Il processo contro gli ex amministratori della Fiat

Il processo contro gli ex amministratori della Fiat Il processo contro gli ex amministratori della Fiat La fine della difesa del rag. Broglia e i primi testimoni Udienza antimeridiana Ambiente Immutato: calma e serenità tra le Parti in causa; completa indifferenza dello scarsissimo pubblico. Appena aperta l'udienza, l'avv. Floris, ai Parte civile, domanda al Tribunale che sia messa agli atti e richiamata l'ordinanza 30 giugno 1909. riguardante la Società del Ghiaccio artificiale, e contro Scarflotti. Damevino, Boarelli. Gagliardi, ed altri, in base all'artìcolo 247 C. e. e nella quale si dichiara estintal'azione penale per prescrizione. Ma la Difesa insorge. L'avv. Farinelli dice: — Dovetti io occuparmi del processo a cui accenna l'avv. Floris. Esso è stato chiuso con ordinanza di non luogo, senza che fossero interrogati nemmeno gli accusati... Accalorandosi la discussione, si accenna che il processo si è chiuso per insumclenia di 'ndizi. Allora l'avv. Nasi fa rilevare che vi sona disposizioni di legge ohe vietano la portata agli atti di un processo chiuso per insufficienza d'indizi. — Ad ogni morto — aggiunge l'avv. Nasi — ci rimettiamo per la domanda al Tribunale. Avv. Floris. — Ma il processo per la fabbrica del ghiaccio artificiale fu chiuso non per insufficienza d'indizi, ma per prescrizione. Avv. Farinelli. — Ed allora se si vuole ri-chiamare ed allegare l'ordinanza, è doverosoallegare e richiamare tutto l'incarto del processo. Presidente. — Che dice il P. M.T P. M. — Mi riservo di vedere come è statachiusa l'istruttoria, e provvedere in merito esecondo la legge. Ma sui banchi della Difesa e della Parte ci-jvile continua ancora un breve schloppettìo didialogo. Avv. Floris (al difensori). — V'abbrancatea tutto! . Avv. Farinelli (alludendo al processo delghiaccio artificiale). — E voi vi reggete sul ghiaccio! Presidente (affrettando). — Invito il signorrag. Broglia a continuare le sue discolpe! Il rag. Broglia riprende la sua difesa, riassumendo brevemente tutto quanto ha detto nelle precedenti sedute, e si sofferma a par-lare sulla svalutazione della marca nel bi-lancio. Il perito fiscale — egli dice — pur ritenendo considerevole •l'ammortamento di lire 800 mila apportato alla voce « Disegni, brevetti e modelli », dichiara che tale ammortamento non ha carattere straordinario. La Fini avrebbe potuto, al pari delle altre aziendecongeneri, apportare soltanto un ammortamento ordinarlo proporzionale alla durata della Società (anni 85), quota che sarebbe stata di lire 724463 u; divisa 25 = L. 88,966, perchè la più prudente svalutazione della marca raramente sorpassa il 10 %. La Fiat fece una svalutaSione ben più grande; quindi, giustamente qualificata per straordinaria. Essa fu di lire 300 mila. La valutazione del titoli Riguardo alla valutazione dei titoli, il peritò fiscale afferma che vi fu un aumento in oonfronto al costo di h. 66.812 50. \ tale risultato egli giunge considerando come maggiore valutazione l'utile dà L. ,132,812 50 dalla Fiat conseguito daUa vendita di N. 3125 azioni della Società Officine Metallurgiche. Ma questa cifra rappresenta un utile realmente conseguito dalla Fiat dalla vendita fatta dal Sindacatodi X 3125 azioni della Società Industrie Metallurgiche. Il perito rag. Astuti — continua il rag. Broglia — lamenta che non si sia costituito nel bilancio 31 dicembre 1906 uno speciale fondo di riserva per le eventuali variazioni nel corso dei titoli. I titoli furono valutati al prezzo di costo al quale orano pervenuti alla Fiat, pTezzo che tu per la gran parte il valore nominale