La quotidiana azione guerresca intorno a Bengasi

La quotidiana azione guerresca intorno a BengasiLa quotidiana azione guerresca intorno a Bengasi bi«enosrnvspecanirenaica) gire tra le tob U di ti dde gli nostri ifti BENDASI, 27 febbrai». 24 febbraio. Con speciale ordine del giorno, in data di ieri, questo Comando ha comunicato alle truppe del presidio il plauso unanime della Camera dei deputati e del Senato per l'Esercito e l'Armata operanti in queste terre. Il saluto delle due Camere era stato trasmesso a Bengasi, come agli altri centri della Cirenaica, per mezzo di radiotelegramma, la notte dai 22 al 23. Esso è stato accolto dal Comando e dalle truppe con schietto vivissimo entusiasmò. Il generale Ciancio Anche l'altra notte è giunta da Roma, radiotelegrafata a Tripoli e di là trasmessa a Bengasi, la notizia che il generale Ciancio, giù! comandante qui la brigata formata dal 57.0 e 'lai 79.o fanteria e la difesa dal settore B, era stato nominato capo di Stato Maggiore dell'Armata della Tripolitanla e Cirenaica.; e contemporaneamente l'ordine al generalo stesso di recarsi Immediatamente a Tripoli. 11 generale Ciancio era stato in questi siorni, come già vi scrissi, in missione speciale a Derna, e durante la sua assenza il coniando della brigata era stato assunto dal colonnello Rossi, e la direzione della difesa del settore B dal generale AmegHo, comandante il settore C. Tornato Ieri mattina da Derna, il generale ha appreso la notizia del mio trasferimento al Comando di Tripoli; e oggi stesso ha preso congedo dalle truppe da lui dipendenti, salutandole con affettuose paiole e incitandole a continuare gloriosamente in quelle virtù militari, fatte non meno di calma paziente che di slancio eroico, di cui hanno dato e danno ogni giorno cosi alta prova. Uomo nutrito di studi, pacato e forte, il generale Ciancio non porterà, con la sua nuova qualità di capo di Stato Maggiore di quest'Armato, alcuno spirito di precipitazione e anche solo di acceleramento forzato delle operazioni militari: ho ragione di credere che egli porterà uno spirito di ponderatezza e di prudenza, quale sopratutto è consigliabile nelle circostanze presenti della conquista, quale è anche giustamente nelle direttive cosi del Comando generale di Tripoli come di questo Comando di Bengasi. In altre parole il generale Ciancio, saggiamente, non presta e non presterà orecchio a qualche vóce impaziente che giunge dall'Italia e che a torto accusa di poca attività l'armata qui operante; e in questo egli si trova d'accordo con tutti i suoi colleghi e con il generalissimo. Che qui si lavora, assai, più ohe in Italia non appajà; e se la preparazione d'usa fase decisiva della guerra è lenta, si è perchè essa vuole e deve essere piena e sicura. Il primo soldato indigeno caduto Lo squadrone dei Sauari, in formazione, al comando Idei' capitano Pisciceli!, che, come vi scrissi, ebbe il battesimo del fuoco compiendo insieme con i cavalleggeri « Piacenza» e coi cavalleggeri « Lucca > la prima 'demolizione dell'Auari, Ita' avuto un soldato ucciso, il giorno 22, in una ricognizione all'oasi di Suani Osman. Un plotone dello squadrone, comandato dal gabdsemdtrfpppcvAltcLtsuadvcpnc3sdccdevsudtsGvdptnqfstgEinpsvzddoltenente Caracciolo di Castagneto, era uscito ;uper una ricognizione eoe aveva per .meta;cl'oasl di Suani Osman, ove i Sauari interi devano anche fare raccolta di' foglie di palma, di cui essi si valgono ingegnosamente per costruire 'le capanne del loro caratteristico accampamento, che sorge sulla riva del mare, presso i pozzi di Sobri. Il plotone avanzò rapidamente, fuori della linea delle trincee, spingendo innanzi, a duecento o trecento metri, come conviene, due uomini di punta. Questi due cavalieri di avanguardia erano giunti, senza avvistare alcun gruppo di nemici e senza notare nulla di sospetto, al limite dell'oasi di Suani Osman: quando dal fitto del palmeto, improvvisamente, parti una scarica che li colpì in pieno. Uno dei due cavalieri vacillò sulla sella, poi, .insieme col cavallo, stramazzò a terra, l'altro fece appena a tempo a volgere il cavallo e a fuggire verso il grosso del plotone, che altre scariche lo inseguivano, fortunatamente senza colpirlo. 