Come avvenne l'espulsione degli italiani dalla Siria

Come avvenne l'espulsione degli italiani dalla SiriaCome avvennel'espulsione degli italiani dalla Siria Roma, 2, mattino. i'Il Messaggero riceve da Alessandria d'Egitto: Il decreto di espulsione degli italiani dalla Siria ha colpito tre vilayets dell'imparo ottomano, ormai completamente abbandonati dai nostri connazionali: i vilayets di Beyrut, Aleppo e Damasco, ì La maggior parte dei profughi italiani .qui provenienti da Beyrut ó da Caiffa sono immediatamente rimpatriati a cura del locale Consolato italiano. Lo stesso Messaggero riceve pure da Alessandrla le narrazioni di alcuni di, questi italiani espulsi e cioè del c'av. Di Luciano, agente della Società Nazionale di Sei-vizi Marittimi, del cav. Parodi, dei fratelli Dal Medico, del dottor cav. Luigi Aquarone. Da tutte queste narrazioni emerge da una 'parte la gravità della misura presa dalla fturchia, che ledo gravemente gli interessi personali degli italiani espulsi, ma anche é sopratutto le critiche condizioni commerciali e finanziarie nelle quali trovasi, a causa del prolungarsi della guerra ed al panico prodotto dall'episodio di Beyrut, il paese dogli italiani lasciato. , Cosi, mentre al principio della guerra coiraumento reciproco delle tariffe dogamali italiane e turche cessava bruscamente 11 commercio della Siria coll'Italia, paralizzato tanto nell'importazione quanto nell'ebportazione, il cui ammontare complessivo «scende a venticinque milioni annui e più, 11 bombardamento delle due navi turche a Beyrut produsse uno scompiglio così grande e così profondo nel commercio del paese iche nessuno degli interrogati se ne ricordava l'eguale. Basti dire che da quel giorno r— è scorso appena un mese — sono state (deposte al protesto, a Beyrut soltanto, ben quattromila cambiali. I commercianti hanno chiesto una moratoria per caso di forza [maggiore; s'ignora se sia stata accordata; In ogni modo le banche hanno tagliato completamente il credito ed i fallimenti succedono ai fallimenti. Moltissimi italiani non attesero il decreto di espulsione per partire, giacché sentivamo che la lóro vita era minacciata; il cav. De Luciano accusato dall'opinione pubblica, come agente della Navigazione, di aver provocato il bombardamento, non poteva più uscir di cosa: egli fu fatto imbarcare segretamente, a notte alta, per sfuggire ad un possibile attentato. Nelle città dell'interno, ad Aleppo, a Damasco avveniva lo stèsso; !a popolazione era eccitatissima, ed l consoli avevano gran pena per rassicurare gli italiani minacciati. Ad Aleppo, dove trovavansi una ottantina di italiani, in massima parte operai, che lavoravano prima olla ferrovia della Mecca ed ora erano addetti alla costruzione del tronco superiora della linea di Bagdad, il vice-console russo, vedendo lo stato pietoso d'un operaio Invaso dal terrore, gli dette un cawass del consolato perchè dormisse con lui la notte onde non temesse per la sua vita. Lo stesso vice- console fece apporre i suggelli al Consolato russo sul magazzino dei fratelli Dal Mèdico per salvarlo dal saccheggio; e quan dò arrivò il decreto di espulsione, egli accompagnò tutti i profughi fino a Caiffa ove furono imbarcati. Qualche. episodio Ora la Siria non ha più italiani; forse qualcuno ammalato o nascosto, ma la massa della colonia ha lasciato il paese. Una gran parte dei profughi sono arrivati' in Egitto donde sono ripartiti subito per l'Italia; il numero dei rimpatrianti da Alessandria ascende a più di cinquecento. Un centinaio circa sono rimasti in Alessandria, altri pochi in Cairo ed a Porto Saild; alcuni si. sono rifugiati a Cipro. I E' noto come a un certo momento sia [stata agitata la questiona se dovevano essere espulsi gli italiani abitanti nel Libano, Igiacchè per questa regione autonoma era (stata invocata la neutralità garantita datile Potenze; ma il Governo turco troncò a modo suo la controversia giuridica, procedendo senz'altro all'espulsione del centinaio di italiani colà residenti; gli ambaeciatori delle Potenze che ricevettero una [protesta in proposito dal cav. Aquarone a [^nonw dei nostri connazionali, non fecero alcuna osservazione. Cosi il fatto servirà lall'abilità diplomatica turca come un precedente per continuare la lenta demolizione dell'autonomia Libanese, iniziata con provvedimenti presi senza il consenso delle Potenze fino dal 1885, sotto il governatojcCj Wassa Pascià. In guerra a certe sottigaiezze non si bada. L'espulsione degli italiani non è stata però niente più di una rappresaglia compnerciale, giacché nessuno dei profughi subì violenze di alcuna sorta; ai residenti del Libano fu concessa una dilazione come fu concessa agli ammalati che erano fn istato da non potersi trasportare. Ed il morale dei profughi non è affatto depresso, malgrado i gravi danni da loro subiti. Tutti poi sono d'accordo nel lodare l'abnegazione del vice-console di Beyrut, marchese Gavotti, fratello del valoroso aiviatore; questi, rimasto addetto al Consolato- germanico dopo la partenza del console, si espose quasi temerariamente durante, i tumulti di Beyrut, per incoraggiare le famiglie italiane, casa per cosa, e per avvertire del pericolo gli italiani che potevano essere travolti dall'orda dei mussulmani in rivolta; egli è stato durante il suo viaggio coi profughi ed al loro arrivo in Alessandria, valido sostegno morale e cooperatore efficace dell'opera difficile compiuta dalle Autorità consolari in questi giorni. E tutti gli italiani strappati alle loro occupazioni ed al loro ambiente, quasi attratti violentemente verso la madre Patria, ora che essa spiega ed irraggia una nuova forza insperata, attendono che finisca la guerra, ansiosamente, con maggiore ari poscia di noi che pur intuiamo la prossimità del momento decisivo che incombe, poiché la pace renderà loro, certo dopo un nuovo lavoro tenace e paziente, tutto quel tesoro di tranqfillità e di agiatezza che per forza di eventi in un solo momento hanno perduto. Un impiegato italiano di Misurata ; tratto prigioniero al Garian • Roma, S, mattino, i II Messaggero riceve da Tripoli: « A Misurata fin dal principio delle ostilità italoturche era una sola famiglia di italiani, .quella del signor Gabrielli, titolare di una ■Agenzia della Società dei servizi marittimi. 'Dalla occupaziome di Tripoli fino ad oggi del signor Gabrielli non si erano avute più notizie precise, si sapeva soltanto che egli godeva ottima salute, ma si sospettava che ri turchi lo tenessero sotto stretta sorveglianza. Ora finalmente si sono potute aivare. informazioni esatte intorno al nostro 'connazionale. « I turchi, come se il Gabrielli fosse bellligerante, in contrasto con ogni buona norma di diritto internazionale, lo hanno fatto prigioniero internandolo al Garian ». gidalacoinnudi l'obelieplququco——mtasedisigtevemelogefumzioflemsioloripebetepanoraacl'a—tercodi ——scpu—m—indaunè scdigodachle natecozichchil prraziIl mbateedsucavePnopechceml'ustsocreffiditidisecampsaafugvPnmatadadimdfiindcpS i LfcoSzcoboqeddpdcsctlctcbrspdpVmgnsvdcssvddnsce

Persone citate: Aleppo, Damasco, De Luciano, Di Luciano, Gabrielli, Gavotti, Parodi