L'Islam e la guerra

L'Islam e la guerra L'Islam e la guerra Le preoccupazioni degli Italiani di Tunisia — Gli arabi tunisini fanno buoni affari 'ij pericolo relativo del Senussismo — Il dominio turco in Tripolitania è condaij■ nato nella stessa opinione mussulmana — La scarsa efficacia della solidarietà .islamitica — Bisogna distruggere o costringere alla resa i regolari turchi. (Da uno dei nostri inviati speciali) SABES (Tunisia), dicembre 1911. I 7. HO notato negli italiani di Tunisia il me- \ '•desii.no rammarico degli italiani di Levante per la condotta politica generale della Iguerra, E se questi ultimi mi affermavano \;he la limitazione del teatro delle operazioni di guerra alla sola Tripolitania, cioè l'esclusióne di ogni azióne nell'Egeo, avrà coma conseguenza una precaria situazione morale e materiale degli italiani in oriente, con danni gravissimi per la nostra influenza in Turchia all'indomani della pace, i primi, gli italiani di Tunisia, sono quasi lutti d'opinione che, sinché nella più recondita òasi tripolina resterà una bandiera turca'spiegata al vento del deserto, tutto il'paese sarà in guerra contro di noi. In altre parole^ per quanto vittoriosi e de" rìsivi potranno essere i successi che le nostre armi otterranno sui nuclei turchi regolari, ■ l'ostilità contro di noi perdurerà tenace, poiché infine è la guerra all'islamismo che nói abitiamo acceso e sarà l'islamismo mondiale che s'incarichcrdidi tener viva cotèsta resistenza e di prolungare la guerra all'infinito. » ; Dicono ancora gli-italiani di Tunisia che Vasclusior.e sollecita dei turchi dalia lotta per la conquista effettiva della Tripolitania, cioè la costrizione dell'impero alla pa'ee da ottenersi in principio con offese dirette, alle sorgenti vitali dell'impero, sui territori asiatiei od europei, avrebbe dimi(ftuiip- grandemente il valore della coaliziofiiedi simpatie islamitiche attorno alla TriipólBania iiìcyqsa da noi, è in .ogni 'modo hvt'cbjje impedito fchè .quelle simpatie, cerpanjlosi e riunen-ìosi, attraverso la, vastità ideile terre dove il Corano è legge, producessero attorno alle bandiere turche sventolanti .sul paese sahariano effetti apprezzabilissimi sulla continuazione delle resistenze. , > Non voglio discutere oggi se la condotta apolitica della guerra sia buona o piediocre, i> addirittura riprovevole. Viviamo oggi in lUiCepoca nella quale un giornalista onesto che ama ardentemente il suo paese deve Yo\iipiere ogni giorno il sacrificio di credere anche a quello che non si può credere, fn. ultima analisi bisogna convenire che .sempre in merito della condotta politica Ideila guerra noi non possediamo che una 'parte-soltanto dogli clementi di giudizio, e [quindi il: giudicare potrebbe essere pericoloso. Sta il fatto che la guerra italo-turca è destinala a passare alla storia come una ìdslle più strane .che si siano mai combattute. .Sfrondata dalle esaltazioni naturali ,i uh popolo generoso che ha imposto ai oi tiepidi governanti la resurrezione proirta, io credo che i nostri nepoti ci ammireranno essenzialmente per l'opera formidàbile 'dell'occupazione materiale costiera jdel nostro nuovo impero. E la storia infatti ; «oh vide mai 120,000 uomini, un esercito, j .spiccarsi per una cosi vasta estensione di (terra bagnata dai flutti procellosi del maire e su di una cosi vasta estensione compiere il prodigioso quotidiano ufficio dei (rifornimenti. A parte questo, a parte vo,glio[dire la esaltante vittoria logistica che mot siamo riusciti ad ottenere su di una iqùantità di elementi avversi, i commentaìtóri del domani diranno certamente che ,/dej.le varie vie clic si presentavano a noi wer. conseguire la vittoria militare noi ci Usiamo compiaciuti di scegliere la più ardua fé-la più lunga, forse perchè noi facciamo >alla guerra ad Una potenza che non si {vuole, non sì deve annientare. Le contrad■diiióni! ed i controsensi apparenti di questa lotìa dipendono precisamente dalla soppressale da noi fatta del principio che redola le guerre, che le ha regolate tutte tratte più remote alle più prossime, mirare all'annientamento dell'avversario. ' Ma iò divago. Volevo per questa volta e)sa mainare semplicemente se era poi vero <che la commozione risentita dal mondo Vislarriilico per effetto dell'occupazione, anzi, I dell'annessione tripolina sia stata e siu itoti intensa dq farci prevedere per l'avvenire;, se si persisterà