La nuova azione al confine della Tunisia e ciò che ne deriva

La nuova azione al confine della Tunisia e ciò che ne deriva La nuova azione al confine della Tunisia e ciò che ne deriva (Per telefono alla Stampa). Roma, 11. notte a meritarsi in m Roma, 11. notte La notizia dell'ingegnoso, felicissimo | sbarco delle nostre truppe sulla costa tri adnppolina in prossimità del confine della Tuni- psia è stata accolta a Parigi con molto spi- ljnto. dIl Petit Journal infatti si è affrettato a p dichiarare cne da ora jn poi 8ara facilitato,u dagU ^ ufflciali fraDcesi del Cor.|d pQ d- occupazi0ne'della Tunisia la sorve-1s gjianza deua frontiera. Questa locuzioreil 'equivale alla confessione che d'ora in poi i»;i contrabbando di guerra della Tunisia alla!a Tripolitania incontrerà un grande ostacolo. c nell'occupazione italiana di una grande viajs carovaniera, e che perciò non sarà colpi no dej commercianti francesi nè delle ap 'p0Site organizzazioni operanti in Francia |ed jn Tunisia, nè del Comitato Giovane j tunisino, nè della Compagnia «Touache». ;nc dej (( British Store», nè degli ufficiali francesi del Corpo di occupazione di Tuni- Sia> se il contrabbando di guerra, finca Vosi libero, così florido, così efflcacement i protetteli subirà d'ora in pòi delle còntra rietà. Se una notevole diminuzione dell'im portazione in Tripolitania di munizioni, di 'fucili, di cannoni, di mezzi di sussistenza contribuirà notevolmente a rendere poco , sostenibile la. posizione dell'esercito turco e arabo in Tripolitania, la colpa sarà unicamente dell'Italia Ma non dobbiamo illuderci che la nuova occupazione faccia cassare il contrabbando di guerra, che passa per la Tunisia, perchè, come vi dimostrai nell'articolo apparso il giorno 27 marzo, il contrabbando penetra dalla Tunisia in Tri politania anche per altre vie molto lontane dalla costa: ne passerà pero molto mero, e la diplomazia francese non avrà più il modo di ripetere alla diplomazia italiana il solito ritornello : « Noi facciamo quel che possiamo per impedire il contrabbando, ma voi, perchè non ci aiutate? Perchè non vi decidete ad occupare Zuara o un altro punto della costa vicino alla grande via carovaniera che è al confino della Tunisia?». Ora l'Italia ha accolto ed attuato il sugeerimento della Francia; ora l'Italia può c deve augurarsi che la Francia si decida una buona volta ad aprire gli occhi, finora ermeticamente chiusi, delle sue autorità residenti in Tunisia. Ora l'Italia può e devo augurarsi che gli ufficiali francesi del corpo di occupazione della Tunisia esercitino la sorve- mqtghGpmaamppeQrihcmpa i'1 Cirenaica non soltanto munizioni ed uf i iiciali, ma benanco cannoni, come lasciano „ .i™„m.nt» ni Hn ! gliauza al confine conformemente ai do- veri derivanti dalla dichiaratone di neu- traina della Francia Ma quando anche il1 legittimo augurio debba fallire, sarà sempre molto grave il danno che produrrà al contrabbando tunisino l'occupazione avvenuta ieri. Magari potessimo recare eguale danno al contrabbando di guerra egiziano, che, come risulta dalle informazioni che vi mandai ieri sera, è ancora floridissimo ed è tuttora liberissimo. Bisogna riconoscere che si tratta di una vera gara fra il contrabbando tunisino ed il contrabbando egiziano, fra il favore e la protezione degli impiegati beilicali e il favore e la protezione degli impiegati kediviali, fra la tolleranza aperta e la dissimulata protezione degli ufficiali francesi e la tolleranza aperta e la dissimulata protezione delle autorità inglesi. Infatti gli ufficiali inglesi lasciano che le autorità e gli impiegati kediviali favoriscano e proteggano il passaggio di grandi carovane che trasportano e che Nesciat bey, comandante supremo del l'esercito turco-arabo ih Tripolitania, faccia liberamente e personalmente gli affari della guerra in Egitto e passeggi indisturbato per le vie di Alessandria. Quale violazione di neutralità più aperta di questa? Eppure parecchi giornali inglesi si abbandonano ad una nuova campagna contro l'Italia perchè temono che la guerra degli arabi della Libia contro l'Italia possa spingere gli arabi dell'Egitto a ribellarsi all'Inghilterra. Essi tìngono di non comprendere che l'unico mezzo per prevenire questo pericolo sarebbe la pronta cessazione della guerra italo-turca. Le autorità inglesi favorendo il contrabbando di guerra in Cirenaica, prolungano la guerra ed i giornali inglesi