideato ufficiale. GIOVANNI CORVETTO. dei nostri aviatori a Derna {"Nostro servizio particolare) DERNA, 18 Btgrio. Giorni di tranquillità sono stati questi, dall'ultima partenza del postale ad oggi. Anche qui, come a Bengas'i, la guerra langue. Noi attendiamo, fortificali entro la potente cintura delle nostre trincee e delle nostre ridotte, ma il nemico non dà segni di attività. Qui, a Derna, in quest'i giorni, nemmeno si sono avute le solite fucilate agli avamposti, con cui qualche gruppo di beduini, quasi contìnuamente osava molestare i nostri lavori alla ridotta in costruzione «Verona ». Il giorno 15, Vaviatore tenente Cesaroni, ed il capitano Bolla, lianno compiuto due importanti voli di ricognizione. Alla mattina ha volato il tenente Cesaroitì, che ha riconosciuto tutta la riva sinistra del Bucafer, un affluente del Derna. Egli è stato in aria il minuti. Nel pomeriggio, alle ore 17,30, il capitano Bolla ha spiccato il volo, innalzandosi con due ampi giri, fino ad un'altezza di circa mille metri, e dirigendosi poi sull'altipiano. Segui dall'alto, brevemente, il corso dclì'uadi Derna, quindi ripiegò <verso la casa di Aronne, e procedette in seguito verso Sidi Asis e Martuba. Egli vide spiegarsi sotto di lui un terreno* pianeggiante^ interrotto da brevi e non profóndi valloni. Il terreno era coltivato; pareva diviso regolarmente in campi, quali di forma triangolare, qual'i di forma quadrangolare, in cui biondeggiava, maturo, l'orzo. ' Ad est della casa Aronne, l'aviatore vide un piccolo gruppo di tende, poi fu sopra al villaggio di Asis, composto di una casa e di poche capanne,. £ quindi: fu sopra Martuba, composto di tre o quattro case e di un abbastanza vasto nucleo di capanne. A questo punto, il sole era declinato sul mare, con lo splendore di un sereno e fulgidissimo tramonto. Dalla terra si levò qualche leggero fumo di nebbia, che in breve divenne più spessa e nascose all'aviatore il paesaggio. Egli volse per ritornare, poiché la nebbia accennava a salire e l'ombra della sera andava facendosi più densa. Nell'azzurro timido palpitava il sorriso delle prime stelle. La via del ritorno sarebbe stata difficilmente riconoscibile all'ardilo aviatore, e, poiché la nebbia velava il suolo sottostante, venivano a mancargli i punti di riferimento per l'or'ientazione, se non lo avesse soccorso involontariamente il nemico... Sicuro! Egli si diresse, orientandosi su un fuoco che un gruppo di beduini aveva acceso, ad un chilometro e mezzo circa davanti alla nostra ridotta «Piemonte », e, dopo tin'ora e mezza di volo, il capitano Bolla atterrava alVAreodromo, sulla riva del mare, tra la Stazione radiotelegrafica e il Faro. Era giù bujo, e fu quindi necessario che otto soldati, agitanti torcie a vento accese, indicassero il luogo di atterramento. Si era stati molto in pensiero all'Areodromo, a Derno, sulla sorte dell'aviatore. Dalle ridotte avevano telefonato che l'avevano seguito nel suo lungo volo verso l'interno, ma che poi era scomparso agli sguardi degli osservatori, che, anzi, era apparso che egli fosse calato sul rovescio del campo turco. '. Si era impressionati della sua assenza tanto prolungata. Quando egli discese con un mirabile volo librato, molti ufficiali e moltissimi soldati raccolti nell'aereodromo appartenenti specialmente al 26.o e al 40. o che hanno l'accampamento vicino all'aerodromo, lo accolsero con applausi entusiastici. Un informatore del comando ha riferito che il bellissimo volo del capitano Bolla ha fatto una immensa impressione sugli abitanti dei villaggi di Asis e di Mortouba. Era la prima volta che questi indigeni vedevano la meravigliosa macchina e uomini d'oltre mare. Accorsi sulle soglie delle capanne e sul terrazzo delle case, contemplavano il volo come un prodigio. Le donne più specialmente rimasero estasiate e continuamente la sera e nei giorni seguenti l'ammirazione, lo stupore ed il timore dell'uomo alato ricorreva nei loro discorsi. E be.n giustificata è l'ammirazione degli arabi perchè noi stessi, per cui ormai non è più uno spettacolo nuovo la bellezza di una libellula Blériol, diafana sullo sfondo dell'azzurro, librata a parecchie centinaia di metri di altezza, siamo tuttavia entusiasti dei voli che qui viene compiendo il 'capitano Bolla. Basta avere una modesta cognizione ideile difficoltà aviatorie che offrono le posizioni di Derna, serrate tra il mare da un lato e gli scoscesi monti dall'altro; la sua atmosfera instabile, spesso agitata e sempre infida, per comprendere che il Bolla coi suoi voli è riuscito ad af~ fermare qui dei records ammirabili. Intanto, praticamente, a nostro vantaggio militare, eyli è riuscito a fornire al Comando l'esatta fotografia del campo turco-beduino, come vi accennavo in un precedente dispaccio. Egli ha osservalo e po¬ tuto poi riprodurre in carta, che il campo turco-beduino, situato a circa dieci chilometri dalle linee estreme delle nostrefforr tificazioni, si compone di tre nuclei di tende. Due prospettano le nostre fortificazioni, l'uno è capace di un numero di uomini equivalente a circa un nostro reggimento, e l'altro di un nucleo di yomlni