Il processo pel crack Bastogi

Il processo pel crack Bastogi Il processo pel crack Bastogi L'interrogatorio dell'ex on. Targioni „ (IVr telefono alla Stampa) FlrsuM, 11, Batte. Oggi è ÉBmlnclato per ila terza volta il processo Bastogi-Targlonl e compagni. Per questa ripresa però vi era oggi! una maggiore ar spettativa delle altre volte parche si sapeva doversi iniziare oggi irtntenrogazlome dell'onorevole Targioni, principale imputato tn que6to processo sensazionale, e la figura, che data la sua personalità politica, è seguita dal pubblico con maggiore Interesse e con la più grande curiosità. 'L'udienza si è aperta alle 9,45. Dopo una brave ramanzina del presidente per la poca sollecitudine degli avvocati e degli imputati, e dopo che l'ori. iMarchesano ha ringraziato i giudici ■ "alleghi che gii consentirono di compiere il suoi doveri di padre od hanno avute parole affettuose per lui, comincia l'interrogatorio dell'on. Targiont. L'interrogatorio dell'on. Targioni L'on. Targioni incomincia narrando come conobbe il conte Giovannangelo Bastogi. Spiega in seguito le sue condizioni finanziarie inquell'epoca, che dice non erano cosi misere, come si è detto, ipar impressionare il pubbli co <e i giudici. Egli in quel tempo faceva paxte di varie amministrazioni pubbliche ed era anche assessore a 'Prato. Narra del primo conti-atto concluso per sua intromissione tra 11 conte Giovannangelo Bastogi e .il dott. Cancrlni pei- l'acquisto da quest'ultimo del suo •palazzo e dei suoi poderi per la somma di 120 mila o 140 miQa lire. Il dottor Canorini gli fece poi fare altri affari importanti. Indi prosegue : « Una sera del 1896, il conte Bastogi abbandonò, senza che se ne conoscesse la ragione, 'l'Istituto dei Ciechi, se ne andò senza fare sapere nulla ad alcuno. Tre giorni dopo si sparse la voce che egli era fuggito in Inghilterra dopo avere lasciato, molti debiti ed alcune pendenze, e dopo che una Casa di Livorno gli aveva fatto un rilevante prestito. Uopo qualche tempo il conte ritornò a Firenze-, noi ci vedemmo e continuammo le nostre relazioni -di amicizia, quando una sera alla fine del 1897 ricevei un cortese invito di presentarmi aGlo studio dell'on. Muratori. Quivi trovai .il conte Gioacchino, al quale fui presentato. L'on. Muratori mi chiese che io mi adoperassi essendo amico di Giovannangelo ad eliminare un inconveniente scandaloso rispetto alla famiglia Bastogi. Io rieposi che non ini assumevo nessuna responsabilità; soltanto dissi che mi sarei prestato a dare del consigli. Io acquistai poco tempo dopo la clientela dei conti Medici Tornaquinci che si rivolsero a me essendo il loro patrimonio assai .avariato. Intanto furono scontate per conto del conte Giovannangelo Bastogi due cambiali pressò .la Banca di Firenze. Posso dire che i miei affari col conte Giovannangelo datano dal 1899 con una operazione di 100 mila, lire ad un anno ai 5%. Per questa operazione 11 conte Giovannangelo mi dette 9 mila lire. A quella si succedettero altre operaziorii, perchè quando il conte Bastogi aveva bisogno di denari, bisognava trovarglieli! in qualunque modo. Cosi essendosi sparsa la, voce di bisogni urgenti, non mancavano persone che venivano ad offrirsi. Per un altro affare di 100. mila l'ire, non essendo io riuscito a trovare il denaro che occorreva al conte, questi, mi mostrò un certo risentimento. A questo periodo dì tempo risalgono appunto quelle mie lettere che son allegate agli atti e che voglion essere elementi di accusa. Sulla villa di una certa signorina LauraBonelll vi era una ipoteca di 27 mila lire, ed il conte voleva che fosse tolta. Siccome io non riuscii a persuadere a ciò l'avv. Faibbrini, che si interessava della cosa, cosi 11 conte Giovannangelo fece di ciò un carico a me. Poi venne la graduazione delle cambiali Medici Tornaquinci, e per questo io ebbi dal conto un--; altro richiamo. 