La sanguinosa battaglia del 12 marzo a Bengasi narrata dal nostro Mario Bassi di Mario Bassi

La sanguinosa battaglia del 12 marzo a Bengasi narrata dal nostro Mario Bassi La sanguinosa battaglia del 12 marzo a Bengasi narrata dal nostro Mario Bassi (Per telegrafo d'urgenza, via Tripoli) BEltOASI, 12 notte. Da Tripoli, 15. ere 10 (erganu) Giornata di battaglia, giornata ai vittoria l Nella notte, mentre mi accingo a 'descrivervi l'episodio glorioso, di tratto in tratto rimbomba ancora gualche cannonata che disperde i pochi gruppi di nemici -attardantisi per la pianura dopo la disfatta sanguinosissima. 10 penso che è su questo ritmo guerriero che debbo misurare t mici periodi. Nei giorni scorsi ebbimo una serie di attacchi parziali che oggi si sono rivelati come il preludio al violento attacco che il nemico ha oggi tentato. Nella notte Sai 10 all'll un gruppo di una cinquantina di beduini assalta (a ridotta 4, detta « Grande » e riuscì a tagliare i fili del telegrato che unisce questa ridotta con la ridotta di Fojat e la Caserma della ììerca. Già in un attacco delle notti precedenti il nemico aveva compiuto questa audacissima impresa. Il taglio dei fili telegrmflci concorda stranamente con il ratto del maltese nell'oasi delle Due Palme cui vi accennai nel mio dispaccio di pochi giorni fa. In seguito a questi attentati del nemico, ieri sera fu disposto che una compagnia del 57.o fanteria, comandala dal capitano Gritll, si imboscasse presso la casa Rossa (così detta pel suo colore) poco dietro l'oasi delle Due l'alme, estendendosi verso la ridotta di Fojat. La compagnia prese posizione dopo caduto 11 sole,. circa le ore 19. Silenziosi, isolati nell'oscurità notturna, rotta solo dai fasci luminosi del riflettori, i soldati attesero che il nemico avanzasse in modo da poterlo avvolgere c percuotere efficacemente col fuoco di fucileria. Difatti, verso le ore 23 il nemico avanzò muovendo all'attacco della ridotta di Fojat, che si difese con le sue artiglierie; ma la compagnia non stimò opportuno entrare in azione. Gli attacchi isolali e di poca importanza si ripeterono durante la notte e sempre là ridotta vittoriosamente li respinse col fuoco delle artiglierie e delle mltrag/lalricl. Gli attacchi all'alba Stamane alle ore 5,15, mentre le ombre della notte appena dileguavano ed in cielo impallidivano le stelle e la prima alba schiariva lforizzonte sul Gebel, la compagnia appostata vide uscire dall'oasi delle Due Palme numerosi gruppi di beduini. Essa aperse contro di essi il fuoco a una distanza di circa 400 metri. Poco dopo, al fuoco della fucileria che percoteva terribilmente ì nemici, si unì il fuoco delle artiglierie e delle mitragliatrici della ridotta V e della ridotta di Voial che.rivolsero contro l'oasi delle Due Palme il turbine devastatore delle loro mitraglie. . Intanto gli osservatori delle ridotte e l'osservatorio della caserma della Berca segnalavano forti colonne nemiche avanzanti rapidamente dalla gola di Elabiar, ove è il campo turco-beduino, verso il nostro fronte fortificato; e poco dopo un primo shrapnr.l turco scoppiava a circa cinquecento metri avanti la ridotta di Fojat, Tutti e sette i pezzi dell'artiglieria turca avevano preso posizione molto dietro Mohamed 'Scetuan, circa nello stesso luogo ove erano piazzati la giornata del 25 dicembre; e aprivano un fuoco abbastanza intenso contro di noi; ma i tiri erano eccessivamente corti e i colpi non giungevano a più di mezzo chilometro dalla linea delle nostre ridotte. Sullo sfondo purpureo e fulgente della serenissima aurora si vedevano gli shrapnels turchi scoppiare innocuamente, alti, sulla pianura dinanzi alle nostre opere avanzate. Mentre le artiglierie della ridotta « Grande A » e dalla.ridotta di Fojat, continuavano a battere l'oasi delle Due Palme, la batteria da assedio da 149, comandala dal capitano Olivetti, e piazzata nel Giardini inglesi, aggiustava i suol tiri sul cannoni turchi. Dall'osservatorio della Caserma della Berca, su cui sono riuniti, insieme con