a cui i titoli erano stati emessi. Nel bilancio 31 dìcembrt 1906 la valutazione dei titoli è inferiore alla quotazione di Borsa di L. 1,646,899 45. Il perito fiscale ammette che i crediti rispondono alle risultanze della contabilita; ma poi fa appunto che non sia stata fatta la necessaria svalutazione. eJ&, °Hra dei fediti verso clienti e rapprel«,^n0t4',0se?nata...ln inventario per lire 2 747,127 48, è costituita dalla differenza fra il dare e l'avere dei diversi conti, per la rnasw-i?,n?fTÌevt?ertlal «"enti e rappresentanti. Li.»0rl lubl>io che, fatta eccezione di alcune partite, che costituiscono una perdita nomalef Ì(US|& iìr? T0a" 11 totale dei crediti di L. 3,5(6,137 74 fu incassato nel coreo del 1907 — lo avevo accantonato per perdite e ribassi presunti nella riscossione dei debiti laa°l™300 mila ,4W W: ridotta dal cKiloII perito rileva che la perdita verificatasi successivamente sui créditi Ita di L. 2137952 63Ma in questa somma egli comprende non soltanto quella di competenza del 1906 che trova in parte il suo compenso col ribasso ottenuto dai fornitori sui débiti, ma beo anche dalle nerdRe derivanti da cause attinenti alla produzióne 1907 ed alla sopravvenuta crisi demercato .Come dissi la perdita nel 1906 fu d«Q mila lire circa. Il perito fiscale rileva l'enorme omissione nel bilancio 31 dicembre 1906 Vi.£^2?v^à P.er l'Impressionante cifra di lire 1.045,931 46. Il perito ha esclamato: E' possibile omettere per dimenticanza tutto ciò7 Ma do devo Tlspondere che allorquando verso la metà del febbraio 1907 io ebbi dall'ufficio dcontabilità della Fiat la situazione contabile al 31 dicembre 1906, chiesi al contabile capo della Fiat, Bergadani, se vi erano note in sospeso ed egli mi rispose che restavano da liquidare soltanto le gratificazioni degli impiegati e qualche nota di fornitori per somma non complessivamente superiore a L. 70 milaFu in seguito a questa dichiarazione del contabile rag. Bergadani, che verro, qui testimonio, che io accantonai all'art. 33 delle registrazioni di chiusura la somma di L. 125,502 ritenendola di gran lunga superiore a quella da liquidarsi. E ciò per bilanciare gli effetti economici di spese che pur essondo di competenza dell'esercizio 1906, non si potevano liquidare e conseguentemente pagare nell'esercizio 1907. Riguardo a tutte le spese, e contemplate dal perito, osservo che molto di esse sono di vera competenza dell'esercizio 1907 ed a carico di questo esercizio dovevano essere stanziate (co-me le spese per l'Esposizione di Berlino, di Bruxelles, per il Salon di Parigi, pubblicità di dicembre sui giornali). ' Premesso che la somma stanziata in bilancio e messa In evidenza- nel bilancio stesso per tale titolo, venne deliberata dal Consiglio d'amministrazione nella seduta del 19 febbraio 1907 ed isolata nella parte passiva del bilancio affinchè l'assemblea prendesse cognizione dello stanziamento fatto, si deve affermare che il perito fiscale cade in errore nella citazione dell'enorme omissione di 1,045,931 46egli erra perchè ad essa riferisce la rilevante somma di L. 660,016 32 per preteso mancato accantonamento "delle imposte che il fisco avrebbe accertato l'anno successivo (1907) ed 11 cui pagamento avrebbe dovuto farsi per la quasi totalità nel 190% e la somma di L. 335,915 per pretesa omissione di spese e fatture per le quali lo stesso perito fiscale rileva che gli accertamenti ed 11 pagamento vennero fatti nel 1907 a decorrere dal mese di gennaio 1907 a tutto dicembre 1907. Il fondo d'accantonamento Il perito fiscale trovò esiguo il fondo d'accantonamento. Ed in verità esiguo sarebbe stato se tutte