Notizie dirette dal campo turco portate a tripoli da tre amici degli italiani

Notizie dirette dal campo turco portate a tripoli da tre amici degli italiani Notizie dirette dal campo turco portate a tripoli da tre amici degli italiani Gli arabi sfiduciati (Per telegrafo da uno dei nostri inviati speciali). TRIPOLI, 22. ore 10,20- I tre profughi di Misurata ocraimSono arrivati stamattina, a bordo di una dinave francese proveniente dalla Tunisia, i indue maltesi Francesco Cini e Salvo Cini, prambedue agenti della Casa Nahum a Idi- nosurata, e l'indigeno Jacob Doblil, egli puro.mresidente a Misurala. Riuscii ad avvicinarli col collega Pa- prsetti alla i>cnsolina di sbarco presso la ceDogana ed a sentirli parlare della loro vita rea Misurata, 'dote rimasero lungo tempo saprìgionitri dei turchi, riuscendo infine ad taottenere la libertà, gli uni per la.loro ria- mziondlità maltese, l'altro per la sua condì- bazioné di israelita e suddito turco. Vidi'tre trindividui, ancora discretamente giovane esdal volto abbronzato dal sole, 'distinta-Jamente vestitL Al nostro avvicinarsi dfedfi-' ro segni evidenti tfi aver un sacrosanto naterrore delle: interviste. Il mio collega, ap- deprofittando dollu sua conoscenza precèdei!- iete, li Interrogo^ ma> dovette usare inqU»^paziènza prima di(persuaderti a parlare.rW— Non posso, non voglio d'ire mila! olfaripeteva uno del fratelli Cini — atirimeriH}rùi turchi mi ammazzeranno il bestiame effer3^ancora posseggo a Misurata. Infine, convincendosi che oramai erano prunin terra assolutamente a definitivamente -t«j«Mtallona, vedendo quasi con stupore gioioso *lo sventolare del tricolore sull'alto del ca-'"Jstello di Tripoli, diedero, pur con molto. frritegno, qualche particolare sulla loro eii-1 stenza di prigionieri, e sull'interessante viaggio compiuto altraoersot gli accampamenti turchi da Misurata a Sfax. La vita della prigionia Appena avvenuta la dichiarazione di Lfano.. reguerra tra Vttalia e la Turchia, i Cini e il danobili, che è tripolino, vennero immediata- mmente trattenuti come prigionieri dai turchi daa Misurata, essendo considerali coma simpa- illizzanti per l'Italia, perchè agenti di case.gaitaliane. La lóro prigionia, tr'ascoràe nei pri- vemi tempi insieme a quella delle famiglie stitaliane Gabrielli e Routini, .che poi, come pesapete, furono trasportate al Garian. Èra muha Vita monotona quetla del prigionieri,'mma tuttavia non tròppo triste, nè- troppo bitormentata. Abitavano il loro solito altog-rcegio; si nutrivano come volevano; soltantoì non potevano abbandonare la città, seri- Svere Ietterò in Tripolitania, aver contatti Bcon estranei; ed erano continuamente sor-\ vegliati. Essi ricordano con gratitudine il esKaimakan di Mitrata, che era uomo u-'.inmanitario e cercava, nei limili del pos-[cesibilo, di alleviare loro le pene della ptU gionia. cttoAssistettero parecchie volte al bombar-\Uìdamento che le navi italiane facevano su-\ bire alla città e ogni volta si apriva loro dil cuore alla speranza di uno sbarco; viatteerano invece più dimostrazioni navali ch'e^ètbombardamenti; La guarnigione di Mi- nsurata, da quanto essi potevano ve- udere, era composta di pochi regolari turchi, ma, in compento, di molti arabi, armali non solo di « Mauser », di « Orati » e di altri fucili, ma anche di tranquillo coraggio, di incredibile ignoranza sulle forze italiane e di beata sicurezza nel trionfo finale di Maometto. La loro precisa occupazione era quella di deformare i proiettili per retiderli più micidiali. Mentre facevano ciò, mostravano una gioia feroce nei loro occhi che sfolgoravano odio e sete di vendetta,,. Ad accrescere e rendere più folle e cieco l'entusiasmo