L'occupazione di Kos

L'occupazione di Kos e la sua importanza come una delle cinque maraviglie del mondo, al quale avevano lavorato Scopas ad. 1 più famosi soultori di quei tempi. Questo insigme monumento fu rispettato pel volgere di ben tliciotto secoli da tutti i conquistatori che • si impadronirono successivamente delle coste dell'Asia minore; benché più volte scrollato dai terremoti, lo zoccolo avevaàncora tutte le sue colonne, tutte le sue sculture, al principio del XV secolo, quando, è doloroso *ma pur vero, T Cavalieri di San Giovanni non si peritarono di manometterlo per procurarsi le pietre e la calco occorrenti alla fortezza, che sotto la dire-'' zione dell'architetto Enrico Schlegelholt, eressero a protezione della città e poi cedettero a Solimano. Gli scavi .fatti da Newton e! Pullan nel 1857-58, permisero di stabilire la posizione del Mausoleo e misero alla luca dei mirabili avanzi che furono trasportati a Londra : essi sono tutto quel che rimano del più antico monumento ionico dell'Anatolia, costruito, secondo il Rayet, alla metà-> del quarto secolo dell'era antica. Insi«me a Budrun, il cui porto fa attuai-; mente un discreto commercio, Kos domina: Cnido e DJ ora, situata all'estremità orientale del golfo. Djova è un villaggio che ser-, ve di scalo alla città di 'Bhighla, posta nell'interno, fra i monti, a cil**i venti cMloimu-: tri dal mare; Cnido, ora quasi deserta, sorge dovè era l'antica famosa città primo"-, pale dell'Esopoli dorica, la prediletta di Afjodite, di- cui- poswdev^.la'statu.'v.scolnjta da Prassitele. Nulla più avsri^fleii'anticumetropoli, all'infuori di qualche' rottame informe e di qualche tomba; le mura ciclopiche furono demolite per ordine di Mehemet Ali che ne trasse i materiali per co> struirsi i propri! palazzi in Egitto. • Kos a mezzogiorno, ed a tramontana Sani os con la piccola isolotta montuosa di Nikaria, l'antica Ica/ria nelle cui acque cadde ed affogò Icaro, il primo martire dell'aviazione; isoletta che occuperemo certaimen-te con una delle consuete operazioni di po-. lizia, formano quasi due moli protesi da levante a ponente, i quali racchiudono fra le loro braccia la valle del Meandro ed il golfo di Mendelia; mentre Patmos, Loro e Kalimno costituiscono' l'antemuralo che lifronteggia. E' chiaro quindi che noi' dominiamo ora completamente, bloccandola e segregandola dal mar*, una delle più vaste ed importanti zone del territorio tuTco-anatolicò, nella quale notiamo anzitutto AidinGuzel Hissar (il Bel Castello d'Asia), la grande, città da cui prende il nome del vilayet che ha per capitale Smime. Questa città è lunga parecchi chilometri, ha circa.•iO.OOO abitanti, è ricca di acque minerali e porta il nome dell'emiro indipendente che si impadronì della valle del Meandro dopo il passaggio delle orde mongoliche; es3a è abitata specialmente da ottomani, benché, i greci, che formano appena la quinta parte della popolazione, crescano continuamente di numero, ricchezza ed influenza. Gli armeni, il cui quartiere è contiguo a quella dei greci, rivaleggiano con costoro nel commercio e meno temuti dai turchi che gli intraprendenti elleni, forniscono all'ammini-strazione ottomana la maggior parte deisuoi impiegati... Dove finisce óra la città di Aidin, cioè al ciglio del colle che domina a ponente lagola dell'Aidin-tchai, cominciava una volta la città di Tralles, sopra un terrazzo perfettornente limitato all'ingiro da roccie cadenti a picco e riunito ai monti da un istmofacilmente difendibile; ciò che costituivauna fortezza naturale pressoché inespugnabile. La città greca fu sontuosa e ricca diedifìci costruiti con mattoni, che da secoligli abitanti di Aidin scavano ed adoperanospecialmente per costruire i loro forni. L'unico avanzo che abbia ancora qualche forma è la facciata del ginnasio, muro dello spessore di otto metri attraversato da treporte a pieno eintro ohe gli indigeni chiamano Ut eh Góz, ossia « i tre occhi ». U feudo di Temistocle, Magnesia del Meandro, succeduta ad una città più antica, è scomparsa al pari di Tralles pel continuoscavo di materiali da costruzione: tutti ilavori di muratura della ferrovia, fra Aidined il colle di Efeso sono stati eseguiti