Giudizi e parole fatidiche di Giuseppe Garibaldi sull'esercito e la marina d'Italia

Giudizi e parole fatidiche di Giuseppe Garibaldi sull'esercito e la marina d'Italia Giudizi e parole fatidiche di Giuseppe Garibaldi sull'esercito e la marina d'Italia Roma, 16, notte. Vengono, in luce e sono pubblicati dal Giornale d'Italia alcuni scritti inedili di Giuseppe Garibaldi ebe hanno un'importanza storica perchè contengono notevoli giudizi dell'eroe sullo battaglie di Lissa e di Custoza. Dopo un preambolo sull'azione navale in genere con particolare riferimento alla storia inglese e a Nelson, Giuseppe Garibaldi scrive: * « L'Italia conta marinai non, secondi "a nessuna nazione marittima. Quando questi saranno esercitati nella manovra dei cannoni e di abbordaggio, essa potrà combattere con chiunque. Il combattimento di Lissa è in qualche parto somigliante alla battaglia di Oastoza, cioè nella mancanza di quella ferrea voloDtà di un ca"po che, prima di abbandonare là vittoria al nemico, tenta ogni mezzo possibile per afferrarla. Infatti" tanto'nell'una cho nell'altra battaglia noi siamo rimasti padroni del campo di battaglia, e perchè questo campo noi lo.abbiamo abbandonato, così in questa come nell'altra," con una apparenza di ritirata, apparisce il difetto di genio militare.. A Custoza si doveva fortificarsi nelle posizioni conquistate e chiamare avanti la riserva, o ripas. 50re.il Mincio e fortificarsi sull'altra sponda, deve i cento mila uomini rimasti intatti poteveno^spifigere qualunque forza nemica, che si aveva U diritto di non temere, massinie per i 80 mila uomini di Cialdini oltre il Po. A Lissa il nemico si ritira, parte nel porto di San Giorgio, parte nel canale di Lesina. Se si rosse inseguita Una parte della flotta nemica; non era questa una vittoria? Si erano perdute due corazzate? Ma ne restavano dieci. Se si mancava di munizioni e di carbone si poteva mandare ad Ancona. Mettendosi cosi tutta la nostra flotta fra le due porti della nemica, doveva necessariamente accadere o di poter combattere con una di quelle metà, ovvero, sfuggendo il nemico la pugna, si sarebbe giunti nel porto di Trieste. I sacrifizi sarebbero stati molti; ma -la' fine sarebbe stata una vittoria. Lissa fu forse più fatale di Custoza o la sconfitta avvenne per la mancanza di direzione. La flotta italiana quale obbiettivo poteva avere se non la distinzione della flotta nemica? Orbene, il primo errore fu quello di mandare la flotta italiana a Lissa e il secondo fu quello di farsi trovare disordinati all'avvicinarsi della flotta nemica. All'incontro, Tegethoff, con 7 corazzate oontro 12, giunse intero fra Unto disordine ek gettò i suoi bastistlmenti più forti, riuniti, contro i singoli nostri, abbandonati dal compagni, e li sconquassò. Che cosa indusse "il comandante italiano ad abbandonare la nave capitana per rifugiarsi a bordo dellMffondalnre quando non era ili pericolo di affondare ? Era forse sua intenzione di speronare il•; nemico ? Niente di tutto questo. L'ammiraglio passa sull'^ffondatore per fare dei segnali che nella confusione nessuno più capisce, perchè non si poteva osservare il trasbórdo dell'ammiraglio fr^ il fumo o altre cause. Che cosa fu la mossa .li un altro ammiraglio, il quale con le sue tre corazzate lascia la pugna contro le corazzate nemiche e sì porta verso le navi di legno? Che cosa avrebbe detto Nelson, che alla batta, glia di Trafalgar rompeva il suo portavoce per la la rabbia perchè il suo vascello Vlclow, meno veloce del trovai Sovereign, comandato da Collingwood, non poteva portarsi per il primo nella linea nemica? La battaglia di Lissa fu una sciagura nazionale assai più di Custoza, onde io, umanitario di principio, anelo dì assistere, comunque sia, ad un com battimento navale dove si lavi il tricolore nostro, trascinato in quella infausta giornata nel fango ». Venendo a parlare della battaglia di Custoza, Garibaldi osserva: «L"esercito nostro contava 200 mila uomini, l'esercito nemico ne fllntl*"* 100 