La mortale caduta di un giovane allievo aviatore nel Campo di Mirafiori

La mortale caduta di un giovane allievo aviatore nel Campo di MirafioriLa mortale caduta di un giovane allievo aviatore nel Campo di Mirafiorie■ e l e i l a e a o , i i a e ,, r o o o e i to . , o e à a a r d i a a , o o o to oa os. ae e te ei o i i o aino e ro ) Un'altra luttuosa disgrazia è avvenuta ieri, nel pomeriggio, al campo di aviazione di Mirafiori, dove e la scuola per i piloti: un giovarne allievo e caduto durante gli esperimenti di volo ed è morto pochi istanti dopo. Abbiamo potuto avere subito i primi particolari del gravissimo accidente ed ecco come esso si è svolto. Alla scuola di aviazione si trovava da circa sei mesi il giovane Faustino Ruggero Braschi d'anni 30, da Firenze, il quale sotto la guida del signor Anton1 Chiribiri si esercitava per conseguire il brevetto di pilota. Ogni giorno, quando le condizioni dell'atmosfera lo permettevano, il Braschi, .puntualmente, si recava agli esperimenti di volo che eseguiva sul monoplano della scuola, un «Chiribiri» 30-40 H.P. Nel mite e luminoso pomeriggio primaverile di ieri l'Areodromo di Mirafiori era più affollato del consueto. Alle quindici, piloti ed allievi, a cui s'erano uniti alcuni «sportmens», erano già pronti innanzi agli «hangars» nell'attesa delle lezioni. Non spirava vento. Primo a salire sul seggiolino, verso le sedici, fu il signor Guido Paolucci sullo stesso « Chiribiri ». Il giovane aviatore girò parecchie volte attorno all'areodromo con volo rapido e sicuro, inalzandosi a bella altezza. 11 motore rombava i suoi colpi uguali e perfetti ed. ogni pezzo, ogni armatura dellappaxecctUQ erano nel massimo ordine^ Disceso il Paolucci, sali subito dopo il Braschi. Egli compì un breve giro a piccola altezza e con sicuro volo «plano» atterrò in mezzo al campo. Vi fu un lungo riposo. Il monoplano, sospinto a braccia fu riportato innanzi agli « hangars » : furono provati altri apparecchi; il maestro Ramassotto imparti agli allievi la consueta lezione, facendo loro esaminare i pezzi d'un apparecchio smontato. Erano giunte le diciotto. Il sole era quasi al traanonto ed una lievissima brezza muoveva l'aria da nord a sud. Agile, sicuro, fidente nel suo coraggio, che alle volte pareva temerità, il Braschi volle ancora compiere un ultimo giro. Chiuso nella sua casacca nera, l'aviatore mnntò sugli affusti e' sedette sul seggiolino calcandosi sugli occhi un grosso berrettone di lana. Il motore si accese subito: l'elica turbinò fragorosamente inalzando una nuvola di polvere e l'areoplano parti dritto verso i colli. Il giovane Braschi era già praticissimo nella manovra d'innalzamento e sapeva anche mantenersi sicuro in aria: per conseguire il tanto bramato brevetto di pilota non gli mancava che perfezionarsi nei «virages » e nei cosidetti esercizi ad « otto », i quali consistono nel fare eseguire all'apparecchio dei giri stretti, alternativamente a" destra ed a sinistra. Come ognuno può facilmente capire, tali giri rappresentano la parte più difficile, più scabrosa ed anche più pericolosa dell'aviazione. I nostri allievi, spesso inconsideratamente, spesso per dar prova di coraggio, o per orgoglio di essere promossi in più 'breve tempo aviatori, ad essi si avventurano anche senza esserne autorizzati dal maestro. Fu appunto in uno di questi « virages » che il povero Braschi trovò la morte. L'aviatore giunto all'estremo limite del prato, aveva fatto un'ampia curva a sinistra verso Torino, innalzando il timone in direzione degli « hangars ». Era a trentacinque metri circa. Passò velocissimo sui gruppi dei colleghi e degli amici che lo seguivano e s'inoltrò fuori dello steccato, contrariamente alle regole della scuola. A questo pùnto il Braschi -1 che fu sempre rigido a obbediente agli ordini ohe già conosceva da un pezzo — deve essersi accorto dell'infrazione cui aveva dato causa, forse, la eccessiva velocità, e