Giudizi, critiche e consigli della stampa estera sulla condotta della nostra guerra di Giuseppe Bevione

Giudizi, critiche e consigli della stampa estera sulla condotta della nostra guerra Giudizi, critiche e consigli della stampa estera sulla condotta della nostra guerra (Servizio speciale della STAMPA ) 11 eonnubio arabo-tao magnificato U mwMi il'lilosffa'it. Parigi, 5, notte. Ritorna in ballo il famoso taccuino dell'inviato dell'Illustratimi, Giorgio Remond. rinvenuto da Giuseppe Bevione. Al principio del mese dì febbraio l'inviato speciale in • Trtpolitania aeXVIllustratioji, Remond, continuando il suo viaggio, scendeva dallo Usar di Cariali su Azizia. Il taccninc di Remond aMvuvigrsddoTapbitdn Pn'nsio taccuino, ru pLa notte dal 12 al 13 febbraio il signor Re mond veniva derubato del MiSìro^ror^ U ^noTc^Tsuofn. zvolse a Beviorve per rientrare In possesso del &taccuino. . Bevione. scrive l'Illustralion, ci ha .lealmente risposto che l'aveva già resti- lo al ladro, che glielo aveva egli stesso re- mito clamato. Il nostro cortese confratello ha ag- po nemico ih favore nostro, ha agito di sua ciniziativa, penetrando nella tenda di Re- tmond per appropriarsi delle note e dei va- Slori. Nè da'ine. nò dal comandante italiano,,1ne sono sicuro, ha ricevuto tali istruzioni. » h'IUustràtion constata con ciò che il suo inviato speciale è stato vittima di un eccesso di zelo, al cui autore è probabilmente assicurata l'impunità. La intesa tra turchi ed arabi In pari tempo che il racconto partieolareg- sgiato di questa piccola disgrazia, giunge alla Illustrulion, pure dallo 6tesso corrispondente, zuna lunga lettera da cui credo interessante stralciare qualche .bra.no: i « Ai ho già dato — scrive Remanti — tn vuna lettera scritta da Iffren. alcuni partico- lari sulla organizzazione della - resistenza. rSt^^STSi^S^'SS^SlSSi e credo-dover 5KS^&88e& argpraPnto «" capitale m- S£ ™fe"TlZ2Z SlTk^eJo- rewe stato anare ai pocni giorni. I ism ma- rinai occuparono arditamente le vicinanze della città, e bastarono a respingere,! contro- attacchi abbastanza Macchi in principio elei turchi. Si è poi ammirato come conveniva 11 coraggio e lo spirito di organizzazione di alcuni ufficiali turchi che, nonostante il pie- colo numerò-delle loro truppe, le difficoltà di vettovagliamento, la mancanza di denaro e la diffidenza dell'opinione generale, sbarra-, rono la strada alla marcia innanzi (?) del-,l'esercito italiano ammirevolmente equipag-l giato o che da quattro mesi riprende cositan-!temente,; l'offensiva e le cui posizioni non po- terono: èssere offese. Aio Zara, estrema punta Uegli avamposti italiani, non è infatti che ad otto chilometri dadLe.porte, di Tripoli. I « Mai si,è, parlato in modo particolareggiato ' della parte presa dagli arabi in questa guer-! ra. Senza dubbio essi apportano ai turchi Va- luto del lóro coraggio e quello indispensabie'flel numero; ma, si diceva, questa è una forza ; inorganica, capace di- brillanti follie in un combattimento, ma inabile ad un'azipne ragionata, .prolungata. Questa è una opinione in .gran parte erroneaT grazie all'energia dei capi, alla loro unanimità, alla attività instancabile dei deputati Ferad-bey, di Tripoli e j Soleimann Baruni, del Gebel, questa forza si e oggi piegata ad una certa disciplina ed esercitata ad una guerra ben altra che quella della razzie tra tribù e tribù. Iholtre. estremamente mobili, abituati al terreno, sono capaci di muoversi con agio durante i calori dell estate nelle dune di sabbia ardente, di sopportare i rigori del clima, le privazioni di acquaSdì nutrimento. Oggi, bene approvvipionati'di oartuccie.. infine sovreccitati fino al più alto grado dall'esaltazione religiosa e patriottica, essi rappresentano un nucleo di cui 6i deve tener conto. Le difficoltà prima dell'intesa ■ Questa intesa fra turchi ed arabi ha avuto una prima serie di difficoltà. Questi ultimi, vedendo abbandonare Tripoli, avevano condiviso l'opinione comune. « I nostri padroni — pensavano essi — ci hanno.traditi, non si preoccupano di noi, è una Colonia lontana I che non li riguarda, 'che *iu<n "da*Tòrów"n7il1ììi 'od ecco che ci hanno venduti agli infedelil j>! iInoltre, gli italiani avevano lavorato l'opinio-' ne ■ {pubblica tripolina