nella condotta poliU[ca generale attuale, una dura lotta di pc)nètràzione- contro un nemico alimentato ; dall'Islam mondiale in generale ed africano in ispecic. \ Dalla Tunisia del Sud, dal paese che è Gl'immagine esalta-della Tripolitania noi sira, a me sembra che il timore sia soltanto chimerico e per persuadersene basterebbe l'osservazione vicina del piccolo mondo i islamitico tunisino che è quello che, malgrado tutto, ha con la Tripolitania i mag;iyiori legami e le più intime affinità. Tutto 'il chiasso che gli arabi della Tunisia hanno fatto e tutto il favoritismo francese itala causa turca non. hanno siìinto una re.cluta tunisina ad inquadrarsi nelle forze • [che da Garian si. propongono di rinnovare m'le -classiche, resistenze turche genere Plciv-\na. "Gli arabi tunisini si limitano ad essere I dei semplici ausiliari di rifornimento a con- - \ a o e , i i . " à e a i io à a , n o e , e a a e a a i i a i , j i i e a e i durre i loro cammelli al grande cóntro di Ben Gardane, trasformatosi . improvvisamente da misero villaggio in popolosa città di tende, donde le carovane partono per Zuara, per Nahut, per il Ghebel Tahaiiìt, per Foum-Tatahovine, dovunque dove l'attività delle sussistenze turche le dirigano. Ma da questo all'unirsi in armi con gli arabi tripolitani ci corre, e ■ pare che la guerra santa li interessi soltanto per la conclusione di ottimi affari sia con i turchi come con gli agenti del Governo italiano medesimo, che non hanno trovato in Tunisia grandi difficoltà ad acquistare immensi armenti di cammelli per i bisogni logistici delle nostre truppe. . E per la Tripolitania? Come lutti oramai sanno, il territorio sahariano non è paese dove il concentramento di grossi effettivi sia possibile. Inoltre non bisogna dimenticare in che modo le tribù arabe hanno compreso il gjhad, la guerra santa. A parìe le coartazioni commesse dalle truppe turche su alcune tribù, sulle quali hanno potuto avare buon giuoco ed effettuare dei ■aeri e propri reclutamenti, la maggior parte, secondo anche quanto ne dicono qui, ha spedito sul teatro della guerra dèi gruppi di combattenti che non hanno molta tendenza a prolungare per lungo tempo le ostilità, perché essi lasciano dietro loro i propri accampamenti sguarniti. E l'esperienza, ha insegnalo loro che un attacco improvviso di una tribù rivale può durante lavoro assenza rjbfejgpjg^ loro' donne e .dei loro. fyli;,~E-ssi quindi si allontanano mal voiònlieti dalia via ordinària delie, loro consuete migrazioni, lo credo che si possa,.senza tema di errare, affermare che i turchi hanno ottenuto dalla 2>opolazione araba tripolina tutto quello che essa poteva dare in fatto di contingenti disposti a farsi uccidere per la fede. Con questo non è ch'io intenda riaccendere le antiche illusioni. o magari le nuove di gruppi arabi disposti à far causa comune con noi. Voglio soltanto affermare che l'ideale islamitico, se còsi' si può chiamarlo, sul quale basano essenzialmente le. speranze di resistenza turche, non darà alla fine che un appoggio assai incostante , indeterminato, e, in ogni modo, militarmente loco impressionante. i a o i e e e o o , u o è e o ae ■ Si è tanto parlalo dèi Senussi e del loro Papa o Principe che sia, che ci si ostina a considerarlo come una specie di arcivescovo armato del sunto'impero germanico. Molla parte della stampa italiana gli attribuisce un atteggiamento di aspettativa e di neutralità .benevolenti. In verità, per chi conosce le condizioni esatte, di esistenza di cotesto clericalismo maomettano che costituisce le confraternite 'e le sètte sahariane, l'atteggiamento ài Si-Ahmed-Cherif non • [potrebbe essere in opposizione con l'opinione indigena. Ora se si può dire che non esiste un sentimento collettivo in paese arabo quando si tratta di politica pura, bisogna riconoscere che sul terreno religioso l'opinion», pubblica ha un valore apprezzabile. - Ed essa è per sua natura ostile alla <otlomissione ad un potere che non sia mussulmano. Per effetto-'dell'invasionc italiana-la Tripolitania d'ieri udar ci Islam», cioè paese dell'Islam ' diventa « dar ci harbn, vale a dire terra dove i credenti devono combattere per la fede. Durante un certo tempo, anche dopò la pace, la condizione degli spirili creata dalla udar ci harb », persisterà ccrtapicntc, e lo sceicco dei Senussi, anche se lo volesse non saprebbe intralciare questa tendenza sotto