RIVOLTA ALBANESE

RIVOLTA ALBANESE RIVOLTA ALBANESE (Dal nostro inviato speciale nella Penisola Balcanica) Dal territorio della Malissia, Maggio. ....Nel suo sogno bianco di ne?e Cominciano a ritornare. Da Tuzi di Alba- dlcvia 'in mezz'ora si passa il confine monte- !vnegrino e si raggiunge Podgoritza; di qui ■ sin otto, nove ore di lenta marcia montana-fera si arriva a Cetìinje. Gli insorti albanesi^aritornane in Montenegro. Ne ho trovato dajlper tutto - a Podgoritza, a Bieka, a Cetìinje,^pin piccoli gruppi vagabondi, nei loro tipici.L costumi nazionali tutti bianchi, listati dibpscsspfstansnero, che li fasciano stretti in una flessuosità serpentina; la grande cintura gonfia dì pistole e di coltelli, il calottino bianco po salo a sghembo sul cranio, tutto raso, che scopre solo un breve unico ciuffo di capelli, spioventi dal cocuzzolo come un codino disciolto. Vanno di qua e di là senza una mèta precisa. Qualcuno cerca lavoro, i più vivono . di ospitalità. « Si mescolano fra la gente montenegrino, le parlano di guerra e tentano ancora una volta di infiammarla, nei caffè, dove vanno a fumare, sputare e bere la schlivovitza : affollano pazienti le anticàmere dei Ministeri, domandano con insistenza ài ministri denaro, armi ed aiuti; si dicono pronti a ricominciare la rivolta. Altra gente dall'Albania passa il confine montenegrino : disertori cristiani dell'esercito turco. Ogni giorno se ne conta qualcuno. Giungono ancora col fucile, colla divisa e il fez e cercano protezione. Sono greci, bulgari, serbi, mandati, secondo il sistema turco, dove si sente più prossimo il pericolo di fucilale. Dicono che la loro vita di soldati s'era fatta troppo difficile: li si voleva fare mussulmani e li si maltratta: von avevano riposo, nè viveri a sufficienza; ora domandano solo un passaporto e ripartono tranquilli, a piedi, con un piccolo sacco a spalle, in un malinconico sogno di liberazione verso Catturo e il mare. Sono pochi segni di gente che passa, ma sentite subito in essi che c'è in Albania qualche cosa di torbido ancora. Dopo le fucilate, dell'anno scorso la pace non è tornata; è rimasto un fcrmcnto,di irrequietudine, un fuoco sempre vivo, che dà fiamme, sotto la cenere. L'alta montagna della- Malissia dorme ancora nel suo sogno bianco di neve; ma nel piano di Tuzi, nella grande conca verde di Podgoritza, le mandre dondolano già i loro campani lungo i sentieri e gli alberi sono tutti fioriti. Le prime vie si riaprono: il problema albanese ritorna. Gente che ha viaggiato negli ultimi tempi per la Malissia, fermandosi nei villaggi ad ascoltare la voce dei montanari, dicono che il momento sembra difficile. In verità molti capi Malissori non sono ancora tranquilli. Vorrebbero ricominciare le fucilate con i turchi, pur che sia, anche dopo che i consoli europei di Scutari li hanno esortati alla pace'. Vivono già ora un po' vagabondi e nomadi come gente che si è data alla campagna: non hanno più casa, non sono sicuri del domani, si mantengono solo più sul poco bestiame superstite, risparmiato dai turchi: e questa stessa loro vita miserabile e randagia li spinge ad un disordinato movimento anarchico. Poi prospera ancora allegramente, fra di essi, sotto gli occhi delle autorità di tre paesi, il contrabbando delle armi. Misteriosi velieri, salpati da Trieste, risalgono ogni settimana la Bojana, scaricando fucili e casse in approdi nascosti, dove gente albanese aspetta, si rifornisce e scompare: si sa anche dell'esistenza, a Scutari, di arsenali destinati ad armare i ribelli: ancora lungo il confine, trafficanti montenegrini continuano i loro mercati sospetti, sconfessali dagli uomini di Cettinie. La