Un colloquio con la Commissione lombarda

Un colloquio con la Commissione lombarda Un colloquio con la Commissione lombarda peragrcouraecommercio a Tripoli Anche la zona desertica sarebbe felicemente coltivabile (Per dispaccio da uno dei, «ostri-invita .speciali) e peorasTRIPOLI, 29, ore 19 terrestre, ma troppo piccolo, tioppo addoslatubr E" arrivata dalla Cirenaica la missione lombarda, venuta nelle nuove terre italiane per studiare le condizioni dei luoghi dal punto di vista dell'agricoltura, dell'industria e del commercio. Trovai allo sbarco il comm. Banfi, l'ingegnere Lanfranchi, il dott. Piazza, l'ingegnere Bossi, il comm. Grasselli-Barni, l'ing. Concetti, il signor Paolo Guglieri, notissimo agricoltore italiano, lavoratore di terreni nell'Argentina. Mi affrettai a chiedere al comm. Banfi un'intervista, che mi fu concessa in presenza di tutta laCommissione. A lui chiesi anzitutto l'impressione ricavata dalla visita dei nostri possedimenti in Tripoli. Il Banfi mi rispose che i terreni possono suddividersi in due categorie: quello dell'oasi e la zona delle sabbie desertiche. Il primo — aggiunse. — noi lo riteniamo passibile di qualsiasi genere di coltivazione. E' fertilissimo, fruttifica meravigliosamente, fiorisce con ricchezza magnifica e con rapidità vertiginosa; ha per sé un sole benefico e delle piogge i.onfortalrici. Potrebbe chiamarsi il regno dell'eterne, primavera. Il terreno desertico si presenta in aspetti incerti, ma lo i può ritenere infido. A questo punto interloquì il signor Guglieri, pratico di quanto accadde nei terreni simili nell'Argentina. — Basta saper lavorare, — disse ; — occorrono certo costanza, capitali, inlelligen- a, poi si potrà trasformare la grande distesa brulla apparentemente inutile e miserrima in praterie di vasta estensione di tipo argentino, con erbe, foraggi e grandi coltivazioni arboree. Necessiterebbe però che il Governo concedesse grosse proprietà, a persone pratiche, e di riconosciute condizioni solide, preiendondo garanzie e salvagnardandole tuttavia dal tarlo roditore della burocrazia. Biiengo adunque possibile lo sfruttamento anche del deserto tripolino, soltanto condizionalmente. — Si potrebbero impiegare nostri coloni? - domandai. — Certamente, — risposemi il Banfi. -■ Crediamo anzi che la maggior parte dei nostri emigranti che furono la fortuna dei proprietari argentini potranno essere impiagati qui; dovremo in. ogni modo seijuirc l'esempio dell'Argentina attuale, evitando di incorrere nei passali errori. Insomma per esprimere succintamente il nostro concetto, riteniamo la Tripolitania adatta al sistema di una grande coltivazione. — E Tripoli città? — ho chiesto ancora. — Potrà divenire indubbiamente un importantissimo centro commerciale e una deliziosa residenza climatica invernali'. I vostri colleghi non venuti in Cirenaica, ma rimasti qui, dott. Bordini, capomastro Mar tinenghi, ing. Frazzi, assicurano che Tripoli ha uno splendido avvenire sotto lutti i, rapporti. Vi s» iMtrqnnp importare .-tall'Uàli'a innumerevoli prodotti attualmente p'rohchieriti dall'Inghilterra. La stessa cosa dicasi per l'esportazione. Interrogai quindi i mici interlocutori sulle condizioni della Cirenaica. La risposta fu un coro di ammirazione per la fertilità di Bengasi. — Tobruk — disse il Banfi — è troppo sassosa, di difficile e lunga trasformazione. Berna c un viccolo cantuccio di paradiso e l , , e a e e e e — o - i ò à, ie , ? ■ i i a l . ir ii le a a à o . terrestre, ma troppo piccolo, tioppo addossato alle montagne per divenire, come fu detto, la Cairo italiana. Di Homs la Commissione non potè farsi un concetto, a causa della troppo breve distanza delle trincee dal mare. Invece a Bengasi e per lunghi chilometri della regione circostante.il suolo è veramente benedetto. Il privilegiato terreno possiede uguali doti ài quello dell'Alta Lombardia, avendo in più un incantevole clima. Qui soltanto — assicura il Banfi — si pottà attuare il progetto di suddividere il terreno in piccole proprietà, assegnandole ai soldati e alle loro famiglie come premio della magnifica.opera prestata nella guerra. Cosi è un'altra Italia che potrà essere suddivisa e sarà un gran bene per noi. Ogni quadrato del suolo di Cirene, prediletto dai numi, si presta a tutte le coltivazioni del mondo. Queste in. succinto le importanti dichiarazioni fattemi dalla missione lombarda, che ora è sulla via del ritorno in Italia. In complesso l'impressione di questi compc tenti è la seguente, che la Libia conquistata forma davvero per noi un patrimonio di primo ordine. Auguriamoci che tali idee concordino con quelle della missione del Ministero d'agricoltura, cui già vi accennai. Il treno - Gli hangars Oflflu si è inaugurato felicemente il tre nino Tripoli-Caserma Cavalleria, auspice un. sole meraviglioso a cui scintillavano le rotaie novissime, simili a due frecce d'argento gettate attraverso l'oasi lussuriosa. L'inaugurazione non ebbe il solito carattere di vana funzione ufficiale delle altre inaugurazioni di-ferrovie. Il treno di Tripoli volle avere battesimo del lavoro. Dopo qualche semplice gita di prova, come ieri vi telegrafai, esso cominciò oggi la sua vita, trasportando i cannoni e il materiale d'artiglieria. I soldati, che attendevano alla Caserma di Cavalleria, all'arrivo del treno, salutarono i loro cannoni comodamente adagiati nei vagoncini, con formidabili urrà questo primo successo. Il treno sia lieto augurio per l'avvenire della ferrovia italiana della Tripolitania' Una visita fatta agli hangars mi. portò oggi una gradila novità. I due dirigibili P 2 c P 3 giacciono ancora accovacciati nei loro ricoveri, siccome masse informi, ma il primo di essi sta per passare dallo stato di crisalide a quello di farfalla, esso sarà domani intravato e gonfiato, ed è certo che fra pochi giorni il comandante Scelzi, pilotandolo, gli farà compiere il primo viaggio nel ciclo tripolino. Così per le vie del cielo e per le vie di terra l'Italia afferma sempre più potentemente la sua conquista quaggiù. E' giunta in porto, tra l'intensa curiosità generale, la bella nave Regina d'Italia, recante a- bordo i feriti, reduci da Homs. Sa rebbe stato desiderio di molti vederli e confortarli, ma la nave non fu potuta avvicinare. Solo il generale Caneva salì a bordo, trattenendosi lungamente a discorrere coi feriti, comunicando loro il telegramma del Re, clogiante il contegno delle truppe al Mergheb. Il generale Caneva distribuì pure 800 lire, residuo fondo della sottoscrizione. I feriti accolsero con entusiasmo il governatore e si dimostrarono inebbriati o dalla battaglia e telici della vittoria*