L'uomo dal barraccano rosso a Bengasi

L'uomo dal barraccano rosso a Bengasi L'uomo dal barraccano rosso a Bengasi (Per telegrafo da uno dei nostri inviati speciali). tii BENDASI, 2, mattino. Cronaca vìlnuta è quella di questi giorni, intessuta di piccoli avvenimenti, senza spettale rilievo. Però, se ciascuno di questi avvenimenti non offrirebbe per s'è stesso un interesse particolarmente notevole, nel loro insieme essi parrebbero l'indice di un fatto degno di ?iota: una parziale ripresa di attività per parte del nemico che, dopo la grande sconfitta del 1S u. s., si era, come vi scrissi, tenuto lontano per una quindicina di giorni dalla nostra linea fortificata, disertando la pianura per un raggio di parecchi chilometri intorno alle nostre trincee. Ho detto una parziale ripresa di attività per parte del nemico; credo che potrei anche aggiungere di simulata attività. Il fatto è che il nemico si trova in condizioni tali che il pensare e preparare per parte sua una qualunque azione offensiva sarebbe una follia, definibile solo come il coivo di testa della disperazione. Assai più probabile è che esso sia stato costretto a mostrarsi in questi giorni nella pianura per ragioni Indipendenti dalla sua volontà, quali la necessità di trovare pascolo od acqua scarseggianti gli uni e l'altra nei pressi dell'accampamento; 0 anche è possibile che, con qualche movimento e magari con qualche finzione di attacco, i turco-beduini, tentino dissimulare la loro disgregazióne ^'''nascondere il movimento di ritirata che insistentemente st dice stiano per iniziare. Un fatto intanto mirabilmente significativo si è manifestato in questi ultimi giorni: la detezione dal- campo turco di parecchi individui che, specialmente per là via di Sldl Kalifa, sono giunti alle nostre trincee e st sono costituiti ai posti avanzati. Questi individui sono naturalmente beduini ed hanno dichiarato che le condizioni al campo iurco^vanno peggiorando di giorno in giorno: scarseggia l'acqua, scerseggiano i viveri, non si placano i dissidi 'tra regolari turchi e alleali indigeni. Anche da questi disertori ci è confermata la notizia che il gravissimo malcontento dei con'ingenti delle « eaoiie » prepara una prossima defezione in massa di questi stessi contingenti, e che i turchi, in conseguenza di essa, saranno costretti a levare il campo ed a trasportarsi verso l'interno, ove anche avrebbero facilitata, almeno per il momento, la grave questione dei rifornimenti. Tra questi disertori uno ha destato in città un particolare interesse quando, tra un carabiniere e uno zaptiè, ha attraversato le vie e '.a gran piazza del- Sale, condotto al castello 'ove è tenuto sotto vigile sorveglianza) e al palazzo del Comando, dove è stato lungamente interrogalo. La curiosità pubblica si nutre spesso di particolari insignificanti che acqui* stano importanza soltanto per un gioco di fantasia. L'individuo in parola non aveva altra ragione di distinzione che un grande barracano di color rosso acceso, un indumento che ricordava mollo davvicino il leqgendario mantello di Meflstofele; e, poiché ogni beduina ha nella magra, terrea faccia, dai lineamenti non volgari e negli occhi tenebrosi ma vivacissimi, alcun tratto e alcuna espressione mefistofelica, l'illusione era perfetta, e l'Individuo assurse improvvisamente nella fantasia, di molti a una speciale importanza. St disse che il suo barracano rosso era già apparso nella giornata del 25 dicembre, nei punti più ■fulminati dalle nostre artiglierie e che aveva sventolato come un vessillo, lungamente, in Tnie'ifio alla rovente pioggia di ferro. Si disse ch'egli fosse un inviato del gran capo Senusso. incaricato di misteriose trattative con il Comando; st disse che il barracano fosse il dono di una donna, stranamente involta nel tradimento che il disertore compiva a danno dei suol. Il romanzo è sempre possibile e può-anche essere suggestivo e divertente, ma la verità è che' l'uomo dal barracano rosso non ha nessuna ragione per essere distinto dai suoi com pagnl disertori, nessuna proprio, all'infuorl di quel barracano, che egli, per eleganza 0 per necessità, ha scelto di colore rosso invece di.bianco'O Maro, come è l'usanza generale dei paese. : Una ricognizione dello squadrone dei Sarari Riguardo ai fatti cui ho accennato, che potrebbero dare allusione di una ripresa d'atllvlt£ del nemico, cccoveli nell'ordine cronologico:'" . ■ Il 29 ù. alle 20,30, il blokhouse B, situato all'estremità settentrionale del palmeto di Sobri e'presidiato in quella sera da un plotone deh 68:0 fanteria, fu attaccalo da un gruppo di beduini. Dopo un breve scambio di fucilate, il nemico volse in fuga, trasportando via qualche ferito. ■ Il mattino dopo lo squadrone dei Savari, comandato dal capitano Pisciceli!, si spinse a piedi fino oltre l'oasi di Suani Osman. Nel pressi dell'oasi, da alcune case ■scmidtroccatc, oarti. contro lo squadrone un nutrito fuoco di fucileria. Buttatisi prontemenie a ' terra, i savari risposero con. salne di moschetteria. l nemici, protetti dal. muricCiuoll delle, case resistevano tenacemente e già