parecchi ufficiali il generale Amegllo e il suo Stato Maggiore, e da-cui si domina tutta la vasta pianura dal mare al Gebel, nella luminosità fulgida della mattina, si segue l'interessantissimo duello delle artiglierie. Gravemente minacciati dalle granate della nostra batterla da assedio, i cannoni turchi cessano il loro inefficace fuoco, e vengono ritirali fuori del nostro tiro. Intanto, perchè le batterie delle ridotte possano liberamente spazzare il terreno, la compagnia del capitano Grltti, dopo aver inflitte gravi perdite ai-nemico, annidato nell'oasi delle Due Pai me, ripiega verso l trinceramenti, proprio mentre nel cortile della Berca va ordinandosi il 4.o reggimento, pronto ad uscire, se le colonne avanzanti di lontano, minacciassero seriamente il nostro fronte. Mà'sU queste, arrestandone la marcia, si è già rivolto il fuoco delle batterle delle nostre ridotte, che, dopo avere lungamente battuta l'oasi delle Due Palme e il terreno circostante, indirizzano la fu ria degli shrapnels contro l sopravvenienti. Ora entra in azione anche la batterla da asse'dlo Chapuls, del fronte orientale. Tutta la nostra linea di difesa, dal mare, oltre la Punta Giuliana, a. Lago Salato, è in fiamme e flagella il nemico con una grandine di ferro. SI veggono lontano per la pianura le colonne di cavalieri e fanti e Deduini che muoveva no all'attacco, ripiegare e cercare un rifugio dietro i rilievi del terreno, oltre qualche erettone di roccia. Gli areoplani sulla battaglia Alle ore 7, il generale Amegllo detta un te legramma al Comando della Divisione, riassuntivo della situazione. Gruppl.di beduini sono in osservazione tra l'oasi di Gariunes e la piccola oasi della Quercia. Dietro l'Anarl si intravede l'appostamento di una colonna mi nacciosa. Pochi gruppi di beduini si spiegano Ira'Anari e Mohamed Scetuan. Numerosi altri gruppi, da venti a cinquanta uomini, sono sparpagliati sulla nostra sinistra. a Mentre il generale 'Ameglio 'detta questo telegramma, sulle nostre teste si librano due areoplani, altisslmt, nell'azzurro : un biplano tFarman* e un monoplano *BlèrloV*. Vengono dal prodromo del pozzi di Sabrl, e procedono rapidamente sulla pianura, dominando la battaglia. Li seguiamo lungamente con lo sguardo. Essi compiono un ampio giro sulla pianura; poi ripiegano verso nord, tornando agli hangars. Si è levato il vento, con interrotte raffiche violente. Il fuoco delle nostre artiglierie languisce col crescere del giorno. Il nemico ha accentuato il suo movimento di ritirata e i pochi gruppi che vagano dispersi per la pianura-non offrono un bersaglio degno ai nostri cannoni; 'Ancora po¬ mcttdsobQrddvdtt che salve che segnano per qualche momento quasi una ripresa di attività, e che coincidono con qualche movimento per cui il nemico scopre qualche sua colonna ripiegante, poi il fuoco tace. La giornata pare nita; solo dalla ridotta grande giunge ancora di tratto in tratto lo scoppiettìo delle mitragliatrici che disperdono qualche gruppo di bedunini sul limite dell'oasi delle Due Palme. Poi abbandono l'osservatorio della caserma della Berca, convinto che per oggi il nemico, così fieramente percosso dalle nostre artiglierie, non si farà più vivo. La seconda fase del combattimento Ma la battaglia era ben altro che finita: la sua seconda fase, la più importante doeva ancora cominciare! A intervalli di tempo quasi regolari, veniva dalla ridotta grande il crepitìo delle mitragliatrici e frequentemente il cannone univa ad esso la sua voce tonante. Verso le ore 11 i colpi si fecero cosi spessi che, pensando a un nuovo attacco, io mi avviai per tornare alla Berca. Per via seppi che un forte nucleo di truppe era uscito dalle trincee con Vintento di controattaccare il nemico tornato dopo fa prima percossa. A cavallo uscii anche io dalle trincee e mi diressi verso la ridotta di Fojat donde più intenso ■ giungeva il cannoneggiamento. A questo punto mentre io usciva dalle trincee, riapriva il fuoco dai Giardini inglesi anche la batteria da assedio del capitano