equivalènte ad un nostro battaglione, ti terzo è più indietro, oltre un burróne che lo divide dai primi due, e pare capace di un numero di uomini equivalente aU un nostro battaglione. Presso quest'ultimo, su una spianata, è disposta l'artiglieria. Qualche altra tenda isolata, probabilmente della Mezzaluna Bassa, è poco distante. La tribù degli Hassa ha abbandonato il campo turco? Ieri mattina, 17, dalla ridotta Lombardia, che è provvista di un potentissimo Zeiss di grande portata, con cui, quando la nebbia o qualche altro fenomeno atsmosferico non lo vieta, si può osservare in ogni particolare ogni sezione del campo turco-beduino, si è seguito nel campo stesso un' fatto di certa importanza: l'esodo di una lunga colonna di cammelli e di asini che recava uomini, donne, bambini e some di masserizie. La colonna uscì dal campo e si diresse verso sud-est; poscia scomparve dietro le alture. Il fatto ha come ho detto importanza. Qui al comando a ragione lo ricollega ad un aneddoto di cui forse avrete già notizia. Nel combattimento della notte dall'll al 12 febbraio fu ferito e fatto prigioniero il capo, della tribù degli Hassa, una delle più forti e più combattive tribù di questi luoghi. Questo capo, portato ad un nostro ospedale, con la testa trapassata da una nostra pallottola, era in punto di morte, ed i nostri medici lo curarono con particolare zelo e riuscirono a salvarlo. Guarito, il capo dichiarò che égli sentiva di dovere una riconoscenza senza fine agli Italiani. — lo ho combattuto contro di voi, — disse — perchè i turchi mi avevano ingannato, dicendomi che voi venivate qui per sterminare le nostre tribù, per devastare il paese, per annientare la nostra religione. Vi ho combattuti e sono stato ferito; voi, però, mi avete curato, voi mi avete salvato la vita, voi siete buoni ed 'i turchi sono malvagi. La mìa vita è per voi. Questo il concetto, se non queste precisamente le parole, che il capo degli Hassa espresse al Comando, e promise solennemente, di sua spontanea iniziativa, che se lo avessero lasciato libero, egli sarebbe ritornalo al campo turco-beduino, ed avrebbe convinto la sua tribù che era [olila combattere per i turchi contro l'Italia, c che avrebbe allontanato i suoi uomini dal campo. Promise e fu lasciato libero. Ed egli mantenne la parola « peggio di un cristiano », direbbe l'allegro Trilussa. Questo Comando sa, da informatori sicufi, che tornato al campo turco-beduino, il ■capo degli Hassa propugnò presso i suoi, con tutta la sua autorità, l'abbandono dei Turchi e l'atteggiamento di neutralità rispetto alla guerra. Propugnò una cosa e l'altra con tanto fervore, che il comandante turco, pare lo stesso Enver Bey, che, come vi ho detto altra volta, è veramente ancora vivo, ne ordinò l'arresto immediato. Si comprende che il comandante turco abbia creduto opportuno ed abbia eseguito questo atto, ma si comprende anche che questo atto abbia prodotto presso i beduini, assai più fedeli ai propri capi che non ai turchi, specialmente presso la tribù degli Hassa, una reazione di indignazione, un furore di proteste. Ed eludendo la prigionìa, il bravo capo riuscì a far pervenire ai suoi uomini un invito di abbandonare immediatamente i Turchi. — Gli Italiani, — egli ha potuto far dire ai suoi uomini, — contro cui io, con voi, ho ferocemente combattuto, mi hanno salvato, poi mi hanno lascialo libero. I Turchi, pel cui •vantaggio solo io ho combattuto, non mi lasciano libero di abbandonare il campo, anzi, mi imprigionano. Siete voi giudici, se a voi ancora convenga combattere per gli interessi di chi Ci inganna. Pare che gli Hassa abbiano capito la schietta logica di questo esempio. La colonna che ieri mattina ha abbandonato, con armi e bagagli, il campo turco, sarebbe la tribù degli Hassa, che abbandona i Turchi al loro disperato destino, e torna alle prò prie case, •* ?>■"--■'«. MARIO BASSI L'espulsione fluii li non ancora comunicalo ufficialmente ' Costantinopoli, 22, sera. Si assicura che al Ministero degli esteri preparei jffto; circolare annunzianle l'espulsione fàgli italiani da comunicarsi a tutti i rappresentanti ottomani e probabilmertte anche a tutte le Ambasciate di Costantinopoli. ■ *•• La circolare che la Porta invie.rà ai rappresentanti ottomani all'estero e alle Ambasciate, espone lungamente i molivi dell'espulsione dei sudditi italiani, giustificandola con la condotta dell'Italia nella guerrat in Tripolitania e coi procedimenti applicati nelle isole ove perfino i mussulmani cittadu ni privati sono slati dichiarati prigionieri di guerra. Fino ad ora riradè relativo alla espulsione degli italiani non è stato ancora comunicato ufficialmente all'Ambasciata di Germania ; ma numerosi italiani si preparano a partire. Centinaia di italiani, uomini e donne, sì affollano al Consolato di Germania per procurarsi i passaporti o per chiedere certificati comprovanti la. vedovanza o la indigenza, (Agenzia Stefani). Rodi RODI, 21- (Ufficiale). || Continua la presentazione di turchi sbandati che vengono a costituirsi in città.

Persone citate: Cesaroni, Enver Bey, Giovanni Corvetto, Mezzaluna, Said, Tripoli Tripoli, Turchi