Homs dopo la conquista del Mergheb

Homs dopo la conquista del Mergheb Homs dopo la conquista del Mergheb ( Da ixii nostro inviato speciale ) HOMS, 6, marzo. \poSono giunto questa mattina, all'alba, In vi-, testa di Uoms, con una giornata meravigliosa. \ ern Il rosso discn del sole sorgente dal mare tm porporava limmenso orizzonte di azzurro cupo, mentre di. faccia a noi, verso la terra e la conta, andava dettagliandosi, nella luce mattutina, la minuscola cittadina bianca, quasi raccolta sull'estremo declivio dell'anfiteatro di alture, il cui tozzo domina il Mergheb. e sembrava, rosala, svegliarsi dal sonno. Gettiamo l'ancora tra due grossi piroscafi, che senza tregua, tra un. cigolare di grue, continuavano a scaricare nelle panciute maone casse di viveri e munizioni. Piti lungi, un oscuro e tagliente profilo di nave da corsa, la Città di Siracusa, vigila la costa est verso Lelidah, le cui rovine impalate di colonne si. irradiano lungo la spiaggia gialla e sabbiosa, solo lagnata dallo sprone di un molo romano, che avanza nel mare i ruderi di un antico castello fortificato. F.' da questa varie che sono provenuti parecchi attacchi di turco-arabi, perchè è in questa direzione che si staccano le strade di Mcscllata e di Slilen. i cui abitanti, noti per le loro qualità bellicose ed il loro fanatismo, formano uno dei nuclei delle forze arabe, che quivi si sono alleate ai turchi, persuase da Chefllk-bey, ex-Mutasscrif di Hams. Inoltre, dal fitto palmeto, che fa da capigliatura ad un'altra altura posta leggermente ad ovest delle rovine romane, provengono spesso molestie. Gli arabi, appiattali, approfittando della protezione delle piante e del. muretti, di tanto in tanto fanno degli esercizi di fucileria, altrettanto innocui, che noiosi, contro le tre nostre ridotte avanzate est, che precedono le linee di trincee, fino al ,27 febbraio occupate dall'B.o bersaglieri, ed. ora difese da un battaglione del Co fanteria. I pezzi, da 120, che hanno trasformato la Città di Siracusa, il rapidissimo piroscafo dulie Ferrovie di Stato, in incrociatore ausiliario, sono stati utilissimi più di una volta non solo a sloggiare i disturbatori, ma a tagliare l'avanzata nemica dal lato orientale. À terra... coi piedi di piombo La discesa, per un borghese, ad Homs non è cosa nè semplice ne facile. Quando, poi, ha toccato terra, il giornalista, avido di raccogliere notizie, annaspa in un reticolato di opposizioni, che mettono a dura, prova 11 suo buon volere e la sua pazienza. Non basta avere lo. regolare autorizzazione di sbarcare, ma è pure necessario che questa sia approvala dal generale Hcisoli, comandante della piazza. Quan do stamane ho presentato al maresciallo dei carabinieri, salito a bordo per verificare ì passaporti ed i permessi, la mia lettera di autorizzazione a recarmi, in Cirenaica, a cui Sua Eccellenza Caneva aveva aggiunto: Autorizzalo a sbarcare ad Homs, mi fu risposto : « Deve aspettare l'autorizzazione del Cornando ». Fu inutile insistere: tale era la consegna. La cosa però aveva questo di bizzarro: il piroscafo, giunto alle 6,30 del mattino, seguendo l'orario, avrebbe dovuto ripartire alle 10.. Per ottenere la famosa autorizzazione — dati i bassifondi, il. piroscafo dovette ancorare a quasi un miglio dalla costa — occorre fra andare e venire una buona oretta, il che equivaleva ad un rifiuto. Fortunatamente questa volta la mia buona stella mi. ha assistilo. Avevamo a bordo oltre 100 tonnellate di merce da sbarcare, e la nostra partenza venne rimandata a. questa sera a mezzanotte Quando giunse la famosa autorizzazione, pq tei finalmente sbarcarci terra. Qui mi venne immediatamente enumerata la lista delle proibizioni. Proibito di avvicinarsi alle trincee proibito di accostarsi al faro, proibito a prendere fotografie, proibito dì.... Non è facile riuscire a eluderle, perchè, appena muovo il passo verso il centro del villaggiolto, fedeli come ombre, due carabinieri si attaccano ai miei passi senza perdermi di vista un momento. 