mila. Perchè combattè solo .una SttèSaT dell'esercito nostro, e cioè la sinistra, -chériu quella che passò il Mincio e combattè 'coritro l'esercito nemico in posizioni da lui studiato e occupate da tanti anni? L'altra metà (lei nostro esercito, comandata dal Cialdi'ni, restò inoperosa per colpa del Comando •supremo. Se vi è un terreno strategico dove la grande massima di guerra di invalidare uiV.ala per rinforzare l'altra si possa e si debba'.seguire, questo era certo il terreno occupato dall'esercito italiano, con 11 quadrilatero di -fronte e un esercito nemico, che si doveva supporre pronto a concentrarsi per piombare con tutte le sue masse sul nemico invadente. Dà Epaminonda a Federico il Grande, quando tale ordine di battaglia.-fn possibile di applicare, esso fu sempre coronato dal risultati volùtj".- Tale -ordine- di'- battaglia, sotto altri termini, è pure, raccomandato-da Napoleone I: portare più soldati del nemico sopra un punto determinato; ed esso-sarà stato la norma dei grandi capitani di tuttelle epoche. So l'esercito italiano,-invece di operare simultaneamente sulla sinistra e 6Ulia destra, avesse cominciato col passare il -Mincio, gettandovi dei ponti e facendovi passare una o-.due (Divisioni, con ordine.di non impegnarsi seriamente. . e portando poi con la massima celerità tutte lo nostre masse oltre il Po,' operazione bacile, perchè si era visto il nemico non voler difendere il passaggio del fiume.- i nostri avrebbero avuto una quasi certa probabilità di esitò felice. Le cose andarono all'opposto: il nemicò, essendo il nostro esercito diviso in due, concentrò tutte le sue forze' su Vicenza, e di là aspettò le nostre mosse. Esso riuscì così nei suo desiderio di vedere la metà del nostro esercito passare il Mincio ed entrare in mezzo alle quattro fortezze, le cui guarnigioni ih quel giorno poterono essere d'aiuto al nemico ». Gli scritti inediti di Garibaldi contengono Inoltre alcuni giudizi sulle armi speciali del nostro esercito. Garibaldi scriveva: a La marina. La specialissima delle armi è la marina, nella quale, oltre alla Intelligenza e alla scienza,, necessarie a tutte le. armi speciali, occorre, come si dice, lo stomaco fatto al mare. E siccome, meno ora, la Monarchia italiana ha cercato i suoi ministri della marina verso le Alpi Superiori, ne consegue che abbiamo avuta una pessima marina da guerra, e che l'Italia dovrà faticare molto prima di possederne un'altra capace eli stare a fronte, nói Mediterraneo, le sue competitrici. Il genio: se' la corruzione pretesca ha reso gli italiani uh po' gobbi e fisicamente inferiori alla razza alemanna, certamente non inferiori In genio furono mai 1 nati su questa terra. Non dubito quindi che gli 'italiani potranno eguagliare qualunque altro esercito. Vartiglieria: do fò' di cappello all'artiglieria italiana. Se essa somiglia, cpme non dubito, alla 'Brigata che combattè a Bezzecca, sotto gli ordini del mag. glorè Dogliottl, certo l'esercito italiano ne può aridare superbo e contare sulla sua artiglieria nelle ".future battaglie. La cavalleria: dopo la marina, l'arma più speciale è la cavalleria, o stupisco come la Monarchia, che ha tradizioni guerriere, non se ne sia occupata abbastanza.-Come I marinai, i cavalieri devono essere educati alla professione fino dall'infanzia, non più tardi dei <iQ anni di età. I bersaglieri; io vorrei molti Corpi di bersaglieri, e possibilmente tutto l'esercito attivo. Credo che non vi-sia milite migliore. I carabinieri; formati in uni Corpo d'esercito, i carabinieri potrebbero passaro egregiamente nella bilancia di una battaglia. Dicono che i vecchi sono adatti a dai* consigli: mi si perdonerà un pò' di presunzione. -Sono partigiano della pace, ma non essendo in nostro potere scongiurare le nubi che pur si innalzano sull'orizzonte, desidererei vedere l'Esercito e la 'Marina italiana in un assetto imponente al cospetto del provocatori ».

Luoghi citati: Ancona, Bezzecca, Custoza, Italia, Lesina, Roma, Trieste, Vicenza