Olivetti. Ero giunto in oista della casa Rossoni retrostante all'oasi di Fojat dove vedevo allineato un corpo di fanteria, quando un sibilo stridulo lucrò l'aria e una nuvoletta di terra si levò improvvisamente davanti alle zampe ael mio cavallo: assai prima che non me l'aspettassi ero giunto quasi sul campo della battaglia-, quella prima pallottola me ne recava minacciosamente l'annunzio. In mezzo alla battaglia... Raggiunsi il Corpo di fanteria; era una compagnia del 2.o battaglione del 57.o comandato dal maggiore Mezzano e costituente la riserva. Il resto del battaglione era disposto nei pressi, in attesa di ordini. Intanto sempre più rapido e intenso tuonava il cannoneggiamento dalla ridotta « Grande », dalla ridotta di Fojat, dalla ridotta n Roma» e dalle trincee, e al romòo di queste bocche da fuoco di posizione si aggiungeva quello delle batterie da campagna e da montagna disposte oltre la linea delle ridotte e si aggiungeva pure il fragore della fucileria che andava propagandosi oltre l'oasi delle Due Palme. Il picchiettio delle pallottole dell'avversario che si schiacciavano contro il muro della casa che ci proteggeva, cominciava a farsi frequente, quando giunse ai battaglione di riserva l'ordine di avanzare. Attraversiamo di corsa lo spazio di terreno scoperto intercedente Ira la casa Rossoni e l'oasi di Fojat, e ci inoltria- dntAiftipddcctdacathtsfmliengdpri mo rapidamente nell'oasi. In questa parie coltivata a giardini di cui sono stali abbattuti già da tempo i muriccioli di divisione tra le diverse proprietà, e le siepi di fichi d'india, procediamo Ira i rollami dei muri sotto mandorli e peschi di cui taluno già odorosamente fiorito, tra tronchi di palme basse dalle grandi foglie aperte a ventàglio. Qualche pallottola passa su noi strìdula, ronzando attraverso il frascame, piantandosi- nei tronchi con colpi secchi. Attraversata l'oasi ci ripariamo brevemente dietro II muro di una casa semi-battuta; poi avanzlamo in campo aperto. DI fronte all'oasi] dette Due Palme il battaglione si spiega In catena; gli uomini si gettano a terra. Slamo sul terreno centrale della battaglia. Un centinaio dt metri Innanzi a noi, tra noi e la prima linea combattente, è ritto, allo scoperto, tra il tempestare delle palle nemiche, il generale Amegllo, insieme con il suo Stato Maggiore e il capitano aiutante di campo, Oxllia e l'ufficiale d'ordinanza. Moretti. Dal punto ove mi trovo, presso la casetta, in cui è stalo stabilito il primo posto di medicazione della Sanità, posso abbracciare con lo sguardo nran parte dell'azione, che si viene svolgendo, e, giovandomi dt qualche rapida indicazione di qualche ufficiale che mi è vicino, ricostruire il concetto e il precedente sviluppo della battaglia. Verso le ore 10, poiché i gruppi di beduini battuti al primo mattino dalle nostre artiglierie andavano raccogliendosi minacciosi intorno all'oasi delle Due Palme, e altri nuclei riapparivano, aumentando continuamente, verso Auari, Guarscia e Mohamed Scetuan, il generale Briccola aveva telegrafato alla Berca al generale Ameglio se non credeva fosse il caso di uscire con forze considerevoli per compiere eventualmente un'azione controoffensiva oltre la linea delle ridotte, senza però oltrepassare il limile segnato dalla possibilità di essere efficacemente proletto dalle artiglierie delle nostre opere fortificate. Il piano dell'attacco Il generale Ameglio, ritenendo che forti dpffizmsgruppi nemici. fossero annidati dell'oasi' delle Due Palme {la quale sorge a poco Upiù di due chilometri fuori della linea delle.dridotte, circa a metà dello spazio di terreno! ] compreso davanti alla ridotta grande e alla ridotta di Foia!) aveva formulato il piano di attaccarli e di tentarne con rapida manovra l'accerchiamento. Formala una brigata con forze 'della 5.a e della 7.a brigata, ausiliat.e da un gruppo di batterie da campagna e da un gruppo di batterie da montagna e dal reggimento di cavalleria, era uscito ed aveva avanzato su Fojat, spiegando quindi le sue truppe nel