1 bravi militari cercano dì rendere meno importuna possibile la loro sorveglianza: quando mi arresto si fermano anch'essi, facendo finta di chiacchierare, quasi volessero darmi l'illusione di essere là per caso. Trovo la funzione inutile e li tolgo di imbarazzo: mi avvicino a loro e comincio a discorrere: sono emiliani ambedue, mi trovo quindi in terreno di conoscenza. Gli efletti della couquisia del Mergheb Ho trovalo per la via parecchi ufficiali, vecchie conoscenze d'Italia e di Tripoli, con essi ho potuto vedere qualche casetta, non. solo, ma ottenere parecchie informazioni particolari e preziose sugli ultimi fatti d'arme. Del resto ad Homs, non. è difficile, come a Tripoli per un nuovo venuto, rendersi conto delle posizioni nostre, le quali fino a pochi giorni fa ristrettissime, sono andate allargandosi verso sud. dopo la magnifica, giornata del 27 febbraio, che marcò la conquista del Mergheb. Fino a questa nuova prova del valore italico, la nostra occupazione stabile e definitiva si limitava alla città, e cioè a quel centinaio di casette bianche, rese ancor pia pìccole dalle strade inverosimilmente larghe: le trincee si addossavano alle case. Una avanzala si presentava difficile, dato che Homs trovasi quasi al fondo di una larghissima conca di allure declinanti. Compiuta la operazione, essa ebbe l'esito brillante di cui già conoscete ampiamente i particolari. Pasta un primo colpo d'occhio per rendersi largamente conto della importanza strategica capitale dell'alto dorso del Mergheb. Il Mergheb domina completamente la città ed è il posto culminante di quella colonna di. allure, che circondano Homs dal luta sud e sud-ovest. La sua. occupazione ha inizialo per la cittadina bianca un relativo periodo di tranquillità. Fino a che il. Mergheb era occupato dai nemici, non era raro sentire le palle giuri gerc Ut. città, mentre i due pezzi, da montagna, die i turchi avevano installalo ad una delle sue sommità presso i ruderi, di un antico castello romano, continuavano a mole starci con i loro shrapnels. Ormai, invece, il nemico al sud è stalo rigettalo all'indietro fino alla seconda linea di allure, divisa dal Mergheb da una vallata larghissima, dominata completamente dal fuoco delle nostre trincee e da quello di una batteria da monta gna e da due sezioni da campagna da 75 mentre della ridotte poste sul suo prolungamento completano la linea dì difesa sulla sinistra. Un attacco sul lato orientale è impossibile. Le trincee che si addossano alte case sono proletle da una difesa avanzata di ridalle, mentre il terreno quasi tulio scoperto trovasi battalo oltre che dal. fuoco della Città di Siracusa, da quello della batteria da 149 installata presso il faro. Il disperato tentativo nemico Del resto, la grandissima, essenziale importanza, della, perdita del Mergheb è stata ben compresa dai turco-arabi, i quali hanno fatto disperali, inutili tentativi per riconquistarlo. Infatti, dopo il. controattacco avvenuto nel pomeriggio del 27, che fu la seconda fase della sturici! giornata, essi hanno tentato nella notte scorsa dal 5 ni 6 quasi una sorpresa, la quale non ebbe miglior esito e segnò per noi una nuova vittoria. V appunto sopra questo nuovo brillante tatto di ormi che ho scnaserifefunosoalgiridcagrcolaNodi sunctumallintemdacoprnere6' taacdedavadacusivfiase40picitavemFufucodenoatzitrL'quadMsistdinimtaptisdsammtrmcostconnfr37straiCaieriddlasidsfGbdìsol'ieggi pdtilidcnGdiav(IbaNutpndbeimnslcnvctrtdcvlt potuto raccoglierà particolari in modo da po ter ricostruire facilmente l'azione. La notte era magnifica setto l chiari raggi lunari su- a l l e e i o à 9 o . a a r a o scitantt. ombre strane tra i palmeti. La giornata era stata calmissima e ì turco-arabi sembravano avere, almeno per il momento, rinunziato a qualsiasi nuovo tentativo di offesa. Contro l'usato, erano inancate le solile fucilate tirate da gruppetti Isolati, contro le nostre ridollc e i posti avanzati. Mentre i soldati dormivano, pronti però ad accorrere alla prima chiamata, le sentinelle tenaci vigilavano. Ad un tratto, verso le 22.55, in faccia alla ridotta, avanzata sud-est, che precede l'antica caserma imperlale'turca, provenienti da un gruppo di. palme sordi scoppiarono i primi colpi di Mauser. Immediatamente fu.dato l'allarme e le trincee sì gucrnirono di difensori. Non si trattava questa volta di. un gruppetto di disturbatori notturni: un furioso attacco su. tutta la linea andava poco alla volta delincandosi. I lampi sanguigni dei Mauser dei turco-arabi, installati nel. boschetto di