Le ricerche della Polizia romana per assodare l'esistenza del complotto

Le ricerche della Polizia romana per assodare l'esistenza del complotto Le ricerche della Polizia romana per assodare l'esistenza del complotto iPer telefono «Ua Stampa}. Roma, 17, notte. Superati i primi momenti di incertezza, le 'Autorità di pubblica slCUre22a delia capitalo vanno serrando le indagini intorno all'attentato del 14 marzo, come anche intorno alla preparazione, che si suppone fatta, all'estero, circa altri attentati da realizzarsi In Italia contro il Re o contro l'on. GioIUtl. Si tratta pero finora di elementi vaghi e incerti: ad ogni modo, le indagini della Polizia romana st orientano dopo l'incertezza dal primo istante in sènso logico e razionale. Le ricércho sono diretto a due soopl ben distinti : a mettere in luce tutte le circostanze nuove che possono lumeggiare l'ambiente è lo condizióni nelle iquall il D'Alba preparò l'attentato del 14 marzo, e a stabilire l'esistenza del complotto anarchico preparato all'estero e che avrebbe dovuto essere condotto a termine in malia, complotto anarchico che avrebbe avuto il suo centro di irradiazione nei nuclei anarchici svizzeri in rapporto con emissari del Gomitato giovane turco. I Ibi emissari delP'Unlone è Progrush,, Oggi si viene a sapere che i due emissari 'dal Comitato Untone e Progresso, di cui.si e tanto parlato, segnalati a Ginevra, e di cui si erano perdute le tracée, erano riusciti a penetrare nel regno. Uno del due, il macedone, era Bceso a Lugano e di là si recò, a Milano ad attendere il compagno. Questi si recò prima a Verona, dove fera munito da carte intestate a Pietro Becher, d'anni 23, ungherese. Lo stesso indivìduo, non si 6a sò nei giorni precedenti o seguenti al suo passaggio por ^Verona, fu a Venezia, dove fu riconosciuto per un nichilista russo, tale Michele Bocozovis. interrogato dalle Autorità, disse che^da [Venezia aveva intenzioni di recarsi a spezia: venne perciò dalle Autorità di Venezia segnalata la sua partenza alle ■Autorità della Spezia, ma in quest'ultima città iion venne ritrovato. Invece sembra che egli, recatosi a Milano, vi abbia incontrato il compagno, col quale parti alla volta di Genova. Là si separarono: 11 macedone parti per l'estero, l'altro 6i recò a Ventimlglla, dove venne riconosciuto per il nichilista ricercato alla Spezia. Il macedone, che è noto col nome di TasGU Bucerea Anastasio, si sarebbe incontrato lungo il viaggio con una persona patr tita improvvisamente da Roma ila sera del 7 corrente e, quando i due si separarono, \\ Bucerea, cambiando destinazione, si sarebbe diretto a una città del litorale Adriatico. Da Clivio si è allontanata Ieri mattina una persona diretta al Nord America in seguito a gravo malattia di persona di sua famìglia. Si supponeva che la partenza di questo Individuo non avrebbe avuto luogo che fra qualche mese, invece, inaspettatamente, egli ieri mattina è sceso a Blsuschio, donde è partito alla volta dì Milano. I due nomi che nella cronaca dell'attentato jìresèntemente sono i più frequenti, sono quelli del Buoerea e del Tacito. Quest'ultimo, come si sa, è stato arrestato e ora trovasi a Itegina coeli. Il Bucerea non si sa dove attualmente sia. Il Tacito è trattenuto in arresto, e certamente la Polizìa avrà buone ragioni per farlo. l n D'Albi In earcere Per quanto riguarda il D'Alba, egli è sorvegliato attentamente a Regina Coeli. Prima cura del direttore del carcere è stata quella tli far togliere ai vestiti del D'Alba i bottoni di metallo, facendoli sostituire con altri di osso. I bottoni di metallo hanno il margine Sfittile e talvolta è avvenuto che qualche detenuto abbia affiliato questo margine sul pavimento e poi abbia tentato di ferirsi. Inoltro, sono stati tolti i reclusi dalle celle attigue a uuella dove e rinchiuso 11 D'Alba, sicché questo si trova perfettamente isolato. Per tema poi che»illDPiAilbapotesse frantuma/re te-stoviglie della cella a servirsi dei rottami a scopo suicida, il direttore ha fatto togliere i recipienti stessi. Quaittro guardie carcerarie hanno l'ordina di sorvegliare attentamente il D'Alba. Ciascuno di essi presta servizio per quattro ore. rimanendo sempre dinanzi alla porta della cella ad osservare tutiti ii movimenti del detenuto. Nella notte, una