La critica situazione turca in Arabia

La critica situazione turca in Arabia La critica situazione turca in Arabia eloquentemente rilevata dal " Temps L'efficace azione italiana nel 3£az* Rosso ù , i i e d e l i l o n i a l i r e e e i e . i a o e e i l Parigi, 20, notte La fase, che sta per iniziarsi, della guerra italo-turca e l'introduzione della questione arabica come nuovo elemento nel conflitto, ispirano al Temps un lungo articolo, del quale credo opportuno stralciare qualche brano interessante: «Le notizie, alquanto confuse ancora — scrive il Temps — che vengono dall'Arabia, non sono un semplice episodio della lotta cronica che continua da anni tra turchi ed arabi nello Yemen. Nelle circostanze attuali , le disfatte quasi contemporanee del Vali turco di Sanaà, Mohamed AH, battuto dai ribelli, e dell'Iman Jaja, aderente ai turchi e battuto dal suo competitore l'Iman Dohiani, hanno una portata assai più grande. Forse è una nuova fase della stagnante guerra-italo-turca, un nuovo e più sensibile pericolo per la Turchia, ed anche una minaccia per la preponderanza ottomana nell'Islam. Nuovamente, la Mecca si erge contro Costantinopoli e si pone la questione della sede del califfato. Almeno così si prevede a Roma. «Gli arabi si lagnano da un pezzo della a,si}™ziorìe Tche vie,ne loro fatta nell'impero _.iottomano. I loro lagni sono di due sorta: politici e religiosi. La loro lingua, la lingua del Corano, è a disegno rifiutata dagli amministratori turchi, i loro interessi sono ne: gletti, le loro aspirazioni vengono combattute.' La Tripolitania era la più povera e la più disdegnata delle Provincie dell'impero. Luogo ili disgrazia, quasi di deportazione peri funzionari malvisti a Corte, era male amministr&ta, abbandonata, senza difesa, al punto ohe, come si è veduto, Tripoli è caduta nelle mani del nemico sanza colpo ferire.-L'Arabia non era abbandonata, ma sospettata. Orgogliosa di essere stata la culla dell'Islam e di possedere due città sante, essa si augurava un presente degno del suo passato. Ma questi lagni, queste aspirazioni, non incontravano a Costantinopoli che gelosia e timore. Da questo stato d'animo doveva nascere la ribellione. Parecchie volte, in questi ultimi anni, si è sentito parlare di spedizioni turche in Arabia, di monotone alternative di truppe del Sultano assediato ed assedianti, di peripezie sempre eguali inframmezzate da tregue, da trattative, da negoziati tra pascià e ribelli e facenti capo a nuove rotture. « Il regime costituzionale succeduto all'assolutismo non ha nulla mutato a questa crisi cronica. L'opera dei capi religiosi del-, l'Hedjaz, dell'Assir e del Yemen contro là supremazia religiosa del Sultano di Costantinopoli persuadeva già grandemente l'arabo. Si ripeteva che il commendatore dei credenti doveva essere arabo; quale doveva essere, dunque, sull'arabo,, l'effetto di una rivoluzione il cui manifesto parlava di tut to salvo di religione, il cui primo atto era di proclamare nella costituzione Teglia e gli ama del fgdele c dell'infedele del maa IServizio speciale della Stampai.. Parigi 20 notte mettano e del mettano e del cristiano, di ammettere quest'ultimo nelle fila dei combattenti credenti e di mettergli le airmi in mano? L'arabo vedeva ormai il Sultano come uh docile strumento di quei rivoluzionari di cui molti erano di razza straniera e di dubbia ortodossia ed anche di infedeltà notoria. «L'improvvisa azione dell'Italia sulla' Tripolitania potè far credere Che il pericolo comune mettesse fine al vecchio antagonismo : si sperava e si proclamava a Costantinopoli che tutto l'Islam si sarebbe unito contro il nemico. La Persia stessa, separata dal Califfo di Costantinopoli, da divergenze dottrinali secolari, inviava messaggi di simpatia e prometteva soccorsi.' Gli arabi si sarebbero ostinati in'una lottai fratricida? Di fatto, uno degli avversari più tenaci della preponderanza politico-relijgiosa dei turchi in Arabia, l'Iman Jahia, ha rinunciato alla lotta e si è dichiarato pronto a volgere de armi contro l'Italia. Le notizie di ieri provano che egli non è stato seguito, che non è riuscito a garentire il capo militare ed amministrativo dei turchi, il governatore dello Yemen da un notevole scacco che egli stesso aveva combattuto come <un traditore della causa araba. Non soltanto le speranze di Costantinopoli, fondate sopra un soccorso di forze arabe, sono' ormai annulliate, ma sembra che la situazione* sia oggi rovesciata. Il bombardamento italiano idi Hodeida, di Konfuda e idi altri punti della costa araba, inquieta e tiene nell'impotenza le truppe turche, troppo disperse, del resto, su vari punti. Il « Piemonte » e le controtorpediniere italiane hanno distrutto la squadra turca del Mar Ros-' so e con la distruzione di queste navi annichilirono pure ogni piano di sbarco degli arabi in Eritrea e nella Somalia italiana. • «Vi ha di peggio per i turchi: l'Italia,padrona del mare, impedisce ogni invio di. «rinforzi e blocca la costa : le guarnigioni turche sono tra i cannoni italiani e due ostinati ribelli, Said Idriss (l'Jman dell'Assir) e El Dohiani. Gli ultimi telegrammi; poi, annunziano che il governatore dello Yemen, il quale aveva tentato fuori di Sanaa una sortita disperata, ha sùbito una gra.vo disfatta : le sue. truppe sono ora respinte verso il mare. L'Yman Jahia, che aveva fatto pace coi turchi, è bloccato in; una fortezza smantellata. Said Idriss si prepara ad occupare le isole Farsan evacuato dalle truppe di Mohamed Ali, e si aggiunge che il capo dell'Assyr riceverà dagli italiani soccorsi che fortificheranno la sua situazione ». Qui il «Temps» cita l'articolo di Cirmeni sulla « Stampa » mettendone in luco il titolo : « Il colpo di grazia ». « Senorichè, —? aggiunge il « Temps » concludendo — la parte del profeta è sempre una parte un poco avventurosa, specialmente per lo cosa di-Oriente. Comunque, è interessante vedere quale speranza definitiva dia all', ne italiani' la questione araba, che visamente ò entrata in una fase.:

Persone citate: Assir, Mohamed Ali, Said Idriss, Teglia