vendetta del torco Gli albanesi si armano e il Governo li lascia per ora, come al tem.po di Abdul Hamid, tranquilli e liberi nel loro paese, ove non è quasi più penetrato dall'epoca dell'ultima rivolta. Gli uomini di Costantinopoli non vogliono ora complicazioni e non vanno a tentare il nemico sulla montagna; ma se possono, quando lo hanno nelle loro mani, lo schiacciano ancora. La persecuzione dei cristiani continua. Qualche settimana fa il vali di Scutari chiama a convegno tutti i capi malissori; li raccoglie attorno il suo tavolo, dice che il Governo turco ha ormai mantenuto tutte le sue promesse e li invita a scegliersi, « secondo coscienza » i loro deputati per il Parlamento, fra i candidati del Comitato. Gli albanesi rispondono con un categorico rifiuto: finché\il Governo non avrà adempiuto ai dodici obblighi ^'toscritti nella, pace di-Ccttinje^M_ M«it dicono - non accetteranno alcuJ fnpaccordo con i turchi. Il vali si ritira: gli\albanesi riprendono la via del ritorno. Ma !sulla strada, alle porte di Scutari, nei vil-\laggi mussulmani di Museliln, Erecì, Dra-\goci, Drishti, schiere armate dalle autorità-li aspettano in una imboscata. Tutti i capimalissori si avviano inconsciamente contro \la morte. Un uomo di Vrajlca scopre il tradì, mento, si precipita a Scutari incontro ai suoi compagni u riesce a salvarli. In compenso il vali lo [a subito arrestare; ma i Malissori chiamano in aiuto il loro vescovo cattolico di Scutari, che domanda l'immediata libera- ione del prigioniero, sotto minaccia di un. improvviso scoppio del furore popolare, lìcristiani rimangono ancora ì nemici. Anche\oggi, se compaiono dinanzi un Tribunale,[per aver ragione contro un mussulmano,1 si sentono invariabilmente condannare. E'per questo cresce ogni giorno il numero -degli assassini per vendetta personale. Or \ è qualche settimana, un nipote del vescovo'di Scutari si è fatto giustizia, cacciando]tre palle di rivoltella nella testa di un nota- ibile turco. C'è l'odio dell'infedele. A ShlàkuAin una rissa scoppiata fra turchi, viene uc-\ Ciso qualche capo mussulmano. La polizia, senza far inchiesta, incolpa ì cristiani e li^arresta: oggi quindici malissori cattolici in-'colpevoli, stanno chiusi nelle carceri, dove ricevono un chilogramma di pane, un litro\d'acqua e ventiquattro bastonate al giorno. I prigionieri cristiani si considerano, si sa, ottima carne da macello. Molti albanesi. incarcerati durante la rivolta e le operazio-1 ni'del fimi IMI aìà morti nelle mani\ dei soldati, che li bastonavano sul ventre o li trapassavano con un palo aguzzo, conficcato in gola, sul ventre o nelle natiche. La vendetta turca è inesorabile. Pochi giorni sono in un villaggio sulla Bojana, un uffietale turco incontrò un albanese col fucile a spalla. Volle per questo arrestarlo, ma l'albanese gli disse fiero: '« Ho il diritto di portar l'arma; tu non me la puoi togliere!» L'ufficiale ribattè solo: «Te la prenderò!» bassarono alcuna giorni. Una notte di tem¬ pesta l'albanese fu assalito nella sua casa; si udirono urla, colpi, gemiti; la gente accorsa trovò la casa vuota, una striscia di sangue che segnava la via di una precipitosa fuga per la campagna: sul limite della porta un vecchio fucile spezzato. Nella casa del capo albanese Gli albanesi non sono contenti. Si dicono, fra l'altro, ingannati dal Governo di Costantinopoli. Il torbido impaziente desiderio atavico, che è nel loro sangue delle avven- Klfdrtlrfdvucmsn ture di guerra e di rapina ingigantisce ora anche per un loro crepuscolare odio nazionale e politico. Ascoltiamoli parlare. Un vecchio bianco, gagliardo capo albanese, che fu l'anno scorso l'anima della rivolta