lampada. Collocata sopra la mensolin» dello sportello della porta della cella, proietta la luce nell'interno della stanzetta, risch randola completamente, cosicché con la luce della lampada la guardia carcerarla di servizio, proseguendo a tenero l'occhio allo spioncino, può vedere sempre il D'Alba. Finora 11 malvagio si mantiene tranquillo e mangia con appetito la minestra e le pagnotte, che costituiscono il regime della prigione. La Seziono di Accusa ha poi ordinato che finora non gli sia concesso di uscire dalla cella e passeggiare nei cortili interni. Egli non ha domandato 1 libri e le riviste, che il cappellano di Regina Coeli presta ai detenuti, nè ha chiesto di scrivere alla madre. Non appena entrato nel penitenziario, il D'Alba è stato visitato da uno dei medici rlol carcere, che non ha riscontrato in lui, in un rapido esame, nessun segno caratteristico. Poi, il detenuto è stato visitato dal chirurgo delle carceri, che ha riscontrato sul suo volto "varie graffiature e contusioni riportate nella colluttazione avvenuta al momento del1 arresto. Le indagini sulle ultime ore libere del D'Alba Roma, 17, mattino. Gli interrogatori del D'Alba e di altri chiariscono i punti oscuri alla preparazione dell'attentato. Il D'Alba trascorse la maggior parte della giornata precedente all'attentato a casa. Teneva la rivoltella sotto il proprio letto all'insaputa della madre. Come abbiamo accennato ieri, nella mattinata di mercoledì si presentò al cantiere e disse al fratello dell'impresario che si sentiva male e chiese che gli venisse regolato il conto. Nella giornata di venerdì il D'Alba fu udito : esclamare emettendo un sospiro : .« Chissà dove sarò sabato! ». Nella sua mente passò forse la visione del delitto che andava meditando, e dell'ira furibonda della folla, dell'arresto, di Regina Coeli, di Campo Verano. Questa visione, durò poco. Prese cinque lire offertegli dall'impresario per una giornata di lavoro, accettò il suo invito ad un rinfresco che si preparava in onore degli operai, bevette qualche bicchierino di vermouth, mangiò qualche pasta e alle 19 si ritirò dirigendosi verso casa ove cenò con la mamma e si mise poscia a letto. Un'ora dopo dormiva saporitamente. Al mattino seguente indossò gli abiti da festa e che gli aveva confezionato per trenta lire il sarto Giuseppe Lattanzi, abitante in via della Polveriera, disse alla madre che si sarebbe recato allo sposalizio di un amico e uscì eia in. rivoltella in tasca. Si recò quindi in piazza del Pantheon, ove fu visto da qualche operaio di sua conoscenza. Là non trovò un luogo sicuro per commettere l'attentato. Tornò perciò sui suoi passi; fiancheggiò piazza Venezia entrò nel vicolo del Piombo e di là passò sul corso Umberto I, ove scelse un punto che meglio si prestasse al suo fine, ove non fossero cioè guardie in divisa, e che la Polizia aveva avuto il torto di trascurare malgrado fosse un punto importantissimo. Dagli interrogatori e dalle perquisizioni nulla è risultato a carico del dottor Tacito, il suddito rumeno ieri trattenuto in .Questura. E' risultato che egli ò amico del signor Burilano, cancelliere della Legazione rumena a Roma. Questi è assente dalla Capitale e gli è stato telegrafato chiedendogli informazioni precise. Dalla Consulta si sono chieste informazioni sul suo conto al Ministro plenipotenziario di Rumenta. Appena si avranno notizie, probabilmente, il Tacito sarà rilasciato in libertà. ' _ . Le preoaiusiotf della Polizia ' aoao ora *^?f d^ttina, ta occasione della gita dei ocPfcbrrsngdcecag| Sovrani al Sudario, il capitano Cassetta, coadiuvato da molti fra i suoi agenti, perquisì in via Nazionale, in piazza Venezia, una cinquantina di persone. Molte perquisizioni vennero eseguite nele abitazioni di persone sospette, in quartièri popolari. Perquisizioni furono pube operate dalla Polizia nelle abitazioni di anarchlci veri o supposti, di stranieri non conosciuti, non solo in Roma, ma in tutta Italia, e specialmente ad Ancona ed a Varese, ove ai crede sìa stato maturato uh complotto contro il Re e Toh. Giolitti. La Polizia si agita nel buio. Uno dei più abili unzionari della Capitale, che molto si occupa di tali ricerche, diceva: — Non abbiamo scoperto nulla; non abbiamo tino spiraglio di luce dei pretesi complotti; non ci isultano