Una crociera tra le isole italiane dell'Egeo

Una crociera tra le isole italiane dell'Egeo Una crociera tra le isole italiane dell'Egeo (Per telegrafo da ano dei nostri inviati speciali) ATENE, 12, ore 22. Da Samo, la nostra rotta ci porta a Leros, a Calimno, a Symi, piccoli e selvaggi e dimenticati porti insulari turchi. Nelle piccole isole rosse, abitate da greci pescatori di spugne, su cui le guarnigioni turche, varianti fra i dieci e i venti soldati al più, esercitano la loro discutibile autorità, regna la massima agitazione. Pei lunghi canali, ora larghi qualche miglio ed attraverso cui la costa brulla dell'Asia appare come un azzurro merletto lontano, ora restringentisi a strettissimi corridoi, di qualche centinaio di m.etri, nei quali il suolo marino affiora, passano ogni giorno le silhouettes grigio cupo delle nostre navi. Non passa giorno che ogni isola non ne veda passare qualcuna, ed appena l'apparizione delle nostre navi viene segnalata dalle vedette poste su alte roccie, i turchi si riuniscono sulla banchina del piccolo porto incassato nella roccia a picco, in cui le case sembrano vivere sullo stesso piano che i velieri ancorati davanti alle loro finestre, e poi si rifugiano subito sulla roccia più alta, pronti a scappare sulle montagne. A Leros Ho assistito durante la fermata a Leros allo spettacolo della loro fuga sulle roccie verso una bicocca costrutta ilio tempore dai veneziani, mentre i pescatori ed altri ahitaiiti, tutti greci odiatori dei turchi; si riunivano sulla banchina, pronti a grida re : « Viva l'Italia ! ». Ma le tre navi grigie che passavano lontane lungo la costa d'A sia non se ne preoccuparono: la loro rotta sembrava essere verso Chio, ma certamente erano solamente in crociera. La vita sulle isole e sulle coste turche passa cosi di allarme in allarme. Il desiderio generale delle popolazioni greche è che si occupino tutte le isole: me lo venivano a air e" ih ogni porto i notabili, dimostrandomi che nulla è più facile di ciò, perchè per occupare tutte le isole turche fra Rodi e Chio basta una mozza compagnia di soldati per ciascuna isola. Le guarnigioni turche sono composte di venti uomini a Nicaria, di ventuno a Calimno, di ventisette a Leros, di dodici a Symi; nè vi sarebbe alcuna resistenza, mentre i vantaggi sarebbero immensi per la popolazione greca, la quale si trova ora impossibilitata a partire per la pesca delle spugne, che costituisce la sua unica risorsa. Adesso gli armatori temono di far uscire le loro barche, perchè battono bandiera turca e sarebbero quindi certamente catturate dalle nostre torpediniere e dai nostri incrociatori ausiliari. Oltre questo, sarebbe vantaggioso poter controllare sui porti le partenze, senza dover inseguire pel mare mille piccoli ve lieri, onde evitare il contrabbando, stancando così le navi in una faticosa crociera. Il voto generale in ogni isola espresso' mi è che l'occupazione venga presto. la rotta per Rodi Dopo l'ultima spsta a Symi passo la notte sul sudicio ponte del Patris, ingombro di ingenue pecorelle e di altri ostacoli ve qetali, nella trepida attesa del riflettore di una nave italiana fjie squarci le tenebre per arrestarci. Ricordo ancora l'emozione provata quando il Napoli fermò il nostro piroscafo in viaggio per Tripoli, frugando col riflettore attraverso le nostre cabine. Malgrado in questo stato di guerra sia ormai divenuta come abituale, l'emozione dell'incontro di una nave in alto mare resta sempre una delle più vive. Il nostro regno su questi mari comincia ad assumere forma visibile ed organizzata. Il nostro piroscafo ha per Rodi una patente italiana del console del Pireo, ed ho trovato a Calimno e a Symi molti armatori che mi hanno mostrato patenti italiane da Tobruk e Bengasi, ed anche certificati di ■visita rilasciati dalle nostre navi in alto mare. L'attesa però è infruttuosa; la notte è calata senza luna. Il piroscafo avanza silenziosamente verso Rodi; si sente un calore soffocante. Siamo giunti nel nostro viaggio molto al sud dell'isola di Rodi, già vis-ibile come una lieve falda azzurra sull'orizzonte; lungo la costa dell'Asia viaggia rapida una torpediniera, ma avendo visto che ci dirigiamo su Rotti non ci onora di una sua visita. La costa dell'isola ingrandisce lentamente su quetso lato ch'è precisamente quello opposto alla costa dell'Asia. La vecchia isola, testimone di tante battaglie, si presenta divisa da una depressione di due corpi di colline posteriori che lasciano vedere un monte più elevato, Psytos, sul quale dicono che i turchi si siano rifugiati dopo l'occupazione. Sulle colline anteriori che si profilano avanti, simili alia prua di una corazzata, si scorgono i primi tetti rotti