L'Italia estende il suo dominio verso l'alto Egeo

L'Italia estende il suo dominio verso l'alto Egeo L'Italia estende il suo dominio verso l'alto Egeo gcatturando guarnigioni ed autorità anche nelle isole di Kalimno, Leros e Patmos Grravi perdite inflitte al nemico presso Tobrnk La Porta, espellerà, gli Italiani da tiltto il territorio dell'Impero? (Per telegrafo e per telefonò alla. STAMPA) SOMA, 13 (officiale). Un radiotelegramma dell'ammiraglio Viale partecipa che questa mattina la nave Napoli si presentò davanti all'isola di Piskopi; la nave Roma davanti all'isola di Nisero ; la nave Pisa davanti all'isola di Kalimno; la nave San Marco davanti all'isola di Lero; e la nave Amalfi davanti all'isola di Patmos. In tutte queste isole fa intimata la resa della guarnigione e furono fatti prigionieri ìe autorità e i funzionari governativi turchi, imbarcandoli sulle diverse navi. Fra i prigionieri vi sono tre Kaimakan e quattro Mudir. Le nuove isole in nostre mani E' bastata la presenza delle nostre navi davanti alle isole di Kalimno, Lero e Patmo per ridurle in nostro potere senza, colpo ferire: fé autorità militari e civili e la guarnigione, non certo numerosa, si sono aiTese senza neppure un simulacro di resistenza per l'onore della bandiera. Una compagnia, di marinai è bastata; si tratta quindi, più òhe altro, di operazioni di polizia che servono a sbarazzare le popolazioni delle piccole isole suddetto dalla presenza dei tiraiinelli ottomani che in questi giorni, a quel che risulta, infierivano contro gli isolani, che essendo elleni, simpatizzano con la nostra azione. Si vede che i vari kaimakan e mudir turchi, coi relativi addetti e militi, pensano che, dopo tutto,"è meglio salvar la pancia per i fichi ed anche pel relativo prosciutto, del quale, come si è veduto a bordo dell'incrociatore ausiliario Duca di Genova, si sono mostrati ghiotti alla barba di Maometto e del suo profeta. Intanto lo - svolgimento del nostro programma continua con ponderata energia; dopo aver chiuso completamente l'Egeo a mezzogiorno, noi risaliamo ora verso il nord e continuiamo a prender dei pegni che ci conferiscono, se non altro, quell'ut! possidetis, che ha sempre avuto Influenza sia sugli andamenti delle guerre come sulle trattative dT pace. Come dicemmo nel nostro articolo di ieri, « Chi la dura la vince » : e noi avremo ragione della cocciutag' gin e turca. Evidentemente si procede alla polizia delle Isole minori nell'attesa, che essendosi il generale Ameglio impadronito con opportuna azione militare del presidio turco di Rodi, siano disponibili le truppe necessarie per proce^ dere successivamente all'occupazione delle maggiori: riteniamo probabile anzi ohe giunga presto la notizia di qualche operazione di maggior importanza. L'isola di Kalimno era rinomata nell'antichità per il suo. miele e per i suol boschi, che ora. sono completamente scomparsi. Ne parla con ammirazione Ovidio nelle « Metamorfosi » e nell' « Arte di amare •; certamente egli non la riconoscerebbe ora, perchè U malgoverno dei turchi l'ha ridotta arida e brulla. Tuttavia l'industria degli agricoltori greci riesce a trar dalle valli qualche prodotto : vi sono olivi che forniscono olio di buona qualità; vi si raccoglie granturco, limoni, vino. L'isola è scarsamente popolata, si calcola che gli abitanti non siano più di 2000, essi fanno anche commercio di spugne. Le baie di Palalo sulla costa di levante e di Argano su quella di ponente offrono buoni ancoraggi; il canale, di Kalimno, che separa questa dalla vicina isola di Kos, misura al più due miglia di larghezza ed è quasi completamente sbarrato dall'Isolotto di Kappsri e dallo scoglio di Ni lero, sicché può essere sorvegliato facilmente. Lero, di fronte al golfo di Mandelia, misura tredici chilometri di lunghezza per quattro di larghezza, e conta 4000 abitanti. Era una colonia dorica e fu poi dei mdlesji che vi eressero uu santuario dedicato a Diana, nel quale, secondo la mitologia ellenica, avvennero le metamorfosi delle sorelle di Meleagro. E' un'isola rocciosa ed abbastanza fertile, con