11 tenente Caracciolo fece avanzare il plotone; e con esso, pochi momenti dopo, giungeva sul luogo ove il Sauari era oaduto. Nel muclcgdaqfirgdpddfipbrevissimo frattempo", i beduini; che, apposta- j dti in agguato nell'oasi, avevano sparato contro !11 due cavalieri quasi a bruciapelo, avevano; tpreso al caduto il moschetto e la cartucciera : ne l'avevano a metà spogliato; anche avevano spogliato il cavallo, colpito anch'esso da al- ' acunl proiettili, della sella e della briglia; ed erano fuggiti, disperdendosi e nascondendosi dnel fitto dell'oasi I compaghi raccolsero il caduto: era ferito cda tre proiettili; ma al tenente parve ch'esso respirasse ancora. Fu caricato con ogni curai su di un cavallo; e il plotone tornò verso le ! su <n un cavano; e u plotone trincee. Ma al primo posto di medicazione, l'inficiale medico non potè che constatare la morte del povero soldato. Il suo corpo fu riportato all'accampamento: era il primo dei Sauari caduto con la divisa del soldato italiano: fu sepolto secondo il rito della sua religione, con gli onori militari. Una cattura L'altra sera, vale a dire, il 28, i carabinieri compirono un'importante e pericolosa operazione, uccidendo un contrabbandiere e ferendone ed arrestandone tre. 11 Comando dei carabinieri era stato informato da una spia che quella sera alcuni uomini armati dovevano raccogliersi nel Cimitero, presso il Faro. 11 Cimitero sorge su un rilievo del terreno oltre i quartieri indigeni della catto, a breve distanza dal mare, presso il luogo ove è la piccola torre del Faro. Al centro del Cimitero, secondo l'uso, è la tomba di un marabutto, una piccola costruzione di forma quadrangolare, col tetto a forma di cupola: intorno, tra il verde dell'erba, biancheggiano le pietre tombali, rivolte tutte in un senso, come i corpi che ricoprono: ad oriente, verso la Mecca. La sera era serena, fulgida di stelle: una sottile falce di luna crescente ascendeva sul mane, spandendo un fioco albore, mettendo lunghe ombre nere a ridosso delle osse, oltre ogni asperità del terreno. Quattro carabinieri, comandati dal tenente Coro, quello che il mese scorso già due volte scampò a due attentati di arabi fanatici, che gli tirarono contro, a tradimento, avanzarono cautamente in perlustrazione verso il Cimitero. Erano giunti presso il muricciolo, alto poco più di un metro, che chiude da un, lato il Cimitero, quando videro qualche ombra, che strisciava accanto .al marabutto. Evidentemente, gli individui, che si erano dato convegno nel triste luogo, si erano accorti del1 approssimarsi di una pattuglia, e tentavano nascondersi e fuggire. 11 tenente Coro gridò il «Chi va là?». Gli rispose una scarica di fucilate; e accanto a lui un svilite cadde ferito. I carabinieri, scavalcato U muricciolo, si slanciarono innanzi, sparando i moschetti contro quattro individui, che si vedevano fug- rl' nmtlcz gire tra le tombe. Uno di questi oadde; gli altri, appostatisi dietro qualche pietra tombale, continuarono a sparare. Poi tentarono di riprendere la fugai ma li raggiunsero lo scariche dei moschetti doi nostri carabinieri, e 11 fermarono l'un dopo l'altro, quale al limite del Cimitero, quale poco oltre. I carabinieri furono, correndo, sopra i caduti: uno di essi, ferito non gravemente, tentò un'estrema, disperata difesa; ma fu subito ridotto all'impotenza. Degli altri, due erano feriti piuttosto gravemente; il quarto mori poco dopo. Il nostro milite, che era stato colpito dalla prima scarica dei malandrini, trasportato all'Ospedale, fu sùbito medicato e curato: la sua ferita non presenta, tale gravità, che possa far temere per la sua vita. Anche i tre arabi feriti sono stati portati all'Ospedale : oe guariranno, si procederà, naturalmente, contro di essi, con regolare processo. La cavalleria nell'oasi di 8 uà ni Osman