L'azione italiana nel Yemen

L'azione italiana nel Yemen Le e 1 (Per telefono e telegrafo alla, uStampaM) i di guerr L'azione italiana nel Yemen (Dal nostro inviato speciale nel Mar Rosso) 91 tratta M esaminare te l'azione militare e politica spiegata sino ad oggi dall'Italia rei Mar Rosso e nel Yemen siano sulla via di un risultato pratico, se cioè la scomparsa della bandiera turca dalle acque arabiche e la propaganda intesa a minacciar di distacco dall'impero la leggendaria provincia alpestre, tormentò degli Osmanli, possano entro uno spazio di tempo relativamente breve costringere U nemico a chieder pace. E' indubitato che i successi ottenuti sino ad oggi daSaid Idriss sono tali, da far ritenere la sua posizione eccellente. Le ultime notizie, che apprendo sbarcando lo'danno ormai padrone della costa da Konflda a Selif, cioè di tutti i punti (Gisan, Midi, Loheya) di accesso all'altipiano sino quasi al limite della nostra linea di blocco che, come è noto, preclude la costa da Kamaran a Chalesca. Said Idriss minaccia nel momento che scrivo Hodeida medesima con un esercito di 20,000 uomini e dentro Hodeida non vi sono che 4000 soldati turchi. Egli inoltre, estendendo la propaganda rivoluzionaria dall'Assir propriamente detto nelle tribù ài nord sino quasi intorno alla Mecca, dispone di una totalità di armati di ben 110,000 uomini. 1 suoi contingenti sono formati dalla gente più fiera d'Arabia. Egli da Scbaja, che è presentemente la sua sede (la sede ordinaria del suo dominio è a Hepa), comanda uomini dei quali basterebbe ricordare la barbara pratica della circoncisione eseguita quando il giovine raggiunge i quindici anni, nella forma più atroce, per avere un'idea di che razza di gente dispone Idris. E se uno di cotesti adolescenti durante il tormento che dura eterno, osa batter ciglio, non troverà una fanciulla che vorrà divenirgli sposa. Dinanzi agli accennati progressi dì Said Idriss, l'Iman Yaya non muove., sordo agli incitamenti di Yzzèt'Pdèlia, cliH' avanzando con il grosso delle sue truppe concentrato a Sanah verso il ribelle, teme il terribile territorio pedemontano, di cui ora è padrone Idriss, dove la mancanza d'acqua uccise ultimamente 800 quadrupedi dell'esercito turco, e dove un quarto degli effettivi delle compagnie turche trovarono la morte fra i tormenti della sete e gli attacchi degli indigeni. In ogni modo, non è prevedibile quale potrà essere il risultato dello scontro principale che va preparandosi nelle prossimità di. Hodeida fra Said Idriss e Yzzet Pacha. Se l'Ymam Yaya si muove sostenendo i turchi, le probabilità di vittoria sono per questi ultimi. E vi è anche chi sostiene che Yzzet Pacha saprà trarsi d'impaccio anche senza l'aiuto dell'Imam. Scarsa ripercussione a Costantinopoli Ora, anche supposto che la migliore fortuna continui ad accompagnare l'impresa di Said Idriss, per modo ch'egli, neutraliz- zando o distruggendo l'esercito turco nel \ Yemen, riesca a proclamarsi Califa, siamo \ noi sicuri di aver provocata.un.anyenimen-\to tale da potere influire 'sullBdeeitioM del- la Turchia al nostro riyudrdo? C'è da du-.bitarne. Gli avvenimenti dell'Arabia-'mèri- dionale, benché certamente importanti, non] potranno mai avere degli effetti immediati - Il Yemen ha il ■ sulla conclusione della pace, grande difetto di essere isolato e lontano, e la condizione politica che gli arabi vi potranno creare dovrà di necessità possedere -una caratteristica di transitorietà destinata ad avere scarso effetto a Costantinopoli. Vediamo dunque se non sia il caso di completare la nostra azione in Arabia, volgendo la nostra attività politica ed anche marinara da un'altra parte della Turchia asiatica, o di modificarla in guisa da dargli un diverso carattere da quello che presentemente la informa. Riservandomi di trattare in una prossima corrispondenza la convenienza di ■ completare l'azione arabica con un'altra avente il suo punto di partenza nel non lontano Golfo Persico, mi limito in questa al commento dell'azione yemenitica. Le considerazioni ch'io mi preparo ad esporre partono naturalmente da un presupposto 'che