Il Governatore turco del Yemen

Il Governatore turco del Yemen bloccato dai ribelli e le sue truppe decimate (Per telegrafo e telefono alla STAMPA) Roma, 17, sera. La Tribuna ha da Massaua questi particolari sulla disfatta del Governatore turco dell'Yemen, disfatta alla quale accennava ieri un dispaccio dell'Agenzia Stefani dal Cairo: « Si è diffusa improvvisamente la notizia che il governatore turco dello Yemen, residente a Saana, a 140 miglia di distanza dalla costa e dal porto di Hodeida, sia stato investito dall'avanguardia dell'esercito ri belle. Dato lo scaglionamento vastissimo dei battaglioni turchi lungo tutti i punti fortificati del litorale, il Vali dello Yemen sarebbe rimasto chiuso in una città con scarse truppe ottomane. Temendo di restare bloccato dalle truppe ribelli egli avrebbe tentato una sortita disperata, ma appena i suoi uomini sono usciti nella gola che conduce verso il mare, dalle alture circostanti sonò piombati addosso ai battaglioni del Vali le schiere arabe dell'Iman avvolgendole completamente. Si è impegnata uni dura, accanita battaglia, che è finita con la completa vittoria dell'esercito ribelle. ;I battaglioni del Vali sono rimasti decimati. Le compagnie che hanno potuto rompere il cerchio dì ferro e di fuoco, che le stringeva, hanno preso la fuga verso il mare, sempre inseguite a breve distanza dalle torme dell'Iman, che ha bloccato tutti 'ì reparti tfenìici cotltto 'Orinare. Se ai turchi non arrivano soccorsi dalla parte del Mar Bosso, è impossibile che' essi possano resistere all'assedio dì gente quindici voltsuperiori di numero. » Qui a Massaua sembra difficile che i turchi possano avere questi aiuti dal mare, perchè le navi italiane continuano ininterrottamente la loro crociera sulla costa delVAssir e dello Yemen. Si presume perciò che tutti i reparti ottomani dovranno ben presto arrendersi. Tutta la colonia italiana a Massaua e la stessa popolazione indigena sono festanti per queste notizie. Quantunque ogni Umore di un attacco turco fosse scomparso da qualche mese, pure l'annunzio che l'esercito turco passa sulla costa arabica di sconfitta in sconfitta, centuplica la sicurezza e la gioia che tutti hanno provato fin dal giorno della vittoria navale italiana di Konfuda». per ragioni personali. Suo padre, fu trucidato nel 1904 dai soldati turchi, i quali, presentandosi ad esigere le esose tasse e sopratasse legali ed illegali, al rifiuto dèi Beni Matar, risposero col massacro dei capi e dei gregari. La regione tra Saana e Jerim è la più.tartassata dalla guerra, abitata, com'è, da tribù ricche, che ebbero a soffrire le più feroci rappresaglie dei turchi; donde l'odio secolare giurato dagli abitanti all'irrómpente dominazione del Padiscià di Stambul. Probabilmente, El Dohiani avrà respinto l'Iman Jahia da Aimrani, verso Gebel Sciaara, aitò 2800 metri, che è il rifugio naturale dell'Iman, ove égli raccolse la sua famiglia e la sua gente dopo che i turchi occuparono Gebel Sciaid, .antico santuario Jehebita. Ivi egli conserva il suo tesoro di guerra, ereditato dal padre suo. Mohamed Said ed Din : si dice che ascénda a due milioni di talleri di Maria Teresa (cinque milioni di lire nostre), e che sia nascosto in eaverne so.tto il forte. Ahmed Fetvi-pàscià. nella spedizione nel 1906, assediò Gebel Sciaara per otto mesi, senza riuscire ad occuparifl^yjer.chè il luogo, oltre ad essere inaccessibilsl'^r'le scoscese pareti, ha depositi abbondanti- d'acqua e forma l'altipiano coltivato a^;OTM^fìt-In quelle operazioni militari furonóilW'l&rchi portati anche i mortai da assedio; f'ftHtpi che vedevano il suolo arabo, ma Inutilmente. L'Iman Jahia potrà • difendersi chiusa nebsùo propugnacolo, ma non potrà recare alcun aiuto, cóme si era sperato a Costantinopoli.. alle forze ottomane impegnate nel Tananà. Saader, nelle cui vicinanze sarebbe avvenuto l'ultimo e più importante scontro, è la vera città dell'Iman Jahia, ove sono raccolte armi, munizioni, cannoni presi al turchi nel 1906. E' probabile che le genti jehiblte, come protesta alla politica dell'Iman, abbiano dato fuoco a-questo deposito di munizióni. Le\ notizie■ 'dall'Arabia contenute nei dispacci di questi giorni non sono sempre coerenti e complete; .