Eccovi ora 1 particolari che ho raccolti intorno aite, ricognizione compiuta ieri da due squadroni di cavalleggeri « Piacenza » e da uno squadrone dei cavalleggeri di « Lucca », al comando del- maggiore Diotaiuti, nell'oasi di Suani Osman. Usciti alle ore 7, i tre squadroni si dividevano: il r, di «Piacenza», comandato dal capitano Aiiroldi di Robblate, aveva il compito di esplorare la pianura dinanzi alla linea di difesa del settore C; il 2", pure di « Piacenza», comandato dal capitano Pastore, e il 3* di «Lucca», comandato dal capitano Anselml, che valorosamente si segnalò dirigendo il lavoro degli zappatori in una delle comibaittute demolizioni dell'Auari, avevano 11 compito dell'esplorazione davanti alla linea di difesa del settore A. II Lo squadrone esplorò le oasi di Gariunes e del Guarscià, e le trovò sgombre. Quindi avanzò verso le rovine dell'Ausai, le oltrepassò e varcò l'uadi, che scava accanto ad esse un solco profondo, roccioso, spingendosi in direzione di Dan Otluba, senza mai incontrare nemici. Il 2,o e il 3.o squadrone avanzavano intanto sulla linea del settore A, fino alle buche del Gioh. Queste buche del Gloh sono brevi avvallamenti del terremo, nella pianura ad est di Bengasi, lussureggianti di vegetazione: per il loro avvallamento e per questa vegetazione, favorita dal fatto che in esse si adunano e .permangono più lungamente le acque 'delle pioggie, esse costituiscono un luogo favorevole alle insidie: i gruppi dei beduini, sanno nascondersi nelle pieghe del terreno e tra i palmizi in modo che è impossibile scorgerli se non si giunge proprio sopra ad essi. Esplorate le buche del Gioh, .e oltrepassatele, i due squadroni avanzavano verso l'oasi di Suani Osman: in questo momento, quasi contemporaneamente, due pattuglie che erano state staccate, l'ima sulla sinistra e l'altra in avanguardia, tornavano al galoppo ad annunziare l'approssimarsi del nemico. La pattuglia di sinistra aveva avvistato gruppi di beduini, di cui non si poteva precisare il numero, che occupavano un lato dell'oasi di Suani Osman; la pattuglia di avanguardia' aveva avvistata ;una colonna, composta di poco più di un ;centinaio di beduini, che avanzava rapida- ménte, sul .nostro frante. Il capitano Pastore scelse immediatamente una posizione che mettesse i suol cavalieri al coperto della vista del nemico; fece appiedare lo squadrone e lo fece disporre in linea di combattimento. Contemporaneamente il maggiore Diotaiuti, che dirigeva la manovra, ordinò allo squadrone del capitano Anselmi di avanzare sulla sinistra, per fronteggiare da quel lato il nemico e proteggere quel nostro fianco esposto. I beduini battntl dall'artiglieria Lo squadrone del capitano Anselmi si portò rapidamente avanti sulla nostra sinistra. Era giunto a poco più d'un chilometro dall'oasi di Suani Osman. quando dal folto del palmeto parti contro di. esso una ben nutrita scarica di fucileria. Il capitano Anselmi fece appiedare lo squadrone, e, sotto il fuoco, avanzò fino a circa 700 metri dal nemico. A questo punto, che stimò opportuno per il tiro utile j dei moschetti, apri a sua volta il fuoco. Ma !11 nemico resisteva accanitamente : riparato ; tra i tronchi degli alberi, dietro la trincea : naturale d'un sasso o di un piccolo rialzo del terreno, esso manteneva la sua posizione e non ' abbandonava il suo appostamento, che rive lava solo con le nuvolette ibianche del fumo delle fucilate: a giudicare da queste, si poteva nmqarnsispprdedaralaLdziviatmtamcaoddnmpsodtacerichaziseilddstndchsintidotapchesrazpqdnngncCzpmBl'ppsaspnc.asimcbaltaalitouimdFc«calcolare che in quel punto fossero appostati più di .una cinquantina di individui. Il capi tao» Anselmi, vista la resistenza, del nemico, i f°e avanzare ancora con sbalzi successiv , ! * rone S&P^S&g®- ficando il fuoco, fino alla distanza di meno di e mezzo chilometro. Ma i grappi beduini erano troppo ben riparati tra le asperità del terreno e tra i pai mizi per lasciarsi snidare dalle salve di mo echetteria. Allora il maggiore