potrebbe costituire anche una verità '. entrata afflai nella persuasione universale. Il presupposto è il seguente: L'Italia, avendo sinora rinunciato ad offendere seriamente la Turchia nel Mediterraneo, cerca dì offenderla nel Mar Rosso, nel luogo cioè dove dovrebbero esistere un minor numero di pericoli per complicazioni internazionali, conseguenze del fanatismo, ecc., ecc. In parole povere si deve dunque far qui quello che non si è voluto fare altrove. E la minaccia e la pressione devono assumere un carattere di gravità determinatri.ee per la Turchia degli imbarazzi più impressionanti. Resultato negativo del blocco Siamo noi riusciti a provocar questo ? Ci stiamo riuscendo? Said Idriss vi sta riuscendo per noi? Vediamo. Riassumendo brevemente quello che noi abbiamo fatto sinora, abbiamo l.o Distruzione della forza navale turca e neutralizzazione completa.di tentativi mi? ranti a sbarchi nemici in Eritrea e a molestie, alle nostre navi commerciali ; 2.o Blocco di una piccola porzione di costa araba; 3.o Azione politica nel Yemen. Sul primo punto non vi è oramai più nulla da dire. Noi abbiamo parato una minaccia, brillantemente, rapidamente, completamente, provocando una notevole impressione nel mondo mussulmano costiero, passando in un baleno dalla condizione di difensori del territorio eritreo a quella di offensori del territorio turco. Nel Mar Rosso non vi sono rifugi del genere dei Dardanelli, ni centri simili a quelli asiatici o europei, dove il progetto e l'esecuzione di azioni na- vali portino con sè complicazioni di varia e sicomplessa natura. 1 preludi quindi dell'off en- [m« questa parola il suo significato relativo, noi eravamo soij con il nemico, condizione che ^rgmere di guerra nella quale siamo Un pegnaU costituisce per noi un beneficiò inapprezsabile. Tutti in Italia ne abbiamo fatto una esperienza sufficiente, Le incertezse si niewano nel secondo e ferz0 t nel blocco variiale di Hodeida siva furono relativamente facili, dando a 'g * "malecofoasemcde nell'azione politica nostra nel territorio arabico. Io mi sono sforzato molte volte durante questi non lieti giorni che hanno se- guìto il mio sbarco sulla terra d'Arabia ai odare a me stesso una spiegazione dei moti vi che possono avere indotto il Governo, o, meglio, il comandante Cerrina-Ferroni, che è presentemente l'arbitro e il capo supremo della nostra azione in Arabia, a imporre cotesto blocco. E non avendone trovata alcuna, ed essendomi anzi, come dirò in seguito, convinto che il blocco-, è puramente e laCceilb«invsemplicemente negativo negli effetti che noi I p' dspupmnmccdvdaczlomti siamo proposti di ottenere, sono venuto persuadendomi come esso appartenga a quella categoria di mezze misure che formano una delle caratteristiche principali della condotta della guerra fuori dal teatro principale di operazioni ed alle quali noi finiamo per appigliarci quando dinanzi agli ostacoli ed alle difficoltà che sorgono pel compimento di un'azione, crediamo buona tattica di contentarci di effettuarla in parte soltanto. Il blocco infatti lungi dall'aver cooperato a mettere l'esercito di Yzzet Pacha in una posizione critica, lungi insomma dall'aver isolato il Yemen dal resto dell'impero è una misura che in ultima analisi non ha fatto e non fa che .irritare la grandissima maggioranza dell'elemento arabo, che è precisamente quello the noi vogliamo convertire alla nostra causa. E la ragione di cotesto d'^7tnt7neaativo'~viù 7fte~%onsi7«e^^^^ "^^t^im^S^^}^cua, poiché i piroscafi neutri riescono anco- Ara a giungere a Hodeida, sta precisamente nel fatto della nostra rinuncia a far seguire al blocco operazioni successive più energiche, più complete, più evidenti, che avrebbero dovuto rapidamente metterci in contatto con Said Idriss, dalla fortuna del quale dipende il buon successo della sollevazione arabica. Il lettore ha già compreso a cosa alluda l'azione energica, completa, evidente, èscc Ciò che bisognava fare Bisognava occupare un punto della cosi araba, o almeno le Farisan,non importa s temporaneamente o definitivamente. Camp; to della grande diplomazia quello di trovan la formula atta a persuadere l'Europa ci l'occupazione non poteva essere che tempo ranea e della piccola diplomazia coloniale, convincere gli arabi che sarebbe stata definitiva. Mi si obbietterà subito che l'occupazione dì-Moka o di Hodeida coinvolgeva delle difficoltà militari di primo ordine, ma a questa obbiezione io non posso che rispondere che anzitutto esse non sarebbero stati maggiori di quelle tripoline o delle altre che si sarebbero potute effettuare nella Turchia mediterranea, e che s"econdariav'ùntl lì 'irò- ««m/i „«./,h,vo .