modo seguente-, sulla destra, una colonna composta da due battaglioni del i.o fanteria e da un battaglione del 63.o al comando del colonnello Mocagatta, appoggiata dal gruppo dell''artiglieria da montagna, composto delle tre batterie De Uosa, Vannulelli e Otto, comandato dal colonnello Gajani; sulla sinistra, un'altra colonna composta di un battaglione del 57.o fanteria e di due afmcenanmsecstr dèZ'79.o al comanda del colonnello Deber nardis; al centro, quasi legame tra le due ali della fanteria, un gruppo di artiglieria da campagna formato dalle due batterie Modugno e De Rossi e comandalo dal maggiore Amenduni; all'estrema sinistra la colonna Debcrnardis doveva essere protetta da uno squadrone di cavalleria indigena {Sauari), col apitano Piscicela. Il reggimento di cavalleria, composto di due squadroni di « Piacenza » e dì uno di « Lucca » al comando del colonnello Borsarelli di Rifrcdo, doveva mantenersi priviti riparato dietro l'oasi di Fojat, quindi avanzare sulla destra. Seguiva un battaglione di riserva del 57.o fanteria, comandato dal maggiore Mezzano cìle doveva tenersi, insieme con la sezione di sanità da montagna presso la casa Rossoni, al di qua, come ho detto, dall'oasi di Fojat. L'azione, consistente in un'avanzata contemporanea delle due colonne sull'oasi delle Due Palme formante il centro di manovra, fino ad accerchiarla, doveva svolgersi inquadrata entro la linea della ridotta grande e della ridotta di Fojat. Verso le ore II le artiglierie delle posizioni e le artiglierie mobìli al comando tutte del colonnello Genovesi, avevano co minciato a battere con una grandine di shrapnels l'oasi delle Due Palme per snida- re il nemico mentre la fanteria e la caval Uria si manteneva sulle posizioni iniziali della battaglia. ^! Verso le ore 11,45, il generale Ameglio' aveva dato l'ordine alle due colonne di\fanteria di cominciare l'avanzata con il1 movimento accerchiante prestabilito, per cui, tendendo ciascuna verso i due limiti estremi dell'oasi, dovevano circondarla. Il nemico, che il fuoco delle artiglierie non aveva snidalo e che a questo fuoco ' aveva risposto con un fuoco di fucileria ' nutritissimo, aveva accolto i primi movi- menti delle nostre colonne avanzanti con scariche rabbiose. Turbini di mitraglia si erano scatenati sui nostri soldati che pro-'cedevano necessariamente allo scoperto con\sbalzi successivi. La fase decisiva L'azione è nella sua fase decisiva'. Da tempo le due batterie da campagna, girando dietro alla colonna di sinistra, che regolarmente e contemporaneamente a quella di destra, avanza, si sono portate all'estrema sinistra per allungare i loro tiri oltre l'oasi combattuta. Chiuso ormai nella terribile morsa delle due colonne, che avanzano circondando l'oasi, in cui si annida e che vanno sempre più restringendo il loro cerchio di ferro e di fuoco, il nemico 'si difende con la forza della disperazione. Si vedono.sul limile del palmeto, attraverso il fuoco e il fumo, apparire e sparire i biancheggianti barracani. Al limile sinistro dell'oasi sorge una casupola; poco più oltre si avvalla una fossa petrosa. I beduini si sono trincerati nella casupola e nella fossa e, continuamente decimati, non cedono alla furia del nostro fuoco e rispondono con scariche rabbiose che aprono più d'un vuoto tra le file dei nostri soldati; ma i nostri primi reparti sono giunti a una trentina di metri dal limite dell'oasi, che ora appare non di verzura, ma di fuoco, un vulcano balenante e tonante, un antro di morte. Un grido folle di entusiasmo si propoga per le nostre file, copre col tuono di mille voci il fragore della battaglia: è il grido delia vittoria, che suona agli ultimi dispe- Irati difensori dell'oasi suprema minaccia: • alla baionetta! Savoia! Savoia! •. 