"Nell' orbita dell' Impero"

"Nell' orbita dell' Impero" La nostra guerra e la situazione nei Balcani "Nell' orbita dell' Impero" (Dal nostro inviato speciale nella penisola balcanica) Dai confini del Snngiaoato di Novibazar, aprile. t ii dl dtt Nib 'è ! ii miniatro turco dell'interno; con un piccolo corteo di uomini giovani turchi, aveva intrapreso- un viaggio per la Macedonia e la vecchia Serbia, facendo annunciare dai giornali di Costantinopoli che si proponeva di studiare per via, nei paesi interessati, quelle riforme che i cristiani e l'Europa aspettano da quattro anni. Per via il ministro ebbe anche qualche singolare e istruttiva avventura di viaggio. A Pristina il vescovo serbo gli presenta un breve memoriale, dove è contenuto un melanconico preciso elenco documentato di 66 assassini impu aiti, the negli ultimi mesi i turchi hanno compiuto contro la povera gente serba. Il ministro, senza molto gradire, si dice, que sto piccolo omaggio che pare nella sua u milta una sfida, prosegue silenzioso per I' pek, ma, avviandosi al ritorno, si trova improvvisamente bloccato e minacciato per due giorni da una banda albanese di ribelli, che abbandona il suo assedio solò dopo aver scambiato qualche fucilata oon un battaglione di soldati turchi, chiamati d'urgenza in soccorso Il paese ha bisogno di riforme. Forse anche il ministro turco se ne è persuaso. Su, in quell'estremo angolo della vecchia Serbia conteso da tanti paesi, scrutato ogni giorno da tanta parte dell'Europa, nel Sangiacato di Novibazar, il problema di queste riforme" interessa prima di tutto la Serbia, Là vi è un puro popolo serbo di contadini. Due terzi della Sciminadia, il cuore di quella eroica serba che ha fatto sotto i Karageorgevic ia grande rivolta, appartengono al Sangiacato. Ora il problema, nei • suoi elementi immediati', è triplice: i contadini serbi si sentono ogni giorno più minacciati nazionalmente dalla sistematica colonizzazione mussulmana che il governo turco ha intrapreso nei loro paesi; di più essi vanno per- suapcptacsamdlulScdinedLemmrdaleagcs lontane dall'Occidente, ma riempiono an ch'esse la grande questione d'oriente e il suo momento attuale. dendo le loro terre e soffrono di un torbido | pmovimento anarchico, ìntessuto di assassini I Te di saccheggi, che distrugge e spopola i loro Irvillaggi. Sono tutte cose alquanto osoure e cVccmnv CJ" ;! 0 ' C'è vivo di nuovo, da qualche tempo, il problema dei muagir. I muagir sono i mussulmani emigrati lentamente in Turchia, dai paesi conquistati dagli infedeli. Il bisogno della fede, l'incapacità a vivere in un popolo straniero più progredito e lavoratore di essi li richiamano in massa verso sla comune patria religiosa. I vinti di un ftempo risorgono, e i discendenti degli an-1 tiohi conquistatori mussulmani si ritirano si- clenziosi, di fronte ad essi, senza resistenza. 1 .", — no venuti dalla Grecia, dalla Bui-; dalla Serbia, dalla Rumania : ne sono ' garia, dalla Heroia, dalia ttumanja : ne sono ■ venuti anche molti dalla Bosnia-Erzegovina, | trentaquattro anni fa, subito dopo l'occupa-1 zione austriaca, e poi dopo l'annessione che ha distrutto l'ultima speranza mussulmana, Si calcola che solo dopo la crisi bulgara e bosniaca, 1775 famiglie abbiano abbando- nato la Bosnia-Erzegovina e 431 la Rumelia . '* J 1 turcm» le hanno accolte senza opposi- mirane, con un occulto scopo politico, inte- ressando alla loro sorte anche il bilancio dello Stato, che notò per molto tempo una, speciale somma di 250 mila lire turche, de-1 .tinaie a sussidiare i muagir. Lo scopo poli- "■"""r""" t»*-— —™—— ~ — —-- graz>one mussulmana in un movimento di somale a sussidiare i iiiuMijir. jju 3«)uu uuii- tic^ di Cosfcaiitmonoli è di trasformare ten- ^^0^^^^.