-i « „„ j- „. F getto arabico, il progetto di soUevazione ve-menitica, il proposito della minaccia intesJa costringere la nemica alla pace non pò- leva e non può sortire effetto sicuro cì^ii^ condizione di agire in quel modo. Vorrei sapere quando in Italia si finirà di foggiarci una Turchia come sarebbe comodo averla di fronte, come ci è parsa che dovesse essere. Said Idriss potrà aiv-.he fare dei miracoli, ma non bisogna dare ai suoi successi che un valore molto relativo. La grande maggioranza degli arabi d'Arabia gli è i ospite, ed egli è lontano assai dal possedere la virtù rivoluzionaria che dovrebbe mettere Costantinopoli nell'alternativa di far la pace con noi o di perdere con la Libia anche il Yemen. Said Idriss ha aggiunto sulla sua bandiera verde, al classico motto dell'Islam, « Idriss vali Illa », e cioè ch'egli è un sotto- inviato di Allah, ma che garanzia per l'av- venire gli possiamo offrire nói se non com- I pletiamo la sua azione con la nostra, tenen- ' do per lui i punti costieri o almeno le Fari- san, da dove potremo proteggerlo? Inoltre, perché tenere in non cale la convenienza di utilizzare la nostra superiorità sul nemico, portandogli via tutto. quello che gli possia- mo carpire pel diritto della forza? Gli arabinon tengono alle isole; impadroniamoci al-meno di quelle, non foss'altro a titolo di compenso parziale dei milioni che la guerraci costa. L'epoca degli assiomi del principio della guerra che riflettevano la pretesa cQn-venienza per noi di rafforzare la Turchiadopo l amputazione tripolina, sono divenuti assurdi. La Turchia è purtroppo un nemicoche non ha nessun bisogno di esser raffor- zato E, del resto, se il nostro scopo è quel- lodi provocare m essa a sovvertimenio co- m'e mai possibile conciliarlo con i propositi lmdi rafforzamento vaticinati dall'Italia inco ™™° à fprte, è necessa-}^. contrapporgli offese proporzionate aUa AW,a Potenza. In caso diverso, è inutile iniziare azioni, è dannoso illudersi di riuscire a nuocergli seriamente. L'Inghilterra gioca la Francia a Gheik-Said Dicevo dunque che il blocco non ha fatto che irritare gli arabi, il mondo commerciale di Hodeida, arrestare l'affluenza delle. a a ni e arovane dall'altipiano al mare e far voi ere verso Aden quelle che prima scendeva e salivano per le linee dal Yemen ai pori del Mar Rosso. Noi miravamo à colpire zet Pacha e il suo Corpo d'esercito, come e non esistesse una linea ferroviaria che ìalla Palestina conduce e Medina e che può "unire le risorse in armi ed armati della ■Siria, dèlia Mesopotamia e dell'Anatolia medesima. Non solo, ma se l'insipienza turxa è grande, non lo è però sino al punto di non aver avuto nel Yemen, nella, regióne Ila guerra eterna, rifornimenti r.otevolUì^j^per^non dire'iriipohhnii 'di materiate da guerra. E' nota la fama di espertissimo e valoroso del generale Yzzet Pacha. "Egli è stato compagno di armi con Guglielmo 11, ha prestato servizio nel suo stesso 'reggimento, quando il Kaiser era Principe ere aitarlo, egli è un perfetto ufficiale europeo, anzi, tedesco, è circondato per la grandissima maggioranza da una schiera di subordinati, frammezzo ai quali il tipo vecchio stile dell'ufficiale turco rozzo, ignorante, proveniente dalla truppa è un'eccezione. Yzzet Pacha ha provveduto ai casi suoi molto abilmente, ha messo il suo esercito, che sarebbe ingiusto considerare prossimo allo sfacelo, nel quale ci siamo affrettati a ritenerlo, in condizioni opportune per giovarsi dell'atteggiamento dell'Imam. Nella peggiore delle ipotesi, Yzzet Pacha rimarrà