L'Italia farà da sè

L'Italia farà da sè L'Italia farà da sè Roma, 29, notte. La ripresa dei lavori parlamentari non hi, questa volta alcuna attrattiva, all'infuori della grande ritorma della legge elettorale politica ; ma nemmeno essa appassio na J5^5^e,^^,^^^Sto;- sìaTpe* i-ale politica ; ma nemmeno essa appassio- tia eli animi sia perchè i deputati di oeni ?radazioTparlamentare, State o sponte ti-~™"!r°~ aTJ?"* chè l'impresa di Libia fa passare in secon da linea il quasi suffragio universale. Ci sarà qualche incidente più o meno pic cante sui consuntivi riveduti dall'on. Sapo- rito? E' probabile, ma io posso afferma V* che l'ambiente non è propizio agli scan dati, perche, come vi ho detto, la Camera mu HÌ appassiona (si tratta di una nobile patriottica passione) che per l'impresa di Libia- E' degno di nota che durante le ya- canze nessun deputato ha creduto opportuno di maudare alla segreteria della Camera una interrogazione o una interpellanza che abbia attinenza con la guerra. Tutti, senza distinzione di partito, hanno compreso che in questo momento tanto delicato*la Carne- ra non deve far altro che sorreggere con- m^^^^^^É^MS S±S*SiOT^^S^Srì^a nffl«u^ifl.l^to opportuno, a ISfflcoUà mihtare e^atplomaUcf II Parla mento altari dell» S è stntn molto SM.ntar' mtmL t?ÌÌ ^ ,1Ì rialzato dall mpresa di Libia. Esso, al pa- ri della nazione, ha coscienza dei nuovi destini ai quali è chiamata malia; esso, ,al pari della nazione, comprende che, oltre le difficoltà militari,,bisogna vincere le dif- • facoltà diplomatiche,/'cne non sono meno gravi. Queste anzi sonò più gravi, perchè sono meno chiare. La nostra diplomazia sta facendo la prova del fuoco. Finora si e- ra cullata nella dolce illusione che 1 Italia fosse ben vista da tutti e dormiva fra due guanciali, fra il guanciale dell'alleanza e n guanciale • dell'amicizia. Alleati e amici 1 sapevano da molti anni che le speranze O In i-ari -. i-■ ,1 a 11'Tt ri 1-i n nnn t-> /-\ nnvi nnniiiA in e le vedute dell'Italia erano concentrate in Tripolitania e si mostravano pienamente couEei-zientì. .Gli alleati consentivano, per- 1oliò erano alleati e perchè per loro era mol- ito meglio che la Tripolitania passasse al- 'Itaha^,anzic^ alla Francia od all'Inghil- ^A»n?JS^ti^»w^ si erano formalmente impegnati a seconda re l'attuazione dell'aspirazione italiana me- diante il noto accordo mediterraneo. C'era di più. Gli amici av^no finito con l'eccf- ^f/hó Cn?,e,,fr U?mìdh p°1ìucì *n'in.enti- arf: ziche aiutati, sono danneggiati dai giornali tare l'Italia a decidérsrùha buona volta, Il Paris Journal, che è divenuto organo di un forte gruppo politico e finanziario, vesse consentito a disinteressarsi della Tri- politania in favore dell'Italia. E' proprio che sono notoriamente t loro organi perso- nalt Con questa uscita il Paris Journal non aumenta il prestigio del signor Etien- Se> Perchè chi aspira alte presidenza.dellaCamera e della repubblica, non può fingere se TSSS^^^!'A^% con l'Italia non per i begli occhi di questa, bensì per raggiungere la meta alla quale asPirava ardentemente. La Francia aveva sempre mirato alla creazione di un suo grande impero africano. Impadronitasi del- 1 Algeria e acchiappata la Tunisia, perché era finitima all'Algeria, voleva impadronir- si del Marocco per le stesse ragioni. Nel Marocco l'Italia aveva interessi ed influen- mi che la Francia. Occorreva Quindi fare i conti con l'Italia 5!„piV 5?^,la .!"ra.?^ia^ Occorreva quindi V^fns^ViifT^^o^ìo enfl1^a i forse, se si fosse trattato.dellasola influen- " za e dei soli interessi italiani, la Francia avrebbe preferito rifare il giuoco tunisino di inventare di nuovo i krumirt ma per- chè c'erano anche interessi inglesi ed in- teressi spagnuoli, e ciò che più importavabisognava affrontare la lotta con la Germania, la Francia comprese che occorre: va una politica ben diversa da quella che aveva fruttato il trattato del Bardo. Perciò il ministro degli esteri, Delcassé, dovendo battersi con la Germania, ebbe la grande accortezza e la grande abilità di venire a patti con l'Italia, con l'Inghilterra