gridano contro il prolungamento della guerra. Il Daily Chronicle, il Times e gli altri giornali inglesi, i quali temono che l'esempio dei mussulmani di Libia possa essere imitato dai mussulmani di Egitto hanno ragione, ma se vogliono essere logici debbono spingere da un lato lord Kitchener a far osservare scrupolosamente i doveri della neutralità e dall'ai- | !ijtro lato sir Edward Grcy a modificare la i!sua linea di condotta e unirai alla Russia e i , r e . l per far sì che le Potenze lacciano a Co stantinopoli il passo come era indicato nella terza proposta russa. Chi si preoccupa sinceramente del prolungamento della guerra deve contribuire sinceramente alla cessazione della guerra. Che l'ambiente inglese si conservi ancora eccessivamente turcofilo è risultato ieri in modo luminoso dall'inno che il Daily Chronicle ha sciolto al ministro degli Esteri Assim bey ed alla giovane Turchia e dalla stessa dichiarazione preliminare del ministro nell'intervista col corrispondente di guerra del Daily Chronicle. « Prima di tutto — disse il ministro degli esteri — mi piace ringraziare quelle NaUjoni europee, specialmente l'Inghilterra, le è1,,,,.,],- h.„.„ „,,., <6m«su«,w - qU<dl. halm° ?at? aUa tmy°* un aP" - l50Sg'° così leaJe e caloroso. Noi siamo t- mo*t° grati all'Inghilterra perchè noi con- r & i sideriamo il popolo inglese come amante della verità o della giustizia e come giurato nemico di ogni -mala azione internazionale». Questa preziosa confessione del ministro degli esteri di Turchia conferma pie- namente e solennemente ciò che ho detto e documentato dall'inizio della guerra fino ad ora, cioè che le Nazioni sedicenti neutre cJnon sono mai state neutre, ma hanno sem- si, ri . , ' j„ * • , lo - P» confessato Assim bey, 33 un appoggio leale e caloroso alla causa 'iurca' che ltt Nazione inglese sia riuscita a meritarsi in modo speciale la gratitudine della Tnrrhìji Anvi ^ì«„o>,a •r,„.*M* n«»L ' t^l de!aSio vane Tu rchla, peggio ancora del Comitato « Unione e Pro- presso », è così bello da far fremere di ira le ossa di Guglielmo Gladstone. Della gran-■ j„ ,„„, j j. ..- .. B , de fanfaronata di Assim bey non vale la pena di occuparsi, poiché essa, anziché di un ministro degli esteri, è appena degnadi un eroe da palcoscenico. Ci limitiamo soltanto ad osservare che egli ha preso lucciole per lanterne parlando di proposte italiane per la paca L'Italia non ha fatto alcuna proposta di pace, perchè non ha chiesto la paca L'Italia si è limitata a ri- spondere cortesemente ad una cortese do- manda di cinque Potenze: niente più di questo. Il ministro degli esteri del Comitato «Unione e Progresso», con un linguaggio me diplomatico nè da persona educata, ha creduto di emettere la frase che nessun Governo turco potrà mai accettale la proposta come quella rappresentata dal formale riconoscimento dell'annessione di Tripoli. Ciò dicendo ha dimostrato diVaori aver capito nemmeno di che cosa egli parlava. L'Italia tìon soltanto non ha fatto alcuna proposta e quindi nemmeno questa, ma ha invece dichiarato che essa non tiene punto al formale riconoscimento della sua piena ed intera sovranità sulla Tripolitania e la Cirenaica da parte della Turchia. Quale Potenza civile -si è mai curata del riconoscimento della Turchia? La Francia ha tolto l'Algeria, la Tunisia ed il Marocco alla Turchia senza chiederle nè il permesso nò il consenso; l'Inghilterra lo ha portato via l'Egitto senza accorgerssi di essa; lo stesso hanno fatto tutte le altro Ptfenze grandi e piccole, che hanno strappato alla barbarie turca territori.e popolazioni. Così la Turchia può sognare ad occhi aperti considerando ancora come suoi sudditi gli algerini, i tunisini, gli egiziani, i bulgari, i serbi, ecc. ecc. Alla Tegola generale fu fatta eccezione nel marzo 1909 quando la giovane Turchia, appena venuta al mondo, vendette all'Austria ed alla Bulgaria la sua sovranità sulla Bosnia-Erzegovina e sulla Bulgaria. L'Italia può darsi il lusso di lasciare alla Turchia la scelta della regola generale o della eccezione. Se la giovane Turchia è travagliata dalla fa mo come nel 1909 o vuol vendere la sua sovranità sull'antico vilayet africano, l'Italia è disposta a comprarla a moneta so nante; se la giovane Turchia è nudrita suf gresso > C. ! ficientemente dalle altre Potenze, tanto me un centesimo ^ «Unione e Pro 1

Persone citate: Edward Grcy, Guglielmo Gladstone, Petit