abilissimamente, come avevano lavorato l'opinione europei', e prò- i fiutarono del momento favorevole. Mai af- ! lare fu meglio e più abilmente condotto. GÌ* i italiani erano riusciti a rendersi devoti nel paese stesso una dozzina di capi, di cui eì ^SSì'JSS^S.1» L5?"11' 1 che S1 erano recati^era difficile distribuendo del denaro Cosi ài momento dello sbarco tutta la regione'fino I ad Azizia (?) si sottopose "uu «.Nella loro'fierezza, però gli arabi aveva- no conservato una:parte delle loro anni e!serb'tvano in fondo al cuore qualche speriti-1 za d'incontrare un aiuto, venuto non si sa di dove, che permettesse loro di lottare contro l'invasione. Tuttavia la situazione era critica per i soldati turchi usciti da Tripoli, sprov- visti di tutto. Si vedevano sempre più in pre- da all'ostilità degli arabi, che li minacciava- no « rifiutavano loro viveri e cammelli. Fu allora che organizzarono le prime scaramue- eie. non nella speranza di vincere, ma per ",°il,1'a,r.e.Jc']e ìra2? traditori, che erano ICiò che racconta l'ex deputato di Tripoli " '« Quando venni ad Azizia al principio della guerra — mi disse I-'érd bey. deputato di Tripoli — vidi la bandiera bianca ondeggiare buiia città. Riunii i notabili, parlai loro ed tismi mi dissero: «Che cosa fare contro una Kazione tanto superiore alla nostra in forze? Quando rajiino scorso voi avete **luto orga- suzzare il servizio nillitare fra no:, non ci di- ceste che occorreva un esercuto regolare per resistere ad un altro esercito? Ebbene, que- eto .esercito non lo abbiamo. Guardate il nu- litene dei soldati turchi: E' con ciò che si pre- teuderebbe di Aottaire contro l'Italia? ». Di- manzi a questa taerzia — mi disse Kerad bey — parlai, loro violentemente e dichiarai che non erano d turchi che avevano tradito, maerano stati essi stessi a vendersi agli italiaui. Essi risposero, per questo affronto: «Siamo pronti a monire lino all'ultimo ». ha bandiera rossa della mezzaluna stellata fu nuovamente inalberata sul Knuk. Percorsi' lo tribù ed i villeggi — continua Farad bev — condussi gran numero di volontari da Zuara, Adgillat c /ama. Eia ili ottobre. Da ogni parte ì vo ioa&ari couiiiiciaiiouo ad accorrere, giunge- vano al campo ad orde, cenciooi, ma bran-der.do le loro a«ni, glvtando insieme una spe- eie di ruggito guerr.uao gridando la guerra eanta par la causa di Dio, cantando una can- zono di marcia in cui vantavano le loro go- eta. C'erano là vecchi e fanciulli, che piega- vano sotto il fucile troppo pesante; c'erano persinp delle donne che si sono battute eroi-camente e che durante il combattimento tn-Buttavano coloro ohe sembravano &ul (punto di iniHetireggtoiMS fuggendo, e gridavano loro: Ix> griderò a tutta la tribù! lo dirò alle tue mogli, ai tuoi figliuoli, che ti rlraiegheran- noT Sai-ai costi-etto ad andartene come un cano scacciato a pietrateI non potrai più andarti a sedere Intorno ad fuoco del douarl Man tre agivo, pure Solemlna Barimi sollevava tutto il Gebel. ma bisognava inoltre che. una volta partiti questi volontari, fosse provveduto alla sicurezza delle loro famiglie, che i loro villaggi non fossero devastati dai briganti. J.'Aaimimistrazione ed il Governo furono organizzati, e mettevano ovunque capi sicure. Voi siete venuto qui per l'unica strada ohe da Dehibat va a Garian par la cresta delle montagne « Avete .potuto rendervi conto con i vostri occhi che mai il paese fu più tranquillo? Tutti, credevano .in Europa, e noi stessi lo avevamo per uni momento pensato, che dopo l'occupazione dei palmizi di Tripoli il Ghebel Garian con le sue gole, le sue montagne inaccessibili sarebbe'diventato 'ut fortezza naturale, dove ! turchi ed i trtpolLnl avrebbero disputato il passaggio agi: Italiani, ma noi 'non abbiamo voluto abbandonare la pianura pi.lma d; avore C(>mj)a,tlt,,)tni abbandonare sen- za ***** a*Jl le tribù di questi &^^^^SSSS^£ì^^%^' tp™ 'g^iS«Ja di trenta chilometri da Mok Bog*aueoh a Zanzur. Tra 1 turchi e gli - ^ jSstf 9?* V crtlarfmassifico accordo, accordo chf, sait, tod^lunite. Che cosa importano continueranno la guerra, che se il Governo tm'c.° dovesse richiamare i suol ufficiali ■ ed ì SU01 soldati, gli arabi faranno di tutto per ,11011 lasciarli partire.,

Persone citate: Bevione, Giorgio Remond, Remond