Diotaiuti segnalò alla batteria della ridotta 2 che era opportuno che entrasse in azione. Poco dopo, la batteria, comandata dal capitano Giustiniani, ecagliava sull'oasi qualche «shrapnels». La voce tuonante del cannone, ch'esso teme sopratutto, e più la grandino di ferro che fulminò sul palmeto, sgomentò il nemico: abbandonata la piccola posizione, esso fuggi, ra' pMamente e disordinatamente. Mentre che lo squadrone del capitano Anselmi cosi avanzava e combatteva contro i beduini avvistati sulla sinistra, lo squadrone del capitano Pastore vigilava la colonna avvistata sul frontp. Questa si era fermata: poi Improvvisamente era scomparsa alla nostra vista: gli uomini che la componevano si erano buttati a terra, nascondendosi dietro un crostone roccioso, di poco elevato sulla piamira. Allora il capitano Pastore fece rimontare in sella i suoi uomini, e cautamente avanzò. Quando tuonò il cannone dalla ridotta 2, snidando i beduini appostati nell'oasi di Suani Osman, e con cui era. impegnato il capitano Anselmi, improwisamenfó, cosi com'era scomparsa appiattandosi a terra, la colonna ohe ci fronteggiava, riapparve: riapparve psr rivelarci che anch'essa volgeva precipitosamente in fuga. Il maggiore Diotaiuti, non stimò opportuno che lo squadrone si lanciasse ad inseguirla: il terreno si presenta in queste località verso Suani Osman, pieno d'accidenti e d'insidie, sparso qua e là di lastroni di roccia su cui i cavalli scivolano (facilmente, rotto da buche .profonde. Cosi lo squadrone del capitano Pastore si riunì a quello del capitano Anselmi; ed entrambi ripiegarono verso la nostra linea di difesa, rientrando in caserma verso mezzogiorno. Poco prima era già rientrato il Lo squadrone, quello del capitano Alroldl, che aveva spinto la sua ricognizione, senza incidenti, verso Dan Otluba. Nel breve combattimento, per la saggezza con cui esso fu oondotto, noi non abbiamo avuto a lamentare nemmeno un ferito. Il nemico» ìm*m> o» «iMto Beati*: »i«» aemj nostri informatori hanno dichiarato al Comando che nello scontro esso- aveva avuto cinque morti e una quindicina di feriti gravi. Come vedete, la nostra cavalleria continua arditamente a segnalarsi. E nei giorni in cui non compie di queste azioni guerresche, essa si .esercita continuamente, educandosi allo speciale genere di combattimento che qui le sì presenta. Ora, od esempio, essa si viene addestrando, e viene abituando i cavalli, al tiro da cavallo, cosi da potere accoppiare alla sua rapida mobilità l'efficacia di un Intenso e relativamente preciso fuoco di moschetteria. La debolezza del nemico e la forza nostra Il momento guerresco presente, nei riguardi di Bengasi, si può riepilogare in queste notizie. Il nemico è disorganizzato e manca di viveri; noi siamo potentemente fortificati, e attendiamo. Per informazioni certe, assunte personalmente, e che, d'altro lato, concordano perfettamente con quello del Comando, posso affermarvi che non solo al campo nemico si manca di viveri, di munizioni, di rifornimenti di ogni genere; ma che i beduini sono In aperto dissidio con i turchi. Le defezioni aumentano di giorno in giorno, e può anche darsi che non sia lontano il momento in cui venga a mancare ai turchi quasi completamente l'appoggio delle cabile, i beduini hanno compreso che finora essi si sono prestati al giuoco dei turchi, che li hanno spinti avanti, sfruttando il lorp sentimento religioso, a farsi macellare sotto i nostri blockfiauses e le nostre ridotte; e cominciano anche a comprendere che la guerra noi non la facciamo a loro, ma ai turchi, e che nessun loro interesse essenziale è coinvolto in questa guerra: che, anzi, se un danno o un vantaggio può venire loro, il danno viene dai turchi e dal prolungarsi della guerra, e il vantaggio verrebbe da noi e dalla pace. I beduini cominciano a capire queste cose, e minacciano seriamente la defezione in massa. A questi dissidii, che agitano e dividono il campo nemico, è dovuto il fatto che da quasi un mese a questa parte noi non siamo