che chiacchiere. , , Il delegato Magaldi punito in seguito all'attentato Rema, 17, sera. Il trasloco del questore di Napoli ò stato eguito da un grave provvedimento emanato dal Ministero; la sospensione dal soldo e dall'impiego fino a tempo indeterminato del delegato Magaldi..Il Magaldi era addetto al commissariato di seziono Pendino. Sembra che appunto in questo ufficio sia stata presa visione della circolare segreta apparsa su qualche giornale. La circolare parlava di due russi che, transitando por Venezia, sarebbero andati a Napoli con l'idea di commettere un attentato. Ora, essendo la1 circolare venuta a conoscènza di un giornale e data in pasto alla pubblicità, è stata dimostrata la poca oculatezza con cui procedono i servizi di grande deicatezza che dovrebbero, per ragioni facili a comprendersi, rimanere segreti. Il Magaldi sostiene che non sia stato al commissariato di sezione Pendino che fu presa visione della circolare segreta, ma sia stato nvece il propalatore un agente di una dele squadre mobili della città. Le cause determinanti il trasloco del questore di NapoliRoma, 17, notte. La Tribuna cosi indica le ragioni del trasloco telegrafico ad Ancona del questore di Napoli corniti. Castaldi: « L'ultimo sciopero tranviario di Napoli' non valse certo a fortificare la posizione del comm. Castaldi mentre valsero non poco fortemente a scuoterla le agitazioni studentesche melile quali il questore agi con poca prudenza. Poi scoppiò lo scandalo della sottrazione del documenti dall'archivio della Questura e finalmente la divulgazione della famosa notizia riguardante gli anarchicl che torse fu quella che fece traboccare il vaso. Per quest'ultimo fatto fu mandato dal Governo l'ispettore generale di pubblica, sicurezza comm. Cavalli, che constatò come la notizia sia stata divulgata per indiscrezione e per dabbenaggine o per asinità di un delegato di pubblica sicurezza sulla cui scrivania un abile reporter ebbe agio di vedere la fotografìa dell'anarchico ricercato. In ogni modo, chi voglia conoscere le cause ultime determinanti il trasferimento del comm. Castaldi da Napoli ad Ancona le cercherà invano in un solo fattore, nè quelli accennati sono tutti, perchè vi ha anche concorso l'eccessiva arrendevolezza o benevolenza e forse anche compiacimento dimostrato a favore dì qualche funzionario che. avido di reclame, sorpassava ogni (limito di prudenza e di riguardo pur di sentirsi laudato in compagnia del suo capo dalla stampa p. Il rumeno arrestato sarebbe suddito ottomano Dieci stranieri trattenuti in Questura Roma, 17, sera. Il rumeno Tacit è stato mandato .nelle carceri di Regina Coeli. Prima venne lungamente interrogato dal cav. Ferrari, ispet tore al ministero dell'interno, ii quale hu preso la direzione delle indagini, e da altrfunzionari della squadra politica ed investigativa. Su questo interrogatorio però smantiene il maissimo riserbo. Pare che. la posizione del Tacit non sia abbastanza chiara e naturalmente s> cerca di allumi noria. Non risulta che il Tacit sia inscritto a partili sovversivi. La questura sta. lucendo un esame minuzioso di quanto è stato trovato nell'abitazione del Tacit si/:-so: libri, opuscoli, giornali, corrispondenza privata. Il preteso suddito rumeno si dico sia invece un suddito ottomano, e che si chiami precisamente Nicola Tacit e non Tacito. Alla legazione rumena i segretari della legazione hanno risposto che per divieto assoluto del regolamento essi non potevano accordare colloqui, nè fornire notizie ai giornalisti. Per quanto alla legazione dRumenia si mantenga il più rigido riserbo intorno alle notizie che possono riflettere isig. Nicola Tacit, sembra che i diplomaticdella simpatica ed amica Nazione, si siano ad un certo punto disinteressati del dottore Nicola Tacit, perchè sarebbe risultato non essere egli suddito rumeno, ma suddito ottomano. Intanto, sono stati trattenuti nei varicommissariati di Roma una diecina di stranieri, che non hanno dato sufficienti spiegazioni sul loro stato e la loro posizione. Così nella locanda Stelletta in Borgo è stato trovato e condotto al commissariato locale uno straniero del quale non si conosceva la precisa posizione, e al commissariato di Trevi è stato trattenuto un suddito americano, che si trova in identica posizione-