e con la Spagna, trattando, concludendo e firmando quegli accordi mediterranei, che hanno permesso alla Francia di impadronirsi del Marocco. L'ironia della sorte ha voluto che lo stesso Delcassé facesse parte del Ministero che applica a rovescio quegli accordi nei riguardi dell'Italia e della Spagna; ma se, a differenza dell'Italia, che eseguì i suoi impegni fino allo scrupolo, fino al punto di suscitare le diffidenze della Germania, sua alleata, la Francia considera' i suoi impegni come non esistenti, ed anziché favorire la nostra occupazione della Tripolitania, crea ad essa non poche difficoltà, ciò è certamente doloroso per noi, ma non autorizza l'organo del signor Etienne a chiedere come mai e perchè mai la Francia si sia disinteressata della Tripolitania. Diciamo questo per amor del vero e non per desiderio di recriminazioni. A che varrebbe fare recriminazioni V Ormai l'Italia, conscia delle difficoltà da superare, sa che deve superarle unicamente con le sue sole forze ; non chiede nulla ad alcuno, nemmeno a coloro ai quali avrebbe diritto di rivolgersi. Perciò, ogni buon italiano sottoscrive pienamente alle seguenti parole del Morning Post di Londra : « Noi 'non attendiamo molto da un intervento di plomatico delle Potenze. L'Italia farà da sè, ed il problema sarà risoluto dal co raggio e dalla pazienza stessa degli ita liani. La soluzione del conflitto sarà la pri ma opera dell'Italia nuova, la quale, nel |realizzarla, avrà dimostrato la sua. capaci- tà». Precisamente cosi. Noi italiani, seu ■ sibili alle lodi del Morning Post, che nella resurrezione del Campanile di Venezia ve- I de il ambulo della rinascita della potenza «coìta ci farà indietreggiare italiana, confidiamo di raggiungere la me- ta, accettando tali elogi. > Noi italiani siamo tutti concordi e tenà- ci nel proposito di dare definitiva applica- zione alla legge che proclama la piena ed fi"»« aua une piuuduidu piena. ™ intera sovranità del Regno d'Italia sulla Tripolitania e sulla Cirenaica. Nessuna dif- rimira r.i farà indifttrpmriarp. = nessuna in- sidia ci arresterà con gli occhi bene aperti Il rieatto della Turchia Parole schiètte ai neutri sulla via, che battiamo rperti. _. (Per telefono alla Stampa) Roma, 29, notte. La Tribuna pubblica: «Noi non ci -eravamo male apposti nel- l'esprimere già da qualche giorno il so- spetto che la Turchia intendesse e tentas- " * sfruttare * chiusura dei Dardanelli da essa comPiut" con «rande ostentazione .esso ]e potenze neutrali Infatti u ]in. guaggio di quella parte, non certo più au- torevole della stampa èstera che sino dal lorevoIe' a, ,a stttnlPa ei3teid- one slno aal principio della guerra si è prestata con tanta compiacenza alle manovre dei Giova- ni Tu fa. j iu j to * ' / », , - , \T sPe"° confermando. Noi oggi ripetiamole se "Italia ha acconsentito spontaneamente a spontt tracciare un limite alla sua azione in certi mari e su certe coste, ciò non signi fica infatti che essa sia disposta a lasciar . ... , . ,, .„ . sene ^P^re altri per forza in altre azioni e altrc tei're. Quei limiti noi ce li siamo im- posti in considerazione di un nostro capita- le interesse; ma dove questo interesse non ... . . ìitra in giuoco noi, pure procurando di uon danneggiare oltre 1 inevitabile gli inte; ressi dei neutri, non possiamo certo aste- uerci dal fare tutto il nostro possibile per colpire la Turchia dove è maggiore la sua vulnerabilità, per ridurla alla ragione ecostringerla ad accettare 1 inevitabile solu- Z10ne della Suerra. Ora, checche farnetichi stampa turca, questo nostro intangibile go tempo la cordialità dei nostri rapporti i diritto di belligeranti non può certo* non essere riconosciuto dalle Potenze che que- sta stampa vorrebbe spingere a passi i qua- che non è mai venuto meno ai suoi doveri internazionali e mettere in pericolo per lun- con Potenze che li avessero compiu-}-- Noi infatti dovremmo risentircene quasi 'come di una violazione di neutralità perchè' tale infatti sarebbe un atto che tendesse a,d incoraggiare la Turchia alla resisten- - Vendola al coperto da alcuni dei più «ravi pericoli che di questa ostinata resi- stenza sono conseguenza e quelle stesse Po- tenze. che finora hanno rifiutato di riconc- scere la sovranità da noi proclamata sulla Libia> mettendo avanti il motivo che la re- ,,.