dei Malissori, mi riceve una notte nella sua casa. Bevo con lui del vino e del caffè: fumo nella sua pipa. Egli siede solenne come un re, nel suo prezioso costume nazionale di gala: ha al coito la lunga catena fregiata d'argento, che gli scende sul,petto, come il collare di un gran dignitario, fino all'alta cintura di seta a colori: parla lento, strìngendo in pugno il calcio intarsiato d'ar- Malissia, per agevolare il pagamento tributi allo Stalo. Finora il Parlamento non M à occupato di noi. (S.o E' riconosciuto «in Malissori il diritto di portar sempre le lorogento della sua enorme pistola, che riposai fra le pieghe della cintura. \C'è molto malcontento — egli mi dice, .-{Il Governo turco non ha ancora mantenuto tutte le sue promesse. Come sapete il Governo, nel famoso patio di Ccltinje firmato l'anno scorso, dopo lu rivolta, ha ricono- sciuto di fronte agli albanesi dodici suoi \obblighi, enumerati in dodici articoli: l.o\un'amnistia generale ai Malissori ribelli,!che è già stata in verità concessa; 2.o il.\servizio militare degli albanesi deve essere \limitato al vilayet di Scutari e alla città ài Costantinopoli. Questo punto non è stato ancora risolto, perchè gli albanesi si riflu-.tono di dar le loro reclute, fino a quando il Governo turco non avrà adempiuto intera- mente a tutte le sue promesse; 3.o I calma-1 can dell'Albania devono conóscere la Un- gua albanese: i mudir devono essere nomi- nati dai Bairaktar {capi albanesi) e ben pa- gatt: anche questo punto è ancora sospeso perchè già l'anno scorso, durante la rivol- la, i Bairaktar albanesi furono divisi ed oggi non si può giungere ad un accordo periqueste nomine; Lo le imposte dovranno es-\sere proporzionate alla forza economica dei contribuenti, e per due anni nessuna im-\posta sarà riscossa. Il Governo turco ha>fln'ora mantenuto questo impegno; 5.0 u\Parlamento voterà delle leggi speciali allafai armì, fuor che in città. Il Governo turco\ha fatto di tutto per ingannarci su questo\vanto: ma ora ha dovuto cedere. 7.o Sa-franno isUtuite e mantenute dallo Stato del-\I* scuole albanesi, con la lingua d'inse- Unamento albanese, in tulle le tribù dellaiMalissia. Tali scuole non sono ancora ve nute. Qualche tempo fa il vali di Scutari ci ha proposto di aprire delle scuole nelle parocchi!:, uffidandv l'insegnamento ui preti, ma viti abbiamo rifiutato recisamente questa offerta. 8.o Saranno costruite, per il ri¬ sorgimento economico del paese, strade car rozzabili e secondarie, il Governo non ha fatto nulla: ha incominciato solo una strar da Scutaììi-Tuzi, per dimostrare la sua,buona volontà ni consoli europei, ma ne ha\ già abbandonato la costruzione dopo poche centinaia di metri. 9. o li'Govèrno impartirà subito l'ordine alle autorità) provinciali di attuare le misure necessarie al benessere del popolo albanese. Vin'ora le autorità si sono accontentate di distribuire armi e muniziarli ai ■mussulmahi, per tenerli pronti contro i cristiani... lO.o Sarà costituita una Commissione speciale, composta, di'un elet lo dal vescovo dì Scutari e di un designato dal popolo albanese, per precisare lu sornma dei danni cagionati dalla soldatesca tur cu nella repressione della ricoltu. Il vali di Scutari giunge fino a contestare l'esi- stenza e l'autenticità di un tal articolo. 11.o II Sultano distribuirà denaro per la ricostruzione delle, case albanesi, bombardate o incendiate dai turchi. IHn'ora hanno ricevuto qualche muidio tee» le tribù dei Klementi, Gruda, llotti, Kastrati e Skrelji; ai Shala e ai Shoshi, invece, che furono l'anno scorso completamente rovinati dalla fivolta, non fu dato nulla. 