yena di compromettere il suo prestigio spirituale. D'altra parte, gli affigliati al Sevussisino, quantunque numerosi, non forviano Mtla la popolazione araba tripolina. Altri Ordini mistici, come i Tlgiamà, i Ilahamama, i Scùidclia, i Kadria, per non citare che i principali, vi contano numerosi adepti. Per modo che la resistenza eventuale alla nostra avanzata, sarà disordiiialu, senza possibile coesione, avendo ciascuno dei gruppi, al disopra delia preoccupazione derivante dalla lotta generale contro l'invasore ■ infedele, l'altra pili forte ancora di distinguere t'operato, della propria sètta dalle rivali. La stampa turca, quando si prende la pena di discutere delle condizioni sahariane, se ne dimostra'-singolarmente poco informala. Essa attribuisce allo sceicco dei Senussi un'importanza assolutamente sproporzionata con la realtà, quando annuncia che Ahmcd Cherif ha convocalo i Tihhu e matura poco disposti a. lasciarsi trascinare -\ì.n un'azione lontanissima dal loro terrie torio.- del Sahara orientale, cciilocinquantamilacombattenti all'ingrosso! Non occorre di-scutere queste cifre. Vasta osservare che iTibbu, assai sparsi in ragione stessa delle difficoltà dell'esistenza al Sahara, sono per . I turchi, com'è nolo,- hanno stabilito la' loro base difensiva al Garian, nel Gebel Yfren, ma i loro rifornimenti dal'- confine tunisino hanno subito una diminuzione notevole. Questa diminuzione, pia che essere l'effetto di un atteggiamento meno, favore'' vale al nostro nemico da parte delle autorità francesi, è cagionato dal fallo'che oggi, con l'occupazione di Ahi Zara e. di Zanziijr e-le ricognizioni al nord e ad occidente e' seguile dalle nostre truppe, le carovane'' di rifornimento turche sono costrette a seguire una strada meridionale che, oltre ad essere assai più malagevole.;.le espone, conte già è accaduto alla razzia di tribù, il cid sentimento di odio verso di noi non impedi ice 16 rapine ai danni dei turchi. E la pre-, carietà della situazione'ottomana in-Tripolitania, che aumenterà ancora quando Zuara sarà Occupata, è oramai cosi entrata nel dominio dell'opinione mussulmana, che gli stessi popoli confinanti con Dantico possesso turco in Africa, come le tribù no mudi dell'Egitto, tengono itn contegno' che tradotto in chiaro, significa che non vale per esse la pena di accorrere in aiuto dei turchi, dal momento che il loro doiriinid in Tripolitania è condannalo. Quelle'tribù si sono bensì dichiarate pronte a fornire il loro contributo alla difesa del palrimo nio islamitico, ma il fatto ch'esse hanno fallo delle offerte a Costantinopoli, dimostra sufficientemente che il loro desiderio d'offensiva non ù mai stalo impaziente E' superfluo poiché ticardi il meschino risid- i nalismo, islamitico sulle rive del <Niló per provocare - almeno il concorso pecuniario delle personalità, egiziane ih favore della Turchia. In Arabia l'imam Yaya, riconcilialo cori il califfo dopo il riconoscimenlo della più illimitata autonomia, ha affermato la sua solidarietà islamitica con un gesto più simbolico che efficace, ma che la Porta si è affrettala a riconoscere come .un atto di prezioso lealismo. Ma t'offerta fatta dallo sceicco di Zeidia nel telegramma al Sultano di iiorlarsi con tutte le sue tribù dinanzi al nemico, nella condizione territoriale nella quale si trovano i centomila partigiani di Yaga rispetto alla ^Tripolitania, dev'essere soltanto considerata come un abile modo di ricordare alla Porta la forza imponente del rivale della suprema autorità religiosa islamilica. Seid Idriss, il madhi dell'Assìr, non ha voluto esser di meno di Yaya, e benché non ancora sottomesso, ha scartato ogni rancore dinanzi al pericolo che minaccia la fede. Gli effetti dell'offerta fatta da Idriss al comandante militare dell'Assir di sbarcare con 40,000 uomini in Eritrea, sono troppo noti perch'io ne debba ricordare il n'iiserevole naufragio sotto i colpi dei cannoni delle navi italiane nel'Mar Rosso. D'altra parte,, gli abitanti di Medina e le tribù dei dintorni, ponendo tregua alle loro interminabili querele, .hanno prestato dinanzi alla tomba del profeta il giuramento di sacrificarsi per la patria mussulmana, mettendosi a disposizione del comandante del Corpo d'armata di Saana. ' In Siria il sentimento islamitico'è àncora oggi assai sovraeccitato e le sottomissioni pro-guerra hanno forse dato, sotto l'incitamento del generale