Il compito dell' Armata

Il compito dell' Armata Il compito dell' Armata 'Il dubbio dà cui erano assillate le nienti non sola. dei. tecnici rriilitari, ma 'altresì' del gran pubblico,; il sospetto doloroso epe. l'intervento più o meno amichevole, mia perentorio, di Potenze Èstere ci impedisse" di adoperar la nostrapotenza?.navale per ridurre la Turchia-a più miti consisti, cono stati dissipati dal no categorico' con 'cui lori. Gioititi.lift.risposto, e ' all'on. Criiésiiè più ancora all'on Poincaré, il quale non si pelili; d'affermare alla Camera francese che l'Italia aveva preso impegno di non portar la guerra fuori del contestato territorio di Tripolitania e Cirenaica. E noiehS l'ori; presidente del Consiglio ha affermato, che l'Italia non ha finora compiuto l'azione navale «solutiva solo perchè ritenne di far cosa giovevole ai propri interessi, noi dobbiamo prender atto dell'affermazione e possit-mo rallegrarci al.pensiero .«me i il,.1 tri interessi consiglino ora, a quanto pare, un mutamento nell'indirizzo della guerra. Infatti al nos, dell'on.. Giolitti,. so.ico e rodeo come una fucilata, ha fatto c:o' il cannone delle nostre navi, affondando a Beirut YAvnyllah e VAngora.e' dimostrane do ai turchi é"d ai fllotufchi che l'Italia è decisa a valersi di tutfr i mezzi dei quali dispone per portar a fine la guerra. So robe/i invero ben strano che la Turchia potesse'impunemente far uscir dai Dardanelli là sn^ navi alla spicciolata, appiattarle qua e fa nei. suoi porti siriaci ; servirsene poi per 'qni^^^lBèi.-^m^iio Contro 1q.no» stre navì; minori o morc'àntili e conseguir coiì qualche 'facile^ successo da tramutar io segnalata vittoria. Ma non è mio compito di far considerazioni politiche ; altri di gran lunga più competente avendo già an>i ì ìi mente illustrato da questo punto di vv'.a il fatto d'armi di Beirut; io voglio soltanto far al riguardo.alcune consideririoni tecniche-navali. Anzitutto osserverò die Ja nostra operazione non solo è jierfèttamente regolare secondo i dettami». &ia del diritto. iateijnazioriaie che della scienza bellica, ma ha un precedente nell'à7iorie - esercitata dalla squadra giapponese cojruindata dall'ammiraglio Kamimura, contro le navi russe Variàg,' incrociatore nrotetto, e Korézliew, piccola cannoniera, ancorate noi porto coreano di Chemulpo. Sorgevano all'ancora to'tal porto, oltre le-due navi russe, moltissime navi da guerra europee, fra le quali la nostra Elba: l'ammiraglio giapponese, così coinè il nostro, si presentò alla'bóccà e per mézzo di uri parlamentario intimò ai russi o di arrendersi, 0 di accettar battaglia. Questi valorosi* ad onta dell'evidente toferiorijtà dijforze^ usciròno dal porto ed impegnàrprip. il;"borii-, battimento, che fu sostenuto, sri'éoiàlfrietìt* dall'incrociatore, esj^$d& ' la*' ; cà'ri'nÒnièria, per la sua ; minor "velócitè;, rtó#s!a; ti&W irdietro. Dopo uri vivissimo scàmbio' di cannonate U Variag, colpito più, volto, ed avariato gravemente, ritornò a Chemulpo, protetto dalla cannonièra, che si interpose fra esso* le navi giapponese,, facendo un vio- 1 lento fuoco coi pòchi ■ca)r49pjii.;di:p'n^id^pQ7 neva. Naturalmente i giapponesi non vollero abbandonar la-"- pYeda èY Bloccata l'entrata del porto, intirnarono àlii£ iì&rt neutrali di sgombrar il' campo, declinando og"ni rtìspónsairilità pei,danni.che potessero eventualmente ricevere d'alia continuazione del combattimento. Prptesjtarpno invano i comandanti delle navi da guerra estere, che l'ammiraglio giapponese non volle sentir ragioni : l'incrociatore rus'sp fu affondato ; la.cannoniera saltò.