buoni porti, il migliore dei quali è la baia di Alinda a grecale. Il capoluogo dall'isola chiamasi pure Lero. Notasi a poca distanza, In direzione di giaco levante, Rttolttto di Fagpute che è rlmpetto alla foce del' Meandro e merita menzione perchè, secondo Plutarco, i pirati vi sostennero prigione Cesare, quando lo catturarono mentre tornava di Bitinia in Roma. L'isola di Patmos, detta anche Palmosa, è a più settentrionale delle Sporadl e misura ventlsei chilometri di perimetro. Arida e nuda, è scarsamente abitata: la sua popolazione vive quasi tutta nel capoluogo, che chiamasi San Giovanni di Patmos ed 6 un borgo di duecento case fabbricate intorno al convento dello stesso nome, innalzato sulla grotta dove « il rapito di Patmo evangelista » scrisse VXpocalisse. Patmos era un luogo di esilio per 1 romani che vi relegarono appunto San Giovanni!. Anche quest'isola da buoni ancoraggi e ben riparati. * # Da quanto precede appare che non bisogna dare soverchia importanza alle isole delle quai ci siamo impadroniti, perchè sono di poco valore economico, mentre dal punto di vista nautico c militare non hanno altro vantaggio che di permettere alle nostre navi, e specialmente a quelle minori, di trovar dei rifugi nel aso, non impossibile, di tempi cattivi. A Caro V. che gli chiedeva quali fossero i migliori porti del Mediterraneo, Andrea Doria rispose ranquillamente: « Maggio, Giugno, Luglio ed Agosto », vale a dire la buona stagione e ciò he era vero per le galere di quel tempi vale uttora per le navi piccole, per le siluranti, he non è opportuno esporre a frequenti lotte ol mal tempo, non tanto per la resistenza degli scafi, quanto perchè non si può pretender roppo dalla macchina umana. L'Egeo, cosi hiamato dai greci antichi, perchè si copre failmente di quelle brevi ondo dalla cresta biancheggiante di spuma che eglino chiamaano caprette e noi diciamo pecorella, si mette n collera presto ed è spesse volte assai duro ai naviganti, se non pericoloso. E' quindi bene che vi sia abbondanza, di ridossi a nostra disposizione. E qui cade in acconcio di raccomandare all'ammirazione ed alla gratitudine degli italiani i comandanti e gli equipaggi delle nostre iorpedinlere e cacciatorpediniere .quali sono stati meravigliosi per abUità. marinaresca, per resistenza' flfeioa,.' Non può chi non l'abbia provata farsi un'Idea adeguata della vita terribilmente; faticosa e disagiata che si conduce a bordo di quei fragili scafi, dove fanno difetto lo spazio e l'aria e tutte le comodità della vita. Io che ho avuto la foruna di comandare siluranti d'ogni genere e di essere stato fra i primi ufficiali della nostra marina che stettero sul palco di comando dei cacciatorpediniere, ne so qualche cosa e sono certo che a guerra finita, quando si potrà farne la storia documentata, i comandanti ed i marinai del nostro naviglio sottile saranno'giudicati: «di poema degnissimi e di storia!». ETTORE BRAVETTA. L'&tOP® tifili ÌÌ lì annunciata dal Governo turco COSTANTI NGPOLI,' 13. Un telegramma dal Kaimakan di Kos annuncia che gli Italiani hanno occupato l'I. soia di Mela, ad oriente di Rodi. (Agenzia Stefani). Meis, o Kastelorizol di Rodi, è un isolotto, a pochi chilometri dalla costa asiatica della Licia limitata dal golfo di Makri^ad ovest e dal golfo di Adalla ad est. L'Importanza della piccola Isola di Meis — la cui occupazione è annunciata finora soltanto dal Governo turco — è determinata dal fatto che essa sta. come a capo meridionale della linea di ciruoranavlgazione dell'Arcipelago turco, linea che si diparte appunto da Costantinopoli. La Porta Ha feda i'aioi di Ulani da tutto l'Impero? Roma, 13, notte. La Tribuna ha da Filippopoli, 13: «Mi si assicura da buona fonte, e mi viene anche confermato da serte informazioni particolari, che la Porta ha deciso la espul. sione in massa degli italiani dall'impero. L'espulsione avverrà, a quanto mi si- afferma, entro la settimana». Filippopoli, 18, notte. Corre voce che si voglia procedere alla espulsione in massa degli italiani residenti a Costantinopoli. (Ag. Stefani) Li