Le cose a posto

Le cose a posto Le cose a posto sull'affare del prestito Rappresaglia da Stato barbaro [Per telefono alla Stampa) Roma, 21, notte. Appena fu raccolta e commentata dalla Stampa la notizia del prestito fatto dalla Francia alla Turchia, il Matin fu autorizzato a dichiarare che la notizia non era fondata, perchè la Francia, in omaggio alla sua neutralità, era risoluta a non fare pre siiti nò alla Turchia nò all'Italia prima del la cessazione delle ostilità. La smania di accomunare sempre l'Italia alla Turohia, mettendo uno Stato ed un paese civilissimi allo stesso livello di uno Stato e di un paese semi-barbari, ha spinto il Governo francese ad accennare all'eventualità di un prestito dell'Italia, mentre è ormai noto anche agii abitanti del Madagascar che l'Italia può continuare la guerra ancora per lungo tempo, senza ricorrere a prestiti. Mettere allo stesso livello l'Italia, che ha un bilancio molto più forte di quello francese, e la Turchia, che è costretta di bussare continuamonte a denari a tutte le porte del mondo, non è equo e molto meno gentile, ma non è per dolermi di una ostinata scortesia che ritorno sulla notizia del prestito ; bensì per farvi notare che la smentita del Matin non era esatta. Il Governo francese ha voluto profittare della circostanza che non tutti i particolari della notizia erano esatti per far pubblicare una smentita generale, nella speranza, molto fondata, che gli italiani, non essendo in grado di controllare i fatti, si acquetassero, riconoscendo che la Francia non aveva violato i doveri della, neutralità. Senonchè ciò che non erano in grado di fare gli italiani hanno fatto i francesi, che vivono nel mondo dei grandi affari parigini. Il Paris Journal, organo di un importantissimo gruppo finanziario politico, che fa capo all'ex-ministro Etienne, il quale adesso contrasta la presidenza della Camera a Delcassó, finora ministro della marina, ha pubblicato in proposito le seguenti dichiarazioni : pstsdGpC« Il Presidente del Consiglio, Poincaré, ci assicurò nel modo più formale che 11 nuovo prestito turco non sarebbe stato ammesso al mercato finanziarlo di Parigi, Ano a che la pace non fosse stata ristabilita. Malgrado ciò, è certo che la Banca ottomana (della quale, agrjiunaiamo noi. è presidente il francese flevoil, che non fa nulla senza il consenso del Governo francese), ha consentito in un prestito da emettere sul mercato francese. L'emissione pubblica non potrà aver luogo Ano a che duri la guerra, ma, nel frattempo, questa garanzia di credito, data formalmente alla Turchia, permette, fin d'ora, in suo favore, operazioni di Tosoreria, che le procureranno, su per giù, gli stessi vantaggi dell'emissione del prestito. Infatti, è in seguito all'opzione ottenuta, che la Banca ottomana ha anticipato al Governo turco la somma di un milione di lire turche, ossia. 23 milioni di, lire italiane. E' dunque sotto forma di anticipi che la Turchia riceverà denaro, e cosi il suo scopo 4UHLcipale è stato raggiunto ». Queste precise notizie del Paris Journal, che, come vi ho detto, è organo di un grande gruppo politico finanziario, capitanato dall'ex-ministro Etienne, candidato alla presidenza della Camera, dimostrano che, se non è zuppa, è pan molle. Prestito o anticipazione di prestito è la stessa cosa. Fu fatto notare che l'interesse del 7 1/4 per cento è da usurai E' vero, ma la Turchia non può aspirare a migliore trattamento. La Francia profitta delle condizioni anormalissime della Turchia, come ne hanno profittato più o meno gli altri creditori ; ma l'interesse usuraio non toglie affatto che la Francia abbia violato i doveri della neutralità, dando in questo momento alla Turchia oltre 23 milioni di lire, che dovranno essere impiegati in strumenti bellici contro i soldati italiani. Qui sta il midollo della questione. Tutto il resto non serve che a buttare polvere negli occhi degli ingenui. La Neue Freie Presse, la quale, come tutti sanno, è sempre delle cose turche ottimamente informata, conferma le informazioni del Paris Journal, ed aggiunge che altre anticipazioni saranno accordate in seguito al Governo turco, a seconda dei suoi bisogni. « Con ciò — conclude la Neue Freje Presse — si sarebbe trovato Ln Francia il modo di fornire alla Turchia i denari dei rruali essa ha bisogno .senza fare la figura di aver trasgredito ai doveri della, neutralità >. La dolorosa esperienza, che abbiamo fatto durante questa guerra, ci ha messo in grado di non meravigliarci e di non dolerci più di nulla. La neutralità francese dal giorno in cui fu dichiarata è stata sempre, più o meno copertamente, violata Con ciò non intendiamo affermare che la neutralità è stata sempre scrupolosamente osservata dagli al.tri Stati neutri. Vogliamo soltanto notare che questa volta la Francia si preoc cupa meno di prima delle apparenze da sol vare. Noi non ce ne meravigliamo, come non ci meravigliamo della decretata espul sione in massa di tutti gli italiani residenti nell'impero ottomano. Sappiamo che si tratta di una volgarissima violazione del diritto delle genti, di un provvedimento degno di uno Stato barbaro quale la Turchia, ma ci pare lecito di domandare che ne pensa la Germania, che ha assunto la tutela dei cittadini italiani residenti nell'impero ottomano? Non ha nulla da dire in contrario il Governo imperiale germanico ? Non ha esso proteste da elevare e da far valere ? Se non si muove subito il Governo dell'Impero germanico, tocca al Governo italiano di agire come meglio sa e può nelle presenti circostanze. I sudditi di Sua Maestà Vittorio Emanuele III debbono essere tutelati anche contro lo Stato belligerante se sono completamente estranei alla guerra. Il diritto alla rappresaglia è indiscutibile. Il Governo italiano è autorizzato a qualsiasi provvedimento dal barbaro provvedimento del Governo turco: Nessuno può contestargli1 il diritto di espellere alla sua volta dal regno d'Italia, dalla Tripob'tanià e dalla Ci- ! ronaica, dalle dodici isole del mare Egeo 1 tutti i sudditi del Sultano di Costantinopoli.: À questa rappresaglia sarà necessario w! rivare se il Governo, dell'Impero germanico se ne sta con le mani in mano di fronte alla espulsione in massa di tutti i sudditi di Vittorio Emanuele III dall'Impero otto-; mano. q.

Persone citate: Poincaré, Vittorio Emanuele Iii