ìq aria;; i superstiti dei due valorosi equipaggi furono pietosamente raccolti dulie navi neutrali e ben ottanta, molti dei quali straziati dar" orrende ferite, furono ospitati e curati a bordo dell'Elba. Così' si comportano i. pròdiI i'. turchi invece, codardi e mentitori sèmpre, preferirono starsene appiattati nel porto e. tenersi, alle banchine con la evidente speranza che i nostri cannoni, compiendo l'opera loro, danneggiassero navi mercantili, od. edifici a terra, c che ciò provocasse incidenti e proteste. Ma essi avevan fatto male i loro conti, perchè l'abilità dei nostri puntatori si è affermata ancora una volta, come si è affermata l'abilità e la fredda calma dei nostri comandanti, che hanno operato a breve distanza, aumentando i propri rischi, per evijtar che fossero colpite la città e le navi ancorate nel porte Dico aumentando i propri rischi, perchè VAvnullah aveva, dei buoni cannoni 'moderni, pari a Vinetti della'' Garibaldi e del Ferruccio, e VAngora doveva pur avere a bordo, degli eccellenti siluri Whitehead ; a meno che il comandante non li avesse Venduti per rifarsi dèlie paghe non toccate, oppure che nes Buno a bordo sapesse adoperarli. ■ ;• vi -^V.", ;'V:W *% ' " '."'..' ' Beirut, dunque, non è stata bombardata neppure le vaste caserme, die io ben Hieordo» spjge&tj plesso li porta da cui esce lcpgvnb , a n e la via per Damasco. Ben diversamente agirono gli inglesi nel 1840, quando, alleatisi con l'Austria, la Rùssia .e' '.la Prussia, ruppero guerra a Maometto Ali, pascià. d'Egitto, ribellatosi al Sultano. E' noto che il valoroso pascià aveva ottenuto nel 1838, dopo la battaglia di Konieh, là cessióne della Siriay <e che, metìitandb di ; detronizzare il Sultano, nel 1839, per.istigazione della Francia,'Ìiprese le armi. La fiotta turca — sempre gli stessi 1.turchi!... — non solo evitò ogni scontro ; ma quando, nello stesso arino, l'ammiraglio egiziano Osman osò veleggiare verso Costantinopoli, passò addirittura agli stipendi del nemico ! Le cose si mettevano dunque bene per Maometto Ali ; ma la Francia, stimando non valesse la spesa di affrontare, per sostenerlo, una guerra con la quadruplice alleanza, lo 'abbandonò, e le squadre collegato di Austria e d'Inghilterra smantellarono le piazze di Siria, tenute.da Ibràhim, figlio del pascià d'Egitto. Mi pare che questo ricordo e ricorso storico non sia senza interesse ora che i francesi strillano, come oche spennate a proposito del fatto d'arme di .Beirut ; città che essi; gran bontà loro, considerano quasi come territorio iproprio. 'Ma noi li.lasceremo strillare a loro posta e procederemo sicuri per la nostra via. Non essendo, profeta,. ne* àglio di profeta io non mi arrischio, certamente a far pie-., visióni-intorno alle .nostre future operazioni navali: noto soltanto che parecchi sono i punti vulnerabili e fortificati, che si potrebbero bombardare con ragione, e credo, che anche senza forzare i Dardanelli, si avrebbe presto ragione della resistenza turca, facendo comparire improvvisahiente, or qua or là, le nostre navi.- Il panico e l'ansia delle popolazioni soverchierebbero- la testardaggine .dei Giovani turchi: a dimostrare quanto possa la minaccia delle navi, mi basterà ricordare che durante la: guerra ispano-americana la città di New York fu presa dal panico apprendendo che la squadra di Cervera aveva sferrato dai porti di Spagna per destinazione ignota. E' città fortificata, benché decaduta, San Giovanni d'Acri, al cui nome è legato quello di Bonaparte, che l'assediò nel 1799, ma non potè impadronirsene perchè la flotta inglese catturò il convoglio che gli portava la grossa artrgliera d'assedio. Essa sorge sopra una penisola triangolare, ed è circondata d'ogni parte da grosse -mura bastionate cui bagna il mare a ponente ed a mezzogiorno} completano le difese un fosso profondo ed una doppia cinta, opere relàUyainente .recenti. Più al nord di Beirut ^ùvìam^; Markhad, dove sorge un fprte in buono/, sfato,' capace di contenere da sei ad otto mila uomini, sulla cima di una collina vulcanica alta'300 m., che chiude a sud la spiaggia da Bania a Ras Baldy-e-Melek, Markhab è un centro di tribù insofferenti del giogo turco, che son tenute in soggezione dal forte, e la distruzione di questo potrebbe forse dare origine alla loro insurrezione, Più mi tenterebbe, lasciando da parte