palmizii, si moltipllcavano e la lìnea di fuoco si allungava fino a formare una merlettatura di lingue di fuoco senza, tregua, rinnovale, fronteggiami unto il nostro fronte est fino al mare. Dalle nostre ridotte prima, poi aneht dalle trincee fu iniziato un vigorosissimo fuoco. Il nemico avanzava sempre a gruppetti, procedendo a sbalzi, cercando un momentaneo riparo dietro i successivi ripieghi del terreno. Alla fucileria violenta del battaglione del 6' fanteria difendente la nostra linea orientale, non tardava ad aggiungersi il crepitìo acuto delle mitragliatrici ed il boato sordo dei pezzi da 120 della Città di Messina, che dal mare battevano di fianco l turco-arabi avanzantì. Quasi contemporaneamente i pezzi da 149 della batterla del Faro lanciavano alcune delle loro enormi granate. aWalto esplosivo, che scoppiando creavano qua e là delle fiammate vivide, brutali, di morte, Gli arabi, sempre avanzanti, erano giunti ormai a soli 400 metri dalle nostre ridotte avanzate, a poco pili di 900 metri dalla linea di trincee della città. II. fuoco di un tratto anziché di aumentare dì intensità, cominciò a diminuire, a diventare più rado, quasiché il nemico, visti imitili gli sforzi, si preparasse alla ritirata. Fu un breve intervallo. La pnerile illnsiono ili'improvviso', lontano furiosa scoppiò la fucileria e la sommità del Mergheb sembrò coronarsi di un cerchio di. fuoco. La tattica del. nemico si rivelava. L'attacco ad orìent non, era che una finta, avente per ìscopo di attirare verso questo picnlo la nostra attenzione, nella speranza, di farci sguernire le altre posizioni per rinforzare quella attaccata. L'obbiettivo turco era quello di approfittar di questa diversione per lanciare le sue forze ad un attacco disperato alla riconquista del Mergheb. Quello per il nemico fu una puerile illu sione. Le nostre posizioni, formidabilmente stabilite con trincee profonde, precedute dalle difese accessorie di fossi e di reticolati, munite di artiglieria, potevano dirsi del lutto imprendibili, e l'audace tentativo nemico era tanto più folle che per giungere alle nostre posizioni dominanti doveva inerpicarsi sotto ti, fuoco pej una china oltremodo rqpidà e-., scoscesa. Il semicerchio costituito dal Mergheb era difeso nel seguente modo: sulla sinistra i bersaglieri del 5" battaglione al comando del maggiore Penco, e del 12.' battaglione al comando del tenente colonnello Mosca, al centra, intorno ai ruderi dell'antico castello- romano, il primo bultagliose dell'io fanteria al comando del maggiore Di Giorgio, sulla destra gli alpini del battaglione « Mondovì », al comando del. tenente colonnello Arista. Infine, sull'estrema destra, un po' più all'indietro, ne, sull'estrema destra, un po' più all'isdietro, fronteggiando ad. ovest, un battaglione del 37* . Inoltre, sulla sinistra, si. trovavano installale due sezioni {i.pezzi) di. artiglieria da rampogna da 75 mm., e sulla sinistra presso ili alpini, l'eroica batteria da montagna De Carolis, il cui comandante si copri di gloria alla presa del Mergheb e doveva soccombere ieri all'ospedale di Homs in seguito alle ferite riportate in quella giornata. L'attacco inemico doveva svolgersi sopra due lati contemporaneamente. Una colonna di oltre un migliaio dì arabi, provenienti dalla, pianura sud-est. si, lanciava contro le po sizioni dei bersaglieri, mentre un'altra, forte di oltre duemila nemici, concentrava i suoi sforzi sopra il battaglione dell'SV del Di Giorgio c sopra gli alpini. I nemici per un buon tratto avanzarono strisciando, cercando dì passare inosservati e compiere l'attacco di sorpresa. La lampada accesa Un episodio curioso doveva dare luogo all'inizio del combattimento. Alla mattina di ieri un gruppo del genio, protetto dal battaglione alpini, aveva lasciato le trincee dirigendosi verso una pìccola altura, ove iniziò i lavori per una ridotta avanzata. La sera l'operazione non era compiuta e venne abbandonata. I lavori dovevano continuare al maltino. Il genio e gli alpini rientrarono nelle linee di difesa. Volle il caso che un soldato del genio lasciasse nella ridotta un lume acceso. I turco-arabi. vedendo la piccola luce, ornamentarono che la posizione fosse occupala. Giunti strisciando a trecento metri da essa, d'un tratto balzarono in