le spese da lui rilevate fossero state veramente di competenza del 1906. Si è , supposto dal perito che tutte le spese accertafe-ìiwl 1907, e la cui competenza avrebbe, secondo di perito d'accusa, dovuto riferirsi al 1906, fossero prevedibili all'opeca del bilancioMa solo una parte di queste spese era preve-diblle. Altre, a meno di essere preveggenti,non erano prevedibili, come, per esempio,, la . spesa per lo « chassis » d'onore regalato al consigliere Weilschott. che si portò egregia-mente alla « Coppa Florio ». ' 'Agnelli. — Questo «chassis» d'onore fu datoperchè tutti i corridori sono pagati e il consigilere Weilschott non volle essere pagato. Broglia (continuando). — Ad ogni modo per le spese prevedibili venne appunto accantonato il fondo di L. 125.502 che eccede di lice 45.502. le previsioni che in quell'epoca potevano farsi secondo anche le più rigorose e prudenti norme. E' vero che molte delle partite di cui il primo perito fiscale lamenta la pretesa omissione nel bilancio 1906. vennero accertate e pagate entro il successivo mese c molte aLtre ancora nella primagennaio e mone auro J'„ „Tl- ^^mSV^ d g gj 1 i , , , l : amministrazione approvò 11 bilancio dell'eser5«io 1906 raggiungono la somma di lire 122,565 89. Ma la meta di queste spese sono di vera e reale competenza del 1907 e appena rapErinnàònnT soltanto, io ^«Ìa ^ìì„„ T^sSiìX SB?^ £ ™et^c&?-,2?i IOIMl0 accantonato per tale scopo in bilancio, ste il rai in quarto al.ac^iniraS„to"&mpo: g. Broglia afferma che race anione- mento della somma di L. 300 mila fu fissata, dal Consiglio nella sua seduta del 17 febbraio e ch'egli non fece che eseguire la delibera- zione del Consiglio stesso, e il .fondo del resto era più che sufficiente, considerandolo anche coi più rigorosi criteri della pratica, dell'uso, e della scienza in tale materia. La questione va esaminata non soltanto alla stregua delle consuetudini pratiche ma anche alla stregua di quanto la Fiat avrebbe dovuto comprendere nel bilancio 1906 in confronto alla somma portata effettivamente a carico di detto bilancio. Le imposte del resto non costituiscono nella loro essenza giuridica e fiscale una vera apesa e non vengono sotto questo aspetto consSa"erate quald vere spese, ma bensì quale erogazione obbligatoria di una parte del reddito già prodotto. E' consuetudine delle Società, data la mancanza dì tassativa disposizione del codice di successivamente negli altri esercizi tutte le imposte effettivamente e rispettivamente pagate negli esercizi stessi. E' assurdo che l'imposta deva essere accan tonata anche sugli utili passati aflla riserva straordinaria o applicata ad ammortamenti straordinari. Nell'esercizio 1906 la Fiat pagò per imposte e quindi portò a carico dell'esercizio 1906 la somma di L. 257,950 ed in sede di bilancio accantonò per fondo importo spese varie, altre L. 300.000, complessivamente portò a carico dell'esercizio 1900 la somma di lwe 527.950.99, superiore di L. 83.9S2.85 a quella che doveva effettivamente essere a carico dell'esercizio stesso. Ecco perchè si denominò il fondo oltre che per l'imposte anche per liquidazioni crediti e varie, perchè eccedeva la reale competenza dell'imposte 1906. Il perito fiscale afferma, che nel libro giornale speciale delle operazioni di chiusura vennero impostate registrazioni di storno che andarono realmente in. aumento degli utili di esercizio, e cita al riguardo quelle relative ai maggiori accertamenti di rimanenze in confrorrto alle risultanze contabili. Ma gli accertamenti cui allude il-perito fiscale si possono fare soltanto in sede di chiusura; Non è poi affatto strano, come