due dei nostri indigeni erano stati feria, intervenne allora l'ar¬ tiglieria della ridotta numero i, detta « Mare • Questa apri a fuoco sulle case. Uno shrapnel scoppiò con precisione mirabile sul muriccioli occupati dai beduini e li costrinse ad abban donare la posizione. Il fuoco del savari, rivoltosi contro i fuggenti, non riuscì ad impedire che essi portassero via i loro feriti e probabilmente anche qualche morto, l s'avari quindi occuparono le case e sulle pietre ritrovarono parecchie traccle di sangue. Uno del due savari feriti, malgrado le pronte cure apprestategli, moriva nella giornata. Lo stesso giorno, sabato 30, nel pomeriggio, verso le 4 e mezzo, alcuni gruppi di uomini e animali apparivano in direzione dì Mohamed Sectnan e di. Anari. Contro di essi aprirono il I fuoco le batterle da campagna delle ridotte Fo}at e Banco Roma, e uomini e animali furono visti, percossi dalle esplosioni del nostri shrapnels, fuggire precipitosamente fuori della nostra zona di tiro. Gli informatori ci riferirono che essi ebbero parecchie perdite, polche gli animati che essendo esaurita pascoli prossimi all'accampamento turco, erano stali condotti a pascolare nella pianura, erano, per evitarne la dispersione, legati a paletti infissi nel suolo, furono dovuti slegare sotto l'infuriare delia nostra mitraglia, mentre le bestie, spaventate, si imbìzzarivano ferocemente. Attacchi di contrabbandieri e beduini La sera dello stèsso giorno una pattuglia di carabinieri, comandala dal lenente Mattea, appostata al limite del palmeto di Sobri in riva agli estremi pantani del Lago Salalo tra il bdocKhouse B e il blockhoiuse C. sorprendeva otto contrabbandieri che tentavano insinuarsi nel palmeto nello spazio libero tra i due blockhouses. I carabinieri fecero fuoco, ferendo visibilmente due dei contrabbandieri, che però riuscirono ancora a fuggire insieme con gli altri, dileguando nell'ombra per la pianura La sera seguente i carabinieri, appostatisi nello stesso luogo, sorpresero sei contrabbandieri, probabilmente gli stessi della notte prima diminuiti del feriti, che replicavano U tentativo. Anche questa volta i carabinieri fecero fuoco e anche questa volta i nemici riuscirono a sfuggire in grazia della velocità della loro corsa e dell'ombra notturna. ieri mattina, lunedi, 1, u reggimento di cavalleria comandato dal colonnello Barsarelli di Rifreddo, accompagnato dallo squadrone del 'savori . del capitano Piscicela, si spinse fino ali Anari ed al Vadi Gattara, che è presso al caseggiato già demolite dai tiri delle nostre pollerie e dalle nostre mine. Tra gli scopi dell importante ricognizione era l'osservazione dei danni che subì un pozzo artesiano che un industriale francese stava scavando presso Vinari prima dello scoppio della guerra Ora li console francese, a nome del suo connazionale voleva conoscere con precisione i danni per regolarsi nella richiesta del compenso. Il colonnello Borsarelli constatò che la capanna ove erano riposti gli arnesi da lavoro è stata bruciata, che il pozzo è stato rovinato, che la locomobile che serviva a mettere in azione le pompe era rotta e guasta. Mentre U colonnello Borsaic'.i procedeva a queste constatazioni, lo squadrone del « savori > si spingeva innanzi avvistando qualche gruppo beduino che ripiegava al suo approssimarsi. Ieri sera una pattuglia di carabinieri, sempre comandata dal lenente Mattea, st appostava nuovamente al limite del palmeto di Sabri,poco lontano, sulla sinistra, presso U blockhouse B, st appostava una compagnia di bersaglieri, comandata dal capitano Garrone. Dopo lunghe ore di attesa, poco dopo le 28, { bersaglieri, e precisamente il plotone comandalo dal tenente Miani che si trovava più innanzi del resto della compagnia, vide emergere all'ombra della pianura una ventina di beduini che si approssimavano, l bersaglièri spararono contro di essi alcune salve. Il nemico rispose con poche schiopettate, poi fuggi celermente, sottraendosi al tentativo d'inseguimento che i bersaglieri iniziavano. Arditi voli di aviatori Nel giorni scorsi gli aviatori Roberti e Lampugnani hanno compiuto qualche ardito volo spingendosi sul campo turco e avendo quindi modo Ai osservare anch'essi quella diminuzione del numero delle tende e di animazione che era già stata notata col cannocchiali dai nostri osservatori, specialmente da quello centrale del comando provvisto recentemente di un ottimo cannocchiale di grandissima porlata. ■ Col piroscafo del giorno 30 sono stati rlmpa patrioti dall'Italia alcuni indigeni che per misura di pubblica sicurézza nel primi giorni iella conquista erano stati deportati a Napoli ed a Gaeta. Con lo stesso piroscafo è anche giunto ti maggiorc-gcnera{e Marchi che. da capo di Stato Maggiore della divisione Frunoni a Tripoli è stalo promosso comandante della brigala che fu già del generale Ciancio. Da stamane imperversa su Bengasi una vlo lenta bufera di vento: le strade e le piazze sono invase da una densa nube di sabbia polvere; Il mare è fortemente agitato. MARIO BASSI

Luoghi citati: Bengasi, Gaeta, Italia, Napoli, Rifreddo, Tripoli