più stati attaccati : alla nostra attesa il nemico ha risposto con la più completa inattività. Àia non è per questo da escludersi che domani noi non abbiamo a sostenere- un tentativo d'attacco forse assai più violento che per il passato. Può darsi, anzi, facilmente, che i turchi, alla vigilia d'essere affamati e di essere abbandonati dalle cabile, trovino ancora una volta modo di spingerci conti-ole scalze truppe Deduine, e tentino uno sforzo supremo, il colpo della disperazione. Qualùnque tentativo si può però dichiarare fin d'ora destinato al più completo insuccesso: nessuno, che abbia appena osservato la linea delle nostre fortificazioni, non può dubitare che ogni più audace e più impetuoso slancio del nemico è destinato a fiaccarsi Inesorabilmente contro la triplice linea della nostra difesa. D'altro lato, noi attendiamo e ci prepariamo. Ci prepariamo pure, fuori di qui, per una azione navale, che dovrebbe determinare la pace; • ma su questo argomento sarete certo meglio informati voi in Italia, che non noi a Bengasi. Qui ci prepariamo all'avanzala verso l'interno, che, naturalmente, si dovrà compiere anche se nel frattempo sopravvenisse la pace con la Turchia. Quando si inizierà questa avanzata, che tutti qui, ufficiali e? soldati, attendono ansiosamente, con lungo entusiasmo? Ecco ciò che mi è impossibile sapere con precisione, e che, se io sapessi, non dovrei e non vorrei dire, per ragioni troppo facili a comprendersi. Quello che posso dire, e che vi .accerto nel modo più assoluto, si è che qui silenziosamente, come si conviene, ma alacremente, l'avanzata si prepara. E ho motivo di credere non lontano il giorno che la nostra bandiera sventolerà vittoriosa anche su Merg. 26 febbraio. Dopo una domenica di perfetta tranquillità, allietata dal divertimento di una rappresentazione offerta dai soldati della batteria di assedio Chapuis, con giuochi di forza e di agilità, gare di lotta ed esercizi ginnastici e pantomime, stamane abbiamo avuto nuovamente una piccola azione di guerra, in cui è stata impegnata la nostra .cavalleria, appoggiata dallo batterìe da campagna delle ridotte del Fojat e Roma e dalla batteria d'assedio del capitano Olivetti. Stamane, alle ore 7. i soliti tre squadroni di «Piacenza» e di «Lucca», comandati rispet- oni. a ui a o ì o a ea i ii e ltrndi o o e a peo tae e a ni, o, si e eoe o n l te ne e, i oluna ue oel e o. aa o a o ma ei, an e a vi ui edi a g. à, ndi ine a a el el di t- tlvamente dal capitani Airoldl di Robblate, Pastore e Anselmi, erano usciti dalle trincee, sulla fronte del settore C (settore sud, generale Ameglio), ed erano avanzati verso Nasat el Sir. Accompagnava gli squadroni il colonnello Borsarelli di Rifreddo, giunto, come sapete, a Bengasi pochi giorni fa, insieme con un nuovo squadrone dei cavalleggeri di «Lucca», che però stamane non prendeva parte alla manovra.. Giunti a Nasat el Sir, che è una località a circa metà strada tra la Berca e Mohamed Scetuan e tra la Barca e rAuari, a poco più di due chilometri dalla linea delle trincee, i tre squadroni si divisero: due si fermarono, ed uno, quello del capitano Airoldi di Robblate, prosegui verso Mohamed Scetuan. Questa manovra non voleva avere però, almeno - nelle nostre intenzioni, alcun carattere guerresco: si trattava semplicemente di una di quelle esercitazioni che la cavalleria viene qui compiendo allo scopo di addestrarsi alle evoluzioni su questo terreno e agli speciali modi di combattimento che le può offrire questo mobilissimo nemico che abbiamo a fronte. L'avanguardia dello squadrone Alroldi, composta di un plotone comandato dal tenente "Bernuccl, giungendo a Mohamed Scetuan, riconobbe che i luoghi erano intorno perfettamente sgombri. Lo squadrone allora iniziò le sue esercitazioni: appiedato, sperimentò un'avanzata In cacciatori. Non aveva ancora terminato quest'esercizio che l'avanguardia, la quale era rimasta a cavallo e si era spostata di qualche diecina di metri, segnalò il nemico in vista. Gruppi sparsi di .beduini