12. o II Governo distribuirà quotidianamente, fino al nuovo raccolto, un mezzo chilogramma di gran turco ad ogni persona adulta e pagherà una lira turca ad ogni fuggiasco albanese che ritorni al suo villaggio. Anche da questi favori sono stati fin'ora escluse le tribù dei Shoshi e dei Shala. Voi vedete : i turchi ci hanno mentito. Il Governo turco si prepara giorni neri. Noi vogliamo riprendere i nositi fucili e combattere per la nostra libertà. L'Austria fa una propaganda attivissima fra le nostre tribù, spende tesori, mobilizza inostri preti che tiene al suo soldo: ma noi non-abbiamo alcuna simpatia per l'Austria. L'Austria lavora contro i nostri interessi nazionali. Invece l'Italia... Il vecchio capo albanese mi parla ancora molto tempo. Ma chiudo, qui le sue confes- f «««» al vali di Scutari con tali postulati nvalii*« risposto con un categorico rifiuto: * Governo turco-- ei dice - ha promesso sioni. Non sono con lui per la propaganda politica : voglio ora solo conoscere ciò che avviene in Albania. ; Fiamma sotto la cenere In Albania c'è dunque molto malcontento. Il Governo turco ha già veramente fatto qualche cosaper pacificare i ribelli: hd:co? minciaio timidamente qualche breve pallida riforma. Si è accorto che il suo sistema di ferro e di fuoco, il suo Governo di negazione e di intransigenza era inutile e pericoloso. L'Albania è un punto difficile. I ribelli i combattono fin che possono: poi s'i rifu\giano pacifici in Montenegro e i soldati {turchi, per le insuperabili difficoltà del ter- rcno, non possono mai tagliare completamente questa ritirata, stendendo cordoni ai confini. Il Governo turco ha paura. Sop-\ prime quanto può, quando è sicuro del col- p\V°> Olì albanesi, accoltellandoli alle spalle, i \ma ira le loro montagne li paga della rù^s!volta con carezze blande, preparandosi for-'c\se ad una 'repressione feroce che verrà unì s\aiorno. Alla gente di Tuzi ha dato già tre-.d '"lila lire turche per le sue case. Qualcuno] dei dodìcì articoli, lo si è visto, è anche a-\p.dempiuto. Ma gli albanesi domandano di'l Pià- Secondo inf orinazioni precise, raccolte p vaese lo stato attuale dell'Albania set- c1 tentrìonale, dove passò l'anno scorso la lem- v Vesta della rivolta, è, in poche linee sche- q maliche, questo: Nel bacino di Scutari e l dintorni vi sono due nuclei di ribelli, che hanno gia.Proclamato una nuova insurre Zl0ne masl tengono pero oggi ancora queti. 1,1 «» gruppo si trovano i rivoltosi dellani'10 sc0''s0 710,1 ancora pacificati. Il loro ma\lumora niene aa una interpretazione del Palto di Cettinje. Essi domandano al Go\vemo turc0 del denaro per la costruzione >aelle chiese. una indennità per i danni re\cati alle loro overe dl coltivazione, agli alberi' ai seminati. L*8 febbraio scorso trenta i delegali di queste tribù ribelli si sono pre- pvmmsm\solo la ricostruzione delle case e non ha \responsabdita per tulli gli altri danni. Si fratta in fondo solo di una interpretazione \del patto di Cettinje. Con una deputazione albanese, dove compariva anche qualche i'nussulmano, i ribelli hanno già presentato ,',i;ì Zadrìma, dei Temali-Dushmani, degli \Shlaku, che pretendono anch'esse ima gra¬ ie loro ragioni a tutti /* consoli delle grandi Potenze, a Scutari e ora aspettano. Il secondo nucleo delle tribù agitate è reclutato fra quella grntc albanese, che non si è sollevala l'anno scorso, che non è intervenuta, al piccolo congresso solenne di Cetìinje, e pure domanda per sè gli stessi favorì accordati dal Governo turco ài ri belli. Vi sono fra essa, ad esempio, le tribù luitu distribuzione di granturco e il pagamento della lira turca, affermando di essere slate rovinate dalla tragica rivoluzione del 1909 e