bizzarramente frastaa1' Sulla de stra della città entra nel mare una lunga striscia di sabbia somigliante al faro>; di Messina, su cui son'o alcuni edifici è unoi torre. Lungo la punta di sabbia sono immo4 bili sei lunghe navi grigie, mentre dietro la punta appaiono alcune cacciatorpedinière! Questo spettacolo appare illuminato dà{ una luce grigia e briimosà. ,"'\ • Ecco il nostro bèi tricolore! Finalmente, dopo avere lungamente cer* calo col cannocchiale scorgo la bandiera tricolore: è issata su una lunga asta innanzi all'edificio della sanità sulla pùnta sabbiosa e spentola alla tramontana^ 'l{ greci uniti sul ponte non possono tratte* nere un coro di: Evviva! Non vi sono qui gli entusiasmi che accompagnarono le presa] indimenticabili di Tripoli e Bengasi.1 '] Da questa isola perduta fra l'Egeo, e it mare Siriaco già avvolta nella calda foschia dei sud, si direbbe che il gran pubblico stai escluso: nè lo splendore della luce afri* nana mette vivi rilievi -sulle uniformi .dei soldati accorsi a continuare qui l'opera cominciata dai loro fratelli in Africa. Sia, selvaggio-borgo a cui i turchi hanno-tidot, la murata' conventuale 'città dei cavalie si stènde un silenzio' che si direbbe veni da un eterno riposo. Dinanzi alla punta di sabbia che a pena merita il. nome di porto, ■ stann grigie nell'aria grigia, le enormi navi i mobili; ma sulla nuova conquista svento là bandiera solenne unendo i"fasti di Radi, ai fasti di Tripoli. Quaggiù si. ritrova. la\ prova della nostra forza, intatta dopo otto mesi di aspra guerra, il sentimento vivificatore, che vince la tristezza della terra addormita nella gloria tramontata e che' colora più gaiamente la grigia conquistati Se anche non avesse servito che a raccogliere queste strane impressioni sulforloì della nuova terra italiana, non sarà statai invano questo venir ramingando fra l'accidia sonnolenta dei porti devastati dal malgoverno turco fino a questa a solenne addormentata » su cui mette un alito dì risveglio il battere alato del tricolore. Passando fra le navi, fra cui oltre ai pi* roscafi ora vuoti vedo la Regina Marghe-1 rita, la Benedetto Brin, la Coatit e molta, torpediniere, la Patris va .a gettare ■ Vàn-' cora dietro la punta di sabbia -fuori del porticino che serve di riparo ai velieri. ZfJ vecchio porto, creato dai cavalieri di Rodi, è semi-insabbiato: due ferree braccia, ma* raglie grigie e solenni come quelle di un Escurnale marittimo, lo chiudono termi* nando in due alte torri merlate. Sugli spalti alcuni mulini aguzzi abbandonano al venti» te loro tristi ali; una atmosfera torrida^ piena di sogno e di miraggio, grava sulla città taciturna. Non si vede gente pr la strette vie; solo sotto la bandiera stanno accampati i muti di una batteria da man* tagna. Giunge al nostro piroscafo una lancia a vapore della nuova Capitaneria^ diretta dal capitano Visconti. La prima comunicazione che ci viene fatta è che i giornalisti non possono sbarcare : per ma* gra consolazione ci si dà notizia che altri colleghi sono stati subito rimandati. Sem* bra che la nostra presenza offra un seria pericolo per gli interessi della difesa. Pei; riaccompagnare i colleglli sono state ma* bilitate perfino le torpediniere: mi rassegno per forza all'esclusione, che è resa piti amara dalla iatica e dalla noia del lunga viaggio. . i Oggi l'occupazione di Rodi è completa^ Non avrei quindi potuto aggiungere molta alla cronaca militare che il Governo .si compiace di fare direttamente: mi basta quindi cogliere dalla murata del piroscafo l'acuto senso di nostalgia che dalla città', conquistata si spande sul mare brumoso*,) Restiamo in porto fino alle ore 6.' Mentre' attendiamo giunge il piroscafo Maine, della. Compagnia Hazi-Daut, cosi che il povero] capitano Visconti ha enormemente da fare>\ dovendo esaminare uno per uno tutti i. sudici greci e turchi che sono giunti, quasi lutti senza carte, e fra i quali si tratta dit 'vagliare quelli che possono essere pericolosi. Sul nostro piroscafo sono stati messii due carabinieri di sentinella per impedirci di ibarcare: sono torinesi, poiché a Rodi fu mandata la sezione di Torino e raccontano a modo loro con- brevità i particolari dell'occupazione. Fiori ed evviva al drappello che intimò la resa, Uno di essi fu tra quelli che col maggiore degli alpini Mombello vennero la mattina dopo lo sbarco ad intimare la resa della città. La resistenza dei turchi, interposta, fra la città e i nostri che coronavano le colline, si era attutita verso notte. Alla mat-ì Una il maggiore Mombello con alcuni ca«J rabinieri venne a cavallo «o» bandien bianca per. Rimate la tesa* 'ina non

Persone citate: Benedetto Brin, Chio, Mombello, Patris, Rodi, Visconti