7 nostri soldati si lanciano innanzi con impeto irresistibile, attraversano di corsa l'ultimo spazio di terreno fulminato dalla fucileria nemica, che li divide dal limite dell'oasi; si abbattono su di essa, precipitano nella fossa, scalano i muri della casupola; è un duello corpo a corpo spaventoso di violenza e di morte. E intanto altre colonne salgono all'attacco a sostegno di quei primi nostri reparti. « Savoio! Savoia! «. Da tutti i lati l'oasi è presa d'assalto; i nostri fucilieri scalano i muriccioli, si internano correndo tra le palme; non un nemico può trovare via di scampo e mentre l'artiglieria batte la pianura retrostante l'oasi e la cavalleria ne chiude l'estremo limite destro, il generale Ameglio, saputo di avere a sua disposizione un altro battaglione di riserva, inviatogli dal comando, scaglia contro l'ultima ostinata resistenza beduina il battaglione del maggiore Mezzano* Raffiche di fucileria contro la bandiera della "Croce Rossa,, La battaglia era nel suo pieno quando il ^generale Ameglio fece avanzare sul fronte il battaglione di riserva, che io avevo rag- giunto alla casetta, in cui, come ho detto, i è stato stabilito il prinw posto di medicazione di sanità, che viene a trovarsi proprio dietro la nuova linea occupata dal battaglione di riserva e già ' accoglie pa recchi feriti. Il capitano medico Bedèi li .cura amorosamente. Padre Cerone tratto tratto esce allo scoperto incontro ai portaferiti; ammirabile di coraggio e di pietà li rianima con parole confortevoli. A un certo punto passano sulla casetta,, percuotono|fragorosamente contro i muri scheggiandone le pietre, insinuandosi in qualche interstizio, violente raffiche di fucileria. — Quei cani — grida il vapitano Bedèi — hanno veduto la bandiera della Croce Rossa e ne fanno bersaglio, fuori in mezzo al sibilar delle palle; sale in allo a togliere la bandiera sventolante sulla casa. L'oasi viene frugata in ogni sua parte: 'nessuno dei suoi .difensóri si arrende e nes- E slanciatosi \suno sfugge. Tutti muoiono sul posto, la 1 gioia per l'aspra conquista inebria t soldati. i quali fanno una clamorosa dimostrazione al generale Amegllo. L'oasi appare un orri-, bile carnaio: non si vedono che. cadaveri se*' minudi. bruitati di sangue, nelle pose spa-, ' smodiche della morte violenta.... La nostra ' cannonata, la nostra fucileria, la nostra baio netta lmp.no terribilmente vendicato i venti quattro morti che noi abbiamo avuto nel com battimento {tra cui quattro ufficiali) e l no'stTi sessanta ferttl Tutt0 u terreno è sparso \aì morH nemici. la sola l03S(lt cui h0 acce7U a e i nato, al limite sinistro dell'oasi, uè contiene circa un centinaio, e più di altri trecento se ne contano al piedi della casupola, dietro t muriccioli del giardini, nel folto del palmeto dell'oasi. Certo il nemico, che era avanzato con forze da tremilaclnquecenlo a quattromila uomini, si è ritirato con perdite che superano indubbiamente il numero di millecinquecento, di cui più di cinquecento morii, che è slato costretto ad abbandonare sul campo. Dato questo numero straordinario, dopo averne caricato sulle carrette giunte da Ben-: 'gasi circa un centinaio, bisognò abbandonate gli altri. Il ritorno vittorioso Il giorno avanzava; conveniva rientrare nelle trincee. E fù un ritorno trionfale: léj truppe sfilavano ordinate come ad una rivista, recando come trofei della vittoria fucili? pistole, cartuccere tolte al nemico. Quando il generale Amegllo giunse all'eri-', trata delle trincee, la folla dei soldati dt tutte le armi accorsagli incontro, lo* salutò con ungrida tonante di « Viva il generale Ameglio! » Un ferito si alzò sulla barella per fargli U saluto militare. Il generale Ameglio,, ritto sul suo gran cavallo sauro, c No ! gridò « Evviva il Re! Evviva voi! , « Evviva il Re! Evviva l'Italia! » ripete ill coro immenso dei soldati; e mentre il gene- Irate, accompagnato lungo tutta la strada da applausi, rientrava alla Berca, per gli accampamenti echeggiavano canti patriottici, canzoni della patria lontana. Splendido e U cader del giorno coi canti della vittoria... MARIO BASSI. L'affido principale telegrafico e telefonico militare di Bengasi tPo*• ubeitaiU Vi Dopi l'affido funebre sopra la tomba del cattati. del 68.0 fanteria al Pozzi di Sabrl a Bengasi