Nuove manifestazioni antiitaliane dei circoli clericali dell'Austria

Nuove manifestazioni antiitaliane dei circoli clericali dell'Austria Nuove manifestazioni antiitaliane dei circoli clericali dell'Austria Ile strane "allucinazioni,, della "Zeit,, (Serviacio speciale della STAMPA) sc Vienna, 18, notte. : La campagna dei circoli clericali e di certi circoli militari austriaci contro l'Italia, che si combatte in questi giorni indirettamente sotto' forma di una levata di scudi contro il ministro degli Esteri conte di'Aehsenthal, prosegue più vivace che mai. Questa campagna deve essere seguita, come ho già ripetuto più volte, con molta calma, ma con molta attenzione; essa è interessante sotto due aspetti. Essa ci dimostra quanta, importanza e quanta ingerenza nella politica abbia anche in Austria il clericalismo ed il militarismo e ci dimostra d'altra, parte una volta di più che se • l'Italia conta in Austria molti buoni, sinceri o autorevoli amici, deve però sempre contare' su qualche nemico ostinato e inconciliabile. Ora è evidente Io scopo di questi circoli clericali che sembrano lavorare, in un certo accordo, con qualche speciale circolo militare. Essi vogliono impedire ogni intesa amichevole, ogni pacificazióne con l'Italia. Proprio mentre nei giornali d'Italia, Austria e Germania si sta discutendo con certa ampiezza di vedute il problema della .Triplice e si sono iniziati dibattiti, a cui prendono parte eminenti per- pmstamapctmdcsgqrsonalità politiche dei diversi paesi, i cte^ricali hanno iniziato la loro campagna e mle loro macchinazioni tendenti a sviare il pacifico lavoro degli uomini politici e creare in Austria correnti ostili all'Italia. • Se si analizzano nel loro fondo questi improvvisi nuovi sforzi vivaci del clericalismo austriaco, si può facilmente trovare uno spirito di guerra contro l'Italia. Questi circoli non pensano forse veramente, coime dicono i giornali liberali di Vienna, • alla ricostituzione del potere temporale dei Papi (vorremmo vedere anche questa!), ma sognano alcune grandi complicazioni per l'Italia per favorire certi loro occulti e torbidi interessi. Ad ogni modo, è certo che essi non vogliono vivere in pace ed in buo' na. armonia con l'Italia. Tutto ciò in Italia sarà appreso con molto interesse e, per il momento, senza alcuna inquietudine. VItalia liberale deve avere fiducia negli elementi liberali dell'Austria, nel buon senso del suo popolo e nella fermezza dei suoi uomini politici responsabili. L'opinione pub. blica italiana non deve poi mai dimenticare che il primo scopo preciso di questa campagna è quello di provocare il popolo italiano per produrre una reazione e solle. vare complicazioni ; perciò l'opinione pubblica italiana si guarderà bene dui fare il giuoco di questi agenti provocatori. Non è tuttavia senza utilità conoscere questa campagna, che prosegue con le più puerili menzogne e con i più volgari siste•mi. Quando si sente affermare e ripetere insistentemente, quale base di tutta l'attuale campagna unti-italiana, che l'Italia concentra contro il confine austriaco 300,000 soldati (!!), cioè un contingente di uomini •pari a tutto il suo esercito attuale, vi è da domandarsi se vive ancora in questi circoli la buona fede, la serenità e la lealtà. Ieri notte, in una assemblea pulitica cattolica, il deputato cristiano sociale dottor Jérzalak 6 ritorni-ito con molto calore sul ■ tema toccato dal barone Fuchs e dal parroco deputato Bauchinger. Egli ha detto: «I cristiani sociali non spingono affatto alla guerra ma hanno tutte ie ragioni di scagliarsi contro il ministro degli esteri perchè dteldcuadctmascn.iuti, nonostante che l'Italia concentri 300 eiii»ila -uomini contro il confine austriaco, con-1 itinua ad affermare non esistere la minima'Ltcnsione di rapporti tra Italia e Austria. Dallnioiti anni in Italia si è fatto di tutto per prepaicire una aggressione contro l'Austria (?) mentre da parte nostra non si è fatto niente. Il ministro degli esteri, anche nell'istante in cui si domanda urgentemente nei circoli militari di fortificare il confine, conferma che non vi è nessuna ragione di