Il ministra degli esteri di Turchia dichiara al corrispondente del "Daily Cronicle,, che la Porta non cederà nè anche se andremo a bombardare Costantinopoli

Il ministra degli esteri di Turchia dichiara al corrispondente del "Daily Cronicle,, che la Porta non cederà nè anche se andremo a bombardare Costantinopoli Il ministra degli esteri di Turchia dichiara al corrispondente del "Daily Cronicle,, che la Porta non cederà nè anche se andremo a bombardare Costantinopoli (Servizio speciale della "STAMPA») Londra, 9, notte, prn corrispondente 'di guerra del Daily qu'Chroriicle, signor M. H. Donohoe, inviato ta'di recente a Costantinopoli, manda, in data 3 aprile, questa corrispondenza, di una importanza eccezionale, che vi trasmetto alla lettera: «Sfortunatamente per la causa del progresso e della felicità umana, la fine della guerra fra l'Italia e la Turchia non deve ancora compiersi. Per queste ultime settimane l'Europa ha atteso di giorno in giorno l'annunzio che i primi passi verso un accomodamento fossero stati fatti e che il finire della guerra attuale fra le due Potenze, le quali rappresentano la Mezzaluna e la Croce, sarebbe immediatamente seguita. Ora, non è più un segreto che l'Imperatore di Germania sta esercitando la sua possente influenza per la causa della pace: egli conferì con Francesco Giuseppe a Vienna e con Vittorio Emanuele a Venezia, D'altra parte, l'Inghilterra, la Francia e la Russia, come io fui in grado di accertare in base alle informazioni ufficiali, fecero amichevoli aperture in Turchia con lo stesìso lodevole scopo: la restaurazione della jpace. «'Ma nè gli sforzi del monarca germanico 'da un lato, né quelli delle Potenze della. 'Triplice intesa dall'altra, ebbero effetto. Dal canto suo la Turchia ha innalzato una barriera insormontabile al decreto di annessione proclamato all'Italia, ce Tripoli blocca la via che mena alla pace — dice la Turchia.; — non si può passarvi sopra; ■Soccorre che l'ostacolo venga rimosso ». Ora :che i « pounparlers » sono terminati senza .alcun risultato, è quindi cessata la necessità di mantenere ufficialmente il segreto. iAssim bey, ministro degli esteri turchi, in un messaggio che egli indirizza al mondo •civile per il tramite del « Daily Chronicle », «piega le ragioni per cui la Turchia si è rifiutata anche a prendere in considerazione perfino di discutete le condizioni di pace formulate dall'Italia. Sua Eccellenza, rivolgendosi cosi al mondo per mezzo di un giornale inglese, è desideroso di giustificare La attitudine della Turchia e di togliere qua! eiasi impressione che la Turchia stessa, 'rifiutando oggi di trattare con l'Italia, cerchi subdolamente di prolungare una guerra la quale, in qualunque modo condotta, deve necessaxìaimente causare mólte sofferenze. , "Siamo molto grati all'Inghilterra „ | «Assim bey, il quale ora sostiene una jparte così importante in questo momento {piuttosto oscuro delle sorti del suo paese, è iun bell'uomo con fattezze ben modellate, icon grandi occhi neri, con barba piena. A j Parigi il suo impeccabile francese potrebbe j facilmente farlo passare per un parigino autentico, ima nel parlare, specialmente quando l'emozione lo assale, egli ha ben poco del gestire declamatorio dei nostri amici gallici. Assim bey rappresenta degnamente l'intelletto e la coltura della giovane Turchia, la quale, succedendo ad una eredità di sanguinoso dispotismo, è stata chiamata a modellare costituzionalmente in pieno accordo con le idee occidentali i destini jdel popolo turco. Assim bey mi ha ricevuto ■nel suo gabinetto al ministero degli esteri negli edifici della Sublime Porta, che si [.trovano nel cuore della vecchia capitale bizantina. ; « — Prima di tutto — egli disse — mi piace ringraziare quelle Nazioni europee, ispe• eialmente l'Inghilterra, le quali hanno dato tella causa turca un appoggio cosi leale e |caloroso. Noi siamo molto grati all'Inghilterra perchè noi consideriamo il popolo iniglese~come .amante della verità, della giuiétìm&e còme un giurato nemico di ogni mala azione internazionale. «Io osai esprimere a Sua Eccellenza il imio sincero dolore per il recente incendio della sua casa, dalla quale i suoi bambini si salvarono a mala pena. Ringraziandomi, egli mi assicurò che fu assai toccato dalle larghe manifestazioni di simpatia che gli giunsero in tale circostanza e massimamente da quella inviata da sir Edward JGrey. !" L'Italia deve stracciare il decreto,, I «Ora — continuò egli — dirò a lei perchè lo dica al mondo, le ragioni per le quali la Turchia non si è trovata in grado di concludere la pace. Parlando a nome del mio paese e del Governo, io dichiaro che nessuno è più