„.„,..,.. nnn vi =, _fnt„ an^nro *lsleu^d turco-aiana non vi e stata ancora fiaccata, non potrebbero, senza grave offe- sa ai più elementari principi dell'equità internazionale. comDire oualunnne a.f.t.n ru»r internazionale, compire qualunque atto per cui esse venissero a P°rsi trn- noi e la Tur- chia impedendo così di mettere *~ ""°' ""t"?UD"uu ^ual ul in azione quei mezzl che n?x pnma 0 dopo Possiamo ritenere necessari a persuadere la Turchia delia vanità di qualunque resistenza ulte-, riore. Mentre d'altra parte possiamo ancheosservare che mettere in qualunque modoo anche dare solo la illusione alla Turchiadi trovarsi al sicuro da quelle nostre mi-naccie. che sono le più temute, non avrebbealtro effetto che incoraggiarla alla resi-stenza e prolungare cosi quei danni e peri-coli commerciali e politici della guerra dicui le Potenze stesse si mostrano tantopreoccupate e a cui desiderano di vedereal più presto posto fine. « Nè vaio il pretesto messo così speciosa-niente avanti in questi giorni dai turcofili che la Turchia ha il diritto di difendersi"eche la chiusura degli stretti è uno dei suoimagliori mezzi di difesa, al quale non puòrinunciare. Fosse ciò anche vero, noi po-tremino rispondere che, viceversa,' il dirit-to di forzare gli stretti e la capacità nostradi farlo è uno dei nostri maggiori mezzi di offesa. Con che diritto dunque ne potremmonoi essere privati'.' Lo ripetiamo: questo argomento -è un pretesto. Tutti i tecnici e ormai anche i non tecnici sanno che l'opera¬zione del forzamento dei Dardanelli nonpilo essere che un'azione lunga e sistema-tica e che prima che una flotta possa, non-chi: passare gli stretti, accedere semplice-mente alla loro imboccatura e iniziare lesue operazioni, la Turchia ha tutto il tem-po per sbarrarli è eontro-sbarrarli di minee che ciò sia è stato anche dimostrato dall'episodio recente. « Non è dunque la minaccia della presenza ilella nostra flotte nell'Egeo che ha costretto la Turchia a chiuderò con prematura paura gli stretti c a mantenerli ostinatamente chiusi nonostante le proteste delle Potenzo neutro danneggiate, la sua non e una preoccupazione mihtare ma una questione politica-diplomatica, allo scopo di porre l'Italia in odio all'Europa per vedere se l'Europa si imette contro l'Italia;"e ehe sia ciò lo prova il fatto cLo il primo colpo; di -cannone parti dai forti turchi contro le navi italiane, le quali passavano, secondo gli ordini ricevuti, senza attaccare, e, che attaccato, dovettero naturalmente risponde re_ E c-c qumcii ogni ragione di sospetto, o ej sospettkimo .sino dal principio, che la cr _ „ K. ' . 1 , 1 ' , . y« Provocazione turca abb.a avuto appunto lo du scopo di procurarsi il pretesto per un ten- toscopo di procurarsi il pretesto per un ten- to tativo di ricatto internazionale, ciò che nella costoria diplomatica della Turchia non sa- _.rebbe avvenuto per la prima volta. «Anche noi crediamo che gli stretti deb- pebano^ essere riaperti, ma per questo scopo scle Potenze dovranno ricorrere al solo mezzo nlogico, giusto ed equo, posto nelle loro ina- zani: premere sulla Turchia perchè, dalla par- P,.;,„ ìi j„- ,«™ .f. nc^^ti tr. cite .sua, il diritto dei neutri sia rispettato. -Q* nnn «** ciò male se questa loro attitu- 3tdine, togliendo alla Turchia la illusione oi loro interessi, la persuaderà a più miti pen sieri " Altri mezzi e .sopratutto quell che i tur- av^ciodi potere rimpiattarsi dietro i neutri e i coli -fili vanno pericolosamente suggerendo ™ ^ potrehbeio riuscire non solo perche .Ilo- gici, imqui e mgiunosi, ma perche verreb- ra «ero a colpire anche in pieno petto il senti- ed mento 6 la dignità nazionale del popolo ita- d lian0 del auaJe crediamo nessuno non vor- d an° aei quaie creammo nessuno non vor 1'*1 tenere !l1 d€blto conto». 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Persone citate: Vendola