-ma tuttavia una cosa è certa : che. cioè. nell'Arabia Meridionale il malcontento degli abitanti prorompe contro 1 turchi e i loro alleati. Ilili commento delia "Tribuna,, La Tribuna,rilevando nel suo articolo di fondo che i giovani turchi attribuivano ilcolpo della sfortuna di'Mohamed Ali,, governatore turco dello Yemen,- all'Italia, col' bloo-; co lungo la costa arabica del Mare Rosso.osserva: « E' ben strano che quando due naziónisono in guerra tra' loro, una brontoli .percnel'altra tira cannonate. Si-potrebbe del resto domandare conto alla. Turchia ideile .propoj ste che in principio della guerra (la cosa etè venuta a sapere ieri), essa fece' al Sultarfp]del Migiortini, nostro protetto, IsmaiL Mohifc med, di abbattere la bandiera italiana e d* innalzare quella turca. Ma a parte ciò, chi conosca anche poco la cronistoria dello Yemen, sa clje durante le quattro stagioni del-l'anno le due capitali Abba e Bona (delVAssir e dello Yemen propriamente detto) sonoimmancabilmente per tre stagioni in man» dei rivoltosi e per una sola la •masttodei turchi, e ciò anche negli anni in cui' c'era la guerra italo-turca. Ora è possi che le nostre cannonate nel Mar Rosso-abbMR no incuorato più del solito lo sceicco .Idtf a riprendere le armi per la rivolta, èri' certo che ' l'inesorabile blocco ' delle noate«navi impedisce alla Turchia demandare riB-forzi allo sfortunato suo Governatore; ma cheperciò? Certo, anche di questo e di wttet'Wconseguenze che ne possono .derivarpv,as$aigravi per la Turchia, la colpa, in un certosenso è dell'Italia, ed è appunto quello ch»doveva essere e si voleva dovesse essere,' fl-no dal principio, con le nostre operazipnlnel iMare Rosso, che dovevano farey.n«ttfralmente parte integrale e- indivisttile di tutta quanta l'azione compatta della guernra tripolina. D'altra parte, sono stati proprio «turchi a richiamare l'attenzióne dèlia .nòstrjtflotta nel Mar Rosso, tentando-di, ;8bàrcOTe|una parte delle truppe dello Yemen. néliìErTitrea e una parte • in Cirenaica,J attravèrsol'Egitto Così stando le còse, .certomento-ijorvci si può fare addebito se. Viri.' Seguito.-"■■t^ip-stro blocco,' Mohamed All' t:ìxc^M-*i*0^)mdi assedio dalle truppe di Idriss, sia purffincuorato dal rombo dai nostri: cannoni'. E; da notare, inoltre,.che gli uomini dello Yemen hanno imparato a conoscere ed amare la potenza dell'Italia in Benadir, dove la'sér-vono da anni con fedeltà Uno alla morte ». Il Governatore turco del Yemen Roma, 17, notte. Le notizie incerte., ma fondamentalmente gravi, che giungono dallo Yemen, sono un indice della gravissima situazione creatasi colà cóntro il dominio turco e contro i capi delle varie tribù che con i turchi hanno fatto alleanza. L'Iman dello Yemen, Jahia, che il 23 scorso aveva stretto te. pace cun Izzet-pascià, Comandante le forze turche dell'Arabia Meridionale, non ha ottenuto, nonostante le condizioni fossero da lui dettate, l'approvazione degli abitanti, i quali non ammettono l'accordo con la Turchia. La rivolta ò più contro i turchi, che contro i'Iman Jahia. Il più forte e stimato condottiero dei ribelli ò lo sceicco El Dohiani, capo della tribù dei Beni Matar. bellicosa, Serissima gente al sud-ovest di Saana. Evidentemente a costui non garba la pace stretta dall'Iman Jahia con i turchi, anche

Persone citate: Abba, Ahmed Fetvi-pàscià, Maria Teresa, Matar, Mohamed Said