spiacente di noi per lo scoppio di questa guerra, che noi consideriamo come un colpo alla civiltà ed al progresso umano. La Turchia, ingiustamente e maliziosamente attaccata, confida nell'appoggio morale dei popoli europei, accontentandosi di affidare all'imparziale giudizio di essi la propria causa. Quando io venni ad occupare questo posto il conflitto era già cominciato e la Turchia aveva un nemico potente, senza scrupoli che la stringeva alla gola. Alcuni critici all'estero coniinciano'a chiedersi perchè noi non abbiamo preso in considerazione le proposte italiane ed i tentativi di concludere la pace. Fu perchè le condizioni, che noi dovevamo accettare come preliminari di ogni discussione, erano impossibili e disonorevoli. Nes- plabccvsisipvcasascpdtrsigloctdmtodpTldnusaslgimgsgèLccsagLa«aorni Gabinetto di oggi e di domani potrà 4Uai actttere una proposta come quella rappresentata dal formale riconoscimento •dell'annessione di -Tripoli. Qualsiasi stati-!s^h turco, che prestasse orecchio ad una i proposta simile, meriterebbe a mille doppi qualunque punizione che la nazione tradi ta ritenesse necessario di infliggergli. Ecco o è e e e o i i e o e o e d e o l e o o o i o e u - perchè, almeno per quello che .riguarda la Turchia, in questo momento è impossibile la pace. Le condizioni italiane la precludono. Noi non vogliamo la pace ad ogni costo. Se mi è lecito faccio osservare al Governo e popolo italiani che un paese non si conquista con un decreto reale di annessione, lo non parlo in tono di rancore o di provocazione verso l'Italia, verso il suo Governo, verso il suo popolo ; ma dico francamente che esso si trova in una via chiusa. Se l'Italia vuole trovare una via di uscita ed è sinceramente desiderosa di pace, prima di tutto deve fare a pezzi il decreto di annessione. Dopo di ciò, dei pourparlers jtetra i Governi dei due paesi sarebbero possibili. Noi gliele ribatteremo sulla faccia!...,, « Le grandi Potenze hanno mostrato nlooutozqbdcareininusuststqcgrandi simpatie per la Turchia, ma neanche ! sloro possono costringerla a fare la pace dconta) la nostra volontà ed accettare dei tatermini che ci coprirebbero di vergogna e di | Ndisonore. Io proclamo al *^°J^^*tn^ |qappstTme della Turchia, che noi siamo pronti a iotratUre con l'Italia ma soltanto sopra basije onorevoli. Il nostro più ardente desiderio è rdi essere lasciati a lavorare in tranquillità zper la rigenerazione del nostro paese. La' Turchia ha bisogno di riposo e di tranquillità, ma non le fu ancora permesso di goderne alcun po'. Nessuno può dire in buona fede che la Turchia abbia mai iniziato una guerra aggressiva, che abbia mai messo l'occhio sopra un pollice di territorio appartenente al suo vicino; mentre le nostre prospettive nazionali sembravano più luminose noi fummo improvvisamente aggrediti; ma il popolo turco non ha perduto il suo coraggio, le sue speranze e giammai lo perderà. Gli italiani possono immaginarsi che la nostra esistenza sia agli estremi, ma, se lo immaginano, essi si ingannano grossolanamente. Il nostro popolo è paziente, unito, deciso in questa guerra. La Turchia, come Nazione, non ha ancora cominciato a batterai. Io sono spiacente che una Nazione come l'Italia, con il suo splendido passato ™*™^^^\dabbia commesso tale un atto di bngamag qgio com'è l'invasione della iripoiiiama. .aL'Italia ora minaccia di prendere delle mi-1 raure più energiche, di portare la guerra gnella Turchia europea, se noi continueremo p« w>«;iqtere alle sue illegali e prepotenti do- {a resistere ane sue meg<i k r _ bmande. L'Italia continui pure a bombarda re le nostre città fortificate e quelle inermi, ;pse osa; tenti pure anche il passaggio ^dei |jDardanelli; ammettiamo anzi perfino Pini- cDossibile che cioè essa forzi lo stretto e bom- ' dbardi Costantinopoli. Ebbene, quando essa,foresenterà di nuovo le sue disonorevoli con- presentera ai nuovu w *y „n ,„„„.„' tTtrcelpcdsstcmsvp{cendizioni, noi glie le ributteremo sulla faccia perchè, giammai, no, giammai, — aggiunse enfaticamente Sua Eccellenza, — alcun Governo turco le accetterà. La Turchia è vero, non ha flotta, ma essa ha un esercito : il giorno che l'Italia invaderà le nostre Provincie europee, noi ci incontreremo alla pari. Giudicando alla stregua delle campagne italiane precedenti, noi non abbiamo bisogno di nutrire apprensioni sull'esito dello scontro quando l'esercito italiano incontrerà il nostro. « Nessun soldato italiano, che porrà piede sul suolo della Turchia europea, lo abbandonerà mai più, se non col permesso dell'esercito turco. Noi abbiamo dei numerosi vizi come tutte le Nazioni, ma il no- rosi viii, uuinc . . Hi i stro più fiero