vorrebbe- far credere il perito fiscale, che un'azienda che liquida milioni, ripartisca le spese di pubblicità nei vari esercizi secondo ila competenza di queste spese. E non è vero che l'esercizio 1906 si sia svolto senza spese di concorso ad esposizioni. Le spese di reclame e di concorso niUe esposizioni, portate a carico dell'esercizio 1906, ascendono alla notevole somma di L. 177.612 Gfi. Se nel 1907 'la somma fu supcriore di L. 10.000, questo aumento si deve alle corse, cui prese parte la Fiat, che in quell'anno fu il suo mag-1 gior fulgore. . i l L'operazione Ansaldi Ed il rag. Broglia viene a parlare dell'Intricata questione dell'operazione Ansaldi. — Il perito rag. Astuti — egli dice — ha rilevato che rutile.risentito dallaiFiat nellopera- *°"e ^"^L1^^ dalla maggiore consistenza patrimoniale della Società Ansaldi in confronto al corrispettivo dato dalla Fiat, che come è noto ha consistito in diecimila azioni Fiat, del valore nominale di L. 100, corrispondente quindi alla somma nominale di 1.000.000 di capitale azionario. . . ,. L'utile di L. 2.451.636,08 comprende però, otti e a quello proveniente dalle maggiori consistenze patrimoniali, anche quello di esercizio risentito dalla Società Ansaldi dal 30 settembre 1905 data dell'ultimo Bilancio Ansaldi) al 31 dicembre 1906. Tale utile di esercizio, quantunque non accertato distintamente, perchè l'accertamento distinto del medesimo non era necessario, non fu certamente inferiore a lire 350.000, a quanto cioè corrispose di dividendo la Fiat alle 10.000 azioni che servirono per l'assorbimento della Società Ansaldi. Ne viene di conseguenza che l'utile proveniente dalie maggiori consistenze patrimoniali Ansaldi, e per sua natura non ripartitone, diminuisce di L. 350.000, (ricucendosi cos'i a L. 2.101.636.08. Questa è la cifra dell'utile Ansaldi che concorse nelle suindicate svalutazioni ad accantonamento, per cui la differenza tra L. 3.370.368,78, ammontare del deperimenti, ammortamenti ed accantonamenti precedentemente accertati, e lire 2.101.636.08, utile derivante dalle maggiori consistenze Ansaldi, e così L. 1.268.732,70 rappresentano la cifra che la. Fiat destinò ad altri ammortamenti con l'utile proveniente esclusivamente dalla sua Officina. Non è affatto giustificabile in nessun modo che gli utili provenienti dall'esclusivo esercizio dell'officina Fiat debbano, come vorrebbe il perito fiscale, essere ^ostinati totalmente anche al dividendo dBlle 10.000 azioni Ansaldi. Ed io muovo ai periti di difesa e di accusa — dice il rag. Broglia — queste domande : 1. E" vero o non è vero che nel conto Officina non ci lu nessun trapasso dalle maggiori consistenze Ansaldi? 8. E' vero o non è vero che la somma di L. 4.605.512 figurante nel conto perdite e profitti proviene esclusivamente ed unicamente dal conto officine alla Fiat? 3.o E vero o non è vero che l'utile contabile pagato dalla Fiat nell'assorbimento dello stabilimento Ansaidi. risultante dal bilancio dei liquidatori per lire 1.313.515.81 venne per tale cifra Impostato nella contabilità della Fiat In un conto a parte denominato partita da liquidare? 4.o E vero o non è vero Che queste lare 1.300 mila impostate nel conto partita da liquidare venne intieramenibe accantonato nel bilancio patrimoniale all'Impostazione « fondo accantonamento imposte, ecc. » e che quindi non ebbe influenza diclina nell'accertamento degli utili, provenienti dall'esercizio e figuranti in cassa? 