dallo rivolta dei Malissori dell'anno scorso. Il Governo turco però ha risposto anche ad esse con un reciso rifiuto. Il fermento così si propaga. Qua e là ci sono i primi segni della fiamma che arde sotto la cenere. Il movimento è certo ancora sporadico. Sono fuochi che si accendono isolati. Il grande incendio della sollevazione generale non divampa ancora. Ma le scintille vanno di montagna in montagna. Nel villaggio di Pulca, liei territorio della lIFirdizia, la missione turca, guidata dal ministro dell'interno Hadji Mil bey, in viaggio per il cosi detto studio delle riforme, è stata accolta a fucilate. Un uomo del seguito è caduto ucciso e il mlinistro si lrrtovd è salvato solo con la fuga. La tribù dei Di- bri-si lamenta e si agita. La tribù dei Za-\drima, che l'anno scorso era rimasta quie-ìta, qualche settimana fa, dopo aver rice-\vuto da un generoso fornitore ignoto guai-itrocento fucili, ha mandalo una sua deputa- zione al vali di Scutari a domandare gli slessi favori accordali alle tribù ribelli, mi- nacciando in cuso di rifiuto una vendetta a colpi di fucile. Più giù, nell'Albania centra- le, vi è un altro guizzar di fiamme. A Ja-'.nina c'è del torbido. Gli amatiti, imussul-'mani albanesi, rimasti fedeli alle tradizio- ni, legati al vecchio regime, dati segni di tempesta. A Ipèk e Giakovilzà i soldati turchi aspettano di giorn'o in giorno la bai- taglia. A Giakova si combatte già. Mille albanesi sono in armi e assediano le truppe, ta città è bloccata. Gli insorti hanno niun- àuto lettere paurose a tutte le famiglie cit- tadine imponendo a ciascuna il sùbito pu- gamento di una imposta di guerra di 500 Grash {circa 90 lire) sotto minaccia di brìi- ciar loro la casa. E così essi hanno ora un\piccolo tesoro di guerra, cfte mantiene vivo il movimento. -Tutto ciò tiene in armi la Turchia, preoccupa alquanto gli uomini di Costantinopoli, riempie i discorsi senza fine della gente di queste montagne, ma non rappresenta certo ancora un vasto immediato pericolo irremediabile. Bisogna guardare e dire la verità apertamente : la rivolta dell'anno scorso è fallita; una vera rivolta minacciosa\quest'anno non si annuncia ancora. Non c'è l'insurrezione nazionale albanese: vi sono solo dei disordini locali. Ciò è troppo poco per interessare l'Europa e la sua diplomazia. Mancano prima di tutto alla rivolta le grosse falangi che schiacciano. V'è molta gente irrequieta, ma si contano anche molte tribù perfettamente pacifiche e passive. Le tribù dei Mirditi, ad esempio, che sono le o ? a i i i - i ancora superstite e quasi intatto fra queste -\ montagne, salvalo dalle alle barriere di - pietra, che hanno fermato la marcia degli i invasori e insieme chiuso le vie alla pres^sione delle nuove necessità. Ogni tribù è 'come un piccolo popolo indipendente che nì si considera qualche cosa di autonomo e -.dì sovrano. Sia sotto il comando di un ]capo ereditario, il Bairaktar, che la rap\prescnta e la guida, le spiega la legge, Irati'la in nome suo col Governo turco, come un principe vassallo, amministra la giustizia c impartisce le pene, secondo le vecchie ta vale di. Alessandro il Grande, che rivivono qui ancora solennemente. Il suo nucleo è la ucasa», la gigantesca famiglia patriarpiù solide, ricche e battagliere — accam-\paté in posizioni inconquistab'ili, in un pie- Lcolo regno di montagne insuperabili — che\giungono a mettere in armi, in cifre olba-tnesi — cioè con approssimazione variabile]— fino a sedici mila uomini e potrebbero da sole rovesciare nel loro paese, in un. colpodecisivo, la bandiera rossa con la mezzalu-na, rimangono tranquille e aspettano senza rumore. Qualcuno dice che si sono