nemico non ci accuso mai | cmancare di coraggio, "Noi abbiamo ginrato...,. « Noi siamo stati accusati di essere una razza non illuminata e nemici del Pr°gres-iso, come il progresso viene inteso m dente: questaè una delle ragioni per cui l'Italia si trovò obbligata ad annettersi tvì™iì nnali lumi e quali progressi in- Tripoli. Quali lumi e>q v.6 tende essa di impiantare a Ayip°"'. ° ' quelli che proclama in Calabi ìa ea in ai- cilia? Con le nostre magre entrate, le no- stre povere risorse, noi abbiamo fatto del nostro medio per rigenerare il Paese, per no5uo nicfaiiu i e iimmimtn istruire una Nazione forte ed illuminata. Come s ipossono comparare ì nosui ten- tativi con quelli dell'Italia? Le sue splen- dide risorse le vaste entrate, sono state dedicate non alla elevazione morale della aeaicate, non auo c massa in Calabria ed in Siena, ma a mie la guerr adi conquista più vergognosa cne il mondo abbia visto finora. Questa è la Nazione che si è assunta di portare la benedizione della civiltà ad una Provincia ueiiBuitiuiic ^^^^ turca! Noi non abbiamo bisogno della ci vilizzazione d'Italia; noi, con tutto il ri- spetto, le raccomandiamo di usarla a be- neficio del suo stesso popolo! La Turchia è stata magnanima verso i sudditi italiani ir "! , , • , jì.„ „ho rua in Turchia! lo vorrei poter dire che llta lia ha trattato i nostri sudditi egualmente bene. Ma ogni Nazione degna di rispetto ?i vergognerebbe di suggerire quei prepo- teutì o disonorevoli termini ad un nemico . . ,, , covaggioso e non ancora battuto. >c lo voglio mettere bene in luce all'Euro- pa e dal mondo in generale, che noi non à ^ a .possiamo prestare ascolto alle domande i- o tali ane. Noi abbiamo giurato di protegge- -!re e mantenere 1 integrità dell'Impero otto- a i mano. La cessione di Tripoli è una questio-i jtenza estera? ne, tanto religiosa, quanto nazionale. Qua-lora noi cedessimo Tripoli, il Califfato, agli occhi del mondo mussulmano, diverrebbe una cosa derisoria, un Ente, che ha tradì- to la causa dell'Islam. Per rendere giusti- zia al nostro Paese, al nostro popolo, a quell'esercito, che sta così nobilmente com- battendo gli invasori, noi non possiamo discutere la cessione di una ProvinciaHur- ca, e, ciò che è di più, noi non la discute- remo. Questa è la nostra parola definitiva in argomento. Che cosa direbbe il popolo inglese se il suo Governo, ingaggiato. in una guerra in una delle sue colonie, e col suo esercito non ancora battuto, e col re- sto del suo Impero, non ancora conqui- stato, consegnasse la colonia ad una po_ La risposta alle Potenze « Questa è la nostra posizione odierna ; questa guerra costituisce un grande pericolo per la pace di Europa, ma la respòn- ! sabilità è interamente dell'Italia. L'Europa deve ghldica,.e malia a tale stregua ; ri talia deve mietcre che ha seminato | Noi abbiamo ]a piu grande simpatia per|quel popolo italiano, ma, dicendo questo, agire senza paura e senza tentennamenti, perchè credo che ciò sia il dovere del mio paese. io non lo fo con uno spirito vendicativo je be]iiCoSO) ma con intenzione di schiarire rorgogUo nazionale italiano. Io parlo sen za paura e con fermezza, come spero di ' | «Per l'avvenire, come per il passato, la Turchia confida nel suo diritto e nella giu stizia della sua causa per assicurarsi l'ap poggio e la simpatia del mondo civilizzato, Con la sua spada essa difenderà le sue spiaggie, la sua libertà e la sua integrità nazionale ora enormemente minacciate. La guerra è eguale e terribile.. Attaccati come fummo nòìj saremmo stati dei detestabili vigliacchi indegni del nome degli Osmanli se non ci fossimo difesi. La Turchia fu mol to commossa della simpatia disinteressa ta '?!' dei rappresentanti di certe grandi p°teuzc» 1° Quali 1« offersero amichevoli consigli, allo scopo di terminare la guerra, Io P°sso soltanto ripetere ora ciò che il : Governo turco ha detto fin da principio 'in replica a queste aperture: noi vi rin- graziamo e vi siamo molto grati, ma, di grazia, non proponete a noi dei termini che voi stessi, come uomini di onore, non sareste in grado di accettare a nome dei vostri rispettivi popoli ». Quando io lasciai la Sublime Porta alla fine dell'intervista era l'ora del tramonto, e alcuni funzionari mussulmani erano inginocchiati a fare le loro devozioni della .„ ' sera, ringraziando Dio ed invocando la sua benedizione sui fedeli. Io fui commosso della semplicità e del fervore di tutto questo e per un momento rimasi a testa china. Non è scritto nel Corano : « Anche all'ombra della spada tu troverai la tua salvezza » ? M, H. Donohoe. o

Persone citate: Calabi, Edward Jgrey, Francesco Giuseppe, M. H. Donohoe, Mezzaluna