sull'altipiano lasciando che Said Idriss si impadronisca di tutta la costa, ed essendo sicuro che Yaya metterà le sue schiere a disposizione della Porta, qualora il ribelle tentasse di guadagnare le pendici dell'altipiano verso Sanah. Le risorse yemenitich» sono quest'anno cosi abbondanti in fatto di vettovaglie che Yzzet Pacha 1lun~fimofe"~8VWàttW'òffitnato~. mentavdo il blocco imposto da noi, avrebbe detto che gli inconvenienti si limitavano a vedersi ritardata la posta di una setti- drmLa E' a sua certissima conoscenza che l'Inghilterra, dando, se pure era necessario, un altro esempio della sua perfida politica di opportunismo, sta giocando un magnifico tiro alla quasi alleata Francia, riguardo al conteso territorio di Cheik-Said. Allarmata delle pretese alquanto idealistiche riesumate in Francia, ^qualche mese fa, all'epoca del bombardamento delle nostre navi di quell'estremo punto dell'Arabia meridionale, l'Inghilterra si è affrettata in queste ultime settimane a conchiudere coni capi indigeni di Cheik-Said accordi suggellati da una lauta rimunerazione in danaro. 1 quali accordi concedono all'Inghilterra di occupaj re la penisola di Cheik-Said quando piaccia | agli inglesi di occuparla e agli indigeni, - • min,accia" dLfl"™ occuPaiioni europee, di {reclamarla; Perchè -\reClamarla: ^rcne noi dunque esitiamo ad J°,CCUJ>a^ T* ° , C°f ° V", - la dl Moka' v.ers,° fl quale ?cr annl ed ^ i o i cnè dtssnLtlcncPdstmtdrnnvcndnon ha nes- 6: Egli, cbfn- "'retplzppndetpdCtpncrptce e ae a m, o- sci0 delle rinuncie espansionistiche che v- hanno caratterizzato la nostra politica em- stera da Adua alla conquista libica. Osser- il possesso della quale garantirebbe per sempre la stabilità dei successi di Said Idriss? Se occupassimo Moka Ma la convenienza del possesso di Moka si spinge molto al di là della semplice opportunità momentanea, è il primo passo di tutto un grandioso programma non nuovo per'nocche siamo per diritto la Nazione che, possedendo la vicinissima costa eritrea, deve avere nel Yemen l'influenza preponderante, ma dimenticato nel fa- - vate Ver un momento lo schizzo che ho trae- - ciato. Il 95 0/0 delle navi che attraversano , lo stretto di Bab-el-Mandeb, di Perim, predi ferendo di passare il canale fra l'isoletta o, inglese e la costa araba, navigano in vista a- : di Moka. Se noi facessimo di Moka un pori\t0 franco, in breve tempo riusciremmo a l-\farvi sostare tutte le numerosissime navi di cJw oggi sono costrette ad arrestarsi ad Aa]den< modificando sensibilmente il tracciato o \deue loro rotte vers0 l'india e Ceyloh.Ese n-,non ci decidiamo ad occuparla ora, che è a*necessaTÌOt non sarà certo dopo la pace che ti ' riuscirern0 a farlo. Per le forze necessarie o]a c0 iere VoccUpazÌone, abbiamo a nostra r- disposilione quel meraviglioso reservoir di l- ' M che è VAbissinia settentrionale e o- d indi { <gm ti i , ■ . . F lm\propugnò, non ascoltata che in parte, il re¬ ot a-clutamento e rtnwo di milizie eritree-abis- a™einTripolitana,md^^ i, si sarebbe potuto attingere numeroso contingente anche dall'Impero Etiopico. Ab- li | biamo Said Idriss dalla nostra parte, del \quale non dev'esser difficile neutralizzare il sospetto di future ambizioni nostre persuadendolo che l'occupazione è per lui un be- o rle.\ tneficio grande in quanto che mira a consolidare i suoi successi. E da ultimo se le nostre forze — ciò che non.oredo zrr. ci sembrano impari all'impre-\ sPdIccsddlpptrAdsv sa — occupiamo almeno le Farisan, per le! quali potrà bastare qualche compagnia. Concludendo, l'azione politica nel Yemen, cosi com'è condotta, minaccia di riuscire utile ai capi arabi soltanto, che han trovato un facile mezzo per attuare i loro propositi ambiziosi e di non essere, d'altra parte, fonte per la Turchia di imbarazzi tali da condurla dove noi vogliamo condurla. Noi abbiamo indicato a grandi linee, com'era nostro compito, i mezzi atti a trasformarla in una minaccia più grave, traendo in pari tempo da essa azione i vantaggi ai quali ci dà il sacrosanto diritto di aspirare la superiorità militare sulla nostra ostinata nemica. ARNALDO CIPOLLA sj