Mehemet Pacha, discendente dell'Emiro Abd-el-Kader, i, risultati migliori. In Asia Minore noi medesimi-abbiamo potuto constatare personalmevte or è qualche settimana Veffervescenza provocata dal conflitto, con tutte le consc.iuenti minacele di massacri e l'accorrere a falangi delle schiere dei volontari anatolici e hurdì. La Mesopotamia pure partecipa alla indignazione generale. A Bagdad gli indigeni delle tribù dei dintorni sì sono presentati al Konalc per domandare di essere arruolati immediatamente. E le notabilità civili e religiose hanno offerto il loro concorso finanziario all'opera delia difesa della patria. Nell'India inglese la comunità mussulmana è assai importante. Essa conta quasi 60 milioni di maomettani d'origine o concert-itisi all'India Moslcm Lcaguc, che riunisce l'elite dell'Islam peninsulare, ed ha espresso il voto di vedere il Governo britannico intervenire diplomaticamente per salvaguardare l'integrità ottomana. L'Observer di Lahore, l'organo della suddetta lega, ha scritto: che dal Marocco a Pettino, da llolckara a Java l'aggressione ita- Uitina produrrà la più profonda imprcssio'ne sulto spirito -mussulmana, l La Turchia è dunque più che sicura del [le simpatie del mondo, mussulmano. Ma quelle simpatie non hanno né modo, né opportunità di tradursi in rinforzi efficaci alla resistenza in Tripolitania. £' fuori dubbio in ogni modo, che quelle simpatie giovano, o per lo meno hanno giovato a mantenere in Turchia non solo gli spirili ostili alla pace, ma anche a darle modo.di provvedere ai mezzi di cui l'impero f àquto bisogno sii per le sue difese nelVÈgeò ,come alla resistenza in Tripolitania. St? in Editto ta liberalità dèi' fedeli è 'istata relativa, altrove, e specie in India, si è manifestata, con un entusiasmo non inferiore a quello sollevato per la costruzione della ferrovia dell'Hedgiaz. ila anche per questo l'Islam ha dato quello che poteva dare,- né è possibile concepire che la Turchia faccia seriamente conto delle risorse pecuniarie di quel genere per loro natura indeterminate ed impari sempre alle colossali • necessità finanziarie della guerra. Il movimentò -panislamico, di cui noi siamo stali la causa, non è destinato quindi ad agire con apprezzabile efficacia sulla durata della resistenza. Noi che siamo stati designati come i provocatori di tale-moviménto, né-siaino — noi, conquistatori dell'ul- timo-lembo islamico dell'Africa — alla fmei meno-, minacciati, poiché non. abbiamo per ora-né una politica di collaborazione con l'elemento indigeno da. salvare, come avviene, ncù'Africa islamitica franeese^nè nascènti nazionalismi di. grandi masse my.ssulmanc da soffocare, come si manifesta in Egitto e in India. La nòstra lotta è ben localizzata e resa aspra ddlta sola.presenza dèi nucleo turco regolare, che, dove.sia questo, o distrutto, o costretto ad arrendersi, cadrebbe l'apprezzamento persistente nell'arabo della potenza turca. Sicché l'umiliazione della bandiera, ottomana metterebbe il più profondo scoraggiamento nelle, scìiiere arabe. Senonchè- questo nucleo turco, lungi dal formare una massa composta, è sparpaglialo ad inquadrare i contingenti arabi, donde nc-derivano difficoltà grandissime per aver ragione ultima su di esso. Ed è perciò che fra i due sistemi di condotta della guerra che sì presentavano a noi.per raggiungere il.nostro obbiettivo, restringere il teatro d'operazioni alla Trti, politania o estenderlo all'Egeo, (questo cp«. stringendo la Turchia alla pace p a. subirei, una, profonda umiliazione con ^elativa per',, dita 4i prestigio avrebbe probabilmente inA dotto le. tribù arabe ad.esseje menq,\fl^cnti e fedeli nella potenza turca. Se ,vpi tntorA. rogqle un arabo reduce da Garian, egli vi racconterà, afte,' noyantanove su cento - dei, suoi consimili, .credono ,che il poco aiata che, presta militarmente' la Turchi^, ai suoi partigiani in Tripolitania, dipende dalla poca importanza dei suoi mezzi-, di* offesa sul mare. Nel concetto priniitivo. dell'arabo, le navi da guerra si.possono qcquistnre-..dol un giorno all'allro mediante, somme più\ o meno cospicue 'di denaro: il giornp net quale il Sibilano potrà disporre dei mezzi necessari, intiera a Tripoli una squadro} che, distruggendo la no.strai ristabilirà] là. preponderanza turca:..- .-. ■ -, : ;-i> ARNALDO OlPÒIipA.

Persone citate: Ahmcd Cherif, Assir, Ben Gardane, Cherif, Kadria, Mehemet Pacha, Turchi