5.o E' vero o non è vero che le maggiori vaJulezioni attribuite in sede di bilancio agli elementi patrimoniali Ansaldi furono controbilaiKiaiti da altrettante minor valutazioni attribuite agli elementi della Fiat? Il prof. Broglia dice che gli stessi criteri hanno presieduto si alla compilazione del bilancio 1906 che a quello del bilancio 1905, che riportò tante unanimi approvazioni ed elogi dal perito fiscale e dal presidente. — Ma se 11 bilancio 1905 — esclama il professore Broglia — ha meritato 10, quello 1906 ha meritato 10 con lode. Il perito fiscale dopo aver messo in evidenza le -conseguenze derivanti dagli errati rilievi, conclude che il bilancio 31 dicembre 1906 pur corrispondendo alle risultanze della contabilità, dava un risultato economico superiore di circa 2 milioni a quello reale. « Ma il perito — dice 11 prof. Broglia — non potendo fare sparire la rilevante cifra di due milioni è costretto ad aumentare di 1 milione l'utile dei soli due mesi di gennaio e febbraio 1906 e di altro milione l'utile dell'esercizio 1907. E l'udienza termina alle 12. Udienza pomeridiana Ancora l'udienza pomeridiana è in gran parte occupata dalle difese del rag. prof Bro- glia. Il presidente chiede al rag. Broglia, a proposito ancora dell'assorbimento Ansaldi, se alla fine del 31 dicembre è stato fatto o no un inventario Ansaldi, come avvennero le valutazioni in quell'epoca, e come fu fatto il confronto tra le attività delle due aziende. — I liquidatori fecero il loro inventario a fin d'ottobre. Fu l'inventario a rime obbligate di trapasso, sulla base di 2.000.000. col qualeinventario il 1.300.000 di utile fu impostato in..partita da liquidarsi •. \llii fine di dicembre si rifecero gli inventa-ri. indipendentemente dall'inventario trapas-so. E il prof. Broglia ripete già quanto a prò- posito ha affermato stamattina attorno ai cri- levi coi quali fu Ifatta la liquidazione Ansaldi er! il relativo assorbimento da parte della ir:at. ,* Dice ancora il .croi. Broglia che nel primo e a bilancio della liquidazione nonostante che risultassero come utile della medesima lire 76.533,07, questa somma che avrebbe potuto essere trapassata alla Società. Fiat essendo la X ««sere trapassala alia società nat essenao ia liquidazione sostanziamente finita, venne ac- t^W^^^^ffi^ nral_ , r,, _„ ., , lnÌipr0?- Broglia viene a parlare del bilancio J907 e,descrive vivacemente la crisi che colpi in °-ueU epoca la Società, crisi durante la qua le la F'at lavorava ma la produzione restava , ferma, non riceveva 1 pagamenti dai nappre- ™™ cercarono di salvare la seratanti, mancava di denaro e le banche chiudevano i loro sportelli ed i creditori s'Affollavano a chiedere il saldo del pagamenti. Un sabato occorsero 40.000 lire per la paga degli operai. Si prese dal portafogli degli effetti di una ditta di primissimo ordine, un istituto bancarie rifiutò lo sconto, quasi che la firma della Fiat avesse paralizzata la firma di quella prima grande ditta. In queste tristi condizioni bisognava o rinnovarsi con una liquidazione, o rassegnare i bilanci. Ciò che ha salvato la Fiat è stato l'ingente numero di debiti. I creditori si accorsero che da una liquidazione non avrebbero potuto ottenere il 70 % del le Fiat. Ciò non poteva avvenire che dando nuovo denaro, che non si trovava, o aumentando il capitale. Si pensò allora alla riduzione del capitale e la reintegrazione. La crisi man mano si andò calmando e la Fiat potè risollevarsi e quindi la reintegrazione fu assai limitata. Qualunque Società venga a trovarsi nelle condizioni finanziarie in cui si è trovata la Fiat sul finire del 1907, deve, per sostenersi, ridurre il suo capitale allo scopo di sistemare con un successivo aumento dei capitale o con la reintegrazione del medesimo, la situazione finanziaria, la quale può