apparivano infatti alla distanza di meno di due chilometri, oltre l'uadi che si avvalla presso le rovine del distrutto Auari. Il capitano Alroldi fece subito rimontare in sella lo squadrone, e osservò le mosse del nemico. I gruppi, che a momenti si rivelavano, a, momenti si nascondevano dietro qualche duna, al riparo di qualche crestone. di roccia che è oltre l'uadi che ho detto, non avevano alcun atteggiamento particolarmente minaccioso : parevano volerci attirare, con l'esiguità del loro numero, a un attacco, mentre probabilmente Il grosso delle loro forze si nascondeva nelle vicinanze, e ci sarebbe piombato addosso all'improvviso. Il capitano Alroldi è abbastanza esperto dei modi di guerra di questi nostri nemici per cadere in un tranello di questo genere. Pensò invece, per conto suo, se, non era possibile mettere in opera una contro insidia, e, dando a credere al nemico di essere quasi preso nel suo tranello, distrarlo; e nella furia di'un inseguimento attirarlo entro la zona di tiro del cannoni delle nostre ridotte. Balza fuori il nemico Dopo una breve attesa,' il nemico rivelò molto chiaramente il suo piano. Il capitano Airoldi vide col canocchiale apparire dietro un grande crestone di roccia che si. prolunga fin presso r Auari una serie di teste, come d'una colonna in marcia che Cercava di mantenersi coperta e di nascondere i suol movimenti dietro il ' crestone stesso. Contemporaneamente qualche nostra pattuglia avanzata tornava al galoppo a confermare il movimento di questa colonna che, avanzando sull'Auari e quindi procedendo oltre, tentava evidentemente un accerchiamento sulla nostra destra, e od avvisare che altre quattro grosse colonne erano state vedute muoversi dalle falde del Gebel verso di noi. Immediatamente il capitano Airòidi prese le disposizioni per fare ripiegare lo squadrane. Il movimento era appena iniziato, che il nemico appostato oltre l'uadi si rivelò completamente, e ci. balzò contro rapidissimo. Nello stesso tempo dall'avvallamento dell'uadi, presso l'Auari, e da dietro i vari crestoni di roccia, improvvisamente, sbucarono forti nuclei di cavalieri nemici,, che galopparono a briglia sciolta, parte direttamente verso il centro del nostro squadrone, parte sulla destra di esso, cercando compiere il movimento iniziato di accerchiamento. In pochi momenti essi si accostarono fino a meno di un chilometro da noi. Il capitano Airoldl, allora, mutò il passo, con cui aveva cominciato il-ripiegamento, in trotto serrato. Subito dal gruppi più avanzati del beduini, che si gettavano a corpo perduto all'inseguimento dello squadrone e che riuscivano a portarsi a circa settecento metri da esso, partirono rabbiose ecariche di fucileria. Rapidamente il fuoco andò estendendosi su tutta la disoidinata linea beduina, mentre gruppi sempre più fitti e sempre più minacciosi di cavalieri, galoppavano disperatamente sulla nostra destra, tentando quasi di tagliarci la ritirata su Nar sat El Sir. Raffiche di piombo passarono sibilanti e mugulanti sui nostri cavalleggeri. Un cavallo, colpito da un proiettile, si impennò, con un doloroso nitrito, e sùbito stramazzò pesantemente, mentre il suo cavaliere, balzato di sella, illeso, era lesto a Inforcare un cavallo di scòrta e a riprendere il suo posto nello squadrone. Un soldato del plotone Bernucci, che. avendo costituito l'avanguardia nell'avanzata, formava ora la retroguardia dello squadrone, certo Carlo Turcato, ferito da due fucilate all'addome, piegò, spasimante, sull'arcione; ma non cadde: con uno sforzo disperato di volontà si tenne in sella Poi. accompagnato da un altro cavalieggero, senza un lagno, senza un lamento, i muscoli del volto contratta dal dolore, cavalcò al trotto verso la ridotta del Fojat. Il combattimento A questo punto il capitano Airoldl, senza fare appiedare 1 suoi uomini, diede il comando di fuoco 1 Ordinatamente, con calma si* cura, i cavalleggeri, avvolte le briglie al braccio sinistro e voltisi sull'arcione, cominciarono a sparare; alla maniera