"Cose dell'altro mondo" al Politeama Chiarella

"Cose dell'altro mondo" al Politeama Chiarella "Cose dell'altro mondo" al Politeama Chiarella Da qualche tempo eravamo «enza notizie dell'altro mondo. Eh si che non passa giorno senza che un qualche creditore troppo seccante 6la mandato in paradiso dal proprio debitore, o senza che un qualche artista Invìi all'inferno qualche • sritlco troppo esigente. Ma, a quanto pare, costoro non hanno l'abl tuiiilne di tornare per d^rcl quel che accade fuori di questa povera terra. Cosi dobbiamo essere grati ad una giovine e valorosa .triade, già cara alle scene drammatiche italiane, se ieri Sera potemmo Analmente avere qualche notizia Intorno alle cose dell'altro mondo, o ved-ore almeno che figura vi fanno alcuni fra coloro che In terra, o per un verso o per l'altro, i vogllon che lor fama Intorno s'espanda». Come la cosa sia andata non so bene. So che ci si misero attorno di buona voglia 1 nostri studenti!. E quando la gioventù vuole è come se una donna volesse. La riuscita è novanta volte su cento sicura. Nino Berrtni. Sandro Camaslo * Nino OxiUa, per condurre a traverso i misteri dell'» al di là » il pubblico, che gremiva Ieri sera il politeama Chiarella ed era elegante assai, ovunque l'eleganza è di parmmaUca, scelsero la fowna della rivista. Una rivista In quattro partì, di cui la prima si svolse alla Capponclna, la seconda nell'inferno, la terza In purgatorio (o meglio In una farmacia!) e la quarta in paradiso. E non esitarono a chiamare in loro aiuto morti è vivi : dal gran padire Alighieri, ancora ridotto a scopare gli appartamenti della villa del l'« imaginifico » a Sem Bonelli; dalle due Gra•natiche a Tina di Lorenzo; da Turati a Bevione, a Barzlnl, a venti altri. E naturalmente non fu trascurato 11 padrone della mello naia, sotto le spoglie di Girano. Che còsa ne venne fuori è facile immaginare. Un cumulo di scene bizzarre; di arguzie molte volte felici. Ma non ciò che ognuno di gran cuore si riprometteva: la trovata fondamentale. Se almeno non si vuole avere per tale la comparsa della donna velata, che Ci rano si tiene gelosamente accanto, e che al l'ultimo si scopre, in un fulgore di maestà divina. Ira l'Irrompere di inni patriottici e la fiammante comparsa delle fatidiche camicie garibaldine: ' l'Italial Del resto ogni sforzo del nostri autori in questo generò d'arie sembra oramai vano. L'ombra di i Turluplnelde » si stende - ovunque, e sombra col saio impero rendere timidi e schiavi coloro, che si immergono In essa. Cosi assai più nella festività e nella grazia del piccolo episodio, che non nella originalità, noi dobbiamo cercare una qualche capione di compiacimento. E ciò senti ieri sera Il pubblico. Parve ad esso di vivere in un momento di vita rinnovata della arguta fantasia di Renato Simoni. Rise spesso; si diverti; quella grande onda di simpatia e di festività, che non si scompagna mal da ogni rappresentazione studentesca, giovò forse non poco al caloroso successo, E più non occorre ricercare. Dei quattro atti certo è migliore 11 primo. La vendita dei libri non plagiati ancora dal D'Annunzio, e del San Sebastiano, due volte martirazzaio, una negli antichi tempi, l'altra a Parigi nella tragedia del divo; la comparsa delle due Gramatiche; la danza dei biglietti da mille lire; la partenza per l'inferno, e via via una quantità di motti graziosi e di scenette gustose non lasciano il tempo dd soffermarci troppo su ciò, che è meno originale nell'insieme. Ed ancora nel secondo atto, per quanto meno organico,. per quanto più affastellato di episodi, sènza alcun nesso tra loro (e ciò, del resto, consente 11 genere trattato) cono vive tracce di festività e di arguzia. Ma le due ultime parti sono troppo povere e scucite, e si direbbero messe giù In grande fretta. Ed è peccato, se anche la menda non sia irrimediabile, almeno per l'avvenire della rivista. Sono dunque «bona mista malis». Ma lo scopo è tri sostanza' ottenuto. Perchè il pubblico rise sovente; spesso applaudi con spontaneità e con fervore, specialmente el chiudersi di ogni atto. E si vollero anche alcuni «bis», fra cui quello dell'indovinato ballétto dei biglietti da mille; del Kirie studentesco, e dell'apoteosi 'finale. E l'applauso degenerò spesso In inutile violenza di persistenti clamori. Ma come porre un'argine all'erompere vivace di un pubblico, in grande parte composto di studenti? . Conviene aggiungere che gli autori trovarono degli Interpreti eccellenti. Chi mai avrebbe osato augurarsi tanto brio, tanta sicurezza, tanto affiatamento sulla scena? Ognuno diede interamente sè stesso al desiderio di una vittoria. E noti era facile il compito! Alcune macchiette parvero veramente indovinate e rese con signorile buon gusto. L'ora inoltrato non mi consente di attardarmi in particolari, nè di accennare a nomi, che d'altra parte nella bontà della concertazione in genere potrebbero suonare ingiustizia per altri. Ritornerò d'altra parte su queste rappresentazioni che promettono altre sere gioconde, e più serene. Non credo peraltro di tacere eln d'ora 1 nomi del Dezzutl, che Ideò i costumi con bella fantasia e con notevole eleganza; del Bini, che ci diede due bel scenari; dello Strocco, che curò le danze. E la musica? Ali! la musica avrebbe dovuto essere anch'essa dell'altro mondo. Ma preferì di rima nere attaccata a questo. E cosi udimmo, strumentati con garbo e bene adattati alle situa aloni, motivi di operette e di opere serie, e qualche breve pagina originale, bastevole per umorismo a farci rimpiangere che i maestri... (zitti, che non vogliono essere nominati!) sia no stati cosi avari di cose proprie. Diresse l'orchestra il dott. Adolfo Cantù. E chi sa con quanto zelo e con quanta pazien za e spirito ci abnegazione questo maestro di Iettante dia l'anima sua alle piccole, come a piti notevoli cose, non meraviglierà se affermo che l'orchestra filò bene, come filarono t cori Stasera di « cose dell'altro mondo » si avrà la seconda rappresentazione. E sarà certo un nuovo successo per gli autori e per 1 140 ese cutorl.

Luoghi citati: Parigi