piedi all'urlo di Aliali!, si precipitarono avanti, facendo una violentissima scarica di. fucileria. Nelle loro (Ile vi fu un momento di arresto, causato pròbabilmcnte dalla 'sorpresa, quando, giunti agli spalti della ridotta, li trovarono vuoti. Nello slesso tempo sopra di loro si. riversava una grati dine di pallottole, e la nostra batteria da montagna, entrata in azione, faceva piovere sopra l'orda avanzante i suoi shrapnels precisi. L'altura tonante - Un valoroso Contemporaneamente si svolgeva l'attacco della seconda colonna nemica sulla destra. Il b° ed. il 12" battaglione dell'ottavo bersaglieri e le due sezioni da montagna aggiungevano il loro clamore cupo al grande conceria di morie. Alle 1,30 sótto il cielo stellato nella notte lunare, la battaglia raggiungeva il massimo della sua intensità. La. storia svolgeva la sua. pagina di epica bellezza. Giù, giù declinando perso il mare, la fucileria contro le nostre posizioni, orientali continuava ancora vivace; in alto l'anfiteatro del Mergheb sì incoronava di bagliori di lampi, di fiamme; tutta l'altura sembrava grondare di. crepitìi, ,/j rombi, di boati. Nella cittadina bianca, quieta, solitaria, nella notte un soffio formidabile di volontà òslinalamente cozzante aveva creato un'aureola di guerra, il. clamore affievolito di. battaglia sembrava morire e nella lontananza andasse a lambire le vecchie pietre, le antiche colonne di Roma, rinascenti ntgilUpvmptcvutlpcgmrdcIomsrliirlapqppbmuOMsgrisqrpgn nella gloria "del suol pronipoti. Gli arabi continuavano ad attaccare furiosamente, inutilmente battuti, ogni volta, respinti dodici volte, e, con impeto ed audacia Incredibili, erano giunti, vicinissimi, ai reticolati di faccia agli alpini, i quali, freddi, calmi, continuavano a sparare senza tregua ostinati. I piccoli cannoni da. montagna lanciavano i loro proiettili scoppienti. Non avevano essi fors" un glorioso morto da vendicare? Le mitragliatrici installale al ruderi romani, acceleravano, il loro crepitìo in un crescendo acuto, laceraptc. Una di esse specialmente, manovrata dal caporale maggiore Natale, dell'SO" fanteria, aveva già ucciso parecchi nemici. D'un tratto, mentre il Natale volgeva la bocca del mìnucolo pezzo verso un gruppo assalitore, una palla dì Mauser passando traverso la feritoia lo colpiva in piena fronte ed il valoroso cadeva riverso, la faccia rossa di sangue rivolta al nemico. La retata dei cadaveri Alle 4 del mattino gli. arabi tentarono un ultimo sforzo; urlando e sparando si precipitarono all'attacco. Il primo gruppo raggiunse l reticolato, tentò di spezzare, di scavalcare le ragnatele di fili metallici c sopra di essi passò un soffio di morte. La fucileria ebbe un crescendo rabbioso. I piccoli pezzi da montagna urlarono insieme. Non uno tornò. Quarantasei cadaveri furono raccolti al mattino impigliati nel fili. I loro bianchi baracconi striali, di sangue, le loro facete scure davano loro l'aspetto di enormi, mostruosi uccelli da preda restati morti afferrati in una Ikoslruosa rete. Ormai la vittoria era nostra, oompleta, assoluta; dovunque il nemico cominciò ad esitare, a ripiegare in disordine, inseguito dal fuoco delle nostre batterie, che lo ricacciavano indietro giù dal declivio; poi nella pianura, di balza in balza. Qualche colpo isolato qua. e là. qualche piccola scarica, ultiini palpili e fremiti di una battaglia che muore. Nelle prime luci dell'alba fu la calma, il silenzio, alba di esultanza di vittoria. Il nemico aveva, lascialo sul terreno 92 morii. Le nostre perdile totali un morto e due feriti. ..Ecco la storia dì questa gloriosa giornata, quale me l'ha raccontata un ufficiale, che vi prese parte e che me la narrava con voce semplice e quieta. Mentre tornavo a bordo ed il battilo regolare del remi sembrava cullare il mio pensiero, non. ho potuto fare a meno ad un tratto di volgere di nuovo lo sguardo lag Oiù, dove solitarie si ergono le rovine di Leptis Magna. Mi è parso un momento che in un soffio dì brezza dalle vecchie pietre mi glun gesse un caldo alilo di gloria ieri sussurrante, risvegliato dalla gloria di oggi. H mìo cuore in sussulto ha' risposto-, ieri, oggi, domani sempre... Francesco Savorpan di Brazzà

Persone citate: Arista, De Carolis, Di Giorgio, Hams, Mauser, Penco, Quan