travolgere inesorabilmente la Società. Si rilevò che le svalutazioni apportate al bilancio 1907 furono eccessive. Ora con svalutazioni minori l'operazione sarebbe stata ugualmerrfe possibile? Sarebbe stata accettata dai creditori della Fiat, i quali garantivano la reintegTazione del capitale? Il perito fiscale rileva che l'ammontare delle svalutazioni fu di lire 10,753,240 31, ma per raggiungere questa maggiore cifra, egli comprende tra le svalutazioni anche le imposte accantonate, la somma stabilita per ile partite da ritirare e i due milioni per il ribasso verificatosi noi titoli. Egli poi cerca di far credere che la somma di lire 7,436,063 84 figurante nel bilancio patrimoniale ai titolo svalutazioni e perdite del 1907, voglia significare l'ammontare di tutte le svalutazioni, accantonamenti e perdite dell'esercizio 1907, il che porterebbe di conseguenza che si siano nascoste artiflziosamente altre svalutazioni. Ma è chiaro che detta, cifra, rappresenta la. 1 perdita .netta, la quale compensata coi fondi i di riserva stanziati nei 1906, assorbe il capitale l per lire 5,922,542 69. Il conto, economico contiene due voci speciali, quella riguardante la svalutazione dei titoli, l'altra riguardante lo sbilancio del conto esercizio, il quale, stante l'aggravio delle svalutazioni, ammortamenti e deperimenti, si chiude con un saldo passivo di lire 2,673,000. Con tali impostazioni il conto B>OYaiUUU, ^on „ lmv^v^luln » comò * Pareggia con una. eccedeva o e 1 è a r e e e a e a a o a a l e i e i 6 e e l o i n e e o o n - ' con mia madre. di perdite, spese e svalutazioni dei profitti di lire 7,435,000, la qual somma nello stesso conto è giustificata con le parole « Eccedenza di perdite, spese e svalutazioni ». « D'altronde — continua il rag. Broglia — le svalutazioni dell'oggi furono per cosi dire la fortuna deìtt'avvenlre. Io nel bilancio non seguii che 11 criterio del Consiglio di aniministrazione. Le pretese forti svalutazioni fatte nell'inventario relativo furono imposte dalle necessità finanziarie in cui venne a trovarsi la Società, che io ho testò descritto. Del resto io in quella epoca non ero direttore della Società, perchè io ebbi la rappresentanza della Società stessa molto tempo dopo ». I E il ragioniere Broglia conclude, con molto catare: « lo ho dato tutte le delucidazioni, possibili e credo Hi non aver nulla dimenti-j cato, del resto sono qui pronto a rispondere! a qualsiasi contestazione. Mi pare però che; dalla mia dimostrazione appare che io nonj ho commesso eilrorl ooscentemente e non credo di averne commesso neanche in buona fede. So di essermi attenuto, sempre alla più stretta realtà e di non essermi mai allontanato scrupolosamente dalla più rigida rettitudine nella compilazione del bilancio e dell'inventario ma ad ogni modo se nel corso della istruttoria mi sarà dato modo di riconoscere di essere caduto in qualche errore, lealmente io stesso lo ammetterò. o'Non sarà il primo errore, che avrò commesso, ma mi sarà facile dimostrare però, che dà tale errore esula completamente, ugna, mia volontà e anzi rifulgerà quella buona Tede, che il dibattito peritale illustrerà perche ho ferma fiducia, che dal dibattito appunto scaturirà quella verità per la quale voi è 1 giudici potrete ridarmi alla mia scuola puro ed alla mia professione, elle in tanti anni di indefesso lavoro, ho tenuto sempre alta ed intemeratat ». Da molti parti dell'aula si grida: « Bene e bravoI », all'indirizzo del rag. Broglia, che appare alquanto commosso. L'aw. Scarflotti si alza e chiede: — Ammette che nel 1906 vi era eOetttvamente un utile lordo di oltre 5 milioni? Broglia. — Sì