conpietre prese a Magnesia. Vicino alle rovine è la -stazione di Baladjik celebre pel suomiele e specialmente pei suoi fichi, i mi-gliori dell'Anatolia. Tutti conoscono i fichidi Smirne, ebe sono raccolti nelle'valli delMeandro e del Caistro,. le quali ne produ-cono da dieci a dodici mila tonnellate all'anno. E' pure sotto la nostra soggezione, nella valle bassa del Meandro, la città di Sokia,ossia la fredda ; cosi chiamata da una brec-eia dei monti attraverso la quale soffia ri-gida la tramontana. La città, i cui abitantisono per la maggior .parte greci, è fanpokfctante per le officine nelle quali alouni indù-striali inglesi preparano la regolisia o li=quirizia, estrae:>dola dalle radici di quelloleguminose che appartengono al genere g&■ cirrlza, nome che in greco significa: radici dolci. Nelle vicinanze vj sono mine di lignite e di smeriglio. Non hawi in tutta l'Asia Minore una re-gione nella quale siano più abbondanti s preziosi avanzi dell'arte antica: dove è óraI il villaggio di Samsun, ai piedi del. Mycale, era la patria di Bias, Priene, un giorno Uambita dal mare e dominala dall'alta i Come avevamo preveduto, ed era una facile previsione dopo la presa di tutte le altre isole turche del basso Egeo, anche l'isola di Kos è ora nelle nostre mani, ed invero non sarebbe stato saggio lasciarla più a. lungo nelle mani dei nostri nemici. Posta vicino alla costa di ponente-libeccio dell'Anatolia, di fronte alla Caria ed all'imboccatura dell'ampio golfo a cui dà il nome, l'isola di Kos, che novera L'5.000 Abitanti, è il mercato naturale di tutta la costiera antistante e del retroterra di essa. Dalla città capoluogo, che chiamasi Kos con l'isola, scorgasi a tramontana la baia di Budrun ed a mezzogiorno il capo Krio, che è l'antico promontorio Triopium o di Cnido. Benché i turchi le abbiano affibbiato il nome di Stanco, l'isola di Kos è essenzialmente ellenica; vi nacquero Ippocrafce, Epicarmo ed Aporie. Dopo aver conservato a lungo la propria indipendenza, Kos fu assoggettata a Roma dalle armi di Vespasiano; fece quindi parte dell'Impero d'Oriente; appartenne in seguito ai Cavalieri di San Giovanni cui la. tolse Solimano quando li costrinse a render Rodi, nel 1522, dopo il memorabile assedio. E' una delle più ricche isole dell'Arcipelago; esporta vini eccellenti, cipolle e sesamo; fornisce di frutta, mandorle, .agrumi ed iiTa i mercati di Alessandria d'Egitto. La città è tuttora dominata dall'antica fortezia nella quale i Cavalieri gerosolimitani tenevano presidio; la rocca contiene i bassorilievi di un antico tempio greco e sulla gran piazza stende la sua ombra un platano enorme, della circonferenza di ben dicianove metri, i cui grossi rami maestri sono sostenuti dà pilastri di marmo. Secondo la tradizione, Ippocrate sedeva al rezzo di quest'albero magnifico quando dava i suoi consulti meritandosi il titolo onorifico di « Padre della medicina ■. Kos, vicina al vulcano di Niseros, abbonda Cii sorgenti termali e minerali; alcune di esse, che sgorgano dai fianchi del monte Oromedon, a ponente della città, sono riputate e si chiamaino: «sorgenti di Ippocrate». Le campagne di Kos sono molto feraci, e si ritiene che debbano la loro fecondità alle ceneri di cui le copeiee anticamente il Niseros. La conquista di Kos è per noi utile materialmente e militarmente. Anzitutto è un buon affare, essendo l'isola, come abbiamo visto, ricca e commerciante, atta perciò a fornire viveri in abbondanza alle nostre truppe e redditi rilevanti per gli inca-ssi doganali ed i tributi che riscuoteremo. Militarmente la presa di Kos consolida in modo definitivo la nostra posizione nel basso Egeo, ormai espurgato dai turchi, chiude il golfo che prende il nome dall'isola, minaccia l'antistante Budrun, la città che in tempi più lieti chiamavasl Alioamasso, che ha la forma di un ampio anfiteatro rivolto ni mare ed è in riva di una baia profonda, chiusa a destra dal promontorio un giorno superbo dei templi di Afrodite e d'Ermes a sinistra da quello che era enron-nto dalla regaria di Mausolo e dalla tomba eretta do Artemisin al marito, il Mausoleo celebrato L'occupazione di Kos

Persone citate: Icaro, Mehemet, Newton, Solimano, Stanco