^. a e ia aei a, che do- al,nuoTl invasori. I giovani turchi hanno fatto di qiwsfca sbrall| operazione di cultura etnica piccoli centri di resistenza passiva, vranno un giorno tagliare la marcia - U11 gig^m^, della'loro politica: dicevano perche con essa ai sarebbero gettate le basi per la nuova ottomanizzazione della Turchia europea. Alla testa del movimento c'era il dottor Naznn-bey, l^uoino fidato e U'11 S1SUC fi fa ,r, Turchia c'era il ascoltato del Comitato centrale di Salonicco. - - ^ mila coloni mussulmani : essi invece non fu- - rono mai Plù dl noveml!a- Pc>1 molt} coìom a «adderò al fondq. Venivano a stormi, senza M-a questo tentativo è fallito in molte Provincie. Nazim-bey calcolava su cento- e denaro e senza cultura, non conoscendo nep- o pure la lingua, del paese: erano vinti dalla - concorrenza delle razze cristiane superiori - Allòra abbandonavano la; a r - a finestra che i soldati gettavano ai cani, aj Così nel giugno 1911 il numero di questi coloni mussulmani — secondo qualche rozza ° si perdevano, -uiara aDoauaonavano ia o muova terra, sognando di ritornare alla loroì i vewhia casa disertata, vagabondavano a ! piedi, con ì loro saconi, di qua e di la, per; giorni e giorni, vivendo di elemosina, e la sera li si trovava spesso raccolti a torno !le caserme, per raccogliere gli avanzi di e - - statistica— era già disceso a settemila. La politica giovane turca segnava una nuova disfatta. Solo nel Sangiacato di Novibaapr. essa è riuscita a salvarsi, e inrudicarsi fonuìdabilniente. Qui il silenzioso piano di colonia- sazione del dottor Nazisti-bey s'è preso già! una grande rivincita. U piano è semplice e< audace: esso mira a chiudere le grandi oasi! popolato di contadini serbi entro un cor-' chio di piccole colonie mussulmane, ohe rompano così la loro continuità territoriale e la, taglino fuori da ogni reciproco rapporto; e ancora, disseminare, dentro questi steaeàj centra serbi, lungo le strade che le traver-' sano, nei punti strategici più importanti,! altre colonie mussulmane, altri accampai menti di inconsci soldati fedeli, che chiu-j danq tutte le vie di comunicazione fra villaggio e villaggio e veglino intanto, come' una guardia di confine, i passi turchi verso' l'Austria e verso la Serbia e il Montenegro.! Si contano già 40 famiglie di questi nuovi coloni difensori dell'islamismo, nel villaggio di Plevlja, 30 a Bremeoitza e Druglitoh, 15 a Priepolyo, 10 a Yokovatz e Plujye: in complesso 190 nella casa di Pl«vlije e 56 nella caia di Priepolyc. Fanatizzate e favorite dai giovani turoM esse lavorano contro i serbi. Voi ne comprendete srubito le prime conseguenze politiche. La massa serba comincia ad essere divisa e disorganizzata e qua e là si trova già in minoranza numerica di fronte alla falange mussulmana. Ma soprabutto essa è impove-i rita e distrutta economioamente. I contadini serbi perdono de loro terre. Nazira-bey aveva prima pensato di riscattare i tchi. luti», i vecchi possedimenti feudali turchi,' e di dividerli fra i coloni mussulmani, dopo' averne cacciato i contadini serbi che vi' dimorano.da cento, centocinquanta anni; legati da una ferma tradizione, passata intatta di generazione in generazione. Ma il tentativo non riuscì. Appena si seppe che il Governo comperava i tchifluks per i suoi coloni, il. prezzo della terra