Porta ih ani! s estradizione del capitano de ir exas Costantinopoli, 13, notte.. La Porta ha deciso di respingere la domanda dell'ambasciata americana circa la estradizione del capitano del Texas, che si trova all'ospedale turco di Smirne. (Ag. Stefani) Un'altra nave solfata in aria nel porto di Smirne? Filippopoli, 18, DottaSi assicura che a Smirne è saltata in aria un'altra nave in seguito all'urto con una mina sparsa nel porto. Si conferma che, a causa delle due ultime esplosioni di torpedini nei Dardanelli, vi furono nella prima sette e nella seconda quattro vittAmei. (Ag. • Stefani)- \r\ II il cavo sottomarino con Samos Roma, 13, sera.' Telegrafano da Atene alla Tribuna: uMentre ritornavo da Modi il piroscafo su cui ero imbarcato ha toccato l'isola di Samos. Ho appreso a Vathy, che è la capitale di questo principato semi-indipendente, che ì turchi hanno riattivato clandestinamente il cavo telegrafico sottomarino che congiunge l'isola di Samos con Kus Adasi (Skulanova) la città più oiciua dell'Asia Minore. Questo cavo era stato tagliato dalla Emanuele Filiberto lo stesso giorno in cui la squadra dell'ammiraglio Viale bombardò i forti all'entrata dei Dardanelli. Oggi dunque la Turchia ha potuto ripararlo. Dal Pireo giungono notizie dolorose intorno alle vicende delle navi mercantili che sono sempre in gran numero ferme presso i Dardanelli. I vapori sono centinaia e mancano di tutto. I passeggiavi sono tutti nella più triste condizione perchè cominciano a soffrire la fame. Nei porti vicini la gendarmeria turca impedisce lo sbarco a qualunque passeggero. La stessa notizia ci apprende il nostro inviato speciale 'Paolo Scarfoglio in crociera nell'arcipelago dall'Egeo. Vittorioso combattimento ..pltre Tobruk Più di qd centinaio di nemici nccisi TOBRUK, 12 (ufficiale). Questa mattina continuavano l lavori per la costruzione del nuovo forte a mare, sotto la protezione di tre battaglioni di fanteria e di una batteria di artiglieria da montagna. Verso le 6 alcuni reparti del 30.o fanteria, avanzandosi in esplorazione, sorpresero entro l'uadi Hada grosse forze di beduini, oondptte da regolari turchi e sostenute a breve distanza da altri forti gruppi mar» oiantl sulla sponda opposta dell'uadi. I nostri attaccarono subito il nemico, ohe, bersagliato dal fuoco ben diretto e aggiustato dei nostri fucili e dei nostri cannoni, subito cedeva terreno, respinto e inseguito fino a che non volse in fuga, a causa delle forti perdite subite, valutate a oltre un centinaio di morti. Le nostra perdite sono di un ufficiale • due soldati morti, e tre soldati feriti. II contegno delle truppe fu esemplare, e specialmente encomiabile la dodicesima compagnia del 30.o reggimento, ohe si trovava all'avanguardia. Alle 8 vennero ripresi i lavori del forte In costruzione. I turchi della Tripoiiiania rispondono alle lettere spedite loro dai dirigibili (Per telegr. da uno del nostri inviati speciali) TRIPOLI, 18, ore 0,15. 'A. Tripoli là calma è completa: la sola novità è un messaggio inviato dai turchi in risposte a quello mandato loro coi dirigibili giorni sono per annunziare la presa di Rodi. Il messaggio fu trovato stamane appeso in varie copie manoscritte a lapis ai reticolati della terza ridotta di Gargaresch. Le lettere erano scritte in buon italiano e dicevano su per giù così: «Vi ringraziamo della cortesia che avete avuta a parteciparci J.a presa di Rodi. Per contraccambiarvi la gentilezza, vi annunciamo che la presa della nostra isola non avvenne senza colpo ferire, perchè ottocento dei vostri sono morti e mille sono prigionieri in mano nostra. Poiché non abbiamo nè areoplani nè dirigibili, vi mandiano questa lettera per inviato speciale. Bisogna ammettere che la risposta è infondata, ma geniale... GIUSEPPE BEVIONE. il sultano di Beda nello Yemen accetta h protezione dell'tnghii'erra Roma, 13, notte. La Tribuna ha dal Cairo: E' giunca notizia che il sultano di Beda, vasto.paese posto al nord dei possedimenti inglesi del| l'hinterland di Aden, abbia accettata la protezione britannica. /soie o/ lero.calimnd.cappari