'Bisogna" considerare che' quando io assunsi 'la clientela del conte Bastogi, io dovetti abbandonare tutti gli altri affari. Bisognò che io tenessi dietro a quelli del conte Giovannangelo. Perciò non essendo riuscito in quelle operazioni ed in quegli affari che il conte mi aveva (raccomandati caldamente, per timore di perdere così la sua amicizia, io fui indotto a scrivere quelle lettere in tono dimesso e supplicatlvo. Quando il conte tornò da me, egli si mostrò il solito amico. Ormai la burrasca era passata e rientrò in noi due la pace. Il conte non ani ha mai parlato di quelle lettere, non mi ha mai accennato che esse dovessero costituire documenti della mia disonestà. Io non mi sono mal appropriato dei denari del conte Bastogi. Sarò stato un trascurato, ma niente di più. Del resto confido ancora che il conte Bastogi finirà con 'l'ammettere che quelle lettere si riferiscono a quei quattro affari. Nel 1902 - prosegue l'avvocato Targioni - ebbi occasione di ricorrere al Bastogi per un certo mio affare, per l'acquisto dei beni Fritteli], che io comprai per 142 mila lire. Pagai 37 mila lire accollandomi una ipoteca di 100 mila lire dplla signorina Hìbbe- Non avendo i mezzi, necessari, chiesi la garanzia del defunto signor Catelli. Quando arrivai per portare i denari, pagai, come ho detto, 17 mila lire soltanto. Codesta tenuta aveva una villa collo caia in una posizione amena. Allora cominciai a pensare che cosa dovevo fare di quei beni, e fu cosi che mi misi a modificare la villa, che già era costruita, tanto più che fin da allora avevo in mente di fabbricare una villa non per me, perchè è Lene che si sappia che io la villa già la possedevo perchè ereditata da> mio'padre, ma volevo costruire quell'altra per una speculazione. ■L'udienza è teita e rimandata al pomeriggio. Nell'udienza "'pomeridiana, parlando della villa a Calenzano, il Targioni afferma come si cominciò a fantasticare che la villa costasse alcuni milioni, « ed io — dice il Targioni — non avevo alcuna ragione di smentire tale voce, che dava maggior pregio alla villa che 10 volevo vendere. Ma ecco quanto io ho speso : 100 mila lire per la cappella; 190 mila lire per gli accessori; 100 mila lire per le decorazioni; 75 mila lire por il mobilio. E da queste somme vanno poi detratte le passività, poiché, quando avvenne il crnck Bastogi, io rimasi schiacciato per una somma di 835 rfiTla lire per firme di favore che avevo messe sulle cambiali del Bastogi. Dunque queste 835 mila lire — aggiunge l'imputato — le ha mangiate 11 conte Giovanni Angolo, che ha avuto il denaro delle cambiali scontate. « Il 3 dicembre 1902 si presentò a me il conte Giovanni Angelo, in compagnia di due signore dell'aristocrazia, MI fu detto che per il 31 dicembre occorrevano due milioni e mezzo, per l'acquisto di una tenuta e che questa somma I:jI occorreva ad ogni modo perchè già era stato firmato il compromesso. « Non ci puoi essere che tu per rimediare questo affare » mi disse il conte Bastogi. Io mi misi subito in moto per trovare il denaro, e tanto feci che il 31 dicembre sul mio tavolo erano pronti i due milioni e mezzo, e la tenuta fu pagata. Fui ringraziato ripetutamente e compensato con 1.mila lire. « In questo processo si parta di avvoltoi, dsciacalli, di strozzini. «E' vero che quando il conto si trovò coll'acqua alla gola, fu consegnato agli strozzini di varie gradazioni, ma io dichiaro d'avefatto affari solamente colle Banche e cogli Istituti di credito ». Il Targioni parla poi di un altro affare, ciodella operazione Cateni. Il Cateni concesse un mutuo di 400 mila lire. Egli sborsò