si moltiplicò improvvisamente e il -riscatto divenne senz'altro un»:" | possibile. Così, dopo i primi esperimenti di I Trebichtè (casa di Stromitza), di dove fu Irono cacciate quarantacinque famiglie di contadini cristiani, di Vetersko (caza- di Veles) e di Sedlorze, il Governo turco ha cambiato metodo. Invece dei tchifluks ha cominciato a dividere e distribuire ai coloni le terre comunali. Ma è stato un 'nuovo colpo mortale, dato al piccolo povero mondo economico dei contadini serbi. Le terre comunali erano una loro ricchezza preziosa. Lavi sano i pascoli, dove essi guidano tutto l'anno le loro mandrò, vi sono i vecchi bo-i sohi selvaggi, dove essi avevano il diritto di fagliar legna. Questa piccola fortuna è ora 1 minacciata e dispersa. In molte contrade i contadini serbi non sanno più dove pasco-i 1 lare il loro bestiame. A Plevlije, per esem; pio, dove i serbi si occupano tutti solo del ' l'allevamento dello ■ rauevament» dello pecore e delle capre, | molte famiglie sono già completamente ro- 1 vinate: vendono a un prezzo disastroso 3 bestiame, divenuto ormai inutile, ed emi grano, abbandonando le loro vecchie terra ai nuovi venuti. Se ricorrono ai Tribunali! si sentono invariabilmente condannati.. Al-, lora passano il confine e si ritirano in Ser-: J bia. La Serbia oggi comincia già a sentro, il peso di questa povera gente emigrata, che non vuol morire di ; fame e va cercando un po' di terra da coltivare, per vivere. a, Ma neJ Sa.neiacwbo questa progimssiva ■pro1 letarizzazione^dei contadi ' ' "' lini cristiani, l'urto deUe due fed; cho sj odiail0i perchè si disputano la terra, il malcontento di molti mua~ gir, venuti con troppe speranze rimaste de- lus6j va^ab(>ndare di g€>nte promiscua ^ . ^t^cZn^t^ rinfa^X non può trovare il suo posto e non ha mai pace, hanno orbato una torbida sanguigna atmosfera anarchica. Non c'è più sicurezza, Qua e ja germogliano di nuovo piccole ban- de rivoluzionarie. Ai confini nuclei di serbi, l albanesi, mussulmani s'urtano e si combat-: i tj0no ck di _„._. IpKb n7*>? nZi,i'=^2 a ^no->e .dl QU<>vo Z™1^* coaa n«M aria i a to e di minaccioso. L'umile memoriale del vescovo serbo di Pristina parla già di 66 assassini. Ho sul mio tavolo l'elenco triste. V'è contenuta ogni specie di delitti : vi sono assassini comuni di coltello, di fucile, per strangolamento, compiuti nella campagna aperta o nelle case e vi sono fatti tipici che . - dati turchi e agenti della polizia, incitati m dalle Autorità locali alla distruzione delTé-ì a lomento cristiano. Nel villaggio di Radevo* e interessano anche la politica. Compaiono fra - i protagonisti contadini mussulmani e sol- - (Pristina) una banda albanese di Ribarà1 a rapisce ia fanciulla serba Maritza di quat-i i tardici anni e la costringe a farsi mussili-! a; i a La a mana. La ragazza però è minorenne e il oì tentativo fallisce. Ma quattro mesi dar>o: a ! Maritza, già maritata, vien di nuovo craV r; turata e trascinata m un bosco. Sulla puba blica strada, nei dintorni di Tarate (Novio ! bazar) due serbi sono aggrediti in pieno i a a è a- giorno: tornavano dal mercato e avevamo i 50 lire turche : li si trova. completamente nudi, crivellati di colpi. Ancora vicino a Novibazar il contadino serbo Boyanitch' viene assalito e ucciso nella sua casa e derubato di tutta la sua fortuna: 25 capre. A Beiiza (Ipek) delle misteriose fucilate sparate contro una casa feriscono a morte un uomo e due do une. A Leotchine un mns-' subnano raeisce un ragazzo serbo'per oon«.

Persone citate: Karageorgevic