vendute agli uomini di Costantinopoli e che tradì-scono la causa albanese: in realtà esse perora non hanno più nulla da domandare al loro Governo. Non pagano imposte, ricevono gratuitamente gran turco, in abbondanza, |portano le loro armi come vogliono, non<vedono mai funzionari turchi fra le loro'montagne : vivono già liberamente, sovrana- mente, come in un paese che non abbia altri:mento storico, non ha ancora trovalo lasua organizzazione, non è riuscita a fon-\dere in uno spirito solo, teso verso un verosogno alto di libertà e di risorgimento na-'.zionale, tutte le genti albanesi. Il vecchio |sistema barbaro del clan, che compare nel'.crepuscolo di tutte le società umane, durals'ignori oltre i loro piccoli principi delle tribù, e non sentono per questo ilbìsogno di muoversi. I "clan,, Tanto più che questa rivoluzione albanese di cui si parla tanto, come di un movi- cale, che raccoglie a torno lo stesso foco- lare, tre, quattro generazioni, con lutti irami della parentela aggiunta, e può mette- re 'in campo da quindici a venti fucili. Inguerra la tribù non è che un piccolo batta- taglione, agli'ordini supremi del Bairaktar, organizzali) con le minuscole compagnie volontàric delle ucase» guidate ciascunaa sua volta da un capo famigliare. I qua- dri dei battaglioni sodo assai variabili. Fra i cristiani: ì Shala possono disporre di quattro nula fucili; i Shoshi di. mille cin- quecento; i Elementi, i Zadrimu e i Postriha di mille: gli UotVi, i Crudi, i Kastratie i Nikai da settecento a ottocento; i Mer-tuz dì cinquecento; gli Skreli solo di quat-trocettlo. Ma non si uniscono quasi mai. Combattono \divisi, indipendenti, secondo un capriccio o una volontà propria, senza obbedire ad un comando comune e infiammarsi di nno stesso pensiero. Non hanno ancora un'anima nazionale, il senso d'una patria più vasta della loro montagna dove gli ar menti pascolano, più estesa del villaggio, o ve c'è la loro gente che essi conoscono tutta per nome. Fuori del loro piccolo cerchio chiuso di parentele e di abitudini c'è per essi già qualche cosa di straniero. Le loro guerre li han. sempre Irouali così separali, La rivolta albanese si compone di Idieci piccole rivoluzioni regionali, che hanno di comune solo la coincidenza del tempo. Un ambasciatore d'una tribù malcontenta va di montagna in montagna,' fra le altre tri bù, a far propaganda di guerra. Un giorno j Bairaktar di diversi villaggi compaiono in un piccolo consesso di signori, accompagna u da quattro o cinque rustici scudieri, fie ri, solenni, terribilmente armali di fucile e \ di coltelli. Bevono e fumano, parlano a ''lungo delle cose del paese, poi qualcuno -propone di prendere le armi: si concerta unbreve piano d'azione: si giura in chiesa, stringendosi la mano, la Bessa {la verità), la grande parola d'onore dei combattenti, pix'i sacra della Croce, che non si tradisce mai, pena la morte : e si decide cosi la rivolta. Allora i villaggi si vuotano. Gli uomini afferrano avidi i fucili e si ritirano sulla\m0ntagna, lasciando soli, nelle case, i vec-chi, i bambini e le donne che guidano ancora le mandre al pascolo. Qualche schiera femminile accompagna i soldati, trasportandosi sulle spalle i morti e i feriti, portando alle linee di combattimento viveri e cartucce. E così gli albanesi rimangono in armi qualche mese, fra le loro trincee di pietre; at-taccando qua e là piccole compagnie turcheisolate, piombando sui convogli delle salme-\rie, vivendo di rapina, ma senza impegnar- Lj mai -in un'azione 'decisiva fn massa. Ope-\rano a piccoli gruppi: cinquanta uominitauilt duecento là. Si sperdono, si ricompon-]'gono si ritirano dalla scena improvvisa- I