Rodi,, d'operare senz'altro su Smirne, la ricca . e. popolosa città dominata dal Pagus, sul quale ancor vedonsi le rovine delle fortezze erette dagli italiani; l'emporio dell'Anatolia, dove affluiscono le sete, i tappeti, le stoffe, le droghe ed ogni più pregiata mercanzia dèi Levante. Essa è difesa da due forti, il più importante dei quali è KancTjaf-kalessi, all'entrata del porto : la nostra flotta potrebbe, minacciando il bombardamento, imporre e riscuotere in poche ore una fortissima taglia di guerra. smHo scritto già altra volta che non sarebbe impresa difficile impadronirsi di Scio e di Mitilene, importanti isole e specialmente questa che offre sulla costa di mezzogiorno tre ottimi porti: pprto Longu, il più grande dei tre; pprto Sigri,. là cui entrata è dtfesa da un forte su capo Sigri; porto Olivier, magnifico, riparato 'da ogni vento, capace di qualsivoglia flotta.. La posizione di Mitilene è strategicamente- importante, perchè sorge a mezza strada fra Smirne ed i Dardanelli sul passaggio di tutte le navi. Ma forse, per i nostri scopi è più importante Tenedo, la « Boktcha-Adassi » dei Turchi, che è in faccia dell'antica Troade, a S. O. dell'entrata dei Dardanelli e che ricorda antiche glorie navali d'Italia. L'anno 1656 i Veneziani, durante, la guerra di Candia, presero Tenedo sotto la condotta del marchese Borri, generale di sbarco, la munirono di nuove fortificazioni e di gagliardo presidio, e sorvegliando da es ogni mossa delle armate nemiche, tennero quasi bloccata Costantinopoli, dove, scrive il Gugliehnotte: «tronco il commercio, non entravano più vittuaglie: i frumentari con vogli egiziani, e tutte .le- ^altre provvisioni oltremarine dovevano esser sbarcate ; in Asia, ed a schiena di giumenti con- lunghissimo e gravissimo dispendio passare alla capitale dal fondo di quél- gólfo olio allora fri chiamato di Scalanova»; f'TÙychi,Volendo togliersi dalla1 gola una spina cosi axjerha,, radunarono' a Gallipoli; trenta vascelli,1 trentatre 'galere e centocinquanta navi onerarie cariche 'dir:-:i^itbBie>.-'dddens8arono sulle, riyè dello stretto" cinquanta mila uomini \ eressero1 per;''ogni' dóve''batterie; Accorsero ai i'ipai'i Lazzaro^ Mocemgo, /capitan generale di Venezia; Giovanni Bichi ed il Caraffa, ammiragli dèlie squadre del Papa e di Malta e penetrati nello 'stretto, si'dir sposerò in -modo- da chiùdere «il vartìo.ivai Turchi. Meditavano,'quéi:'prodii.di 'forzare il .passaggio e presentarsi' davanti a Costantinopoli per dettar la pàèei finendo la guerra di Caridia conile'Scipione.finì ;la punica; ma le avversità del tempo ritardarono l'impresa fino al 17 luglio] giórno-in .cui lo, navi turche, favorite- dal vento-.e dalla:, corrente in poppa, e profittando dell'assenza di molte navi nostre aUontanatesi-par provvedersi d'acqua, tentarono di aprirsi-la. strada-su Tenedo. Ne" nacque flerissima battaglia, che durò oirca tre giorni-; la fiotta.a ,yelà dei Turchi. f,u dispersa ed in parti annientata; dieci galère nostre affrontarono le tréntatfe turche èie. volsero fin,fuga, facendole dar nelle seccagne. grande giornat'a: più ricca di (preda avrebbe.potuto riuscire, pia non più gloriósa. . 'V " ' Nella, fiera 'battaglia, che •fu;1, ^etta dei Dardanelli, perse lf. vita il pròde Moceriigo, cui franse ,il ^capq l'aUièro; ! della; '■ sua 'galera,.che saltò in aria" per l'incendio del•la. .Santa Barbara; .ma^qual inarinaio. non yorrefloe," lina "fine altrettanto gloriosa? Il 20. luglio, le;; galere cristiane, uscirono dallo stTettoj. uscirono"- di pieno; giamo, su. due file, da padroni, Cannoneggiando quante navi e'batterie 'turche' ebbero a tifò. Da {jpQélgfiórnp nessuna sqiiaarà^aIl'ihÌÙPri: di' qliedla di lord DoiiwoVtb'.CiO' febbraio'71807)' hjfc. più potujo.penetrar!nello stretto, .che è restato chiuso, a talento dei-Turchi'—, i quala appunto allora costruirono le o)ue grandi fortesse dette dei Nuòvi Dardanelli; -, • ETTORE ERAVETTA V: Capitano [dì vascello'R\ N: