Il plauso della Nazione all'Esercito ed all' Armatadecretato dalla Camera e dal Senato in una storica tornata parlamentare

Il plauso della Nazione all'Esercito ed all' Armatadecretato dalla Camera e dal Senato in una storica tornata parlamentare Il plauso della Nazione all'Esercito ed all' Armatadecretato dalla Camera e dal Senato in una storica tornata parlamentare (Per filo diretto e per telefono alla STAMPA) politania e in Cjrenalca, che l'entusl; indescrlviblje manifestatesi-o%gt aéìt^ deiìa'Càmera dei Deputati"per là.pìehajl intera sovranità del regno d'Italia nélfaff, co vilayet africano ha trascinato tatti, prTfy prio tutti, non escluso lui Salem in perso; na, lui uno dei fattori della giovane Tur* chia, lui uomo di fiducia del comitato « Unione e Progresso », lui fraterno amico di Talaat bey, ministro delle Poste e di Giavid bey ministro dei Lavori Pubblici. Un& rSnfjc'cs• n.i relazione sincera e fedele di tutto ciò che Salerà'nà viàto'-e sentito oggi' assistendo'aistorica seduta della Camera italiana può iuscire a'faV rientrare i Giovani Turchi nel mondo della realtà. Quale altro maggiofé servizio si potrebbe rendere alla Turjchia oggi che l'impero ottomano è minac'ciato nella sua stessa, esistenza da gravissimi pericoli esterni ed interni? Non deve • nemmeno essere trascurata la grandissima .impressione che ha prodotto l'odierna se- jdfi |n■o.l! zs'm; ucr jduta della Camera al corpo diplomatico affollato nelle tribune ad esso riservate. Per i quanto i- diplomatici siano maestri . |nella simulazione,..*, nella dissimulazione, ■oggi non hanno potuto 'dfsliniùìaré la' .loro,grande sorpresa, la loro -[ammira--. ! zione per il patriottismo della rappresentanza nazionale, per la mirabile unità 'morale della nazione italiana. Un illustre ; uomo .di Stato straniero, del. quale non faccio il nome perchè della sua lunga ed interessantissima conversazione ho preso l'im-i pegno di non riferire parola, mi diceva nel decembre dell'anno scorso con accento molto caldo: « La guerra italo-turca ha sorpies.Oj.aJt^en.te il,mondo intero per la mi-rabllé^'nifà'morale dimostrata dal popolo' italiano. Una nazione cosi mirabilmente unita dal più puro patriottismo non ha nulla da temere al mondo. Nessuna campagna italofoba, per quanto estesa e fiera, nessu- , na insidia estera potrà arrestarla nella via nella quale si è gloriosamente lanciata ». 0. 1 La coneordia e il mirabile entusiasmo dell'assemblea (Per teletono R 22 tteaiia Stampa). i rte frenetica quando con la Roma, 22, notte. Debbo cominciare col ripetere dò che vi dissi ieri: dal 1848 ad oggi poche volte, anzi pochissime volte, la Camera del deputati è stata cosi solennemente maestosa come nell'odid-na seduta. Ieri esprèssi la previsione fondata sullo spirito pubblico della Nazione ed una intuizione venuta dalla conoscenza dell'ambiente. Oggi non faccio che .constatare un fatto indiscutibile ed indiscusso, un fatto universalmente, calorosamente riconosciuto da tutti i presenti tanto .giù che su, tanto fra i deputati di ogni gradazione politica quanto fra gli spettatori di ogni condizione sociale, di ogni età, di ogni sesso. A memoria dei presenti, la Camera dei deputati e la Camera dei senatori non erano mai apparse tanto maestoso, non avevaino mai dimostrato tanto entusiasmo, non si «Vano mai tanto commosse per purissimo patriottismo. Io non credo punto di esagerare' dicendo che l'odierna seduta delle due Camere può essere paragonata negli annali del nostro Parlamento a due sole e ed uite: a quella in cui il Parlamento, nell'anno 1871, si riunì per la prima volta a Roma, quando Vittorio Emanuele II disse: « Siamo a Roma e ci resteremo » e a quella nella qua>le, in Tofano, l'anno 1861, sotto gli auspici di Camillo conte di Cavour, fu proclamato il Regno d'Italia. Nell'odierna seduta non c'è stata una sola nota discordante, nemmeno un gesto, nemmeno un solo accenno negativo alla discordia, nulla, assolutamente nulla di discordante, nemmeno la molto esigua ombra di un individuo in pieno meriggio ire una piazza inondata di sole. La Nazione italiana, risorta a novella ■vita,.-raggiante di patriottico entusiasmo, era tutta nella piccola, modesta ànW'pròvv visoria di Montecitorio. L'Italia risorta moralmente, .miilitarmente, politicamente, la nuova Italia, la grande Italia palpitava oggi fortemente nei cuori commossi dei rappresentanti della Nazione, dei membri del Senato, degli spettatori di entrambi i sessi. Non soltanto i deputati, non soltanto i senatori, ma anche gli spettatori sono giustamente orgogliosi di essdrci stati, di aver partecipato ad un fatto che rimarrà indelebile nelle pagine della storia, che sarà •ricordato con animo grato dai più tairdi nepoli. Il presidente del Consiglio, molto opportunamente ha ricordato in Senato l'eroismo del paese, il quale, senza distinzione di classi sociali e di condizioni, unanimemente si è stretto intorno al suo eseircito od alla sua flotta ed ha mandato serenamente i suoi figli a morire per la patria. Ma è giusto riconoscere che il paese, che gli ito' liani augurati all'Italia da Massimo d'Azeglio sono staiti oggi fedelmente, nobilmente, mirabilmente rappresentati dal Parlamento. Come il Parlamento si è mostrato orgoglioso della Nazione, cosi "la Nazione .può andare orgogliosa del Parlamento. Tutto si è rialzato oggi, anche l'eloquenza. Tutti gii oratori sono stati eloquenti perchè •hanno pariate «óalorosaniente animati dal •più puro sentirnento patriottico: dal presidente della Camera che ha parlato con la foga dell'assalto garibaldino non tralasciando di imprimere il meritato marchio d'infamia sulla fi/onte dei calunniatori del nostro esercito, dei fabbricanti di menzogne e ,dei feroci martirizzatori dei nostri soldati, all'on. Lacava, che ha commosso la Camera dichiarandosi lieto, egli, vec'chio garibaldino, che fra i combàttenti in Tripolitania vi sia un suo figliuolo; dal generale Spinga.rdi ohe, pronunciando un discorso ammirato anche dai più eloquenti palrlanientari, fra i quali basta citare l'on. Ferdinando Martini, ha dimostrato di essere un uomo di armi e di toga, all'ammiraglio Leonardi Cattolica che, con parole semplicissime, ha dato occasione alla Camera di prorompere in una entusiastica acclamazione all'airmata. Ma forse più eloquente di tutti c. stato Il presidente del Consiglio, che olla Camei-a non ha fatto alcun discorso limitandosi a presentate un decreto da convertire in legge nella forma ordinaria colle solite parole sacramentali, che non hanno mai contenuto nulla di eloquente, con le solite- parole completamente, profondamente prosaiche. Ma oggi l'on. Giolitti è stato eloquentissimo non soltanto con le accennate parole prosaiche, ma anche con il più assoluto silenzio, con la semplice apparizione nell'aula. All'entrata di lui nell'aula tutti i numerosissimi deputati, nessuno eccettuato, sono scattati in piedi acclamandolo entusiasticamente. L'eloquenza dei fatti suscitava una acclamazione entusiastica. La rappresentanza nazionale, acclamando il Governo, che obbediente alla volontà della Nazione, aveva organizzato ed attuato miVabilmente In spedizione in Libia, acclamava sopra tutto il presidente del Consiglio, che, tacendo ostinatamente, aveva preparato tenacemente la spedizione sin dalla costituzione dei suo quarto gabinetto non soltanto dentro il Governo ma anche nel Paese, ove aveva lavorato in modo da assicurare alla spedizione anche il favore delle classi proletarie. L'eloquenza dei fatti ha raggiunto l'apice della fortuna ed ha sossitato una aoclama- zione veramente frenetica quando, con la solita formula molto prosaica, l'on. Giolitti ha presentato il decreto che il giorno 5 novembre 1911 proclamò sulla Tripolitania e la Cirenaica la sovranità piena ed intera del regno d'Italia. Non mi riesce facile darvi un'idea esatta dell'indescrivibile entusiasmo suscitato dalla presentazione di questo decreto. Qualunque parola della nostra lingua, pur tanto .ricca, non basterebbe a riprodurre fedelmente il commosso, commovente entusiasmo della rappresentanza nazionale e del pubblico delle tribune. Quella acclamazione meravigliosa era rivolta al presidente del Consiglio ed al ministro degli esteri, che avevano obbedito alla volontà sovrana della Nazione. All'on. Giolitti, che, forte della sua tenacia alpigiana, aveva resistito a tutte le esortozioni, a tutte le vive, insistenti premure, a tutte le amichevoli pressioni delle Potenze alleate e delle Potenze amiche, le quali, facendo a gara nello spingere fortemente l'Jtalia ad accontentarsi della semplice occupazione, o di un semplice protettorato, gareggiavano, pur troppo, nell'odioso tentativo di togliere all'Italia il frutto della sua vittoria, di abbandonare la Tripolitania e la Cirenaica, a disposizione dei p'opoli più forti, più ricchi, più intraprendenti del popolo italiano, e di lasciare perennemente aperto il campo delle ostilità contro l'Italia, alla Turchia incoraggiata, eccitata, suggestionata, ora da un gruppo di Potenze, ora da un altro gruppo di Potenze, sempre dai suoi grandi sfruttatori. .L'acclamazione, meravigliosa, alla presen■tazione.-del-celebra .Décritp^era ancora', in-; airiazaW all^ ad altre Potenze estere, ai Giovani Turchi del Comitato « Unione e Progresso », ed ai loro sozi occidentali: agli uni ed agli altri, che hanno fino ad oggi sperato che la Camera dei Deputati, appena riconvocata, rendendosi interprete del Paese, stanco ed allarmato dalla guerra, avrebbe abolito il Decreto del 5 novembre, proclamante in Tripolitania ed in Cirenaica la sovranità del Regno d'Italia. I deputati hanno manifestato la volontà della Nazione nel modo più entusiastico, con una indescrivibile acclamazione, perche volevano che la grande eco dell'imperativo categorico della Nazione arrivasse chiara e sonora a Salonicco, alla sede del Comitato « Unione Progresso », ed a Costantinopoli, Capitale dell'Impero ottomano, e nelle Capitali di quelle Potenze, che hanno secondato, in buoaa, o mala fede, il Comitato « Unione e Progresso », ed il Gabinetto Said, anche in questa loro pazza fiducia, perchè i deputati volevano che ai Giovani Turchi ed agli ambasciatori accreditati presso il Sultano Maometto V, fosse violentemente strappata ogni illusione sull'alta o bassa sovranità della Turchia nella Tripolitania e nella Cirenaica, bagnata dal più puro sangue italiano? Non c'è da dubitarne. La eco arriverà, chiara e sonora, perchè alla memoranda seduta hanno assistito Salem ed i rappresentanti delle Potenze grandi e piccole. Io ho voluto prender posto in uno dei settori di Destra, per stare di fronte a Salem, che sedeva in prima fila, nella tribuna riservata ai magistrati. Cosi ho avuto agio di osservare il viso e le mani dell'intimo amico dei Ministri Talaat Bey e Giavid Bey, in tutte le manifestazioni, sempre più pronunciate, sempre più chiare. Salem, che aveva.alla sua destra l'avvocato De Caprio, membro della Direzione del partito radicale, il quale gli faceva da cicerone e suggeritore, dapprima è rimasto impacciato, con la faccia semi-coperta, ora dalla mano destra, ora dalla mano sinistra, poi ha congiunto più volte le mani, in segno di un flebile applauso, poi, lasciandosi trascinare dall'ambiente, si è alzato anche lui, ed ha applaudito ripetutamente più volte, fino al punto di alzarsi di colpo vivamente perfino alla presentazione del Decreto ,che proclama sulla Tripolitania e la Cirenaica la piena ed intera sovranità del Regno d'Italia. Qualche deputato, al quale io facevo notare gli applausi di Salem, osservò: — Se lo saprà il Comitato m Unione e Pro| gresso », povero Salem! | Io invece persisto nel pensiero che vi manifestai lunedì sera; io penso che egli, ] venuto a Roma col consenso dei suoi intimi amici Talaat bey e Giavid bey, sia stato messo in grado di rendere un servizio prezioso al Governo turco ed al comitato « Unlone e Progresso ». Egli si affretterà certamente a scrivere ai suoi amici di Salonicco e di Costantinopoli che il popolo italiano non è punto stanco della guerra, che lo spirito pubblico è altissimo, che la campagna del partito socialista contro la guerra è passata inosservata, che anche i deputati socialisti hanno oggi fatto causa comune con i deputati di tutti gli altri partiti, che la nazione e la rappresentanza nazionale Bono tanto entusiasti della conquista in Tri¬