inquietudine e che r.on vi è alcun segno di ostilità da parte i dell'Italia. La nostra politica estera da molti anni è colpevole della decadenza di cui soffre semi, re più l'Austria. Il dovere di un depiliate distiano è di illuminare la coscienza degli eiettori, se ciò non avviene da parte dei ministri competenti. Noi vogliamo difendere 11 nostro impero da ogni aggressione: il nostro paese deve agire in questo senso! • Non meno ostilmente ha parlato in tale assemblea il clericale di, Vienna, deputato ideila Dieta della Bassa Austria, Kunschak. Egli ha detto che i giornali scrivono che il | barone buchs è cristiano sociale ed accu- sano perciò i cristiani-sociali di volere ri- stabilire il poterà temporale dei Papi, attuando una politica ostile all'Italia. ««™M "rPJ^fi-o1n,.0Ja,?■!3e?Ta, \°fliv,m(?.con" servare 1 amicizia con l'Italia, che l'Italia ci offre; ma quando l'Italia, come fa ora, con- centra 300 mila uomini ai nostri confini, essa non ci dimostra, come sembra, un vero a-,niore. A nessun tedesco dall'Austria salta in !mente di annettersi la più piccola parte del i territoriu italiano. Già prima noi no abbiamo j iivutp abbastanza di katzclmucher (titolo di- Uspregiativo con cui i tedeschi sogliono jndi. ! care gli italiani); ma noi vogliamo che si con-iservi, si curi l'amicizia dei tedeschi piuttosto j che quella degli italiani, . ; ,.Ua parte sua la militarista «,2eit», or-iglino dello Stato. Maggiore, continua ad I assicarare che ormai le dimissioni del mi- ...Bistro Aehrenthal sono sicure ed ùnmi-|nenti. 11 giornale poi ha un articolo di|fondo contro l'Italia. Il giornale pesta ejripesta sul solito argomento e dice fra|,„ ' , „ : li lutto il mondo parla di guerra contro l'Italia. Nessuno può però ragionevolmente pensare che noi vogliamo fare la guerra alla ■nazione vicina. Non abbiamo nulla da prendere all'Italia: la ricostituzione dello stato. della chiesa, la riconquista del Lombardo-' Veneto, in una parola la distruzione dell'unii,^, nazionale del regno d'Italia "sonò tutte fantasticherie che nessuno può osine di intraprendere in un tempo in cui il servizio militare è un obbligo generale a. ' »>iyia se si parla, nonostante ciò. di una guerra collltalia, si pensa sempre che è una guerra «he l'Italia vuol fare contro di noi («.Che proprio ora si calcoli sopra questa even-1 tualilà, vi sono delle buone ragioni. Si è vi-. ro'nell'ottobre, scorso come, poche settimane dopo che il ministro degli esteri, Di San Gin-,liano, in un suo discorso aveva proclamato I Tintegrità del territòrio della Turehia, qual»1 programma del Governo, l'Italia senza alcun motivo abbia dichiarato guerra alla Turchia soltanto per derubarla di una parte del suo territorio. iDa allora non si può più credere alle assicurazioni di pace e di amicizia dei ministri italiani. A parte questo fatto, vi è anche lo spirito di guerra degli italiani, improvvisamente ridestatosi dopo una lunga pace. Se la conquista di Tripoli si fosse compiuta facilmente, bisognava poi contare certamente con lo spirito di guerra degli italiani diretto contro di noi. Se si conquista Tripoli, così diversa di nazionalità e di religione, ci si ricorderà certamente della missione più urgente di liberane gli italiani dell'Austria». « Più necessario del soprabito e la camicia : quando si ha il soprabito si vuole avere naturalmente anche la camicia ». ) Il giornale però dice che questo pericolo di una guerra dell'Italia contro l'Austria non ò molto imminente, poiché la guerra tripolina sembra destinata a durare anco? ra molto tempo. o Un altro pericolo, tuttavia, sovrasta sUU l'Austria, Ohi ci garantisce che l'Italia non tra% porti la guerra in Albania, dove tutte le conr dizioni le sono favorevoli? Ma se l'Italia attacca la Turchia in Albania, i nostri interessi saranno immediatamente toccati. Cosa • dòBbiamo fare noi allora? Dobbiamo fare in modo che gli Italiani, se attaccheranno l'Albania, non migliorino la loro condizione, ma la peggiorino. Bisogna rinforzare potentemente 1 confini, In modo che l'Italia abbia dà-fare con noi nell'Alta Italia ». dhl

Persone citate: Fuchs, Papi