mcnte come nuvole in una tempesta di\vento 'Se qualcuno è malcontento, per una\[divisione del bottino 'catturato in un colpo ^ mano abbandona senz'altro la partita j e sj yU0 considerare perduto per il movi-\mento Tulli vogliono comandare. Nessun^cap0 pU0- tollerare che ci sia sopra di lui ancora un comandante supremo. Per picco- ie geiosìe e rivalità talvolta un gruppo che | ^ jn pericolo rimane senza aiuto, fra le<aurc scniere c/le {0 guardano impassibili,'combattono per istinto,»per rabbia, per di- sperazionet ma non per coscienza -. fucilano:i turchi per odio, per il loro feroce attac-camento al passato, ma non son sollevaticontro di essi da un impeto di indipenden-za politica. Essi non capiscono veramenteancora questa frase moderna «autonomanazionale », di cui gli albanesi colti, che girano l'Europa per la propaganda e che sopratutto nell'Albania settentrionale non'hanno alcuna autorità sul popolo, alcuna\comunione colla massa, si servono per co-prire e incivilire le loro battaglie. Credono'.ailoro capi immediati, li ubbidiscono cieca, | mente e non cercano più in là. E i capi si'.muovono quando qualche estraneo li spin-le e lì guida, piuttosto che per una inizia-Uva propria. Nelle rivolte albanesi c'è statomolto spesso un principio motore non al-Cristiani e mussulmani banese... Aggiungete a questo spirito torbido, chiù-so, ancora disorientato, il sanguinoso Mioinestinguibile che divide cristiani e mus-sulmani. A Vallona, a Janina, nell'Albaniacentrale, si può forse trovare uno spiritopiù mite e conciliante: ma nel Nord, fra iGheghi, sulle montagne di Scutari l'alba-nese mussulmano si è conservato selvaggia-mente fanatico. Ha perduto nel nichilismodella sua fede l'istinto della razza, la no- - \ stalgia della nazionalità e rimane il nemico | i ereditario del giaur, fedele alleato del Go- verno che lo ha armato, per ricomporre le1 n fosche triste bande sanguinarie 'dei Basci- p- buzuk. Se i cristiani si sollevano egli è, co- v, me l'anno scorso, dalla parte dei turchi. A ffie Giakova ora anche la gente mussulmana è sa,m rivolta-, ma là non ci sono cristiani e il P- suo movimento non si riempie di una luce pa d'avvenire, rivendica solo il vecchio regime bi di Abdul Hamid che le dava l'impunità e la. - lasciava, senza pesi, libera e barbara fra le i sue montagne. Per tutta questa decomposizione la ri-' -'volta albanese non\ha mai, fin'ora tninac- - ciato seriamente «^^Ife^Ha Mezzala- Ina. Lo ijtttztrà via fmm tt«t «tonw nel san-: e i a a a o r o , i i n a o n e a o n , , , e a - a o . - gue, perchè si fa ora più matura e risolti* ta: ma il tempo di una tale crisi storica non sembra ancora imminente. 1 primi fermenti germogliano ogni primavera, sfiori" scono già nell'estate, si perdono d'autun: ma qualcuno rimane, getta radici più prfc fonde e non muore più. Il moto di formar--, zione e di esplosione è lento. L'anno scorso'} ebbe un palpito, una fiamma viva che dir vampo in una piccola oasi vicino al Monte*; negro, e si spense-, quest'anno appare arir che più -pallido e anemico. Contro tutte lei generali deficienze organiche della rivolta^ c'era almeno nel passato l'impreparazione militare e politica dei turchi. Ancora Vanno scorso, quando scoppiò l'insurrezione dei Malissori. le-truppc turche erano mìsere* voli, poche, male equipaggiate, senza artU glieria e senza comando; Tuzi, il giorno deista conquista, non era occupata da più che cinquanta uomini; Scutari, con un solò:'battaglione, sembrava veramente iridifesa da un colpo di mano che i ribelli non lentarono mai. Con un minuscolo fondo di guèrra, senza organizzazione di massa-, senza grandi esperienze tattiche, armati dei