arabo, il Comando turco diramava ogni giorno un bollettino in cui si potevano leggere, scritte a caratteri cubitali, frasi rimbombanti che annunciavano colossali sconfitte italiane in Tripolitania e Cirenaica, Ogni sconfitta non rappresentava pper l'Italia mal meno di cinque o seimila, bmorti, i faAllora, nella cretina fiducia araba perìlli o o 5 n i i l ù - H...n f „ nM)pr„ni{rn ntfnmm,n o-quisita dalla ca^sa governatila ottomana e,di Misurala the rilascio in cammo una ri e tito na> a ;fln(0 cjlts # clima di Misurata è ottimo, ma ilseminreArisocanCsisvmtutto quanto sia detto o scritto all'ombra della mezzaluna, gli indigeni si abbandonavano a frenetiche fantasie di gaudio che facevano fremere di terróre i nostri prigionieri, i quali vedevano nel fanatismo indigeno il loro più spaventevole nemico. Sarebbe bastato che l'attenzione degli arabi ti fotte flttata anche fugacemente su di etti e sarebbero stati perduti! Ma la buona alalia che protegge l'Italia e quanti stanno sotto la sua bandiera, recò loro fortuna. Quando i fratelli Cini ricordano 1 tragici momenti di incertezza ó di paura, allorchè Il loro pensiero »l volgeva come per un estremo addio alla madre lontana ehe vtoe ad lloms e forte in quel mentre si strug qssttatucafilucpcteemgeva dal dolora non ricevendo notizie dei fifigliuoli, tono scossi come da un brivido; la.inloro voce trema e cercano intorno vagamente cogli occhi quasi non convinti che ogni pericolo eia realmente scomparso. Se non ebbero danni nella persona, i fratelli Cini non possono dire altrettanto di una sostanza cho era affidata ad essi in cu- P'svqq-'stodia dalla casa Nahum. Questa sostanza, p' ' ohe consiste in 60 mila lire, Venne re- pceruta recante il numero 467, con questa indicazione: a Per ordina del comandante di Lebda, Colohasl Hill bey Lrkenhalb, ufficiale di stato maggiore, la somma viene requisita come denaro italiano ». Altre notizie su quella guarnigione turcoaraba i Ciril non diedero. Aggiunsero sol- ? che il vitto colà costa carissimo e Cho il cattivato rende per quest'anno mezza annata di orzo. In tali condizioni era naturale che tutti i loro sforzi si volgessero ad ottenere la libertà che finalmente fu concessa dopo una serie di inutili tentativi. In libertà! Partirono il 28 marzo, oltrepassando con «Tmgrfia a-\inesprimibilo tentazione di gioia le forti p-WStenkann», una specie di trincee che fa l- sciano solidamente Misurata. Urano ac d compagnati dai cammelli portatori di rj-j re veri, da un gendarme luteo e da una scorta ^i di quattro arabi armali. La piccola wo-iso vana procedeva speditamente a lunghe tap-j sI pe, fermandosi soltanto di notte nei luoghi 1 l occupali dalle truppe turche. Essi dovevano raggiungere la Tunisia, dove si sarebbero imbarcali, e dovevano percorrere cosi al di là delle nostre posizioni tutto il territorio interno occupato dal nemico. Durante il primo ir-itlo di viaggio, che ebbe la fermata notturna a Sliten ed un'altra a un'ora e mezza di distanza dal Mergheb, si unì ai profugh'. Ali-pascià, figlio di Abdelkader. Come ò noto, Ali-pascià è nemico dei fran cesi. Egli proveniva dalla Cirenaica e si recava ad Homs a predicarti la guerra santa contro gli italiani invasori e ad ecci tare gli arabi a sterminare i nemici di Mao> metto senza pietà. Sotto il Mergeb, Ali ab bandouò la carovana internandosi fra le trincee turco-arabe donde giunsero le grida esaltate con cui da quei fanatici veniva Jalutalo il suo arrivo, ' II rimanente della faticosa marcia del nastri profughi fu monotona, senza incv denti, senza sorprese. Proseguirono per Mi iellata, Tarhuna, Azizia, Agliai, Zuara, »^as3i> Sciuscià, e arrivarono a Bingherdam. Wurante'questo percorso, malgrado non lfatti toro dato di osservare gran che, potè}rùW, notare che i gruppi di armati non r3^0'molto numerosi; sono invéce più folti pressori possedimenti italiani. Esiste pure una quantità di individui attualmente oc j«M»«M « coltivare la terra, ma forniti tutti * omi 6 munizioni e pronti a slanciarsi '"Jf battaglia da un momento all'altro alla . fr'inla chiamata, Le nostre cannonate adite dal campo nemico t Cini e Boblil raccontano che cammin facóndo udirono dalla parte di Zuara le nostre cannonate, mi finsero di non inte ressarsene troppo, altrimenti avrebbero dato alla scorta sospetto e sarebbero stati maltrattati come spie. Fingevano invece di dar molto retta a quanto andava dicendo il gendarme turco, il quale ad esemplo spie.gavà quelle cannonate assicurando che prò venivano dall'artiglieria turca. Ma, caso strano,.i nostri profughi, ohe camminarono per quasi un mese tra i nemici, non videro mai nemmeno l'ombra di un cannone nc'mico! Ohi come ò divertente questa ineffa bile artiglierìa, turca che si vede e non si rcede, si sente e non si sente' ì 11 gendarme lasciò la carovana a Gasi Sviasela e di qUi i profughi raggiunsero Bingherdam con soli quattro arabi armati, \ Nell'ultimo tratto di viaggio specialmente, essi, pia liberi di raccogliere informazioni, '.incotilrarono parecchie carovane di due[cento cammelli ciascuna che portavano al lecaclrznimcttiii commestibili come pasta, zucchero, orzo, riso e farina, e altre merci, e qua e \Uì, nascoste, munizioni, \ Fra l'altro l fratelli Cini notarono come da qualche tempo mancassero assolutamen tte ^viveri al posto di concentramento sulla ^ètifovaniera da Aglìat all'interno. Evidente niente tutte le provviste avevano subito uno spostamento; erano state portate presso pane e la verdura. Mancano anche gli a, bili, ma i turco-arabi sono anche capaci di i farne a meno, Una grande parte delle col- ìllvazloni sono abbandonate, ma proprio di n a il ufonduk» Ben Gascir per servire di riserva al Suoni Beni Aden. Complessivamente, secondo le osservazioni dei nostri informatori, oltre cinquemila cammelli sarebbero stati da etti incontrati, diretti ad Azizia, che sarebbe un luogo di importanti riserve. Questi cammelli, carichi di ogni sorla di provviste, erano divisi in piccole carovane per. evitare eventuali sorprese nostro. Come si nutre il nemico Quanto al come ti nutrano i nemici, i Cini assicurano che non manca mai ad es si la carne ed il brodo, poiché tutto il bestiame che prima veniva esportato, ora viene requisito dal turchi per il tottentxtmcnto dello truppe. Scarseggiano invece il questi giorni l'elemento arabo comincia a sentire il bisogno di ritornare ai campi, stanco com'è della guerra e sfiduciato dei tanto decantati successi delle armi turche. Dopo la nostra occupazione di Macabet i turchi tentano di creare una nuova via carovaniera al Sud, con partenza dal confine tunisino di Nuitat. Tale percorso allungherà di cinque giorni il viaggio delle caro ratte dirette ad Azizia eU ù questo appunto uno del più forti vantaggi ottenuti col nostro sbarco a Macuba. Esprimendo una loro impressiono, i fratelli Cini ritengono che, finita la guerra eon la Turchia e sottomessi l predoni armali ohe maggiormente ora alimentano le file nemiche, noi non incontreremo fra gli a.indigeni una troppo accanita resistenza. e i - Perciò la guerriglia non sarà faticosa e 'sopratutto sarà di breve durata. Auguriamoci di cuore che le benigne previsioni di quetll bravi giovanotti, due del quali sono malletl ed uno tripolino, e tono quindi giudici più obbiettivi di quanto , poniamo etserlo noi, abbiano old avve - parsila un prossimo avvenire. GIOVANNI CORVETTO.