signore, anzi, secondo me, questo uti lo era superiore. La parte Usa signorina Sacerdote E si passa subito all'interrogatorio di una delle Parti lese, costituitasi Parte civile. E' la signorina Sacerdote, la quale entra nell'emiciclo abbastanza disinvolta. — Fu ella azionista della Fiat? — Sì, dal 1905, e perdetti 200 mila lire. Io avevo esagerate buone informazioni sull'andamento della Fiat... — Ma da chi le avova avute? — Dalla Commerciale, da agenti di cambio, dal signor Ovazza, e da altri. — E dagli imputati? — Io ho veduto una certa lettera dell'ingegnere Marchesi, quando volevo adibire per la costituzione di un quartetto, su suggerimento del maestro Bufalettl, uno 6tok bielle azioni Fiat. 11 Marchesi scrisse che le azioni sarebbero salite a 1700 lire, ma che prima vi. sarebbe stato un grande ribasso, e che era) conveniente disfarsene. Agnelli, interrompendo; — Ma è impossi-1 bile] ■■■■ ■ — E' possibilissimo, ed ho capito che era] tutto un trucco per indurci a disfarci delle nostre azioni. . 1 — Ha avuto delle altre informazioni? i — Sì; e le più contraddittorie. L'avv. Ba-i roni mi assicurò di aver saputo che l'Agnelli vendeva per 500 mila di azioni, e questo infatti mi fu confermato dal mio cambista Roa-. ta. Altri mi dicevano che era Damevino che spargeva in Borsa le notizie false intorno alla Fiat, ed i miei agenti mi assicuravano che non si potevano comprare le Fiat perchè vi era un contegno strano, quasi di contro-partita, tra il Damevino e il Rossotto. Il cav. Falconet, che frequentava casa Agnelli, mi disse inceve che l'Agnelli le teneva In cassetta le sue azioni, e che avrebbe finito per raddoppiare il capitale, e la signora Agnelli confermò questa asserzipne altra volta, parlando Agnelli. — 'Da giovanotto ho conosciuto un certo Falconet. ma questo Falconet non ha mai frequentato la casa mia. Presidente. — Ma chi è questo Falconet? — E' il comm. Falconet, dell'Ordine Maurlztano. . . „ Agnelli, ironico, — Ma io non ho 1 onore di conoscere questo signore! , , ,, Presidente, alla teste. — Ma quando le diede tale informazione? n a e e, "Ufr t4 gennaio 1907. ni AKne]j}. _ La signora Agnelli sarebbe mia 'moglie'? -1 _ n0- sua madre, -| ._ Ma. dove mia madre ebbe quel colloquio, - cne e)ia dice, colla sua? - _ Non so, forse in un albergo, i Avv. Xasi. — Quali furono i suoi agenti di a Borsa? ' „ I — La Commerciale, i signori Vaudano, Roa"ìvB7//.a Moni*»!? •• ' ola Ovazza Mom?-» Aw. Farinelli. —-Non fece ella delle cause contro alcuni di questi agenti — Si; perchè avrebbero venduti titoli Fiat, che loro avevo dato in deposito, per pagarsi le differenze. Sì discute alquanto dagli avvocati Farinelli e Camerano sulla natura di queste cause, e poi la signorina Sacerdote, che consulta un fascicoletto. fatto di annotazioni, narra Che tutti le dicevano che l'Agnelli andava affermando che i titoli Fiat avrebbero dato 180 lire di dividendo e che sarebbero .saliti a 3000 lire. L'aw. Nasi : — Ella signorina non fece prima della Fiat delle speculazioni su altri titoli ? — No signore. Avevo solo comprato delle Ita, la e delle Scheneldert — E sua sorella e sua madre non speculavano in borsa? — No signore! ; Aw. Nasi : — Chi era della Commerciale Che le dava le informazioni? — Il vice direttore Valente, l'impiegato Eola, e poi il. Giansant ed altri. Nasi: — Chi era quel certo signor Bufalettl7 — L'ho detto, un maestro di musica. Agnelli: — Questo Bufalettl è un suo parente? — O nossignore! Ormai però pare ad presidente, che la causa scivoli un po' in pettegolezzi. Per evitare questi pettegolezzi — egli dice — la signorina faccia vagliare le sue