dei gaucho»; e dèi gauchos, dimostrarono anche di sapere la precisione di tiro. Nutrite scariche di moschetteria colpirono in pieno i gruppi dei cavalieri beduini che, protetti da qualche colonna di uomini a piedi, si erano avvicinati fino a poco più di cinquecento metri dallo squadrone che ripiegava Il nemico otb, avanzando audhcemente, aveva spiegato tutte le sue forze, quelle per lo meno che erano imboscate nell'uadi e presso l'Auari : esse costituite di circa un migliaio di uomini a piedi e di circa trecento cavalieri, diversamente armati, alcuni di Mauser, altri di vecchi fucili, di cui alcuni persino ad avan. carica Si vedeva tratto tratto qualche beduino fermarsi, appoggiare il fucile a terra, e caricando comprimendo la polvere e il piombo con la bacchetta Poiché il nemico, nel suo imprudente inseguimento, si era abbastanza accostato, i due squadroni Pastore e Anselmi. rimasti a Nasat el Sir, si spiegarono, e, appiedati, aprirono ti fuoco di moschetteria proteggendo il ripiegamento dello squadrone Airoldi. Questo Intanto aveva mutato il trotto in galoppo, mi galoppo rapidissimo e ordinalissimo di circa un chilometro, con cui distanziò il nemico e giunse a poco meno di duemila metri dalla linea delle ridotte. E cosi era riuscito nel suo intento: il nemico era caduto nel controtranello tesogli, e nella furia del suo disordinato inseguimento da parecchio tempo era entrato nel campo di tiro delle nostre artiglierie. La prima batteria che apri il fuoco contro di esso fu quella della ridotta del Fojat, comandata dal capitano Pucci, a trenta ettometri. I primi shrapnels, scoppiando proprio sopra i gruppi beduini più avanzati, li percossero terribilmente, li sgominarono, ne arrestarono l'impeto. Le colonne che seguivano non attesero di più: al rombo del cannone e agli scoppi degli shrapnels si fermarono Improvvisamente; poi volsero rapidamente in fuga. Ma esse si erano inoltrate troppo; e ora le nostre artiglierie avevano modo di inseguirle per un buon tratto sulla via del ritorno. Dopo la batteria Pucci, entrò in azione la batteria della ridotta Roma; poi, quando il nemico accelerando il suo moto di fuga si fu maggiormente allontanato, gli gettò l'ultima minaccia, con la sua formidabile voce di tuono la batteria da 149 del capitano Olivetti, piazzata presso il Fojat Intanto lo squadrone Alroldi, presa posizione con gli altri due squadroni presso Nasat el Sir, attendeva se si presentasse un momento propizio per caricare il nemico fuggente. Ma questo poco dopo lisciva dell'estrema zona di tiro delle nostre Artiglierie, e- scompariva verno l'Auari e il Gebel. Le perdite nemiche \;\; Il nostro unico morto I bravi nostri cavalleggeri furono vivamente lodati per la loro abile e coraggiosa azione dal colonnello Borsarelli che, come ho detto, seguiva la manovra, e che si dichiarò orgoglioso di essere stato chiamato a comandare truppe così ardite e cosi ben addestrate. Informatori del Comando hanno dichiarato stasera che le perdite del nemico sommano a una quindicina di morti e a una trentina di feriti. Difatto durante il combattimento e più durante la fuga si vide i beduini soffermarsi continuamente a raccogliere compagni caduti e a caricarli prima su cavalli, poi persino su carrettelle. Per parte nostra non abbiamo avuto che un morto, il povero soldato Turcato, il quale giunto a cavallo, malgrado le gravissime ferite, con una resistenza ammirabile, alla ridotta del Fojat, fu prontamente ! medicato dal dottore di guardia; trasportato poi all'ospedale numero 6, dovette essere operato di laparatomia. Pareva che ti suo stato non fosse disperato; ma questa sera improvvisamente le sue condizioni si aggravarono; e poco dopo egli spirava. Domani avrà luogo il suo funerale, con gli onori militari. Lo porteremo, avvolto in un drappo tricolore, al cimitero della Giuliana, presso i suoi compagni bravi che lo precedettero nell'eroico sacrifizio. MARIO BASSI. S. E. il Yice-anuniragiio Luigi Farinelli nuovo eomnjl§Btl dtlle fonw naraU rituMp