il' denaro al sei per cento con cambiali ad un anno, e con la restituzione dopo cinque anni. Delle cambiali fu lasciata in bianco solo la datama fu fatto contemporaneamente un atto in doppia copia. L'operazione fu fatta al 20 aprile 1901. ed il 'O. aprile 1805 il mutuo fu rinnovato per altri cinque anni. L'operazione Catenè andata avanti pagandosi ogni anno 24 mila lire di interessi. — Per tale affare il Bastogi mi compensò con 16 mila lire, ed ogni anno ricevetti una regalia. Si è detto che queste 400 mila lire le ha, ingoiate il Targioni — dice l'Imputato — ma il denaro lo ha avuto proprio il conte Giovannangelo, e non si sa come lo abbia finitomentre sono rimaste le cambiali, alle quali io ho dovuto provvedere per uscire di mezzo. Il Targioni risponde poi ad un appunto deP. M. e del giudice istruttore, che gli rimproverarono di non aver dato subito il rendiconto della sua gestione — Io sostengo — dice l'Imputato — di non averne nessun obbligo, dal momento che rendevo i conti delle operazioni volta per voltaIncominciano le contestazioni fatte dal presidente al Targioni. Nell'aula la folla del pubblico è aumentata. Il presidente dice: — Questa mattina lei ha dato una versione sulle circostanze nelle quali conobbe il Bastogi. Invece negli interrogatorii precedenti ella disse che difeso il fratello di una signorinae che il conte Bastogi venne poi nel suo studio per ringraziarla. Targioni. — Se ho detto questo ho equivocato. 11 fatto esiste, ma la causa fu discussa in altra epoca, e cioè nel dicembre 1896, alla Pretura di Piacenza. Presidente. — Lei dice che il primo affare fatto col Bas'fogi fu la cambiale di L. 100 mila a favore "del marchese Medici, n conte Bastogafferma che egli fece un affare di 50 mila lire per l'Istituto df>l ciechi. L'affare fu concluso dietro lo sue continue pressioni, poiché pare che lei pregasse il conte (Bastogi affinchè le offrisse il mezzo di guadagnare qualche cosaQueste 50 mila lire divennero poi sempre, a detta del Bastogi, 400 mila in poco più di un anno. Targioni. — Il conte Bastogi può dire quante bugie vuole. Ripeto che il primo affare fu di 100 mila lire. Bicordo che i denari furono portati nel mio studio da un vecchio mastro di casa. Presidente. — Il conte Bastogi dice che sera già costituito un giro di cambiali tra loro quando il conte senatore Pietro Bastogi volle pagare tutti i debiti del figlio. Targioni. — Non ho mai saputo che il conte Pietro Bastogi volesse pagare i debiti del figlio. Io seppi solo di un mutuo di un milione fatto con certo signor Coop, allo scopo forse di pagare questi debiti. Presidente. — Il conte Bastogi dice anche che il denaro del mutuo Cateni fu consegnato a lei. Targioni. — 11 conte Bastogi dice sempre così. Invece lo prese proprio lui, obbligandosa far fronte ai pagamenti delle cambiali. Spagò per una o due volte; poi le cambiali rimasero insolute. . Si passa quindi a discutere le lettere scrittdal Targioni al Bastogi. Alcuni punti delllettere dicono : « Non tento di discolparmichiedo perdono, in nome dei miei poverbimbi ». L'avv. Marchesano interrompe: — Ma queste lettere non hanno alcuna importanza. P. M. — Lo dice lei. In un'altra lettera si dice : « 'Mi riformeròMuterò registro! Di tutto questo ho chiesto perdono ». Ad un tratto l'on. Targioni scatta: — Di queste lettere si è voluto fare un uso inqualificabile: accusarmi di appropriazioni indebite è sopercheria. Qui nasce un battibecco fra gli avvocati o gli imputati; il presidente interviene, e si seguita nelle contestazioni, alle quali il Targioni ri?nnniie. sempre con energia. L'udienza viene rimandata a domani, e ra sala si sfolla fra numerosi commenti.

Luoghi citati: Calenzano, Firenze, Inghilterra, Livorno, Piacenza, Prato