tentò rimediare svoltando bruscamente. Si disponeva così ad eseguire uno di quei famosi giri ad «otto», che presentano tanta difficoltà. Dagli « hangars » tutti i presenti seguivano trepidanti la manovra, intuendo un pericolo. Ad un tratto il motore si spense e cessò il suo rombo. Evidentemente il Braschi, per non oltrepassavo anche il viale di Stupinigi, aveva chiusa l'accensione. Si vide allora l'apparecchio ripiegare d'un tratto sul lato sinistro, urtare violentemente contro una fila di alti alberi, soffermarsi un istante e- precipitare con violenza a terra. Accorsero subito tutti i presenti, e fra questi il dottor Gobbi. Il povero giovane, sbalzato fuori dal seggiolino, aveva urtato a capofitto contro il terreno, in mezzo al viottolo ohe dalla Borgata Mirafiori, conduce all'areodromo. Non dava quasi più segni di vita. Da una larghissima ferita alla testa sgorgava copiosamente il sangue: da un'altra usciva l'osso dello zigomo: la mascella era completamente fracassata; tutto il corpo era raggomitolato e tutte le membra ini i-ante. A uhi metro, di distanza giacevano i pezzi dell'areoplano, reso inservibile. Sopra l'albero vicino, che attuti ma no nevitò il colpo, stavano ancora penzoloni una parte del carrello e un pezzo d'alai Lo spettacolo faceva rabbrividire. Pietosamente, il misero corpo fu adagiato sull'automobile del signor Cavalchina giunto sul campo al momento della catastrfo. ed.a gran velocità trasportato all'ospedale Mauri ziano. Ma ogni cura fu vana: durante il tragitto, Faustino Braschi esalò l'ultimo respiro! L'abbiamo visto un'ora dopo sulla barella, mentre due iniermìarì e due suore lo mcoDceamalcl'zibodawsemro—sa(1innvastvCimugscacamptrspUehmmdrevspzsad« toclogccraEbdvrabnledpssvbLgidnlahmbgsnnSdccfi—GCBD trasportavano dalla sala di medicazione a quella mortuaria. La faccia terrea, quasi gialla, lorda di sangue, è contòrta in unaespressione spaventosa. Gli occhi sono chiusi-, dalla bocca semiaperta si scorge una parte di mascella priva completamente di■denti: dal naso, dalle orecchie scende ancora un tenue filo di sangue... Faustino Ruggero Braschi, come dicemmo, è di Firenze, di dove era venuto per conseguire il brevetto di pilota aviatore. Da sei mesi risiedeva nella città nostra : faceva vita ritiratissima e contava pochissimi amici. Fu avvertita l'Autorità e fu telegrafato alla sua povera famiglia. Azionisti dell'Esposizione che rinunciano al rimborso pro'faniiglie del caduti In gusrra ■In questi giorni abbiamo ancora ricevuto l'adesione di parecchi azionisti dell'Esposizilone che rinunciano ad ogni eventuale rimborso a .profitto delle famiglie del caduti e dei feriti in guerra: Capitano Domenico Carrozzi (1 azione) — aw. Vittorio Bossi (1 azione) — aw. Giuseppe Bossi (1 azione) — Giulio Fissore {per mezzo del padre Giacomo - 1 aztone) — barone avv. Alessandro Levi De Veali (3 azioni) — Giuseppe Celestino (4 azioni) — cav. Cesare Binda (1 azione) — Beniamino Donzelli (1 azione). Caduto da eavallo Il signor Giorgio Micheli, d'anni 21, abitante in via XX Settembre, 79, è stato ieri ricoverato nella sezione Bobbio all'Ospedale di San Giovanni per abrasioni al capo ed al fianco destro ed una commozione cerebrale piuttosto violenta. Il giovane era caduto da cavallo sul corso Cairoti, presso U ponte Umberto I. L'animale, imbizzitosi d'Improvviso per il passaggio di una tranvia, si era impennato, sgroppando e gettando di sella il cavaliere con. un brusco scarto. Un signore, subito accorso"; prestò aiuto al povero giovane e lo fece adagiare nella sua carrozza, accompagnandolo alla vicina caserma degli alpini, dove un ufficiale medico gli prestò le prime cure, fn seguito si provvide a trasportarlo all'ospedale. Il cavallo venne fermato dal sotto-capo degli spazzini Giuseppe Datrino. Arrivi • E' giunto da Roma l'on. Galimberti. ONACA S—oAnminrvtoRsCRASdsABoLcoLoDaLsrpgcAcSCAssdcrPp1TPTTTTr

Luoghi citati: Firenze, Roma, Torino