spiegazioni dai suoi avvocati. E per intanto interroghiamo i periti che devono essere sentiti per testimoni affinchè possano poi assistere all'udienza. I primi testimoni e periti E così tosto compare 11 rag. Pietro Bottino, Il quale narra che nel marzo 1907 andò alla assemblea della Fiat ed espose che a suo modo di vedere era un errore distribuire un dividendo di 3 milioni e mezzo circa. Ma l'assemblea lo zitti. Presidente: Che disse in quella occasione l'avv. Scarflotti? —. Diede assicurazione formale che In trevo volger.di tempo gli incassi sarebbero stati tali da sopperire ogni passivo, e che gli amministratori avevano garantito o stavano per garantire una operazione finanziarla. P. M.: — Perchè ella era contrarlo alla distribuzione del dividendo? — Perchè avevo visto che nel passivo c'era una cifra di 9 milioni di debiti, che mi parevano a proslsma scadenza, mentre l'attivo liquido si riduceva a poche migliala di lire é a titoli che non avrebbero potuto essere assorbiti dalla borsa di Torino senza grave sacrificio. II rag. Bottino dice che ebbe l'incarico del cav. Boarelli sindaco dalla Fiat di rivedere il bilancio 1906 e riferire se ili bilancio era conforme alle risultanze dei libri e se l'utile e al risultante del bilancio era indipendente dall'esercizio Industriale. Trovai tutto esattissimo — egli conclude. Prof. Broglia: — Ella ha mai avuto da me pressione di sorta? — Nossignore, assolutamente no. Ella anzi diede tutti gli schiarimenti che avevamo richiesti. E' interrogato quindi ili prof. GHti. che ebbe anche a fare la revisione del bilancio 1906 per incarico dei sindaci. La nostra verifica fu dettagliata e minuta. Abbiamo avuto tutte le informazioni da pai-te del rag. Bergadani e del rag. Broglia, ed ebbirno tutti gli elementi necessari per le nostre ricerche. Presidente: — Lo loro indagini sono state minute? — Riguardo alle passività che si dicono omesse, la nostra indagine al riguardo fu molto dettagliata, perchè per esperienza sapevamo che data qualche omissione di partita passiva questa poteva essere compensata in quella omissione di partite attive, spettanti allo stesso esercizio. Per quanto riguarda i crediti posso assicurare che io ed 1 miei colleghi, abbiamo passato in rassegna nominativo per nominativo e della quasi totalità abbiamo visto il buon fine della contabilità dell'anno successivo. f E' introdotto il rag. ca/v. Gerardo Gobbi, ohe fu il terzo incaricato per la revisione del bilancio dell'esercizio 1906. EgU dice che per necessità di verifica osservò il bilancio 8 marzo 1906 e si fece la convinzione che nel passaggio alla liquidazione ci fossero abbondantemente gli otto milioni di capitale. Naturalmente su molti altri punti più perfettamente tecnici riguardanti Hi bilancio questi testimoni risponderanno quando saranno Interrogati nella loro qualità di periti. Il rag. Emilio Conti assicura che anche per compilare la loro perizia collegiale di accusa ottennero dalla Fiat tutti i documenti, che furono messi loro a disposizione. — Sa che il Broglia ebbe dei dissensi personali col rag. Astuti? — Nossignore, non so affatto nulla di ciò, nè mi risultò. — Il Broglia fece loro delle pressioni? — Affatto. Broglia : — Si ricorda che Ho mi lamentavo che l'Astuti -non venisse mai alla Fiat? — So però che il rag. Astuti aveva incaricato il rag. Odasso del lavori di indagine. E' ancora finalmente interrogato il rag. Valletta il quale afferma che 1 contrasti tra il rag. Broglia e il rag. Astuti trovavano forse ragione in diversità di scuole. E la poderosa udienza ha termine cosi. CIMI.

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