vecchi fucili austriaci Wender, di grosso calVbro e di corta portata, che il Governo mon*' tenegrino aveva distribuito con una eccezion naie generosità, i Malissori furono per tré mesi padroni del campo e conclusero una pace da vincitori. Ma avevano anche alle spalle il Montenegro, che combatteva cori essi, senza esporsi troppo pubblicamente* Quest'anno il Montenegro rimarrà più auiev; to e i turchi sono invece preparati. I grandi giorni non sono ancora giunti 1 Calcolo, su buone informazioni, che nel e -\solo bacino di Scutari, nel territorio del* -gl'antica rivolta siano concentrati da sedici - a diciotto mila uomini bene armati, con. i artiglierie e mitragliatrici. Scutari è piena - di soldati. Per le pittoresche vie del bazar, - nella vivace folla albanese, si vede un coni Unno passare di fanti e di cavalieri armati, a d'ogni varietà: negri, venuti dall'Asia, con o la tunica azzurra, europei con la nuova e* a legante divisa kaki. La guardia verso il, - settore orientale del Montenegro è stata so- n Indamente rinforzata. Le evie del confine, i sono ben guernite. Da Scutari a Tuzi, per., - tutto il gran piano, si scoprono frequenti, e Piccoli accampamenti di otto, dieci tende e (Halle, coniche, popolati di distaccamenti , scaglionati e trincerati lungo tutta la lineai - per mantenere il contatto. 1 dintorni di Scu- ■ o tari, verso la raggiera di Eopliku, dove - l'anno scorso le truppe turche avevano.il i loro quartier generale, sono fortifichiti con - opere moderne di terra-, sulle alture domie nauti di Tuzi si può trasportare artiglierie :i a Ver tutto il paese si scoprono ancora rei~ centi trincee, semplici, da battaglia, con o- emplacements per cannoni di vario calibro* n La Mezzaluna questa volta non è senza.Ui-' a fesa, - & in queste condizioni, una rivolta alba* o nese, che non ha artiglierie, nè servizi logi. , siici, nè possibilità di movimento, delle i masse, è senz'altro condannata all'insuc* - cesso, anche dopo qualche settimana o qual} - che mese di feroce e sanguinoso eroismo* o Contro il cannone essa è annientata. Lo si' - e constatato l'anno scorso ad Alessio. Là {l'insurrezione divampò improvvisa e terri¬ bile: sembrava grave e minacciosa: entrò in scena qualche pezzo di artiglieria, la ri\dusse in tre giorni al silenzio. -] un vero pericolo grave della rivolta sta* o reboe oggi soio in una vasta azione terrori*] - stica come queila inaugurata ora in Macea donia dai rivoluzionari bulgari, in una sol*\ o ievazione jn massa, generale e concordeì i di tutta l'Albania, da Scutari a Prizrendi - da Ipelc a Giakovat Elbassan, Janina. AUo^ - ra la Turchia e l'Europa si troverebbero di o fronte ^ un fatto formidabile e decisivo* - Ma un tale av0eiiimento, abbiamo visto, simatura con molta lentezza. Gli altri episodi di guerra non ci possono interessare che per una cronaca del sangue e, se si; vuole, delle tappe della preparazione. Ci' sarà, non ci sarà quest'anno uno dì questiepisodi? Forse si; se continua la guerra, di Tripoli; se, dopo la tragica farsa delle elezioni giovane-turche, il Governo di Costati*, tinopoli si sentirà autorizzato a dare un altro strappo alla cavezza dei cristiani; se un giorno una piccola scintilla accenderà il fuoco fra una tribù mal contenta, for* nita a sufficienza dì fucili e 'di carluccie:}, ma esso non muterà nulla, non compii-' cherà, con buona pace della diplomazia, la situazione europea. I grandi giorni, che restano *nella storia, non son venuti an-t cora, neppure in Albania. VIRGINIO GAYDA. Capi di ribelli albanesi di Gusinjo (A destra un soldato turco diserbato o passato nelle filo dogli insorti).' Insorti albanesi mussulmani di Giakova